Un Febbraio in bianco.

Qualcuno mi ha rimproverato, con ragione, per la mia assenza. Ho iniziato diverse volte a scrivere ma, se vogliamo essere eufemistici, sono state settimane tranquille per i Red Sox. Molti rumors riempiti hanno le pagine della stampa specializzata, ma nessuna delle ipotesi di clamorosi scambi e acquisizioni prospettate alla fine è andata in porto. Alla fine quello che avevo scritto era utile solo per essere cestinato. C’è chi ha detto, probabilmente a ragione, che tutto ciò sia stato organizzato ad arte per la campagna abbonamenti, per poi svelare la vera strategia che la proprietà ha in mente: una lunga traversata del deserto.

Dopo due umilianti ultimi posti nella AL best, non c’è stato nessun segnale di cambiamento di rotta. Al contrario è stato chiarito che non c’è nessuna ambizione per il breve periodo, ma si continuerà indefinitamente in una politica di riduzione dei costi, evitando di impegnarsi (e dissaguarsi) sul mercato dei top player.

Questo vuole dire che siamo condannati a stare nelle retrovie? Chi può dirlo. Vincere nella MLB è diventato nel tempo un obiettivo sempre più improgrammabile. Infatti chi poteva mai immaginare che, dopo gli enormi sforzi finanziari profusi da alcuni nel 2023, nelle WS si affronterebbero Rangers e Arizona? 

Ma se la MLB assomiglia sempre di più a una lotteria, di conseguenza l’esposizione finanziaria diventa sempre più rischiosa e le strategie vanno modificate di conseguenza. Questo vale ancora di più per il gruppo che controlla oltre i Red Sox, impegnato su diversi fronti e possessore di un variegato asset basato sull’intrattenimento sportivo. Probabilmente il ritorno di Theo Epstein, considerato in questa cornice, risponde all’esigenza della proprietà di avere una maggiore competenza sulla valutazione della qualità degli investimenti nel baseball.

Sul lungo periodo potrebbe dare ottimi risultati, ma poiché, come diceva quello, è vero anche che sul lungo periodo saremo tutti morti, le prospettive di divertirsi immediatamente con le calzette rosse non sembrano proprio ottimali.

La prossima stagione dovrebbe infatti trascorrere principalmente in attesa che i giovani virgulti Mayer, Teel e Anthony, futuri pilastri del franchising, maturino abbastanza da poter contribuire in modo decisivo alla prima squadra. Gli ottimisti si aspettano che questo evento possa accadere nel corso di questa stagione, ma in realtà nessuno può saperlo con certezza. Potrebbe essere un percorso molto più difficile e lento, per qualcuno di loro o anche tutti. Potrebbe anche non avvenire mai, come è successo innumerevoli volte per innumerevoli giovani talenti. 

Mayer è dato da molti come il migliore prospetto dei Red Sox. È arrivato quarto assoluto nel draft del 2021, rendendolo la scelta più alta al draft dei Red Sox dagli anni ’60. Sembra giusto indicarlo come la più grande risorsa per i Red Sox, eppure FanGraphs, che ha pubblicato l’elenco dei 100 migliori potenziali prospetti la scorsa settimana, lo colloca solo al 69° posto, in netto contrasto con diverse valutazioni precedenti che comunque lo avevano sempre collocato fra i primi venti. 

Probabilmente questo arretramento nella valutazione di Mayer è stato determinato dal fatto che ha avuto infortuni in entrambe le stagioni da quando è stato arruolato che, soprattutto quello alla spalla della scorsa stagione, ha causato un impatto negativo sulle sue prestazioni sul campo in Doppia-A. FanGraph si muove a Mayer, ulteriori critiche individuando aree tecniche di fragilità, così come lo fa con Teel e Anthony, ma questo è normale. Si tratta di prospetti, non giocatori da major league fatti e finiti, c’è bisogno che compiano un percorso di crescita e di tanto lavoro, sperando che i molti avvicendamenti operati nell’ambito del coaching diano frutti.

Comunque, ammesso e non concesso, che tutti e tre questi fenomeni entrano nel roster di prima squadra in tempi brevi, avrete sicuramente notato che stiamo parlando di giocatori di posizione, mentre è il lancio che si è dimostrato il nostro principale punto debole. All’interno del sistema di sviluppo dei giocatori, l’inventario dei lancianciatori su cui puntare è il tempo sorprendentemente scarso e la curiosa decisione di Chaim Bloom di ignorare questo problema nel draft che il manager personale ha contribuito in gran parte ad aggravare la situazione. Breslow è stato assunto con il compito specifico di invertire questa tendenza e si è mosso immediatamente per inserire nel programma di sviluppo della squadra ulteriori elementi pescati dal mercato minori uomini come Sandlin, ultimo arrivato da Kansas City, dopo Isaiah Campbell, Richard Fitts, Greg Weissert , Nicholas Judice e Cooper Criswell. Nessuno di loro è un grande nome, ma nel complesso, ciascuno rappresenta un potenziale futuro elemento della rotazione e più opzioni sono disponibili, maggiori sono le possibilità di un successo.

L’acquisizione del giovane David Sandlin ci è costata, come contropartita, la cessione di Schreiber. Schreiber è stato probabilmente il terzo o quarto miglior rilievo dei Red Sox nel recente passato, anche dopo la sua stagione negativa del 2023. Questo è il tipo di scambio che fai se non credi che non vedremo mai più in azione lo Schreiber del 22, ma è anche il tipo di scambio che fai se non sei preoccupato del danno che la sua perdita potrebbe arrecare al bullpen del 2024, che già non brilla certo per la presenza di fulgidi talenti. Tutto questo scambio ci conferma che i Red Sox oggi sembrano un segnaposto per una versione migliore e più brillante che forse potrebbe apparire, un certo punto, in futuro. Per quanto riguarda il presente tuttavia, sembra proprio che dovremo continuare a tirare la cinghia!

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Un gennaio in bianco

Eccomi di nuovo a voi con il primo commento del 2024. In effetti è un po’ che non scrivo commenti su questo Blog. Per la precisione da Santo Stefano dello scorso anno. Non è stato per pigrizia, ma (ve ne sarete accorti anche voi) per l’assoluta mancanza di notizie. Nonostante le generali aspettative alimentate da proclami strombazzati ai quattro venti, archiviata in modo deludente la corsa per arrivare a Yamamoto, il front office dei Red Sox è sembrato cadere preda di una nuova pandemia di encefalite letargica, come fossimo tornati agli anni 20 del 900.

In precedenza Breslow aveva manovrato a costo zero, sostituendo il terzetto Sale, Urias Verdugo con Giolito Grissom O’Neill e sembrava pronto a spendere cifre colossali per un altro partente e una buona mazza destrorsa. 

In effetti non è andata proprio così. Sembra che la squadra abbia fatto un’offerta per Shoto Imanaga, un altro giapponese che non vestirà la casacca di Boston, che alla fine è approdato a Chicago zona nord firmando con i Cubs. Marcus Stroman invece si esibirà in pigiama con i MFY. Entrambe queste trattative sono state concluse a costi più bassi di quelli preventivati. La circostanza lascia pensare che i Red Sox non erano parte molto attiva della trattativa. Anche sul fronte slugger il bollettino è in bianco. Hernandez che sembrava poterci interessare ha firmato con i LAD, che a quanto pare hanno deciso di sparare su tutto quello che si muove.

