Tocca a noi? Davvero?!

Alla fine la tanto sospirata qualificazione ai playoff è arrivata e quindi bisogna fare le congratulazioni a Cora e a tutti i giocatori Red Sox 2025. È stata una stagione lunga e logorante, costellata di infortuni, polemiche, errori, battute scadenti, ancora altri infortuni e giocatori cacciati senza troppe cerimonie. Questa squadra aveva delle lacune iniziali, ignorate programmaticamente, che ne hanno frenato la corsa. Ne abbiamo parlato tanto e ci sarà tutto il tempo per approfondire durante la offseason, ma ora è il momento di celebrare e rendere merito a cosa invece è andato bene nel 2025.

In primo luogo dobbiamo dire che non ci siamo annoiati. Non dico che ci siamo sempre divertiti, perché per la gran parte i Red Sox sono stati una squadra mediocre, incapace di muoversi da quota .500 (una vinta e una persa letteralmente). Però i momenti entusiasmanti in corrispondenza delle serie di 12 vittorie su 13 gare, subito prima della pausa, 10 su 12 a inizio agosto e 7 su 8 a fine agosto hanno ripagato i rodimenti epatici e portato a casa abbastanza vittorie da conquistare la postseason con un bottino finale di 88W, che per me, che sono anziano, dovrebbe essere il limite della decenza (nel famoso 2011 non ne bastarono 90, per dire).

Abbiamo sicuramente beneficiato di una American League particolarmente debole che ha perso per strada alcuni indicati come protagonisti alla vigilia, che non si sono proprio alzati dai blocchi di partenza, come Baltimora. A questo si aggiunga il crollo verticale subito nel finale dalla squadra considerata la migliore dell’AL, i Detroit Tigers. Anche gli Houston Astros, veterani dei playoff e a lungo leader della propria division, hanno inciampato nel finale a causa di alcuni infortuni di giocatori chiave.

A questo punto è interessante cominciare a indicare le ragioni del nostro successo. Innanzitutto occorre evidenziare che i Red Sox hanno trovato un vero asso della rotazione, senza il quale non avrebbero potuto competere, come è successo per le stagioni precedenti: Garrett Crochet, che è destinato a diventare una stella per gli anni a venire. Ha avuto qualche passaggio a vuoto a fine stagione, probabilmente per la stanchezza indotta dall’aver infranto, con ampio margine, il suo record personale di inning lanciati, ma per la maggior parte del tempo è stato un partente dominante di livello Cy Young, che ha dato fiducia a tutta la clubhouse.

Al secondo posto di questa lista estemporanea c’è stata la prepotente emersione di un esordiente, andata oltre le più rosee aspettative. Non credo sia esagerato pronosticare che Roman Anthony diventerà una stella del baseball, giocando auspicabilmente a Boston con i Red Sox. In effetti c’è un contratto a lungo termine che dovrebbe garantirci da questo punto di vista, ma sappiamo che, con questa proprietà e questo front office, non si può mai stare tranquilli.

Aroldis Chapman è stata una clamorosa sorpresa, dato che all’inizio non era neppure il closer titolare. Alla prova dei fatti è stato così clamorosamente efficace da regalarci una delle migliori stagioni nella storia dei rilievi dei Red Sox. Il contratto in essere dovrebbe mantenerlo a Boston per un altro anno, con un’opzione reciproca per la stagione successiva.

I Red Sox hanno finalmente utilizzato Garrett Whitlock come set up, il ruolo per lui più confacente, e ha finalmente dato una prestazione eccelsa, migliore del 2021, costituendo il preparatore ideale in un’accoppiata vincente con Chapman.

Trevor Story ha finalmente avuto un anno senza infortuni con la maglia dei Red Sox, chiudendo una stagione solida sia in battuta che in campo (a parte una preoccupante sequenza di errori nel finale).

Alex Bregman ha avuto un inizio di stagione brillante, ma dopo l’infortunio ha avuto un ritorno problematico, fino a sparire quasi del tutto nel finale. Resta comunque inestimabile il suo contributo come coach in campo e leader della franchigia, che ha esercitato con autorevolezza e generosità. Speriamo che possa tornare in forma l’anno prossimo, a patto che non rescinda il contratto e vada altrove.

I rookie Marcelo Mayer e Carlos Narvaez hanno mostrato lampi di genio in questa stagione, e ci aspettiamo che la prossima crescano ancora e possano dare molto di più.

Infine, una menzione d’onore ai killer dei mancini, al secolo Romy Gonzalez e Rob Refsnyder. Quest’anno Cora ha schierato i Red Sox facendo un abbondante (e per me anche irritante) utilizzo del platooning. In pratica hanno avuto due lineup: uno per i lanciatori mancini e uno, molto diverso, per i destrimani. A conti fatti tuttavia occorre riconoscere che senza questo accorgimento i Red Sox non avrebbero sicuramente raggiunto i playoff. L’OPS di Romy contro i lanciatori mancini è di .978 e quello di Refsnyder di .958. Sono numeri semplicemente pazzeschi. Dovremmo agire affinché, per il prossimo anno, non sia più così necessario.

Questa squadra è ancora in fase di ricostruzione, ma, dopo anni di inattività, è nettamente più vicina all’apertura di una finestra competitiva per la vittoria del campionato. Per ora, godiamoci quello che ci aspetta nei playoff e speriamo che almeno costituisca un’esperienza preziosa.

Il roster attuale conta solo 9 giocatori che hanno in precedenza giocato nei playoff. Di questi, in realtà, sono solo 3 giocatori, tutti e tre vincitori delle WS, quelli che hanno un minutaggio significativo:

  • Sono pochi coloro che hanno giocato più partite di playoff del due volte campione del mondo Alex Bregman nella storia della MLB.

  • Aroldis Chapman, anche lui con 2 titoli, che ha lanciato quasi 50 inning nei playoff.

  • Nathaniel Lowe, che ha partecipato alla vittoriosa campagna dei Texas Rangers del 2023.

Contiamo che l’esperienza nei playoff di questi tre veterani sia importante per gli altri giocatori del roster, indipendentemente dal numero di partite che riusciranno a giocare. Il baseball dei playoff è un’altra cosa, quasi un altro sport, ed è un vero peccato che giocatori come Mayer e Campbell non possano beneficiare di questa preziosa esperienza.

