Dopo la serie a Baltimora

Nella trasferta a Baltimora secondo me i Red Sox hanno dimostrato di essere quello che sono: una squadra di medio livello, assemblata senza un criterio riconoscibile, con i migliori giocatori con prestazioni altalenanti e in perenne emergenza quando si tratta di gestire la IL.

Quando sembrava che Yu Chang cominciasse a essere abbastanza utile con la mazza, tanto che si poteva lasciarlo nel lineup iniziale, si è fratturato il polso e lo rivedremo in campo fra qualche settimana. Questo evento ha riportato Arroyo nella formazione e non se ne sentiva proprio la necessità.

Il calendario ci mette davanti degli O’s che obiettivamente ci sono superiori che questa volta non commettono errori clamorosi per riaprire le partite vinte e si aggiudicano la serie con apparente facilità. In questo contesto secondo me le sconfitte rimediate da Sale e Houck non sono dovute a un regresso di prestazioni dei nostri partenti, abbiamo solo trovato un attacco tra i più efficaci fra quelli che ci sono in giro. Vedremo se con Cleveland, che affronteremo dopo un giorno di riposo, gli eventi confermeranno queste valutazioni.

Intanto si risolve il problema della rotazione e sei. SI ritorna al normale numero 5 rispedendo Bello in triplo A. L’alternativa sarebbe stata mandare Houck nel bullpen, e privarsi del partente finora apparso più affidabile. Secondo me però ci saranno altre puntate di questa vicenda, che speriamo non diventi una telenovela.

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Qualche nota positiva

Non è la stagione dei miei sogni, ma seguire i Red Sox non è la tortura che avevo immaginato.Nella gara finale con i birrai finalmente Yoshida ci ha dato un’idea di quello che può essere e ancora non è stato. I due dong battuti all’ottavo, fra cui un grand slam, non sono affatto in linea con quello che abbiamo visto nelle sue prime 13 partite in MILB. A parte gli ultimi due turni in battuta Yoshida mostrava avere una grande disciplina a piatto che si traduce in un eccellente percentile nelle statistiche di K e BB. Un giocatore che gira la mazza con oculatezza e solo quando passa sopra al piatto dovrebbe essere difficile da affrontare per i lanciatori. Purtroppo, finora, quando toccava la palla le statistiche precipitavano nella zona di mediocrità: poca potenza, bassa velocità di uscita e una preponderante produzione di grounder. I Red Sox sicuramente non lo hanno preso per produrre singoli e palle di potenziali DP, però 13 partite sono poche, anzi pochissime e Yoshida finalmente ha fatto vedere che cosa sa fare veramente.

Insomma siamo ultimi in classifica però questo è il destino nella AL best division di chi detiene un record intorno 500 (lo stesso degli LA Dodgers per dire!), ma ci sono alcune buone notizie:

  • Verdugo è un ottimo lead off, batte con continuità e potenza, è veloce sulle basi. Una spina nel fianco della difesa avversaria. Non solo. E’ notevolmente migliorato in difesa, specialmente considerando come era andato nel 22 (male) e che era stato spostato a destra, lasciando al più problematico Yoshida il lato sinistro del campo esterno. Insomma non se l’è cavata male. La statistica OAA (Outs Above Average), una metrica di Baseball Savant. Verdugo sta nel 94° percentile. Un enorme balzo in avanti al 13° del 22, o il 10° del 21. E’ vero, sono poche partite, però…..
  • Ciccio Devers: anche il nostro ragazzone che copre il cuscino di terza sembra finalmente aver smesso di liticare con la palla. La stessa statistica OOA piazza Devers al 98° di percentile, il che vuol dire che è terzo attualmente nel baseball. E’ vero, sono poche partite, però…..
  • Kenley Jansen: non ero entusiasta dell’acquisto, perchè temevo che fosse un po’ bollito dal sole di LA, anche se non osavo dire nulla visto le alternative in campo closer (la disperazione assoluta). Mi devo ricredere. Jensen ha fatte delle notevoli apparizioni, alta percentuale di K e zero HR, migliorando le statistiche della precedente stagione, insomma proprio quello che ci si aspetta da un coloser. E’ vero, sono poche partite, però…..
  • Jarren Duran: tornato in squadra per l’infortunio di Duvall e l’ennesimo fiasco di  Dalbec, Duran ha fatto vedere di aver messo bene a frutto la lunga pausa dallo show, tirando fuori un nuovo swing e un nuovo approccio al piatto. Stiamo parlando di statistiche di numero di partite ancora più esiguo, ma ciò che ha mostrato finora è stato impressionante anche per la velocità che mostra sulle basi. Se continua Cora potrebbe portarlo al primo posto nel lineup. Insomma non è lecito aspettarsi nulla da Duran, ma godiamoci questa manna caduta dal cielo.
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Sale is back