Alla fine, quando l’imbarazzo è arrivato al massimo della sostenibilità, Werner e poi Breslow sono usciti fuori a spiegare che eravamo noi che non avevamo capito proprio nulla. I Red Sox sono già competitivi così come sono e il piano non mai stato quello di andare sul mercato a spendere e a spandere, ma barcamenarsi al meglio possibile, aspettando (anzi per la precisione sarebbe “sviluppando in modo aggressivo”, sic) che dal ns farm system emergano i giovani talenti che ci faranno tornare grandi, in particolare si parla Mayer, Anthony e Teel.  Il club considera sostanzialmente questo gruppo intoccabile nelle trattative commerciali e si prevede che sebbene tutti e tre inizieranno l’anno in Double-A, esordiranno nelle major al più tardi entro il 2025.

I più smaliziati fra di voi avranno notato che nel terzetto citato non compare neppure un lanciatore, ma Breslow non ha premura. L’attuale rotazione è composta da quattro lanciatori (Giolito, Bello, Crawford e Pivetta) con Whitlock, Houck e forse anche Winckowski a competere per aggiudicarsi l’ultimo slot disponibile. Non sarà la migliore di tutti i tempi, ma almeno si ritiene in grado di lanciare 6 inning e uscire con la squadra ancora in partita. Se dal bullpen, che non sarà stressato come la scorsa stagione, arrivano prestazioni dignitose, potresti anche puntare a finire fra le sei squadre AL che disputano la post season. Un altro partente di peso farebbe comodo, ma con calma, senza affanni, aspettando l’occasione propizia. 

Che vi devo dire ragazzi!? Mi sembra scontato anche quest’anno vinceremo l’anno prossimo, ma almeno abbiamo un roster senza buchi, non più infarcito di nani, ballerine e vecchi giovanotti di belle speranze. Abbiamo sprecato un lustro a tentare di costruire sulle sabbie mobili, ma ora almeno si vede un barlume di razionalità nella condotta. Ancora non si vede l’ambizione, ma questo è ciò che passa il convento.

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Punto di svolta

Quindi alla fine è accaduto l’inevitabile. Yamamoto non giocherà con i Red Sox. La buona notizia che non giocherà neppure con gli Yankees, i Blue Jays o qualsiasi altra squadra dell’AL, non basta a lenire lo sconforto. Ha preferito entrare nell’affollato firmamento di stelle dei Dodgers, una squadra che evidentemente si sta attrezzando per dominare anche i playoff, oltre che la stagione regolare, avendo raccolto molto meno di quello che era lecito attendersi. 

La delusione a Boston è profonda e non riguarda solo la trattativa per Yamamoto, che, oramai, era di fatto diventato una sorta di miraggio. La città che abitualmente riempie gli spalti del Fenway Park, deve prendere atto che questi non sono più i Red Sox che ha conosciuto e amato dal 2002 al 2018. L’approccio che ha portato a quattro titoli mondiali e a due partecipazioni all’ALCS, è stato messo da parte. La società anno dopo anno, sembra concentrarsi solo in una politica di riduzione delle spese. Le eccezioni rappresentate dai contratti di Rafael Devers e Trevor Story, sono eventi rari che non cambiano il quadro generale, che anzi sembra destinato a rimanere tale a lungo, con buona pace di Tom Werner  e del suo ormai famoso commento alla conferenza stampa introduttiva del nuovo presidente delle operazioni di baseball Craig Breslow.

Detto questo, tuttavia, cercando di dare una valutazione meno emotiva di quanto accaduto, dovremmo chiederci se la decisione di spendere oltre 375 milioni (fra ingaggio e commissioni) per un lanciatore, abbia una base economica. Ora, non esiste organizzazione analitica migliore dei Dodgers, e si sono sentiti a loro agio nello spendere quelle cifre, avrenno avuto le loro buone ragioni. Ma, siccome nessuno è esente da errori di valutazione, i rischi sembrano oggettivamente enormi e sarebbero stati sproporzionati rispetto alle aspettative di ammortamento che Red Sox avrebbero potuto mettere in campo. Devi avere la sfera di cristallo, per spendere un cifra così elevata per un ragazzo che non ha lanciato neppure un inning in MLB. D’altra parte ne abbiamo visti tanti deludere le aspettative per motivi imponderabili e altrettanti che cascano dalla bicicletta e si rompono un polso, magari nel momento cruciale della stagione (dico por dire!). 

Allora adesso quindi cosa dobbiamo fare? Vale la pena notare che qualunque sia la prossima mossa di Boston, non avrà lo stesso impatto di Yamamoto, ma non sarà neppure priva di rischi. Tutti i lanciatori free agent disponibili (i migliori sono Snell e Montgomery) sono scommesse rischiose.

Snell è un’élite negli strike out, ma lo è anche nel concedere BB.  Complessivamente i suoi numeri giustificano le riserve che le franchigie sembrano mostrare nei suoi confronti. Montgomery non è sicuramente un asso. Si tratta essenzialmente un grounders, bravo a mantenere la palla nel parco, ma che non si sposa bene con l’attuale configurazione dei nostri interni. Inoltre pochi giorni compirà 31 anni ed anche se rimane in salute è alto il rischio che diventi inaffidabile a fronte di un modesto degrado delle sue prestazioni.

Inoltre, anche ignorando tutti questi segnali di allarme, dovremmo chiederci se anche alla fine Breslow riuscisse a prendere sia Snell che Montgomery, i Red Sox sarebbero comunque in grado di vincere qualcosa nel 2024? I fan dei Red Sox sono arrabbiati e desiderosi che la squadra faccia qualcosa, anche io mi sento così da tempo, ma questo è proprio il momento di pensarci bene. La situazione non è ottimale ed è difficile che un paio di innesti siano sufficienti a rendere vincente l’attuale roster.

D’altra parte qualcosa sembra proprio che Breslow sia costretto a fare, almeno quel tanto che serva a giustificare il licenziamento di Chaim Bloom. La speranza è che, in mancanza di grandi e giustificabili colpi di mercato, svolga il lavoro basilare trascurato dal suo predecessore. Spero che con Bloom se ne sia andata anche la presunzione di mandare in campo formazioni squilibrate, incapaci non solo di vincere, ma anche di divertire.  Breslow dovrebbe lavorare ai margini aspettando di inserire, al momento opportuno, prospetti eccellenti come Kyle Teel, Marcelo Mayer e Roman Anthony e considerando il fatto che, il prossimo anno, saranno disponibili alcune intriganti opzioni come Zack Wheeler, Corbin Burnes, Walker Buehler, Shane Bieber e Brandon Woodruff, per incrementare il lancio. Forse vale la pena aspettare un altro anno di transizione prima di bloccare il libro paga, solo per dare una risposta emotiva alla contingenza. 

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Winter Meetings report

I Winter Meetings di Nashville Tennessee sono terminati,  Breslow continua a dichiarare che il pitching è la sua priorità numero uno, ma ancora non si vedono risultati apprezzabili, neppure sui fronti secondari.

Probabilmente l’esito di questa offseason sarà deciso dalla destinazione del bersaglio più grosso che i Red Sox stanno inseguendo, Yoshinbou Yamamoto. Yamamoto è un giocatore che possiede tutti i requisiti per piacere ai Red Sox:

  • è il miglior starting pitecher disponibile 
  • troverebbe subito posto nel top della ns sguarnita rotazione
  • è giovane. avendo compiuto 25 anni lo scorso agosto.
  • come lanciatore della NBP, la major league giapponese, non inciderà sulla priorità di scelta al draft.

Naturalmente queste sono caratteristiche che si adattano a tutte le squadre MLB e quindi dovremo battere un bel po’ di concorrenza.  Non solo. Oltre alle ben chiare qualità che Yamamoto possiede, c’è anche una gran penuria di altre opzioni disponibili. Nessun altro lanciatore, con caratteristiche perlomeno simili,  è sul mercato dei free agent in questo momento. Ma neppure lo sarà nella prossima offseason, che vedrà sul mercato alcuni (attuali) buoni partenti, ma nessuno avrà meno di 30 anni. Se i Red Sox vogliono ingaggiare qualcuno così bravo e così giovane, senza smantellare il loro intero system farm appena ricostituito da Bloom, Yamamoto è l’unica opzione sensata. 