Sebbene abbiamo dovuto attendere la conclusione di Gara 162, alla fine è capitato l’esito più gettonato: la Wild Card Series al meglio delle tre partite a New York, a partire da martedì prossimo. Avrei preferito affrontare i pigiami usufruendo del vantaggio del campo, costringendo gli esterni rivali a vedersela con triangolo e Pesky Pole, ma purtroppo non è andata così e ora la ragione ci dà un pronostico sfavorevole. Vediamo perché analizzando punti di forza e di debolezza delle due formazioni.

Il punto di forza degli Yankees è il loro attacco. I MFY hanno il maggior numero di fuoricampo e guidano la MLB in OPS, e hanno il predestinato MVP della AL. Il loro più grande punto debole è il bullpen. Nessuna squadra ai playoff ha una media PGL del bullpen peggiore degli Yankees. Non ci sono molti rilievi affidabili ad alto potenziale su cui Aaron Boone possa contare, a parte David Bednar e Devin Williams, che comunque sta disputando la peggior stagione della sua carriera. Però per usufruire di questa debolezza bisogna arrivare agli inning finali.

I Red Sox sono esattamente speculari. Abbiamo un bullpen formidabile, che può schierare in sequenza Slaten, Whitlock e Chapman (0.70 WHIP), e i buoni bullpen fanno spesso la differenza ai playoff (non cito Kōji Uehara perché sono scaramantico). Tuttavia il nostro punto debole più grande è l’attacco incostante. Un problema che ci ha afflitto per tutta la stagione, specialmente per l’incapacità di battere valido con RISP. Nelle partite dei playoff, laddove i punteggi sono solitamente serrati, questo potrebbe essere un fattore determinante.

Se uno guarda quello che è successo a settembre siamo perfettamente giustificati a essere scettici che i nostri partenti riescano a portarci in vantaggio al sesto inning, specialmente in uno stadio progettato per esaltare la potenza dei loro slugger. Parafrasando Sergio Leone possiamo concludere che quando una squadra con Aaron Judge incontra una squadra senza Rafael Devers (o chi per lui), la squadra senza Rafael Devers (o chi per lui) è già morta stecchita.

Questo ci dice la ragione, ma il cuore non se ne cura. Magari Cora ha tenuto delle carte coperte, magari Boone sarà chiamato a prendere qualche decisione critica, magari Judge scivola sui gradini del dugout: non esistono le partite perse in partenza e specialmente le partite con quelli là.

Go Sox!

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Speranza e paura

Non so se capita anche a voi di avere la stessa impressione, ma a me sembra che le squadre che giocano la finale di una serie, con la possibilità di realizzare una sweep, lo facciano con minore determinazione o, quanto meno, non riescano, in tali circostanze, a mobilitare tutte le risorse fisiche e psicologiche. Al contrario, poiché a nessuno piace prendersi un cappotto, anche gli avversari raddoppiano gli sforzi in tali circostanze. Con tali premesse ero quasi sicuro che i Red Sox ieri avrebbero probabilmente mancato di staccare definitivamente il biglietto per la qualificazione. 

Per la precisione mi aspettavo una reazione di orgoglio di Toronto, che aveva appena perso la leadership della division, avrebbero sbranato l’incerto Bello che scende in campo ultimamente con un punteggio molto largo a loro favore.

Invece nonostante un attacco tornato all’apatia cronica di qualche giorno fa, con i temibili (sic) lanciatori dei Blue Jays (Varland, Lauer e Rodriguez) capaci di eliminare i primi 18 battitori dei Red, Bello era riuscito ad arrivare alla parte bassa del sesto, ancora con zero punti sul tabellone, sebbene si sia messo spesso nei guai.

L’attacco Blue Jays si apre con una innocua rimbalzante di Guerrero, che arriva salvo ed esultante in prima per errore del nostro interbase. Questo è stato il sesto errore Story nelle ultime sette partite, cinque dei quali sono stati errori di tiro nell’assistenza in prima in azioni di routine. 

Alla fine questo si rivela l’evento decisivo. Bello non la prende bene e, in rapida successione,  con una BB e un colpito riempie le basi, con zero out. Cora non è proprio sul pezzo, perchè magari il nostro non brillantissimo partente, lo avrebbe avvicendato un po’ prima. Forse l’inning non avrebbe dovuto neppure iniziarlo. Almeno spero che si comporti così in una gara di playoff. 

Queste sono le situazioni per le quali Weissert percepisce uno stipendio, ma ultimamente, quando ne ha avuto l’occasione, ha rimediato tali figure barbine che giustamente Cora ora si fida Wilson, per altro reduce dall’inopinato recente successo di martedì. Ma proprio per questo è una scelta che desta qualche perplessità. Perché non pensare a gente come Matz o Murphy che fanno la muffa in panchina? Oltretutto Matz è stato preso a Luglio da Breslow proprio per gestire tali circostanze. Col senno del poi siamo sicuri che non avrebbe fatto peggio.

Ora tocca vincerne una in casa contro Detroit, una squadra che potrebbe essere protagonista del più clamoroso crollo nella storia MLB. Lo scenario più nero sarebbe quello in cui Crochet fosse costretto a giocare domenica contro Skubal, saltando gara 1 delle Wild Card series. Ma speriamo che la faccenda si risolva prima.

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Gara 157

Sottotitolo: Grinta, talento e culo (per tacer degli arbitri)

Avevo sbagliato pronosticando altri sei giorni di sofferenza. In realtà, dopo la nostra vittoria di ieri (e la sconfitta di Houston a Sacramento), il numero magico per accedere ai playoff è sceso a uno e la situazione si è quindi di molto rasserenata. Poiché siamo avanti di due partite su Houston (e abbiamo vinto 4 dei 6 scontri diretti), l’unica possibilità rimasta loro per superarci è vincere le rimanenti 5 partite, mentre noi le perdiamo tutte tranne due. 

Quindi, salvo catastrofi planetarie, ci sono buone probabilità che mercoledì della prossima settimana disputeremo una Wild Card series in trasferta. Resta ancora da determinare l’avversario. Se la stagione finisse oggi, incontreremo gli Yankees al picco della loro forma. Tuttavia la division è ancora contendibile e, continuando a battere Toronto, ci potrebbe capitare di tornare a giocare proprio al Roger Centre. Se invece scivolassimo sul terzo gradino WC, affronteremo il campione della AL central, un titolo ancora da assegnare. Ma a questo punto, il tutto mi sembra un dettaglio poco significativo.

