When we were kings

Ciao a tutti ! Cosa ci faccio di nuovo a scrivere su questo spazio ? Tranquilli !!! Non torno. E’ semplicemente il buon Mauro che m’ha chiesto di scrivere qualcosa su Francona, la mia risposta è stata : “certo che sì, perchè sono ancora franconiano e morirò franconiano.” Poi se ci aggiungiamo che la Nation ha il cuore pesante per la scomparsa di Wakefield, non potevo esimermi dal buttare giù qualcosa nonostante la ruggine ai polpastrelli. Proverò di ricordare un tempo fantastico, quando i Red Sox erano re, come dice il titolo preso da quel meraviglioso documentario vincitore dell’Oscar nel quale si parlava della sfida tra Alì e Foreman a Kinshasa.

Parto da Wakefield : semplicemente un gentleman, sotto ogni punto di vista. Mai una polemica o una frase fuori posto. Aveva quel modo di porsi che sembrava più adatto ad un professore di filosofia che a uno sportivo professionista, Lo stesso destino che l’ha strappato dalla vita a soli 57 anni era stato benevolo con lui sul campo. Lui aveva servito a Boone la pallina decisiva nella gara-7 delle ALCS 2003, l’anno dopo fu uno dei “CAVALIERI CHE FECERO L’IMPRESA”. Ed ha chiuso come terzo lanciatore come numero di vittorie nella storia ultracentenaria dei Sox, davanti a lui solo Cy Young e Roger Clemens … se vi sembra poco.

Su Francona partiamo da una una domanda : perchè il sottoscritto, in compagnia di svariate altre migliaia di persone, è ancora franconiano ? Nonostante sia passata una dozzina d’anni dalla sua partenza da Boston perchè c’è ancora chi lo porta nel cuore ?

Il primo motivo è il sacrosanto desiderio di riconoscenza verso chi guidava quel team che si oppose al Curse, Francona fu tra chi fece il miracolo di trasformare la franchigia da un gruppo di simpatici perdenti ad un’autentica powerhouse. Poi piaceva perchè sembrava “uno vero”. Cosa intendo ? Beh … avete presente quella divisione che nasce da un romanzo di Sciascia dove si dividono gli esseri umani in uomini, mezzi uomini, ominicchi e quaquaraquà ? Nello sport professionistico c’è un discreto numero di quaquaraquà, di venditori di aria fritta; Francona era tutto fuorchè così. Sapeva tenere sul pezzo un team composto da personalità a dir poco esuberanti dimostrandosi ottimo psicologo in molteplici occasioni ma sapeva anche prendere un giocatore per il bavero, come Jay Peyton potrebbe testimoniare.

Mi aspetto un paio di obiezioni : non era un fine stratega e rimase coinvolto nel caso “pollo fritto” nel 2011. Sul fatto che non fosse un Napoleone posso anche essere d’accordo; ma alla mia veneranda età sono arrivato alla conclusione che per un manager MLB contano molto più le doti “off the field”. Sull’implosione dello spogliatoio invece la penso così : semplicemente ci furono alcuni giocatori che, approfittando di un momento veramente difficile di Francona, a causa di problemi di salute e familiari, fecero gli str….. ; in una franchigia condotta bene si sarebbero venduti gli simpaticoni capitanati da Beckett e si sarebbe dato a Francona il mandato di sostituirli. Invece in una franchigia nella quale Larry Lucchino faceva il bello e cattivo tempo si fece passare Francona come una persona non più lucida in quanto dipendente da farmaci antidolorifici, così fecero contenti i giocatori silurandolo, fu contento Lucchino che potè ingaggiare Valentine, fummo meno contenti noi con una stagione 2012 grottesca.

Non c’è molto altro da dire : dopo un anno sabbatico Francona ha risposto alla chiamata di Chris Antonetti (uno che vedrei bene al posto di Quaquaraquà Bloom) tenendo le redini per un decennio degli Indians … pardon … Guardians. Andando ad un nulla da vincere le Series del 2016, cosa che sarebbe stata fantastica per uno “small market team”. In un mondo ideale Terry Francona sarebbe stato il nostro Tom Lasorda, in quella franchigia chiamata Red Sox, più matrigna che madre, non è andata così … e questo per me è stato un grandissimo peccato.