Questa sembra un’opinione molto diffusa, e, almeno a giudicare dalle risposte date alle interviste dal nostro GM, non sembra che le cose vadano benissimo. Il mercato per Yamamoto si restringe a una lista di pochi e selezionati pretendenti fra i quali però sembra noi siano assenti. I Red Sox hanno una forte presenza di scouting in Giappone ed erano noti per puntare con interesse su Yamamoto. Se ora tengono la bocca chiusa riguardo ai dettagli delle loro attività in corso non è certo un buon segno.

Anche per il resto della to do list e non si sono fatti progressi. I Red Sox rimangono alla ricerca di un esterno destro e di un seconda base dopo la cessione di Urias e Alex Verdugo. Da queste operazioni (e dalla Rule 5) sono arrivati una pletora di lanciatori prevalentemente destinati alle leghe minori, che certo non rappresentano una svolta della situazione.

Per il momento quindi la prima offseason di Breslow assomiglia in modo preoccupante alle ultime quattro con Chaim Bloom. Quando gli è stato chiesto se pensava che tutto dipendesse dalla firma di Yamamoto, ha farfugliato una risposta diplomatica dicendo che stanno gettando un’ampia rete, lasciando le loro possibilità spalancate a varie soluzioni. La solita tiritera che abbiamo ascoltato in precedenza per nascondere la mancanza di risultati.

Naturalmente non è finita finché non è finita, e i conti si fanno alla fine, ma per il momento non c’è da stare allegri.

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Sfogliando la margherita

Alla fine i Red Sox assumeranno un nuovo Presidente delle operazioni baseball, o come cavolo vorranno chiamare quello che era il General Manager, quando il mondo era più semplice. Ad un certo punto lo faranno davvero. Sul serio. Sono fiducione! Nonostante la cronaca non sia incoraggiante. 

Chaim Bloom è stato cacciato ormai da più di un mese, ma non si è creata esattamente una calca di persone desiderose di depositare il proprio curriculum al Fenway Park. Al contrario i giornali segnalano che i candidati più prestigiosi che sono stati contattati, hanno opposto un cortese ma fermo rifiuto. 

E’ di oggi la notizia che candidati importanti, tra cui il direttore generale dei Dodgers Brandon Gomes, il direttore generale dei Phillies Sam Fuld e il presidente delle operazioni di baseball dei Twins , Derek Falvey, hanno rifiutato il colloquio per il lavoro. Già da qualche giorno è noto che Jon Daniels, ex responsabile dei Rangers e ora nel front office dei Rays, ha detto che sua moglie non vuole trasferirsi a nord. Mike Hazen ha sfruttato il potenziale interesse dei Red Sox per un prolungamento del contratto in Arizona. 

Ci sono anche candidati privi del fit nel profilo che si permettono di fare marameo. Chris Antonetti dei Guardiani è felice di rimanere a Cleveland, ma è chiaramente una menzogna: nessuno è felice in una città in cui i fiumi potrebbero incendiarsi. Anche Michael Hill, direttore generale anni fa di una modesta squadra dei Marlins, ha detto che gli piace troppo il suo lavoro nell’ufficio del Commissario. Cioè c’è uno che preferisce lavorare per Manfred che per i Red Sox, capite quanto siamo caduti in basso?

D’altra parte sembra un esito annunciato. Non solo i Red Sox hanno licenziato un GM dopo l’altro indipendentemente dal successo sul campo, ma in questo periodo hanno mantenuto i quadri intermedi, limitandosi ad avvicendare il vertice. Quando Ben Cherington prese il posto di Theo Epstein, sostanzialmente ereditò il front office. Le cose erano sostanzialmente le stesse, con l’unica eccezione che ora sulla porta dell’ufficio all’angolo c’era il nome di una persona diversa. Per quanto ne so, hanno semplicemente cancellato “Epstein” e scritto sulla porta “Cherington” con un pennarello. Lo stesso è successo per gli altri “capi” che si sono avvicendati. Sono stati così conservatori che non avranno neppure sostituito la porta con tutte quelle cancellature. Anzi. Oltre al personale dirigenziale la proprietà attualmente ha già garantito la permanenza nel ruolo di Alex Cora, oltre ad avviare le attività per la costituzione del roster 2024.

Si vocifera della presenza a Boston di Thad Levinem GM dei Minnie, e non è chiaro se ci sia interesse per l’ex direttore generale dei Marlins Kim Ng, che si è dimessa da quel ruolo lunedì. Si ritiene che altri candidati esterni siano nel mix; lunedì, un rapporto del New York Post ha menzionato l’ex rilievo dei Red Sox Craig Breslow come una persona considerata un candidato potenzialmente forte. 

Spero che siano tutte chiacchiere perchè secondo il mio modesto parere non è quello che ci serve. Dovremmo assumere qualcuno che abbia maturato esperienza in realtà abituate a competere al vertice. Se dobbiamo prendere una mezza calzetta da una squadra minore, allora potevamo tenerci Bloom. Ma il grosso calibro di cui avremo bisogno non lo puoi attirare in un ambiente sclerotizzato, senza affidargli un ampio mandato decisionale. In altre parole è inutile prendere uno veramente bravo e poi costringerlo a camminare in un sentiero già tracciato. Devi assumere uno che dice a te quello che bisogna fare. Almeno così si regolava Jobs, quando assumeva manager per Apple. Credo che sia una filosofia che funzioni d’appertutto, anche nel baseball.

Tutto questo lascia prevedere che alla fine la scelta ricadrà su Eddie Romero, l’unico che può accettare questa situazione visto che, peraltro, la sta determinando, svolgendo il lavoro di GM da un mese. Almeno, allo stato delle cose, ogni altra scelta sembra inferiore. Questo però vorrebbe dire che lui è uno di quelli che non ha rinnovato Nasty Nate, per fare solo un esempio. Che Dio ci assista!

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Le pagelle mancate

Premessa.

Oltre all’articolo su Francona avevo chiesto a Paolo se gli andava di stilare le sue consuete pagelline di fine stagione, ma, come potete capire dal fatto che sto scrivendo io, ha declinato l’invito. 

Effettivamente con qualche ragione. Il roster 2023 è naufragato all’inizio di agosto, dopodichè i Red Sox hanno cercato di perdere più partite possibile sia per avere un diritto di scelta precoce al prossimo Draft, sia per salvare il posto a Aaron Bloom, dal mio punto di vista il manager più grande che i MFY abbiano mai avuto (Sembra che entrambi questi obiettivi siano stati colti 😀)

Stante questo macroscopico fallimento collettivo non ha molto senso stilare giudizi individuali. Tanto sono tutti bocciati. Più ragionevolmente, e in sintonia con lo stato d’animo del momento, mi sono messo in testa di stilare una sorta di rapporto sui danni (per rimanere nella metafora della catastrofe), che cominci a individuare le risorse disponibili per la ricostruzione, mentre i soccorritori ancora stanno lavorando sulle rovine. Ne è venuto fuori un articolo molto lungo che mi auguro non annoi.