L’importante è essere tornati nei playoff e questo obiettivo è stato raggiunto da una squadra coriacea e grintosa che, nonostante tutto quello che ha potuto ordire il front office per ostacolarla, non ha mai mollato, ha dato il massimo in ogni momento, facendo valere i propri punti di forza che non sono pochi.

La partita di ieri notte è paradigmatica e merita di essere descritta in dettaglio.

Il matchup fra gli starting pitcher non sembra lasciarci troppe speranze. Gausman, uno dei migliori partenti della lega, aveva registrato una ERA di 2,51 nelle ultime 14 partenze dal 1° luglio. Toronto è stata una delle migliori squadre di baseball nelle partite casalinghe in questa stagione, arrivando martedì con solo 25 sconfitte, il minimo nell’AL. Infine, visto che conducevano di 3-7 il record degli scontri diretti, il pronostico era del tutto avverso. 

Tuttavia, visto si erano già assicurati un posto nei playoff, il rischio di perdere la division proprio sul filo di lana, generava un’insicurezza che i Red Sox hanno saputo sfruttare, facendosi trovare pronti, lasciandosi alle spalle i possibili strascichi della sconfitta di domenica, isolandosi dallo stress e riuscendo trovare l’unico maniera per battere un avversario nettamente superiore. 

Dopo un primo inning che scorre tutto sommato tranquillo, perchè i Blue Jays non approfittano del primo errore della partita di Story, colpiamo per primi al secondo. Yoshida, che ultimamente assomiglia a un giocatore di baseball, trova un doppio leadoff sulla destra. Essendo privi di slugger, non conviene regalare out usando il bunt, per far avanzare corridori bradipi. Gonzales e Raffaela quindi tentano la sorte ma sono entrambi eliminati. Tocca a Lowe, quello che domenica aveva mancato due volte la valida con le basi piene, il quale però evidentemente non ci sta ancora rimuginando, perchè questa volta trova una ground ball RBI sull’esterno centro. A seguire Abreau, tornato a difendere il campo destro, batte un doppio, ma Narvaez, con seconda e terza occupate, non riesce a colpire abbastanza profondo e viene preso al volo, ma intanto ha preso le misure.

La parte bassa del secondo sarà una sliding door. Giolito fa battere a terra Kirk, dopo un bel duello, ed elimina al piatto Schneider. Purtroppo, prima e dopo, concede due basi ball. Clement batte una rimbalzante di routine su Gonzalez, che assiste uno Story troppo disinvolto. Invece di guardare la palla, si guarda i piedi per verificare il contatto con la base, la palla del terzo out cade a terra e le basi si caricano. Torna in battuta il temibile Springer, che, sul conto di 2-1, tocca una GLL, con un giro ad uscire. La palla tocca l’infield in territorio fair e poi sorvola la terza base con una traiettoria curva che l’avrebbe portata a toccare terra in territorio foul dopo il guanto proteso di Bregman. La cosa interessante però è dove si trovasse la sua perpendicolare, quando è uscita dal campo interno. Secondo l’arbitro di terza, piazzato a sulla rigaa poca distanza dal cuscino, era foul. Per Springer, la sua squadra, il pubblico e i tutti commentatori sportivi era in territorio fair e sarebbe stata una valida pesante, che avrebbe portato almeno due punti e il turno alto nel box di battuta, con un Giolito comprensibilmente scosso. Il replay che scorreva in televisione e sui maxischermi, mostrava chiaramente che la palla era buona, ma, per qualche motivo che non conosco questo tipo di gioco non è revisionabile. Il manager di Toronto ha provato a chiedere all’arbitro capo se avesse visto qualcosa di diverso, ma senza esito. Springer è dovuto rientrare nel box, per essere subito dopo chiamato strikeout a causa di un sinker filo piatto esterno, ma chiaramente fuori dalla zona. Al povero George è venuto uno strabocco di bile che ha sfogato su suppellettili varie.  

Al quarto inning Masataka tocca di nuovo in valido, per un singolo leadoff, e va in seconda per un tentativo di pickoff in prima, con Gonzalez nel box, ricreandosi così le stesse condizioni del secondo inning. Questa volta però i suoi compagni non lo portano a casa e nella parte bassa i Blue Jays pareggiano sprecando due corridori agli angoli.

Nell’inning successivo Lucas Giolito con 2 out, concede una BB e viene rilevato avendo raggiunto i 98 lanci. Il suo ruolino riporta 3H, 4BB, 1ER e 3K. Un solo punto subito e 3K sono un buon risultato considerando che le sue four seam fastball viaggiavano a una media di 92,1 mph, in calo rispetto alla sua media stagionale di 93,3 mph.

Cora chiama Wilson per l’ultimo out. Raggiunge l’obiettivo dopo aver concesso una base ball a Lukes. Questo sarà l’ultimo avversario a raggiungere salvo il cuscino di prima. Wilson è mantenuto da Cora nel sesto e ripaga la fiducia dopo i recenti problemi.

Whitlock è anticipato al settimo inning per falcidiare il cuore del lineup di Toronto, che comprende Varsho e Guerrero. Contabilizzando questo inning perfetto ha concesso solo un punto guadagnato nelle sue ultime 29 riprese (30 presenze) a partire dal 6 luglio. 

Successivamente Cora fa entrare uno Slaten che non ha problemi a chiudere l’ottavo dimostrando di acquisire sempre maggiore confidenza. Infine sale sul monte il nostro intoccabile closer, che ottiene la sua 32° salvezza stagionale. Questo schema chiaramente è il piano per vincere le partite di playoff e potrebbe funzionare.

Tornando alla parte alta del sesto, dopo che Yoshida viene eliminato al volo, è Gonzalez che batte un doppio. Va in terza per un singolo di Raffaela e poi a casa per un altro singolo RBI di Lowe che ci porta in vantaggio. Dopo che Abreu sembra compromettere tutto, con una battuta in diamante, che provoca l’eliminazione di Rafaela preso in ballerina, Narvaez, ancora a zero dopo 17 AB, esplode con un doppio al centro, che raggiunge la recinzione e fissa il risultato sul definitivo 4-1.

La partita non è stata bella, ma, almeno per noi, molto divertente. Siamo stati fortunati, siamo stati favoriti (dalle decisioni arbitrali), ma sicuramente siamo stati pronti a ricavarne il massimo beneficio e abbiamo dimostrato di avere una serie letale di rilievi finali.