Non è tornato il Sale del 2018, ma una copia sufficientemente fedele che ci fa sperare di riuscire a fare qualcosa di onorevole in questa stagione. Nella prestazione che non vedevamo da tempo (6.0 IP 3H 1R/ER 2BB 11K), il dato maggiormente significativo, a mio parere, sono i 6 inning completi di gioco, con  94 lanci (di cui 63 strike). Il questo contesto il modo in cui è riuscito ad uscire dalla brutta situazione determinatasi al quinto, senza concedere molto e, soprattutto, senza HR, lascia ben sperare per il futuro. Dopo che i Twins  hanno riempito le basi con BB, HBP e un bunt valido sulla terza, Sale ha chiuso l’inning con K, SF, 5-4. 

Sonny Gray, il lanciatore avversario che concluderà la sua gara con una ND, alla fine del quinto con 98 lanci, ha avuto molti più problemi ad affrontare il lineup di Boston di quanto dica il tabellone. Boston mette molti uomini in base, ma manca sistematicamente il colpo per portarli a casa, anche solo con un SAC Flay, che, viceversa, i nostri avversari eseguono con apparente facilità quando ne hanno l’occasione. Alla fine le statistiche di squadra riportano Team RISP 5-for-20, Team LOB13, numeri che testimoniano un grande spreco per una gara vinta con un walk off, rimontando un gap di due run al decimo.

Winckowski sale sul monte al settimo e subito subisce un solo homer da Max Kepler, che al secondo lancio prende uno slider a 85 mph, sulla parte interna del piatto, e lo spedisce nel bullpen degli ospiti.  I Twins sono ora in vantaggio per 2-1, con ampie prespettive di vittoria.

Winckowski però si riprende e mantiene il punteggio inchiodato a 2 fino alla metà dell’ottavo,  quando le cose improvvisamente iniziano a farsi interessanti. Finalmente Hernandez batte  un singolo con un line-drive sull’esterno destro e, dopo che Casas incassa il Gran Sobrero (quarto K della serata che disastro questo ragazzo!), McGuire batte in diamante, ma la mazza tocca prima il guanto di Vaquez, il ns rimpianto ex ricevitore, che commette quindi l’interferenza. La palla è viva in queste circostanze, i Twins entrano un po’ di confusione e Hernandez è lesto a portarsi un terza base nell’azione

Con corridori agli angoli e uno eliminato Jarren Duran batte un chopper sul seconda base. Assistenza a casa, Hernandez sarebbe out per il tempo, ma Vazquez perde la palla e entra il punto del pareggio. Con l’uomo in terza e un eliminato sarebbe proprio il caso di dare il colpo di grazia, ma sia Tapia (pessimo AB) che Verdugo vanno strikeout. 

Nella parte superiore del decimo, Schreiber riempie le basi con zero out e i Twins ne approfittano per segnare due punti facili facili con un SAC Flay e un RBI groundout, mostrando come si fa ad approfittare delle situazioni favorevoli.

Quindi siamo sotto 4-2 al decimo, con con Kutter Crawford (il lanciatore) che deve entrare in gioco come ghost runner in seconda base per i Red Sox. Con una panchina corta, a causa dell’infortunio di Arroyo, Cora è stata costretto a usare bruciare il DH Turner per schierarlo in seconda, spostando Kike SS, visto che Tapia era andato nel box di battuta per Chang.

Tocca ancora a Hernandez a battere, questa volta prende K su swing, ma arriva in prima grazie a un WP.  Crawford avanza in terza sull’azione. Casas finalmente tocca il cuscino di prima, grazie a una BB, e le basi si riempiono.

Tocca di nuovo a McGuire portare a casa i punti del pareggio, grazie a un singolo in ritardo sull’esterno sinistro. Duran ricarica le basi grazie a groundball al centro, sembra finita ma Refsnyder, con basi cariche e zero out, batte una rimbalzante sul terza base. Casas è taggato mentre corre verso casa base e quindi Miranda può assistere direttamente in prima per completare il doppio gioco 5-3.