I pilastri del roster: quelli cresciuti con Dombroski

  • Rafael Devers — Il suo esordio è così remoto che ci si dimentica che abbia solo 27 anni. E’ stato il miglior giocatore offensivo dei Red Sox in questa stagione e sarà legato ai Red Sox con un contratto decennale piuttosto oneroso. Queste circostanze imbullonano Ciccio alla terza base, senza discussioni,  per molto tempo a venire.  Le sue desolanti prestazioni difensive, già pessime, sono state in regresso rispetto alla scorsa stagione. Non si vede luce in fondo al tunnel da questo punto di vista, ma ce lo dobbiamo fa piacere a tutti i costi. .
  • Brayan Bello — A 24 anni, è emerso come l’asso de facto della rotazione, con statistiche dominanti sul resto della squadra (almeno fino a quando le partite contavano). Io spero che Bello non sia il titolare del giorno di apertura del prossimo anno, ma solo perché ciò vorrebbe dire che è arrivato un blockbuster per affiancarlo. Su di lui comunque possiamo costruire.
  • Triston Casas — Un infortunio alla spalla ha concluso prematuramente la sua stagione da rookie, con 24 fuoricampo e un .856 OPS. Dopo le difficoltà dei primi mesi è stato un crescendo rossiniano. Con queste premesse è ragionevole pensare che la prima base dell’anno prossimo sia già assegnata e anche lo slot del cleanup hitter nel lineup. 

Contratti a lungo termine: quelli ingaggiati da Bloom 

  • Trevor Story — Un infortunio gli ha impedito di portare qualsiasi contributo alla playoff race. Quando è tornato, ad agosto, i giochi erano fatti. Ha confermato le perplessità suscitate lo scorso anno con  la mazza, mentre la difesa nel ruolo di interbase è stata più che incoraggiante. Resterà sicuramente, visto che mancano quattro anni di contratto. Magari potremmo sperare che il nuovo GM trovi il modo di spostarlo in seconda base, il ruolo dove da il meglio di se, avendo trovato un’altra soluzione per sostituire X man. Una soluzione che prima o poi si chiamerà Marcelo Majer. il che significa che una soluzione a lungo termine per la seconda base non è qualcosa che i Red Sox dovrebbero perseguire quest’inverno.
  • Masataka Yoshida — Nel suo primo anno fuori dal Giappone, Yoshida ha avuto luci e ombre. Le ombre sono state un inizio piuttosto lento e un appassimento nel finale, ma per una gran parte della stagione si è dimostrato un buon battitore. E’ stato anche il peggior esterno sx della AL e quindi potrebbe valere la pena dargli più spazio come DH la prossima stagione.

Contratti di un anno 

  • Chris Sale — Quando ha firmato la sua estensione di cinque anni nel marzo del 2019, Sale veniva da sette selezioni All-Star consecutive e una vittoria alle World Series. Nei quattro anni successivi è stato quasi sempre in IL, effettuando solo 54 partenze con un’ERA di 4,28. Lui non è un superstite, è quello che all’ultimo momento non è partito. Il prossimo anno sarà l’ultimo del suo contratto e nessuno lo sa cosa aspettarsi in termini di carico di lavoro e prestazioni. I suoi momenti migliori sono ancora terribilmente alti, ma anche terribilmente brevi. 
  • Kenley Jansen, Chris Martin — Jansen ha 36 anni e Martin ne compirà 38 la prossima estate. Entrambi sono stati protagonisti di una stagione al di sopra di ogni aspettativa (soprattutto Martin). Data la discreta profondità del bullpen, potrebbe essere logico scambiarne uno quest’inverno, ma sembra probabile che torneranno entrambi.
  • Rob Refsnyder — Il ragazzo ha un OPS di .825 pesante in base contro i mancini in questa stagione e finchè continua così, Cora lo manderà in campo. tanto che a metà stagione ha spuntato  a colpire i mancini, il che è bastato a Refsnyder per firmare una proroga di un anno – con un’opzione per la squadra per il 2025 – a metà stagione. Ha un OPS di .825 pesante in base contro i mancini in questa stagione, fornendo l’equilibrio di cui i Red Sox hanno bisogno.

I blue collar: quelli che devono sudare per meritarsi un altro anno al sole

  • Connor Wong — Non era nemmeno sicuro che sarebbe entrato nella squadra come riserva questa primavera, ma Wong si è fatto strada fino allo status di titolare, soprattutto grazie al bazzoka che ha al posto del braccio con il quale ha risolto efficacemente il problema delle razzie di basi che subivamo inizio stagione. Sembra che il mercato non offra grandi alternative nella posizione di ricevitore e potrebbe essere difficile da trovare, e ancora più difficile acquisire un valido sostituto. Più facile attendere che Kyle Teel, acquisito miracolosamente al dratf di luglio, sia pronto. Si pensa che possa accadere anche nel 2024.
  • Jarren Duran — E’ stato un promettente prospetto la cui carriera però sembrava non ingranava a dovere, dopo un paio di stagioni deludenti. Quando è tornato in squadra ad aprile  per un po’ è sembrato essere la soluzione di cui i Red Sox avevano bisogno per rimanere rilevanti. Una difesa migliorata e un .828 OPS lo rendono chiaramente appetibile per un ruolo nella prossima stagione, sia come esterno centro dell’area, sia come esterno sinistro, sia come PH contro i lanciatori destri.
  • Josh Winckowski — Per circa due mesi, l’anno scorso è stato un discreto titolare ne prima di svanire rovinosamente. Quest’anno è cresciuto e potrebbe aver trovato posto permanente nel bullpen dei Red Sox come rilievo multi-inning, in grado di gestire situazioni ad alta criticità.
  • John Schreiber , Brennan Bernardino – Schreiber lo ha fatto l’anno scorso, Bernardino lo ha fatto quest’anno. Entrambi sono arrivati ​​come sig. nessuno, ma si sono fatti strada gestendo a dovere momenti chiave. Non c’è motivo di non riproporli nel 2024, ma si sa che i rilievi vanno e vengono in continuazione.

Ruoli da definire

  • Tanner Houck, Garrett Whitlock, Kutter Crawford — I Red Sox dovrebbero essere in grado di rafforzare la rotazione il prossimo anno attraverso la free agency. Cioè il prossimo GM  dovrebbe avere sufficienti soldi da spendere per ingaggiare uno o due fra titolari della rotazione. Blake Snell , Aaron Nola e Yoshinobu Yamamoto saranno disponibili – così come Lucas Giolito , Jordan Montgomery, Sonny Gray e altri ancora. Quando e se arriveranno uno o due di questi nomi fra le ovvie opzioni per completare la rotazione ci sono Bello, Sale e Pivetta. Ma cosa fare con Crawford, Houck e Whitlock è una questione interessante. Tutti e tre sono usciti dal bullpen per entrare nella rotazione con alterne fortune. Ora ci si deve porre il problema su quale sia il loro migliore utilizzo. Crawford che proviene da una stagione in crescendo, durante la quale ha accresciuto la sua stamina in modo da dissipare questi dubbi. Potrebbe essere rimosso dalla rotazione durante la stagione, ma ci sono pochi motivi per farlo in modo preventivo. Whitlock è stato perseguitato da troppi infortuni per considerare il 2023 un test valido. Tuttavia il controllo di, la tendenza al groundball e la capacità di neutralizzare i mancini sono caratteristiche che potrebbero indurre a continuare nella prova. Houck ha mostrato prestazioni abissalmente diverse quando incontra i destri rispetto ai mancini e una cronica incapacità di lavorare in profondità nelle partite. Tuttavia, con con opportune  modifiche al programma di lancio,  si potrebbe indurre un miglioramento decisivo in un giocatore determinato a rimanere uno starter. Cora ha detto di credere che tutti e tre dovrebbero almeno prepararsi per essere titolari, anche se l’incertezza regna sovrana. Non solo qualcuno potrebbe tornare nel bullpen ma naturalmente il prossimo GM potrebbe sfruttare la ridondanza per scambiare uno di loro. Anche questo è possibile
  • Ceddanne Rafaela, Wilyer Abreu — È prematuro dire che si sono guadagnati il il posto in squadra, ma Rafaela e Abreu hanno giocato abbastanza bene per un tempo sufficientemente lungo – prima in Tripla A e ora nei grandi campionati – per immaginarli facilmente in ruoli importanti nella prossima stagione, sia dalla panchina, in formazione o come prossimo in linea di profondità in alternativa a Duran, per quando riguarda Raffaela, e Verdugo, per Abreu. Potrebbero non entrare nel roster del giorno di apertura e un nuovo DG potrebbe voler scambiare uno di loro con un’alternativa più comprovata, ma Rafaela e Abreu sembrano sicuri di avere un impatto sui Red Sox del 2024 in un modo o nell’altro.