Ironicamente Springer ha subito un immeritato K proprio nel giorno in cui la MLB ha annunciato che avrebbe implementato l’Automated Ball-Strike Challenge System (ABS) la prossima stagione. Quindi, finalmente, hanno deciso di entrare nel XXI secolo, di acquisire un po’ di buon senso e di accettare che le partite di baseball debbano essere decise dai giocatori? … Non proprio.

Il nuovo sistema consentirà a ciascuna squadra solo due contestazioni a partita . Solo battitori, lanciatori e ricevitori potranno presentare una contestazione (toccandosi la testa). Se una contestazione ha successo la squadra la manterrà, al contrario la perderà se la chiamata venisse confermata. Insomma il solito metodo ambiguo e anodino di Manfred: due passi avanti e uno indietro per salvaguardare “il centrale ruolo dell’arbitro”. L’occhio umano non è semplicemente abbastanza sofisticato da determinare (con il grado di precisione necessario per arbitrare correttamente una partita di baseball della Major League) se un lancio effettuato a 85-105 mph sia uno strike o un ball. Esiste la tecnologia per effettuare queste decisioni con precisione e la MLB dovrebbe semplicemente prenderne atto. Magari questo renderebbe più spettacolari le partite, già inutilmente rovinate dal gost runner degli exrainning.

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Altri sei giorni di sofferenza

La vita è completamente imprevedibile, anche se agli esseri umani piace pensare di vivere in un mondo dove ogni giorno si ripete esattamente come il precedente, che tutto possa procedere senza scossoni e nulla possa spezzare la routine. Tendiamo a dimenticare  che, all’improvviso, degli aerei possono essere utilizzati per abbattere le torri gemelle, che grandi banche d’affari come Lehman Brothers possono dichiarare bancarotta, che siamo perennemente esposti quando si hanno notizie preoccupanti di una strane epidemie in Cina. 

Siccome la vita è monotona e priva di eventi traumatici apprezziamo lo sport, dove l’incertezza è ordinaria amministrazione e non sai mai quello che può succedere. Come corollario abbiamo che quando vince sempre quello che deve vincere è un sicuro indicatore di gioco truccato e questo per me rende inesplicabile come la serie A di calcio abbia così tanti appassionati.

All’estremo opposto dello spettro c’è il baseball in cui il motto “It ain’t over ’til it’s over”. Mancano sei partite alla fine della stagione della Major League Baseball e solo pochi giorni fa sembrava che tutto fosse deciso per l’accesso ai playoff. Ora invece sappiamo che i Red Sox, i Tigers e gli Astros sembrano ancora leggermente favoriti, ma i Guardians che hanno vinto 15 partite su 17, hanno ribaltato radicalmente la loro stagione e reclamano prepotentemente un posto. Per capire cosa succederà lasciamo perdere le proiezioni. Fan Graph attribuisce percentuali di successo ben superiori al 50% (per noi si parla addirittura del 90.2%), per ad ognuna di queste quattro squadre, anche se è assolutamente certo che una di queste non ce la farà. (Se mi chiedessero di scegliere qualcuno per gettarlo dalla torre direi immediatamente Houston, senza pensarci un attimo, purtroppo sono proprio quelli con il calendario di facile).

Siamo andati a Tampa in condizioni precarie, ma, sorprendentemente, abbiamo colto due rinvigorenti vittorie in rimonta, mettendo a segno dei big inning a fine partita nelle prime due partite. Poi (sorpendentemente?) siamo crollati nella gara finale, perdendo 7-3, subendo 14 strikeout e lasciando ben 10 uomini in base. Nathaniel Lowe dietro la lavagna per aver preso uno strikeout per ben due volte, con le basi cariche. Wilyer Abreu è tornato in campo per la prima volta dal 18 agosto, dopo aver saltato 30 partite, e senza aver potuto sottoporsi a riabilitazione il risultato è stato un gran sombrero.

Ma questo andamento a montagne russe non riguarda solo noi, anzi è caratteristico di tutto il campionato.

A fine agosto, i Red Sox hanno vinto 7 partite su 8 contro Yankees e Orioles, portandosi a 15 partite sopra il .500. Questo è stato il picco più alto della stagione e sembrava potessero competere per la division. Nelle ultime 7 serie (21 partite), i Red Sox hanno stabilito un record di 10-11, sono ancora 14 partite sopra il .500, ma ora siamo in corsa solo per una wild card. 

Secondo il sito Tankathon Boston ha il calendario più difficile dovendo affrontare nelle ultime serie due Toughest Opponents come Toronto o Detroit. Tempo fa speravo che queste due squadre, a questo punto della stagione, avessero raggiunto e propri obiettivi e che (forse) non si sarebbero impegnati alla morte con noi. D’altra parte se questo non è successo significa che anche loro hanno fragilità che potremmo sfruttare.

Mi riferisco in particolare a Detroit che sono entrati in una profonda crisi tanto che, un Cleveland piuttosto frizzantino, ha potuto rimettere in discussione la AL Central. Ora i Tigers conducono di una sola partita, dopo essere stati avanti di 11 solo 17 giorni fa e aver subito sei sconfitte consecutive, nove su dieci e 18 su venticinque. Mi ricordano qualcuno nel 2011.

Ora i Tigers dovranno giocare proprio con Cleveland e l’esito di quella serie potrebbe influenzare il nostro campionato. Ovviamente, i Red Sox sono padroni del loro destino e se riuscissero a vincere 4 o 5 delle ultime 6 partite sarebbe fatta. Considerate le difficoltà in battuta, l’evidente stanchezza dei lanciatori partenti e la scarsa qualità dei rilievi intermedi, è difficile credere che ne possano vincere più di 3. Sarà necessario quindi vedere quello che succede sugli altri campi e quello che succede nella AL central ci riguaerda più da vicino. Si propongono due scenari.

Scenario 1: I Tigers tengono a bada i Guardians e vincono l’AL Central
Anche se tutto lascia prevedere che i Guardians riescano a fare la loro parte e vincere la division potrebbe entrare in gioco la legge di Murphy. Le serie positive finiscono. È molto difficile mantenere un ritmo serrato a fine stagione. Questo è probabilmente lo scenario migliore per i Red Sox, dato che detengono il tie break sia contro i Guardians che contro gli Astros, avendo vinto le rispettive serie stagionali. Avendo una vittoria in più di entrambe significa che, per poterli eliminare, occorre che ENTRAMBE vincano 2 partite in più di Boston. Per esempio se i Red Sox finiscono 3-3 (uno scenario molto plausibile), sia i Guardians che gli Astros dovrebbero stabilire un record di 5-1 per eliminare i Red Sox. 