Sembra una maledizione, ancora una volta sprechiamo l’uomo in terza. Meno male però che c’è Verdugo, miglior battitore della serata, che alza uno strano POP verso destra. L’esterno si muove veloce, ma non riesce a raggiungerla. In un primo momento sembra un foul, ma la palla rimbalza in territorio buono sulla parte del muro di campo destro davanti al Pesky Pole, mettendo finalmente fine a questo emozionante incontro.

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Un brodino ricostituente

Un mio carissimo amico, l’unico a Roma con il quale posso parlare di baseball, che ha un debole per gli Angels, è la persona a cui faccio mentalmente riferimento in questo periodo, quando ho psicologicamente bisogno di pensare a qualcuno che sta peggio di me. Immagino che il logoramento epatico che la squadra della Disney impone ai propri tifosi in questo momento sia superiore a quello subito da quelli di Beantown. Infatti è stupefacente che le prestazioni delle due franchigie siano comparabili, pur avendo da una parte dei grandi campioni come Trout e Othani, mentre i nostri li abbiamo sostituiti con giocatori fuori ruolo.

E così in questo weekend casalingo, siamo riusciti a vincere ben tra partite in rimonta e mancare la quarta per un soffio, pur avendo messo gli uomini in base per effettuare l’ennesimo sorpasso. Sono state partite movimentate e emozionanti, caratterizzate però da marchiani errori dei nostri avversari, come quelli di tiro del 3B Rendom di venerdì, o le interferenze del C Thaiss di sabato. Purtroppo non potremmo sempre contare su tanta generosità in futuro.

Una nota positiva da sottolineare è l’uscita incredibilmente positiva di Whitlock RHP, starting pitcher di domenica sera, che ha assolutamente silenziato le mazze degli Angels in 7IP con 3H, 2BB, 5K, e solo 1HR. Un partente dei Red Sox che lancia 7 inning è una prima assoluta quest’anno, sembra un sogno. L’impressione di irrealtà si è accentuata nel corso della serata per il fatto che a concludere la partita Cora ha chiamato sul monte Kaleb Ort e Ryan Brasier uno dopo l’altro, non proprio il setup e il closer che ti aspetti. Non riuscivo a credere che nel bullpen non ci fosse qualcosa di meglio. Devo dire che in diretta il mio sbalordimento è cresciuto quando ho visto Ort eliminare Brett Phillips per terminare l’ottavo inning in una difficile situazione, e Brasier che ha affrontato senza danni Shohei Ohtani, Mike Trout in successione. 

Consiglierei di non abituarsi a queste esibizioni, ma, secondo me, queste sono anche il sintomo che comunque abbiamo un manager che sa fare il suo lavoro. E’ possibile che siano frutto di lui e del suo staff le prestazioni di Devers, che sembra pronto ad avere la migliore stagione della sua carriera, o quelle di Refsnyder, che sembra essere efficace contro i lanciatori mancini, o il recupero di mazze silenti come Turner e Hernandez. 

Leggevo qualche giorno fa, sulla stampa specializzata, l’esortazione a promuovere giovano dal triplo A per depurare il roster da giocatori con prestazioni imbarazzanti. In particolare si parlava di sostituite Connor Wong con Jorge Alfaro, Yu Chang con Niko Goodrum, Kaleb Ort, con Ryan Sheriff. Stranamente tutti questi giocatori hanno avuto il loro piccolo momento di gloria durante il weekend, come Chang, autore di 1HR e 5RBI, che hanno deciso la gara di sabato.

Insomma conviene far lavorare Cora, che mediamente azzecca le mosse di roster e avere pazienza di aspettare un paio di mesi per valutare l’integrazione dei giocatori orientali, compreso Yoshida. Non è mai semplice trasferirsi a 12 fusi orari di distanza da casa e continuare a girare la mazza con la stessa efficacia.

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Note sparse sul massacro di Tampa Bay

Moneyball, il film del 2011, diretto da Bennett Miller, con Brad Pitt, che tutti sicuramente avrete visto più di una volta, narra in maniera romanzata, un caso di successo: la vicenda professionale di Billy Beane, un ex giovane promessa del baseball, che nel 2001 si trova ad essere il general manager degli Oakland Athletics appena sconfitti dai loschi pigiami Division Series della lega americana. Durante la successiva offseason, perde per mancanza di risorse economiche, tutte le stelle free agent (Johnny Damon, Jason Giambi, e Jason Isringhausen). La situazione sembra disperata ma Beane, durante le trattativa con i Cleveland Indians, incontra un giovane laureato in economia a Yale, che ha elaborato un nuovo sistema di valutazione dei giocatori, basato sui dati di gioco invece che sulle impressioni e percezioni, inevitabilmente fallaci, degli esseri umani, per quanto di comprovata esperienza. Era l’alba della sabermetrica. Il film segue la riscossa di Bean che contro ogni pronostico e lo scetticismo dei conservatori, mette insieme una squadra di giocatori poco noti e quindi poco costosi ma efficaci, che al termine di una stagione strabiliante miracolosa e vincente,  vengono eliminati da Minnesota. (Prendete nota di questo dato che poi ci torniamo).