Sub judice: quelli che aspettano il prossimo GM 

  • Nick Pivetta , Alex Verdugo — Giocatori molto diversi, ovviamente, ma entrambi si trovano nella stessa curiosa situazione. Entrambi stanno entrando nel loro ultimo anno di idoneità all’arbitrato e sebbene ciascuno sia stato importante – e talvolta molto buono – nessuno dei due è stato abbastanza coerente da suggerire che una proroga a lungo termine sia una priorità. 

Sono passati quattro anni dall’arrivo di Verdugo nell’outfield dei Red Sox, e il suo WRC+ annuale ha avuto un andamento nella direzione sbagliata stagione dopo stagione (da 125 nel 2020 a 98 quest’anno). I Red Sox hanno outfielder mancini alternativi – soprattutto dopo l’impressionante ultimo mese di Wilyer Abreu – e Verdugo ha un rapporto traballante con l’allenatore Alex Cora (come evidenziato da alcuni problemi disciplinari in questa stagione). Sembra un candidato ovvio per uno scambio commerciale come lo era già stato a fine luglio.

Discorso diverso per Nick Pivetta, che potrebbe essere riuscito a trovare una via d’uscita avendo fatto una grande impressione nella seconda parte delle stagione, sia peri risultati, sia per la sua determinazione in campo, sia per la sua capacità di cambiare ruolo, concedersi un riposo breve e gestire circostanze critiche. Pivetta è passato dal perdere il suo lavoro di rotazione a maggio a garantirsi sostanzialmente un contratto in questa offseason con questa sua prestazione. Tuttavia se il prossimo capo delle operazioni di baseball riesce a trovare un altro quarto titolare di rotazione più affidabile, sarebbe difficile escludere la possibilità di uno scambio.

  • Reese McGuire — Questo sarà il secondo round di arbitrato per McGuire, il che significa che avrà diritto ad un modesto aumento sul suo attuale stipendio di 1,23 milioni di dollari. È un backup abbastanza affidabile, e quindi è da pensare che tornerà.
  • Pablo Reyes – Questo ragazzo ha iniziato l’anno nel roster Triple-A degli Oakland A’s e potrebbe essersi fatto strada fino a diventare il presunto favorito per aprire la prossima stagione come interno di utilità dei Red Sox. È un difensore versatile che ha fornito buone battute contro i mancini. Sono poche le alternative migliori per la panchina, soprattutto perché viene via con poco.
  • Luis Urías — Un nome più importante di Reyes, ma una decisione più difficile. Urías sta guadagnando 4,7 milioni di dollari in questa stagione e gli è dovuto un aumento nell’arbitrato. È stato un acquisto decente di luglio, ma varrà più di  5 milioni la prossima stagione? Le alternative interne in seconda base (a parte Reyes) sono i battitori mancini Enmanuel Valdez e David Hamilton , che potrebbero essere meglio utilizzati come profondità Tripla A o come pedine di mercato.
  • Chris Murphy, Brandon Walter – I Red Sox potrebbero scambiare uno di loro? Sicuro. Ma Murphy ha lanciato abbastanza bene dopo essersi spostato al bullpen, e Walter ha lanciato abbastanza bene nella seconda metà.
  • Nick Robertson — Il principale ritorno nello scambio di Kiké Hernández , Robertson non ha impressionato di primo acchito, ma le prestazioni più recenti potrebbero favorirlo per dare profondità al bullpen..
  • 28-34. Zack Kelly, Mauricio Llovera, et al. — Kelly e Llovera sono i nomi più importanti in una lunga lista di lanciatori di rilievo ( Kaleb Ort, Joe Jacques, Zack Weiss, Justin Garza, Wyatt Mills e altri) che potrebbero essere rilasciati o meno. La maggior parte probabilmente sarà DFA, ma alcuni potrebbero tornare. Il più interessante del gruppo potrebbe essere Bryan Mata, un notevole potenziale prospetto di 24 anni che non ha mai lanciato nei grandi campionati e ha trascorso gran parte di questa stagione nella IL.
  • Bobby Dalbec — Su Dalbec credo che il discorso sia chiuso da tempo. Il fatto che abbia giocato in prima deve essere considerato un fatto assolutamente contingente. Sembra impensabile che un nuovo  capo delle operazioni di baseball possa dargli un’altra possibilità. Piuttosto è auspicabile che la vetrina di cui ha beneficiato in questo finale di stagione gli consenta di trovare la sua strada altrove. 

Con le valigie in mano

  • Justin Turner — Turner ha un’opzione per tornare la prossima stagione, ma dopo un anno straordinario — MVP sia per quello che ha fatto al piatto che il ruolo avuto nella clubhouse — è più probabile che preferisca un massiccio buyout e raggiunga la free agency. 
  • Adam Duvall — Duvall ha iniziato la stagione al fulmicotone e, anche  e do Story ha avuto anche se ha perso tempo a causa di un infortunio al polso, è stato molto brillante anche dopo il suo ritorno in campo. A 35 anni anche lui ha tutto l’interesse a capitalizzare queste evenienze
  • Joely Rodriguez — Il grande acquisto dell’offseason ha lanciato solo 11 inning a causa di vari infortuni. Direi che abbiamo già dato. 
  • James Paxton — Dopo il suo ritorno in formazione, dopo un infortunio secolare, aveva fatto così bene che sembrava possibile che i Red Sox potessero fargli un’offerta di qualificazione, ma a un certo punto ha finito la benzina e ha davvero faticato prima di finire la stagione in IL dopo soli 96 inning lanciati. Difficile contare su di lui l’anno prossimo.
  • Corey Kluber — Non si capisce quali aspettative avesse Bloom quando ha sostituito l’ottimo Wacha con Kluber, reduce da una stagione con 31 partenze e un’ERA 4.34. E’ passato a un’ERA 7.04. Per la disperazione è stato dapprima retrocesso nel bull pen e poi, per fare spazio a giocatori di baseball in attività, ha trascorso gli ultimi tre mesi nella IL. Non lo vedremo mai più.

Manager e dintorni

Dopo aver scandagliato ogni uomo del roster, facciamo ora un breve punto sul coaching. Con l’uscita di Bloom si espande il ruolo e le responsabilità di Cora, tanto che qualcuno lo propone direttamente come sostituto di Bloom.

Se succedesse sarebbe un unicum assoluto, non credo si sia mai vista una cosa del genere nelle major. Sarebbe auspicabile? Boh!? Ammetto di avere idee confuse

Sicuramente il lavoro del GM (sinonimo di presidente delle operazioni di baseball in questo contesto) è molto diverso dal gestire una squadra di baseball. Ci sono competenze di base necessarie per fare bene entrambe le cose, e sono sicuro che Alex Cora ne abbia a palate. Dopotutto è un manager piuttosto bravo. Ma ci sono anche molte competenze necessarie che non si sovrappongono e Cora non ha un curriculum che dimostri di possederle. 