Scenario 2: I Guardians prendono l’AL Central
A questo punto i Tigers sono una contendente per la Wild Card insieme ai Red Sox e agli Astros. Boston e Detroit condividono lo stesso identico record, con 85 vittorie, ma in questo scenario i Tigers hanno il vantaggio del tie break sui Red Sox e giocheranno le ultime 3 partite dell’anno al Fenway Park. Questa potrebbe essere una serie playoff anticipata. Se così fosse, i Red Sox non avrebbero a disposizione i loro tre migliori partenti, dato che giocheranno tutti nella serie contro i Blue Jays. Forse il solo Giolito potrebbe eventualmente lanciare nella partita di domenica con 4 giorni di riposo, se fosse necessario.

Ma è inutile guardare così avanti. C’è poco da fare tabelle, pronostici o divinazioni, le cose spesso vanno in un modo che nessuno ha previsto. L’unica è sedersi in poltrona e guardare quello che accade, perché, come dice sempre Faso, il meraviglioso gioco del baseball sarà sicuramente emozionante.

Se a leggermi ci fosse un neofita consiglierei di concentrarsi sui pitching duel. Il baseball non lo si si può apprezzare se non si capisce quanto sia difficile:

  1. lanciare una palla ad un bersaglio dalle dimensioni paragonabili a un foglio A3, posto a 18,44 metri di distanza
  2. usare una mazza per colpire efficacemente una pallina dal diametro di 7,5 cm, che ti viene addosso a velocità che possono raggiungere i 160 Km/h.

Se invece si riesce ad apprezzare questi gesti tecnici tutto diventerà estremamente divertente, indipendentemente da chi vince, sempre che, beninteso, non indossino pigiamini a righe.

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In panne

Nove partite da giocare e speranze ridotte al lumicino. La squadra che ha perso la serie in casa con gli A’s sembra piantata a terra, incapace di fare un passo avanti, con tutti i reparti che hanno dato segni di regressione e logoramento:

  • Quasi tutto lo staff dei partenti, che ci avevano portato su in classifica durante l’estate, se non sono stati falcidiati dagli infortuni, sembrano aver esaurito ogni spinta propulsiva. Mi riferisco in particolar modo a Giolito e Bello che nelle ultime settimane esibiscono numeri paurosi. Abbiamo raschiato il fondo del barile e sembra che Crochet sia il solo su cui possiamo contare, unitamente a Early (finchè dura!), nonostante siamo riusciti a sprecare anche le sue gemme.
  • L’attacco, ridotto a uno stato larvatico, ha risentito di diversi fattori penalizzanti. Ha pesato l’assenza delle mazze di Anthony, Abreu, Mayer per infortunio e di Campbell, tenuto ancora in castigo in tripla A, e di quelli entrati in slump così profondi da non vedere la fine (Bregman e Rafaela). Breslow ha inoltre mutilato la squadra avendo cacciato una delle migliori mazze MLB, per mandare nel box giocatori che non dovrebbero giocare in MLB e altri che almeno non dovrebbero giocare titolari tutti i giorni.
  • La difesa, che pur non era il nostro punto di forza, ha mostrato segni di ulteriore cedimento anche in colonne come Trevor Story che, pur autore di due errori che ci sono costati la partita di ieri, è stato contemporaneamente uno dei migliori.
  • Il bullpen forse è il reparto messo meglio (non è proprio il caso di parlare delle piccole crepe mostrate dal nostro brillantissimo closer nel marasma generale), a patto che Cora smetta di mandare sul monte Weissert in partite contese. Ne ha buttate al cesso due recentemente, ora basta!

Quindici giorni fa speravamo di poter contendere a Toronto la division, ora siamo in caduta libera, tutti gli obiettivi sembrano sfumati nel nulla, a parte l’ultimo posto nella Wild Card race, che ci costringerebbe ad affrontare Seattle o Houston in trasferta nelle Wild Card series, con poche o punte prospettive di procedere oltre.  Noi non sappiamo cosa sta succedendo davvero nella club house, immaginiamo che tutto lo staff tecnico sia febbrilmente impegnato a cercare delle soluzioni, ma sembra impossibile che le possano trovare. La squadra sembra la Dodge Monaco del 1974 dei Blues Brothers che stira le cuoia, appena arrivata al Richard J. Daley Center di Chicago.

Il numero magico è 9, ma dovendo affrontare, nell’ordine, Tampa Bay, Toronto e Detroit sembra temerario poter ambire ad un bottino superiore a un paio di vittorie. Sembra quindi praticamente impossibile che Cleveland, che ha vinto le ultime sette in fila, non riesca a mettere la testa avanti e ci elimini dai playoff sul filo di lana, regalandoci un’altra stagione fallimentare. Molti paragonano questa situazione a quella del 2011, ma mi permetto di dissentire. All’epoca la proprietà aveva approntato una squadra in grado di vincere la divisione e puntare alle WS. Al disastro reagirono con prontezza (anche se non lucidamente), facendo rotolare qualche testa a caso. Avevano almeno l’obiettivo di tornare subito competitivi. Dalla stagione 2019 in poi non sembra proprio che Mr. Henry perda il sonno per i Red Sox, non si sa se verranno presi provvedimenti e quali.  Anzi c’è il rischio concreto che essere stati fra i corsa alla fine di settembre sia considerato un progresso e che quindi siano tutti confermati.

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Siamo in riserva

Quando Garrett Crochet è salito sul mound per il riscaldamento in vista dell’inizio Sunday Night Baseball, con le prospettive di raggiungere i playoff gravemente  compromesse dalle due sconfitte consecutive contro i MFY, l’ansia era palpabile sugli spalti del Fenway Park.

Non ero lì ovviamente,  ma è quello che mi è sembrato di percepire dalle immagini televisive. Se Crochet avesse vacillato, se l’impero del male ci avesse rifilato una sweep, sarebbero stati grossi guai. Fortunatamente, come ha fatto spesso in questa stagione, il ventiseienne di Ocean Springs, MS, si è dimostrato all’altezza della situazione, lasciando a secco i battitori di New York nel primo inning e contemporaneamente allentando la pressione su un attacco dei Red Sox che era sempre andato in difficoltà nelle prime fasi della partita.