Ora, venti anni dopo, nell’era dei big data, non c’è più nessuno sano di mente che può mettere in discussione il reale valore della sabermetrica, ma neppure possiamo pensare che possa spiegare tutto. Ammesso che ci fossero nel 2001, ora non ci sono gli emuli alla Billy Beane, quelli smart, in grado di trovare pepite d’oro razzolando in mezzo al letame, mentre tutti gli altri brancolano nel buio, anche se, apparentemente, alcuni indizi puntano esattamente nella direzione opposta e questi indizi si chiamano Tampa Bay Rays.

Questi maledetti prendono quà e là, per due spicci, giocatori assolutamente mediocri e li trasformano in campioni,  ricavandone il triplo di quanto sarebbe lecito aspettarsi. Contemporaneamente cedono giocatori sulla carta promettenti che alla prova dei fatti, quando si allontanano dalle paludi della Florida, imbrocchiscono subitaneamente. 

Prendiamo ad esempio il caso Jeffrey Springs, schierato come partente ieri notte contro di noi. Leggevo che è stato scelto al 30° round dai Texas Rangers nel 2015 e, dopo 5 anni di assoluto anonimato, è arrivato ai Red Sox nel 2020, per lanciare 20 inning durante i quali è stato preso letteralmente a pallate, incassando lo sproposito di 18 run e consentendo una media di  2,21 HR / 9 inning (per altro comunque inferiore al quella detenuta dall’attuale rotazione dei Red Sox, per dire).

Dopo queste performance è stato mandato a Tampa in cambio del promettente Ronaldo Hernandez. Hernandez è ancora un giocatore di Boston, ma è un 25enne in Triple-A con continui problemi difensivi e un .455 OPS. Springs è un buon lanciatore di Tampa da ben tre anni con numeri progressivamente migliori ogni stagione. (3,43 ERA in 44,2 IP nel 2021, 2,46 ERA in 135,1 IP nel 2022, 0,56 ERA in 16,0 IP 2023).

Siccome questo non è un esempio isolato possiamo capire perchè Chaim Bloom è stato assunto. Secondo la proprietà serviva per replicare il miracolo Tampa Bay, rivoluzionando l’intera organizzazione. Beh, dopo quattro stagioni possiamo dirlo? Non sta funzionando.

Al netto della sfortuna o degli infortuni, i Red Sox hanno un roster mal progettato. Non colpa delle calamità naturali, sono state compiute scelte, adottate strategie, che hanno portato al disastro attuale. Non è possibile schierare Bobby Dalbec interbase. Da una parte è umiliante per il giocatore (Tampa Bay ha schierato 10 battitori destri per sfruttare questa debolezza), dall’altra denota scarsa professionalità del Front Office, incapace di prevedere queste contingenze.

La proprietà dovrebbe valutare quello che hanno ottenuto rispetto all’era Dombrowski e operare una decisa svolta, tenendo conto di quello che è possibile imparare da questa  vicenda:

  1. mai comprare da Tampa Bay, ti rifilano sempre bidoni
  2. per avere successo bisogna investire, non piantare gli zecchini nel campo dei miracoli
  3. ma è veramente il caso di prendere esempio da una squadra che (come per gli A’s 2002), ancora, non ha mai vinto un titolo? Non ci sono esempi più virtuosi da imitare?
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Come odio perdere a Tampa

Ancora non sono riuscito a smaltire la rabbia e delusione per la sconfitta di ieri sera. Sono in un loop e ci sono molti fattori che riesamino in continuazione e che contribuiscono al mio stato d’animo malmostoso. 

Da una parte è una questione emotiva, perchè detesto i Rays quasi quanto ogni squadra che scende in campo in pigiama, e quindi perdere con loro brucia assai. 