Cora ha detto che non ambisce, per il momento, a quel ruolo, che non si sente pronto, ma ha anche detto che espanderà il suo ruolo sulle scelte di mercato. D’altra parte ha instaurato un solido rapporto con la proprietà, che non verrà allentato chiunque venga scelto come GM, tanto che la sua presenza nella panchina non è in discussione, anzi è già stata confermata. Cora non si presenterà dimissionario davanti al nuovo GM, neppure pro forma. Questa situazione è abbastanza anomala rispetto a come gira normalmente il fumo nelle franchigie. Mettetevi nei panni del sostituto di Bloom: arrivate in un ambiente dove vi trovate imposto uno che in teoria dovrebbe essere un vostro subordinato, uno che non potete controllare né tantomeno licenziare, ma che avrà pure la possibilità di sindacare le vostre scelte. Un incubo! 

Naturalmente, siccome c’è la fila di quelli che darebbero un rene per diventare GM dei Red Sox, alla fine qualcuno si troverà, ma ci sono forti rischi che la cosa finisca a schifio. Forse la promozione di una figura già interna all’organizzazione, che abbia anche lui un solido rapporto di fiducia con la proprietà, potrebbe essere l’escamotage per lenire queste criticità.

Da ultimo, scendendo per li rami, come si dice, nella squadra tecnica del manager spicca il caso di Dave Bush, il pitching coach, il cui status è in qualche modo in bilico. Bush ha trascorso quattro stagioni in questo ruolo per un totale di otto nell’organizzazione. È benvoluto e sicuramente rispettato. Ma il lancio è stato un problema quest’anno e il prossimo GM potrebbe voler apportare qualche cambiamento nello sviluppo del pitching. Se Bush può avere responsabilità per le difficoltà di Ryan Brasier (risolte brillantemente al sole della California), l’inconsistenza di Corey Kluber e l’incoerenza di Tanner Houck, gli va sicuramente attribuito anche qualche merito come l’emergere di Brennan Bernardino, il rimbalzo di Nick Pivetta e la performance di Kutter Crawford. Come dicevo sta in bilico.

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When we were kings

Ciao a tutti ! Cosa ci faccio di nuovo a scrivere su questo spazio ? Tranquilli !!! Non torno. E’ semplicemente il buon Mauro che m’ha chiesto di scrivere qualcosa su Francona, la mia risposta è stata : “certo che sì, perchè sono ancora franconiano e morirò franconiano.” Poi se ci aggiungiamo che la Nation ha il cuore pesante per la scomparsa di Wakefield, non potevo esimermi dal buttare giù qualcosa nonostante la ruggine ai polpastrelli. Proverò di ricordare un tempo fantastico, quando i Red Sox erano re, come dice il titolo preso da quel meraviglioso documentario vincitore dell’Oscar nel quale si parlava della sfida tra Alì e Foreman a Kinshasa.

Parto da Wakefield : semplicemente un gentleman, sotto ogni punto di vista. Mai una polemica o una frase fuori posto. Aveva quel modo di porsi che sembrava più adatto ad un professore di filosofia che a uno sportivo professionista, Lo stesso destino che l’ha strappato dalla vita a soli 57 anni era stato benevolo con lui sul campo. Lui aveva servito a Boone la pallina decisiva nella gara-7 delle ALCS 2003, l’anno dopo fu uno dei “CAVALIERI CHE FECERO L’IMPRESA”. Ed ha chiuso come terzo lanciatore come numero di vittorie nella storia ultracentenaria dei Sox, davanti a lui solo Cy Young e Roger Clemens … se vi sembra poco.

Su Francona partiamo da una una domanda : perchè il sottoscritto, in compagnia di svariate altre migliaia di persone, è ancora franconiano ? Nonostante sia passata una dozzina d’anni dalla sua partenza da Boston perchè c’è ancora chi lo porta nel cuore ?

Il primo motivo è il sacrosanto desiderio di riconoscenza verso chi guidava quel team che si oppose al Curse, Francona fu tra chi fece il miracolo di trasformare la franchigia da un gruppo di simpatici perdenti ad un’autentica powerhouse. Poi piaceva perchè sembrava “uno vero”. Cosa intendo ? Beh … avete presente quella divisione che nasce da un romanzo di Sciascia dove si dividono gli esseri umani in uomini, mezzi uomini, ominicchi e quaquaraquà ? Nello sport professionistico c’è un discreto numero di quaquaraquà, di venditori di aria fritta; Francona era tutto fuorchè così. Sapeva tenere sul pezzo un team composto da personalità a dir poco esuberanti dimostrandosi ottimo psicologo in molteplici occasioni ma sapeva anche prendere un giocatore per il bavero, come Jay Peyton potrebbe testimoniare.

Mi aspetto un paio di obiezioni : non era un fine stratega e rimase coinvolto nel caso “pollo fritto” nel 2011. Sul fatto che non fosse un Napoleone posso anche essere d’accordo; ma alla mia veneranda età sono arrivato alla conclusione che per un manager MLB contano molto più le doti “off the field”. Sull’implosione dello spogliatoio invece la penso così : semplicemente ci furono alcuni giocatori che, approfittando di un momento veramente difficile di Francona, a causa di problemi di salute e familiari, fecero gli str….. ; in una franchigia condotta bene si sarebbero venduti gli simpaticoni capitanati da Beckett e si sarebbe dato a Francona il mandato di sostituirli. Invece in una franchigia nella quale Larry Lucchino faceva il bello e cattivo tempo si fece passare Francona come una persona non più lucida in quanto dipendente da farmaci antidolorifici, così fecero contenti i giocatori silurandolo, fu contento Lucchino che potè ingaggiare Valentine, fummo meno contenti noi con una stagione 2012 grottesca.

Non c’è molto altro da dire : dopo un anno sabbatico Francona ha risposto alla chiamata di Chris Antonetti (uno che vedrei bene al posto di Quaquaraquà Bloom) tenendo le redini per un decennio degli Indians … pardon … Guardians. Andando ad un nulla da vincere le Series del 2016, cosa che sarebbe stata fantastica per uno “small market team”. In un mondo ideale Terry Francona sarebbe stato il nostro Tom Lasorda, in quella franchigia chiamata Red Sox, più matrigna che madre, non è andata così … e questo per me è stato un grandissimo peccato.

UN SALUTO A TUTTI DA PAOLO … E SEMPRE LET’S GO RED SOX

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Analisi post mortem

Quello che è andato storto a Boston in questa stagione sembra abbastanza facile da individuare: hanno subito troppi punti. Al momento del licenziamento di Bloom (e le statistiche non sarebbero migliori se includessero il resto della stagione) la media è di 4,88 punti a partita, che ci collocava al 12° posto nella lega americana, ben al di sotto sia della mediana che della media. 

Ora, sebbene abbiamo avuto una difesa scandalosamente fallosa, la priorità per il nuovo GM è rappresentato dalla rotazione, ricostruendo ciò che Bloom  ha picconato. I ns starter si piazzano al 12° posto in ERA e al 13° in fWAR nella American League, leggermente meglio il bullpen che è 10° in ERA ma quinto in fWAR, ma solo perché hanno lanciato quattro inning in media a partita, secondi solo ad Oakland come impegno sul monte.

La rotazione impostata da Bloom mostra con evidenza i caotici criteri adottati dall’ex GM.