Il risultato? Un sospiro di sollievo. Non appena Crochet ebbe falciato gli Yankees con un rapido primo inning che includeva due strikeout, seguiva un big inning di sei punti, che avrebbe segnato tutto l’incontro fino alla vittoria per 6-4. I primi cinque battitori di Boston (Jarren Duran, Alex Bregman, Trevor Story, Nathaniel Lowe e Romy Gonzalez) toccarono tutti in valido il malcapitato  Warren che sembrava incapace a fermare l’emorragia.

Dopo questa esplosione i ragazzi si sono calmati tornando ai ritmi delle partite precedenti, senza più impensierire la difesa avversaria. Brutto segno perché qualche altro punticino di assicurazione sarebbe servito per non guardare gli inning finali a chiappe strette.

Con un vantaggio di 6-0, Crochet non è stato perfetto, concedendo due fuoricampo, uno da due punti di Amed Rosario e un fuoricampo solitario di Judge. I fuoricampo sono stati un problema ultimamente. Crochet ha concesso 12 fuoricampo nelle sue ultime 12 partenze, rispetto ai 10 nelle prime 18. Ma ha ampiamente limitato i danni, concedendo tre punti in sei inning, in cui ha eliminato 12 giocatori e ha indotto 23 swing and miss, in entrambi i casi eguagliando i suoi massimi stagionali. Insieme a Chris Sale e Pedro Martinez è stato l’unico lanciatore nella storia del club ad avere totalizzato più di 230 strikeout e meno di 60 punti concessi in almeno un periodo di 30 uscite.

In particolare gli scontri di Crochet contro Judge hanno continuato a essere spettacolari, come lo sono stati per tutta la stagione. Crochet ha eliminato Judge nei primi due turni in battuta, prima che Judge impattasse una palla veloce oltre il muro del bullpen al quinto inning, portando il punteggio sul 6-3. Judge è ora 3 su 15 con 11 strikeout e due fuoricampo contro Crochet.

A due settimane alla fine della stagione regolare, la sfida di ieri sera potrebbe ripetersi ad affrontarsi a ottobre nel turno di Wild Card. Crochet avrà senza dubbio la palla nella prima partita da titolare, con la possibilità di consolidare ulteriormente la sua posizione con la squadra rivale. In quattro partenze in questa stagione contro New York, Crochet ha una media PGL di 3,29 con 39 strikeout in 27.1 inning.

Il bullpen ha chiuso la partita con l’impressionante ottavo inning di Garrett Whitlock, con tre strikeout dopo un singolo iniziale, e con la buona prestazione di Aroldis Chapman, che ha chiuso la partita. Chapman aveva concesso punti in ciascuna delle sue ultime due occasioni, dopo una serie di 50 battitori consecutivi senza subire valide. Domenica, gli sono bastati solo 11 lanci per concludere la partita, realizzando 10 strike e battendo a 101 mph sui suoi ultimi quattro lanci.

I Red Sox avranno lunedì libero prima di tre partite contro gli Athletics a partire da martedì. La vittoria di domenica ha portato a 82 le vittorie stagionali, il massimo dal 2021

I Red Sox ora sono a una partita e mezza dagli Yankees per il primo posto nella wild card dell’American League, anche se solo una partita avanti rispetto a Houston, terza in classifica. Dal 2022 non si gioca più la partita 163 e I Sox detengono il tie-break contro entrambi. Questo particolare però non sarà sufficiente se le mazze non ritroverranno un po’ di slancio. Meno male che l’esterno destro Wilyer Abreu, secondo nella squadra dietro Story per fuoricampo, dovrebbe tornare in campo questa settimana. Speriamo porti un po’ di potenza nel box.

In questi ultime partite i Sox hanno certamente un calendario impegnativo (TOR e DET vs A’s e TB) quasi come Houston (TOR e SEA vs LAA e A’s). Per i MFY invece tutta discesa dovendo affrontare CWS e Minnie più 7 partite con BAL.

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Artefici del nostro destino

Quando la squadra si è portata a Sacramento per disputare la serie contro gli A’s, dopo gara 1 vinta in tranquillità da un Crochet tornato ai suoi livelli abituali, sembrava che avessimo finito i lanciatori partenti per occupare gli ultimi due slot della rotazione. Parlo di lanciatori partenti sani naturalmente, perché le infermerie traboccano, oltre ogni limite, di partenti rotti, falcidiati da misteriose epidemie di infortuni che hanno imperversato nel corso dell’intera stagione.

Per fortuna a capo del front office c’è un ex lanciatore, specializzato in lanciatori, soprattutto nello scouting di lanciatori, capace di trovare il talento in ogni luogo e in ogni lago, e di rimpinguare il farm system di giovani prospetti e valorosi veterani. D’altra parte era stato preso dai Red Sox proprio perché la sua unica esperienza professionale pregressa era maturata nei Cubs, a fianco di Epstein, e consisteva proprio nel supportare l’infrastruttura di lancio dell’organizzazione. 

Bisogna ammettere che sul fronte lanciatori Breslow si è mosso con decisione e risultati positivi. Appena arrivato a Boston ha ribaltato completamente la politica dei Draft tenuta dal suo predecessore e in poco tempo è riuscito a dare alla squadra un pitching competitivo, al netto di qualche  svarione come quello di regalare ad Atlanta un veterano in procinto di vincere un NL Young Award e un ottimo prospetto, valutato soprannumerario, a Milwaukee. (Fra i punti di forza di Breslow non c’è la capacità di spremere la massima contropartita negli scambi).

I giovani prospetti portati nel farm system sono maturati molto velocemente, tanto che, in tempi di carestia, qualcuno è stato chiamato ad aiutare la squadra a completare quest’ultimo scampolo di stagione. L’ultimo gioiello portato all’esordio in prima squadra, forzando tutte le tappe, si chiama Connelly Early e ha lanciato nella vittoriosa gara 2, chiusa con un punteggio di 6-0 al Sutter Health Park.

Il debutto di Early ha superato le più alte aspettative dominando fin dall’inizio, con un primo inning da 1-2-3, incluso uno strikeout al temibile rookie Nick Kurtz, e eliminando i primi otto battitori affrontati.

Early ha dato ai Red Sox cinque inning scoreless e ha pareggiato il record di franchigia per il maggior numero di strikeout in un debutto nella Major League con 11. È stato taggato per cinque valide e ha concesso una base su ball a un solo battitore, totalizzando un totale di 90 lanci. Un debutto stellare in cui ha mostrato una notevole maturità nella gestione del pitching duel, contro degli avversari tutt’altro che mediocri. 