Sono troppi anni che le buschiamo da loro durante regular season, ma quest’anno veramente c’è troppo dislivello, specialmente se confrontiamo gli attacchi. Al line up dei Red Sox sono stati estirpati grandi campioni (Mookie, Xman, ma anche JD ora ci farebbe comodo) e chi li sostituiti non fa che aumentare la nostalgia. Bisogna riconoscere che ci la maggior parte giocatori che contribuiscono poco o nulla: Justin Turner non pervenuto, Kike Hernandez desparecido, con Triston Casas sembra di rivedere Dalbec, Arroyo e entrambi i ricevitori rasentano lo zero asoluto.

Gli unici che producono qualcosa erano, nell’ordine, Duvall, Devers e Verdugo (su Yoshida il giudizio è sospeso). Non so quanto sarebbe durato il Duvall epigone di Babe Ruth (che in queste prime partite aveva numeri migliori di Aaron Judge 2022), probabilmente ancora solo per qualche giorno, magari solo la serie con Tampa, ma non c’è proprio nessuna ragione per schierare fuori ruolo un 34enne, già operato al polso sinistro. Se cerchi guai alla fine li trovi.

Nonostante tutte queste premesse negative li lasciamo a secco per 7 inning. Nessuno ci era riuscito quest’anno. Pivetta aveva tirato fuori dal cilindro un’altra delle prestazioni eroiche che gli capita di fare ogni tanto ed mancava tanto così per fare il colpaccio.

Devers, l’unico che ci può dare il dong che ci serve viene seriamente danneggiato al sesto dall’arbitro di casa. Le chiamate degli strike 2 e 3 sono scadalosamente sotto la zona dello strike. Quelle sono chiamate di merda in qualsiasi situazione, ma se le fai in una partita sul filo del rasoio, per eliminare l’unico slugger che abbiamo, rischi di influenzare pesantemente il risultato.

Ma Devers ha avuto la sua occasione, quando è tornato nel box in una situazione di 3 on e 2 out. Purtroppo il suo turno alla battuta è stato fallimentare. Dopo aver girato a vuoto il primo lancio, uno slider sul filo interno, manda in foul una fastball  a 92 mph esattamente al centro dell’area di strike. Devo dire che mi sono accorto subito di cosa era successo, ma poi sono andato ad indagare per capire meglio. Secondo Baseball Prospectus, Devers ha una AVG di .972 nelle ultime due stagioni su fastball in quella posizione. Non era un lancio negli angoli, non era neppure un lancio da MLB, era palesemente un errore del lanciatore avversario che avrà sudato freddo quando la palla ha lasciato le sue dita. 

Purtroppo Devers lo ha graziato e io ancora non sono riuscito a smaltire la rabbia e delusione per la sconfitta di ieri sera. Sono in un loop e ci sono molti fattori che riesamino in continuazione e che contribuiscono al mio stato d’animo malmostoso. 

Da una parte è una questione emotiva, ……………………..

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Una “tranquilla” gita al lago

Il Michigan, lo stato al confine col Canada bagnato da tutti i grandi laghi, ha una forma che, grossolanamente assomiglia a una mano destra e la posizione di Detroit, sede della nostra prima serie in trasferta, corrisponde circa alla base del pollice.  Questo particolare mi è venuto in mente perchè sembrava che i Tigers avessero dato una bella mano ai nostri per rilassarsi e passare un weekend tranquillo e vincere la prima serie della stagione. Ho detto prima perché spero se ne aggiungano altre, anche se non ne sono così sicuro. Difficilmente in questa stagione troveremo una formazione così sgarruppata come i Tigers di quest’anno e se continueremo a giocare senza un partente in grado di lanciare per 6 inning filati in MLB è abbastanza sicuro che ce la faranno pagare cara.

Nella gara di esordio Sale (5.0IP 4H 3R/ER 3BB 7K 1HR  11.25ERA) continua a non convincere pienamente, ma bisogna considerare che questa è una specie di stagione di esordio dopo una sosta lunga 3 anni è ovvio che debba trovare certi automatismi. La palla viaggia veloce e riesce a mettere K circa un terzo degli avversari, tuttavia, un po’ troppo spesso viene toccato profondo e incassa fastidiosi HR.

Tuttavia la nostra superiorità è talmente conclamata che i Tigers riescono a rimettere la testa avanti solo nella frazione bassa del primo inning. Per il resto il nostro attacco imperversa guidato da Duval e da Ciccio Devers che batte il grand slam, che uccide prematuramente il secondo incontro.