Tutti i veterani, in un modo o nell’altro sono stati un fallimento:

  • Ancora una volta il contributo di Sale è stato del tutto irrilevante. Ora è certificato che il mucchio di soldi che ha ottenuto nella conferma  2019  sono stati del tutto sprecati. Bisogna capire come cavarsi questo dente.
  • Paxton è stato buono quando è stato bene, purtroppo per un periodo troppo breve per giustificare una scommessa reiterata su di lui.
  • Pivetta come partente è stato un disastro, ma Cora ha saputo capire che uscendo dal bullpen poteva contribuire efficacemente.
  • L’ingaggio dell’ex lanciatore Kubler è solo il frutto della folle presunzione di Bloom, convinto di saper trovare pepite d’oro nelle discariche.

Nei giovani promossi dal bullpen luci e ombre:

  • Bello, proveniente dal farm system Dombrowski ed entrato di rincorsa per carenza di personale, ha mostrato delle prestazioni che ci possono rassicurare che per il futuro farà parte in pianta stabile della rotazione.
  • Kutter Crawford, che è stato impiegato come starter nelle partite di bullpen, è andato in crescendo, assicurando sempre una maggiore profondità. Personalmente, per rispondere alla domanda di Davide nella bacheca, magari potremmo collocarlo nel quinto spot, ma lo terrei assolutamente nel 2024.
  • lo stesso si può dire di Tanner Houck, che sebbene sia ancora alle prese con il problema di affrontare i mancini, credo che avrà un’altra chance
  • per Garrett Whitlock, invece, anche a causa degli infortuni, il fallimento come partente, mi sembra abbastanza conclamato e potrebbe tornare nel bullpen cove ha fatto benissimo. 

Col senno di poi ora è facile vedere che non solo non  potevamo andare da nessuna parte, ma anche che non era ragionevole aspettarsi un risultato diverso, nonostante la comunicazione  Red Sox ostentasse sicurezza.

Bloom ha combinato questo disastro pianificando le cose con cura. Ha ereditato un roster con un partente sotto contratto sano ed efficace, Nate Eovaldi, che, nonostante un pessimo 2019, ha dato alla squadra 7 WAR nei successivi tre anni del suo contratto. Bloom lo ha lasciato andare quando è diventato free agent sostituendolo con le chiacchiere. Negli ultimi tre anni solo tre lanciatori di Boston hanno generato più di 3 rWAR in una stagione: Eovaldi nel 2021 (4,3), Wacha nel 2022 (3,3) e Bello quest’anno (3,8 ad oggi). Fortunatamente è auspicabile che il licenziamento prolunghi la sua presenza a Boston.

Quando Bloom supervisionava le operazioni di baseball, tutte le mosse effettuate sembrano far parte di una folle strategia di demolizione. Il meglio che possiamo dire sulle acquisizioni è che sono state al massimo marginali e/o insignificanti. Anche il tanto decantato rafforzamento del farm system non ha interessato questo settore e questo ha riguardato le scelte nel draft e la free agency internazionale.  Ovviamente i lanciatori, con i loro alti tassi di infortuni al gomito, sono investimenti più rischiosi come classe di prospetti, ma, a meno che non vuoi trasferiti al Las Vegas, a questo non puoi rimediare semplicemente mandando in campo un Martin Perez qualunque che passa per strada e sperare per il meglio.

Potremmo capire se ci sarà un’inversione nella direzione del vento quando il nuovo GM scenderà in campo per ingaggiare un top player, con il portafoglio gonfio e la disponibilità a scambiare prospetti, esattamente come fecero i predecessori che presero Shilling, Beckett e Sale per dare l’assalto al titolo mondiale.

Oltretutto costui dovrà gestire una legacy piuttosto incasinata, perché tutte le decisioni di alto profilo di Bloom non hanno funzionato. 

Ci sono solo due giocatori ora nel roster di Boston che sono stati ingaggiati come free agent, Yoshida e Story. L’impegno di 105 milioni di dollari per Yoshida ha prodotto 0,7 fWAR, soprattutto perchè è stato uno dei peggiori outfielder difensivi nel baseball quest’anno e, dopo una buona prima parte, non ha mantenuto la sua prestazione offensiva nel finale stagione, che solleva dubbi anche sulla possibile soluzione di impiegarlo come DH. Quanto a Trevor Story è stato semplicemente un disastro, tra infortuni e scarse prestazioni al piatto, ed è sotto contratto per altri quattro anni. 

Sebbene sia stata gestita in modo contorto e contraddittorio, la vicenda Bogaerts alla fine è ha avuto un lieto fine, con Xman che ha vissuto il suo anno peggiore dal 2017. Tuttavia con Devers, che invece è stato confermato a suon di milioni di dollari, non tutto è filato liscio. Mentre si è confermato ottimo con il bastone in mano, l’estrema fallosità in difesa lasciano dubbi sull’opportunità di schierarlo nell’hot coner, sebbene se non ci sono alternative praticabili, essendo la prima base occupata dall’astro nascente Triston Casas.

Quello che non si riesce a capire, e temo che non lo sapremo mai con certezza, è il ruolo svolto dalla proprietà in questo disastro: Bloom è stato libero di agire, ed è quindi un cretino integrale, o è stato così condizionato da indurlo a questa filiera di errori marchiani? Sicuramente l’era Bloom contraddice clamorosamente il modo in cui John Henry & Co. hanno gestito i Red Sox da quando hanno acquisito la squadra vent’anni fa. Improvvisamente è venuto loro il braccino corto hanno stretto i cordoni della borsa e Bloom ha impiegato male e nella direzione sbagliata il budget a disposizione. Questa squadra avrebbe potuto essere molto migliore se avesse semplicemente speso un po’ di soldi per qualche lanciatore appena decente.

La direzione che prenderanno ci dirà molto sull’impegno della proprietà a vincere. La speranza è che abbiamo accettato che il batti e corri ha regole precise, che non si possono sovvertire a chiacchiere, e loro guidano i Boston Red Sox, una squadra leggendaria, ed è bene che ricomincino a comportarsi come tali.

PS: La shitstorm di commenti spam sta ancora infuriando e quindi devo quotidianamente ripulire la bacheca da pubblicità sui metodi infallibili per l’allungamento del pene ed altre amenità del genere. Cerco di farlo regolarmente, ma inevitabilmente questo comporta un ritardo nella visualizzazione dei vostri post e influisce negativamente sulle possibili discussione. Voi però non demordete, mi raccomando!

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Fired!

Si dice spesso che la prima impressione è quella che conta. Non è esattamente così, ma tutti credo abbiamo sperimentato sulla nostra pelle quanto sia difficile recuperare dopo un esordio disastroso.  Ecco, un esordio disastroso è proprio quello che è capitato a Chaim Bloom quando ha incontrato i tifosi dei Red Sox. Per noi lui resterà in secula seculorum l’uomo che scambiò sua moglie per un cappello. In effetti lui è quello che ha stoltamente ceduto ai Dodgers l’extraterrestre Mookie Betts in cambio di Verdugo, Wong e Downs (DFA lo scorso inverno), ma anche detto così sembra veramente un caso clinico.

A volte è anche una questione di fortuna. Per esempio ricordo che ci rimasi molto male quando Ellsbury firmò con i MFY, all’indomani della vittoria 2013, ma le sue successive prestazioni attenuarono molto il dolore. Con Betts non è andata esattamente così. Mokie non ha mai ripetuto i numeri stellari del 2018, ma continua ad essere top player in una squadra imbottita di grandi campioni. 

In queste condizioni è difficile recuperare e poi se inizi una stagione con metà del campo interno improvvisata,  tutti gli esterni fuori posizione e l’intera rotazione in infermeria,  non mi stupisco del grande entusiasmo che proviene dalla Nation per la sua dipartita.