Emblematica in tal senso la gestione quarto inning, quando è riuscito a risolvere una situazione di basi cariche con 1 out, con due autorevoli strikeout finali ai danni di Hernaiz e Butler. Quando alzò il pugno dopo lo strikeout di Butler e si diresse verso la panchina, sembrava un veterano avvezzo a queste situazioni, non un giocatore esordiente.

Per risolvere il rebus di gara 3 finalmente Cora si è deciso a richiamare da Worcester Kyle Harrison, uno dei pezzi chiave acquisiti in cambio di Devers a giugno, che ancora attendeva il suo debutto stagionale. Quando era arrivato a giugno sembrava dovesse trascorrere solo un paio di settimane di riabilitazione in tripla A, ma alla fine ci è rimasto quasi tre mesi.  

La partita tuttavia inizia con Tolle sul monte, probabilmente come opener, dopo un riposo abbreviato di soli 4 giorni. Non è andata benissimo. Tolle ha effettuato 33 lanci in due inning e ha concesso tre valide, con due strikeout e nessuna base su ball. Il problema è stato che due di queste valide erano altrettanti solo homer. 

La partita, pur con Harrison a disposizione come piggybacking, prosegue in modalità bullpen. Cora manda in campo, all’inizio di ogni inning successivo, lanciatori diversi (Weissert, Wilson), fino a quando riesce a trovare quello che riesce perde la partita: Slaten. Lo Slaten tornato dall’infortunio (7 ER  e 12 H in soli 5.1 inning) non è neppure lontano parente del buon setup visto prima. C’è l’assoluta necessità di rimetterlo in carreggiata prima di ottobre. Non c’era alcuna necessità di mandarlo in campo a sacramento.

Con basi cariche e 1 out deve entrare Matz che effettuerà due soli lanci per ottenere i due out che servono per chiudere il quinto inning. Purtroppo il primo dei due sarà un 2RBI double, decisivo per il risultato, con frutta anche un out a casa base. Matz è un ottimo rilievo multinning che non andrebbe impiegato come pompiere.

Poi finalmente al sesto inning Cora si decide a mettere la palla in mano a Harrison, che, udite udite, lancia bene per ben tre inning, senza subire punti e concedendo solo tre valide, nessuna base su ball e 2K. Il 49° e ultimo lancio di Harrison provocò un flyout, che chiuse l’inning con i corridori agli angoli.

Harrison forse non è stato rimesso ancora completamente in forma, ma potrebbe rivelarsi utile in questo finale di stagione, soprattutto perché probabilmente dovrebbe avere una autonomia di lanci ben superiore a quella che possono dare dei rookie come Tolle e Early, ancorché brillanti.

Se mercoledì Cora lo avesse fatto entrare subito al terzo inning, magari in combinazione con Matz, forse avrebbe avuto i 7 inning scoreless necessari per vincere e avrebbe tutelato il bullpen. Naturalmente Cora, come qualcuno giustamente fa notare, essendo lo skipper “ne sa qualcosina più di noi” che pestiamo sui tasti a diversi migliaia di chilometri di distanza, ma certe scelte sembrano piuttosto strampalate e, soprattutto, non producono risultati particolarmente brillanti. 

Questa ultima sconfitta mi disturba perché arriva prima delle partite che decideranno la stagione: prima la serie contro The Evile Empire a Fenway questo fine settimana e poi una serie a nord del confine con il Canada. Qualsiasi esito finale è ancora possibile: sia il trionfo completo (la vittoria dell’AL East) sia il disastro (l’uscita completa dalla corsa ai playoff) e in ogni caso le cose si risolveranno negli scontri diretti.

Entrambi gli eventi limite citati sono decisamente improbabili, ma dopo tanto digiuno questo finale al cardiopalma è veramente godibile. Inoltre  rimane ancora pienamente contendibile una succosa posta intermedia, costituita dal vantaggio del campo nelle Wild Card Series con i pigiami.  Un traguardo che sarebbe decisivo consaguire

PS: i ragazzi che l’hanno cacciata fuori sui lanci di Tolle si chiamano Shea Langeliers e Nick Kurtz. In questa occasione entrambi hanno battuto il loro 30esimo fuoricampo stagionale. Per fare un confronto il nostro fuoricampista più prolifico è Story, fermo a quota 24. Questo, secondo me, è il nocciolo della questione: non abbiamo più uno slugger. E allora capita che se non hai nessuno che la caccia fuori regolarmente le partite le perdi, anche con gli Athletics. 

Mi rendo conto che non dovrei provare tanto fastidio per una singola gara, dovrei avere una visione più ampia. Per esempio cerco di dirmi che abbiamo iniziato la stagione con un record di 6-17 negli 1-run game. Se fossimo  riusciti a realizzare anche solo mediocre risultato di 11-12 questa squadra ora sarebbe in testa alla division. E all’epoca avevamo anche uno slugger. Ma non c’è niente da fare, quella sconfitta a Sacramento mi fa ancora sacramentare 🙂

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Blackout

Roman Anthony si fa male e improvvisamente si spegne la luce. Stanotte affrontavamo Brandon Pfaadt che dopo 79 partite, alla sua terza stagione MLB, aveva una ERA in carriera di 5,15. Con Lucas Giolito sul monte avrebbe dovuto essere una vittoria obbligata e invece incassiamo ancora una cocente sconfitta, con caratteristiche ed episodi che dovrebbero preoccuparci, visto che potrebbe addirittura compromettere una qualificazione ai playoff (data acquisita al 94% da FanGraph).

Nella parte  bassa del secondo inning Giolito riempie le basi con 1 out, concedendo 2 singoli e una BB. Va nel box il battitore numero 9 dei Serpentes McCarthy, batte una facile palletta al centro del diamante, che avrebbe dovuto innescare un doppio gioco di routine e accade l’impensabile: Story, l’uomo cardine della difesa interna, l’ha manca, la palla finisce in campo esterno e frutta 3 punti ad Arizona, considerando anche il SF di Perdomo al turno di battuta successivo. 

La giocata storta di Story non è stata neppure l’unico errore eclatante in difesa dei Red Sox, che ancora una volta sono caduti vittima di un malinteso tra Rafaela e Duran che, similmente a quanto avvenuto a Baltimora alla fine di agosto, hanno lasciato cadere una palla al settimo inning che ha concesso un doppio invece che un out. 

Questa particolare dinamica, che coinvolge anche veterani di comprovata solidità, potrebbe essere causata dal giocare contratti, tesi, senza fluidità, preoccupati di mettere in discussione un risultato dato per acquisito. Questa situazione, che a volte è definita braccino, di solito avviene quando la mente del giocatore non è calma, quando i pensieri sono troppi e negativi, quando il dialogo interno non è funzionale all’obiettivo che si vuole raggiungere. 