UN SALUTO A TUTTI DA PAOLO … E SEMPRE LET’S GO RED SOX

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4 thoughts on “When we were kings

  1. Paolone !! Bello sentire la tua “voce” sul Blog! Oltre il doveroso ricordo di Wakefield, considerazioni sempre illuminanti le tue.
    Ripercorrendo la Ns Storia, credo che questo 2023 sia stato sufficientemente disastroso da somigliare alla stagione di Bobby V.; speriamo che il nostro 2024 si ricordi che dopo il 2012 c’è stato … il 2013 !!!!!
    [ GoSox!! ]

  2. Tim Wakefield ci ha lasciato domenica, ad un’età oscenamente giovane per morire. Qualche settimana fa era stato sottoposto ad un intervento chirurgico nel tentativo di rallentare la progressione del male che non gli avrebbe lasciato scampo. Il tentativo della famiglia di tenere riservata la notizia è stato vanificato da quello stronzo di Curt Schilling che non ha esitato a sbandierarla nel suo podcast, normalmente dedicato alla divulgazione di propaganda suprematista e razzista. È orribile che lui e la sua famiglia siano stati costretti a sperimentare questa pubblicità indesiderata in quelli che sarebbero stati gli ultimi giorni della sua vita.

    Anche se non è mai stato l’asso della rotazione è sempre stato un fulcro della squadra. Era un lanciatore di rara intelligenza e professionalità, ma anche di notevole resilienza dal punto di vista caratteriale, che lo rendevano prezioso quando c’era da affrontare situazioni scabrose.

    Non credo sia stato un caso che ci fosse lui sul monte nel 2003, quando subimmo il ​​walk off homer che consegnò il pennant agli odiati MFY, un disastro che avrebbe annichilito molti ma che lui seppe riscattae solo l’anno successivo, partecipando alla più grande rimonta nel baseball e credo nello sport in generale: Francona gli chiese di assorbire 3.1 inning nella terza partita dell’ALCS 2004, con i Red Sox già in pesante svantaggio, per proteggere il bullpen in vista della quarta partita. Non è una cosa che rimane scolpita negli annali, ma testimonia la disponibilità di Tim di sobbarcarsi il lavoro sporco, per cui altri si sarebbero defilati.

    Il lancio principale nel suo repertorio era la Knuckleball, il lancio ondivago e impredicibile che oggi si è estinto senza possibilità di remissione, perché giudicato anacronistico e inefficace. Probabilmente un giovane Wakefield potrebbe sovvertire tali giudizi, perché in quella tecnica particolare era veramente inimitabile. Spesso ha tentato di spiegare in dettaglio la sua tecnica, come ottenere la grip necessaria, il punto di rilascio, ma alla fine senza fornire una vera spiegazione perché solo lui ci riusciva.

    E’ un giocatore che ho molto amato anche se, dal punto di vista dello spettatore, vederlo lanciare era un’esperienza orrorifica. Vedevi quelle pallette ondivaghe che si avvicinavano al piatto, apparentemente inermi e nella piena disponibilità del battitore. Non era possibile che ce la potessero fare e invece, quasi sempre, all’ultimo momento avevano un ultimo scarto che permetteva loro di evitare la mazza o si impennavano per un facile fly. Ci ha regalato emozioni forti e credo verrà ricordato a lungo.

  3. ciao Tim R.I.P. Ora, dovrei far silenzio perchè noi non è che abbiamo fatto una bella figura quest’anno e siamo pure riusciti ad terminare dietro ai pigiami, ma che i raggetti siano finiti subito fuori contro i rangers di Nathan mi fa godere di brutto. ora ho deciso che quest’anno tifero’texax ala ps.

  4. Tanti svarioni nel primo turno dei playoff, a testimonianza del fatto che se la stagione regolare viene resa meno competitiva ai playoff ci arrivano sia i cani che porci e lo spettacolo ne risente. Sarà contento il commissario Manfred.

    Comunque le cose sono andate esattamente come speravo. Grande impresa dei Texas Rangers giudati dal grande Bochy. Dopo aver dominato a lungo la AL west hanno subito un collo nel finale di stagione sino ad uscire dalla zona wild card. Un nuova ripresa che li riportava al primo posto e un nuovo piccolo crollo che li faceva perdere il primo posto proprio all’ultima giornata. Contro Tampa Bay però si sono presentati quelli buoni e per la squadra di Cash c’è stato poco da fare.

    Sono contento anche per l’eliminazione di Toronto. Era la squadra sui cui avevamo impostato la corsa ai playoff e non era dimostrata così attrezzata. La loro stagione è finita mestamente a Minneapolis, come probabilmente sarebbe toccato a noi.

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