Meno comprensibile è l’atteggiamento della proprietà. Lo hanno licenziato dicendo che con un’altra stagione con il Fenway chiuso ad ottobre la misura era colma. Anzi, hanno tenuto a precisare, che la loro pretendono che Boston non solo arrivi alla postseason ogni anno, ma che sia sempre competitiva per aggiudicarsi WS. Ogni stagione, ogni anno che Dio manda in terra.  I Red Sox infatti hanno un blasone e una tradizione per la quale non si possono accontentare per nulla di meno.

Ma non lo dicono solo in questa occasione, lo hanno sempre detto. Anche Bloom per la verità ha condiviso tali proclami e quindi si è creato inizialmente questo incredibile fraintendimento, rimasto irrisolto per 4 lunghi anni. Questa è almeno la ricostruzione degli eventi data da Sam Kennedy: in tutto questo periodo la proprietà era veramente convinta che Bloom facesse il possibile per mettere assieme una squadra competitiva. 

Davvero?! Veramente ci vogliono far intendere che noi dall’Italia vediamo con chiarezza cose che nel Massachusetts sono indecifrabili? Veramente possiamo credere che Bloom, arrivato fresco fresco da Tampa, sia andato dai boss e gli abbia detto: “ John  e Tom, proprio a voi cercavo. Sentite un po’, ho avuto un’ideona. Perchè non mandiamo Mookie in California? Hanno detto che nel pacco possiamo infilarci anche tutto il contratto di David Price” “Fico! Ma sei sicuro che così restiamo comunque competitivi per le WS?” “ Avoglia! Meno siamo, meglio stiamo” “E allora vai e stendili tigre!”. 

Dopodiché non hanno più controllato e il resto è storia. Per noi fessi dall’altro lato dell’oceano invece le cose andavano interpretate in un altro modo. Bloom ci sembrava totalmente dedicato a ridurre il monte stipendi e a rafforzare il farm system. Ma se ci si limita a fare questo, non è che ci voglia un genio per attuare il programma:

  • si lasciano andare i free agent costosi  sostituendoli con veterani a buon mercato
  • si approfitta della priorità nella scelta per scegliere i migliori prospetti al draft. 

E’ per questo banale motivo che in doppio A giocano Marcelo Mayer, Roman Anthony e Kyle Teel, non per l’acume di Bloom.  Avrei potuto farlo anch’io e mi sarei accontentato di un ingaggio ridotto.

All’improvviso Henry e Tom Werner si svegliano e si accorgono che i Red Sox fanno schifo e cambiano il GM. Bene, dico io! Sempre che abbiano veramente deciso cosa vogliono fare da grandi, abbiano valutato cosa significano veramente le grosse lacune sugli spalti e ricomincino a fare dichiarazioni coerenti con i fatti e smettano di cambiare GM ogni tre per due.

Detto questo, al di là della possibile ipocrisia nelle motivazioni, sono soddisfatto della decisione presa. Bloom ha preso una squadra ancora forte e l’ha meticolosamente distrutta, lasciandoci in una situazione decisamente peggiore rispetto al 2019. Ora speriamo che arrivi qualcuno che conosca il mestiere in ogni aspetto e riesca di nuovo a tenerci svegli a ottobre

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Cala il sipario

Mancano ancora qualche decina di partite alla fine della stagione, ma oramai è opinione comune che il ruolo dei Red Sox sarà relegato a quello di comprimari. Ancora non siamo matematicamente eliminati, perché la possibilità per tre squadre di aggiudicarsi una wild card, allunga il brodo all’infinito, fino a fargli perdere ogni sapore, e permette a squadre mediocri di godere di una effimera apparizione nella post season. 

Non saremo noi però una di quelle squadre mediocri, perché ultimamente siamo riusciti a essere pessimi. Sabato avevamo un GB di 3.5 nella classifica di AL Wild Card. Quattro giorni e quattro sconfitte dopo, il divario si è allargato a 6.5 dagli Astros, che hanno regolato la questione concludendo una autorevole sweep di 3 partite al Fenway Park, durante le quali non ha funzionato praticamente nulla. Cora ha astutamente manovrato per riproporre i due partenti che si erano imposti a Houston, ma sono durati tutti per pochi inning e questa volta il bullpen non ha saputo turare le falle. 

Complice anche una difesa semplicemente inguardabile dove si segnala in negativo il nostro giocatore più rappresentativo: Ciccio Devers. Devers è il nostro miglior attaccante (.269/.344/.509/.853, 29 homer, 28 2B e 88 RBI in 125 partite, ma la sua difesa inaccettabile (17 E finora) non gli permettono di avvicinarsi neanche lontanamente ai valori di WAR delle sue tre stagioni precedenti. Devers, ma la prestazione in difesa non è accettabile. Oltretutto non migliora con il tempo dato che è la sua peggiore stagione dal 2018. Tutto ciò avviene dopo che Bloom ha concluso un’estensione del contratto di 10 anni da 313,5 milioni di dollari a gennaio. Sapete bene cosa vuol dire, spero! Devers giocherà titolare per Boston in terza per molti anni ancora perché prende troppi soldi per schierarlo DH o in prima, senza considerare che il cuscino di prima è finalmente coperto egregiamente da Casas.

Nelle ultime sei partite in casa il record è stato di 1-5 in casa, perchè prima della sculacciata subita contro gli Astros, abbiamo subito 2 sconfitte nella serie contro di Dodgers guidato da un certo Mookie Betts: 7 su 15 con un homer, 2 2B, 4 RBI, 1BB e 5R in totale.  Ma forse lo avete già saputo. Il nostalgico pubblico del Fenway a giustamente tributato a Betts, che si è scappellato, ha ringraziato commosso e poi ha preso il bastone e ha fatto il suo dovere:  7 su 15 con un homer, 2 2B, 4 RBI, 1BB e 5R in totale nelle tre gare. Il ritorno di Betts ha riaperto la diatriba sulla vicenda del 2019. Tutti i protagonisti hanno parlato, senza dirci nulla di nuovo e, soprattutto Bloom non ha saputo darci una ricostruzione che abbia il minimo di senso. 

Bloom sta finendo il quarto anno del suo contratto quinquennale e i risultati sono, a dir poco, contrastanti. La missione affidata a Bloom avrebbe dovuto avere tre obiettivi: 

  • tagliare il payroll: un obiettivo raggiunto nell’immediato, dichiarato irrinunciabile quando serviva a giustificare la rinuncia a Betts, ma che sembra sia stato progressivamente accantonato 
  • rafforzare il farm system: e su questo versante tutti decantano ottimi risultati, anche se, all’atto pretico, le giovani leve che ora militano in prima squadra provengono tutte dall’era Dombrowski 
  • vincere un campionato: ho indicato questo obiettivo sulla fiducia, solo perché tutti i suoi predecessori lo hanno colto, ma non perchè lui abbia fatto qualcosa di concreto per ottenerlo. 

Se dovessi fare un bilancio fra i pro e i contro, Bloom non meriterebbe di portare a termine la sua missione. Per tutte le squadre che ha messo in campo la caratteristica che mi è sembrata preminente è stata approssimazione: iniziamo tutte le stagioni senza una rotazione sana e con evidenti buchi nel roster, infarcito da giovani promesse e da vecchie glorie legate con contratti annuali. Non c’è mai stata una progressione, non si è mai capito il piano, la strategia che c’è dietro (sempre ammesso che ci sia).

L’unica cosa positiva in questo frangente è che i MFY sono messi peggio di noi e quest’anno festeggeremo lo YED con largo anticipo. Magra consolazione? Non saprei. Come forse saprete io sono nato in toscana e per me non è difficile capire perchè dopo la conclusione del Palio a Siena, le uniche bandiere che non festeggiano il cencio sono quelle della contrada rivale.

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