Ma come si può essere preoccupati di essere sotto di 3-0 con Arizona al secondo? Una squadra forte, che vuole competere per il titolo divisionale, sa che c’è ancora il tempo per recuperare e non si fa smontare. E invece accade esattamente il contrario. Poi se uno guarda al line up che schieriamo ultimamente, con Yoshida assurdamente lead off e tanti giocatori assolutamente improduttivi, si comincia a pensare che non si tratta solo di ingiustificate fobie.

PS: intanto Ciccio, cacciato in esilio sulla west coast, ha battuto il suo 31° HR stagionale, 2 in meno del suo record vita del 2023. Avrà anche un cervello di gallina, ma con il bastone ancora se la cava. Lui sembra contento, immagino saranno contenti tutti coloro che non sopportavano più la sua faccia imbronciata nel dug out e sarà contenta la proprietà per tutti i soldi risparmiati. Possibile che sia solo io che continuo ad essere un filino incazzato?

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Ultima curva

La stagione è agli sgoccioli, ma ancora la griglia dei playoff non è perfettamente definita e ogni partita sembra avere un valore maggiore.

Ieri Narváez è subentrato a Lowe (0/2) al quinto per il suo primo pinch hit in carriera e ha battuto un singolo 2RBI che alla fine è risultato decisivo per il risultato, ribaltando in nostro favore una partita che la tremebonda partenza di Bello avrebbe senza dubbio compromesso, contro avversari più forti di Cleveland.

Tutto questo però passa in secondo piano nelle cronache per lo strano fuoricampo, battuto da Story al sesto al Pesky’s Pole, che ha stabilito un nuovo record di brevità, avendo percorso una distanza di soli 92 metri dal piatto. 

Tutto succede nella parte bassa del sesto inning, con i Boston Red Sox in vantaggio per 5-3, quando Story alza uno slider del rilievo Jakob Junis, lungo la linea di destra. L’esterno Noel corre sotto la palla e tenta una presa al volo proprio vicino al palo di Pesky, ma la presa non è perfetta, sicuramente non è una presa salda e sicura necessaria per l’eliminazione. Nello slancio l’esterno prosegue e la palla che è inizialmente nel suo guanto, colpisce il palo, poi di nuovo il guanto di Noel prima di rimbalzare su un tifoso e cadere in territorio foul.

L’iniziale chiamata arbitrale di foul è sicuramente sbagliata, perchè la verticale della palla, quando l’esterno la tocca, cade sicuramente in territorio fair. Quindi ora la palla è viva e se cade  si trasformerebbe almeno in un ground rule double. Purtroppo per Noel, dopo aver rimbalzato sul guanto, tocca il palo e quindi è HR.

C’è un punto però da chiarire ancora. La palla cade definitivamente dal guanto di Noel quando il suo guanto va a impattare su un tifoso. Forse la circostanza a qualcuno di voi la situazione ha richiamato alla memoria l’episodio della famosa Fan Interference chiamata sulla mancata presa di Betts della battuta di Altuve in gara 4 delle ALCS 2018. L’analogia non è calzante. Quando a Houston il tifoso tocca il guanto di Betts, la verticale della palla è in territorio fair, mentre Noel viene “disturbato” in territorio foul, in cui lui si può avventurare, ma a suo rischio e pericolo.

Inizialmente, Story aveva corso in seconda base, pensando che si trattasse di un doppio per regola di campo e ci è rimasto mentre l’azione veniva sottoposta a revisione arbitrale, che alla fine ha decretato che si trattava effettivamente di un fuoricampo.

Con questa vittoria recuperiamo una parità in percentuale con i MFY, e quindi un virtuale primo posto nella classifica Wild Card, visto che abbiamo vinto la serie stagionale. I pigiami però, avendo disputato due gare meno di noi, sarebbero ancora artefici del proprio destino.

La cosa più interessante però non è questa. Dopo la sconfitta a Cincinnati il vantaggio di Toronto si assottiglia a 2.5 GA e quindi per me si riapre la vittoria della division. A parte che sarebbe comunque vincere qualcosa, il primo posto dà la possibilità di ricevere un bye e saltare le Wild Card series, oppure avere il vantaggio del campo. Per come è organizzato il calendario dei playoff non si capisce se il Bye costituisca un vantaggio, ma, nel caso dei Red Sox, il vantaggio del campo ha sicuramente un valore. 

Ci sono due episodi recentissimi che avvalorano questa affermazione. Oltre al solo homer di Story, ottenuto con la collaborazione del palo, domenica il fuoricampo interno di Duran, che è arrivato a casa senza neppure scivolare, è arrivato anche grazie alle carambole che la palla ha effettuato nel triangolo, che ha mandato ai matti il CF dei Bucks. Inoltre noi abbiamo un esterno centro stellare che, anche se per il momento con la mazza è troppo silente, si guadagna lo stipendio perchè sembra essere l’unico a possedere la mappa del Fenway Park.

Faingraph e altri siti di pronostici che cercano di predire la classifica finale non ci danno molte chance da questo punto di vista. Tuttavia, poichè non è finita finchè non è finita, se diamo un’occhiata al calendario della prima quindicina di settembre, potremmo trarre qualche motivo di incoraggiamento.

Toronto, completata la serie in trasferta a Cincinnati, andrà a giocare tre partite nel Bronx, per poi incontrare Astros e Orioles in casa. Il calendario dei MFY è ancora più sfidante perché prevede una trasferta a Houston, prima di accogliere Toronto e Detroit, per poi arrivare al Fenway Park. I tifosi yankees stanno con le chiappe strette perchè i “Bomebers” sembrano a loro agio con le squadre sotto 500 (con le quali segnano sfracassi di punti a suon di fuoricampo) per poi sciogliersi con le squadre forti. Questo è comprovato dalla loro differenza punti (+134), la migliore in AL, a cui non corrisponde un record esaltante. Nella division i Red Sox sono secondi (+104) e i Blue Jays addirittura terzi (+55) alla pari con gli odiosi raggetti.

Insomma siamo in vista dell’ultima curva prima del rettilineo finale e le circostanza ci danno l’opportunità di affrontarlo in ottima posizione, sempre che riusciamo piegare i Guardians e a sfruttare le serie sulla west cost con Diamondbacks e Athletics.

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