Arriviamo alla parte bassa del nono della finale, entra Jansen che deve difendere un 4-1 determinato da 2RBI di Triston Casas, che comincia a ingranare. Sembra solo una formalità, quando improvvisamente le cose si complicano e la gita tranquilla si trasforma in un horror. Non mi riferisco a Jansen che riempie le basi e sembra avere un altro dei passaggi a vuoto che lo affliggevano quando stava con i Dodgers. Alla fine risolve con un K a basi cariche che mette fine all’incontro. La catastrofe è un possibile infortunio del ns miglior battitore che, durante un tentativo di presa di  una palla alzata in texas,  si provoca una distorsione al polso sinistro, lo stesso che aveva subito un grave infortunio e un intervento chirurgico. Mentre scrivo si stanno effettuando le radiografie, ma la dinamica dell’incidente, purtroppo, lascia presumere una situazione piuttosto grave. Speriamo di sbagliarci, perché è una tegola che potrebbe segnare l’intera stagione. 

Domani giochiamo contro la lanciatissima Tampa Bay, che ha vinto le prime 9 partite della stagione. Primo o poi doveva capitare! Si comincia con Pivetta sul monte, poi martedì  dovrebbe tornare Whitlock. Sale e Kubler sono i partenti annunciati nelle due gare finali della serie. Obiettivo: evitare la sweep e infliggere almeno una sconfitti agli odiosi raggetti. Se però dovessimo fare a meno di Duval sarebbe un impresa quasi disperata.

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They kicked our butt

Ci hanno preso a calci in culo. Questa è stata la spietata ma eloquente analisi del manager Alex Cora al termine della serie contro i Pirates. Una sweep che a noi fan delle calzette è apparsa clamorosa e inattesa dopo l’altrettanto clamoroso e inatteso esito della prima serie stagionale, giocata lo scorso weekend.

E’ tipico di tutti i tifosi mutare repentinamente il proprio stato d’animo in tempi brevi, in funzione delle alterne fortune della propria squadra, ma nessuno sport più del baseball è così stressante per il sistema nervoso. La drammatica vittoria in rimonta dei Red Sox contro il Baltimora di gara 2 e la vittoria del giorno successivo sembrava l’inizio di una storia a lieto fine. Lunedì mattina meditavo che tutto sommato la Stove League non era stata poi così male ed ero stato troppo severo con quel genio di Bloom, capace di trovare il talento laddove noi poveri profani non riuscivamo a vedere nulla.

Stasera sono abbattuto e depresso per lo spettacolo indecoroso a cui abbiamo assistito e vorrei organizzare una caccia all’uomo per le strade di Boston, per catturare quel traditore di Bloom e chiedergli “gentilmente” qualche spiegazione.

Abbiamo affrontato una squadra mediocre, consapevole di essere mediocre, abituata a essere mediocre, ma che interpretando il gioco con semplicità essenziale, cercando di portare a casa tutto il possibile, senza strafare, cercando principalmente di non fare cazzate ci ha surclassato.  Nonostante i pronostici sfavorevoli hanno vinto con una facilità disarmante, trovando un minimo di resistenza solo nella partita finale della serie, che comunque ha mostrato le solite carenze di organico, l’impossibilità di cogliere un corridore fuori base, una certa confusione in una difesa prona a caricarsi di errori, ecc.

Vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno? Non c’è. Non è pieno neppure per un quarto, ma se proprio vogliamo essere positivi potremmo dire che Corey Kluber aveva un tono migliore rispetto all’opening day. Non era diventato un emulo di Roger Clemens, ma considerando come era stato bastonato nell’out precedente mi è sembrato proprio un bel progresso. 

Quando però non basta un partente che realizza 5.0 IP, 1 ER, 3 H, 1 BB e 2 K, vuol dire che l’attacco è stato del tutto inoffensivo. Ora però ci aspetta una gita a Detroit, ad affrontare una delle due compagini che ha un ERA di squadra peggiore del nostro. Speriamo di che sia un’opportunità per le nostre mazze per ritrovare continuità.

E infine una aggiornamento dall’infermeria che dovrebbe cominciare a svuotarsi. Garrett Whitlock probabilmente martedì lancerà a Tampa. Anche Brayan Bello, che proprio oggi dovrebbe lanciare in Triple-A, è in via di guarigione e potrebbe recuperare presto un posto nella traballante rotazione iniziale. Infine c’è anche James Paxton, il lanciatore con il quale Bloom voleva vincere nel 2022, che ha iniziato la sua ennesima riabilitazione a Fort Myers, in Florida, il 4 aprile. Chissà se questa volta riuscirà a fare almeno un paio di lanci prima di rompersi di nuovo.

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