Le brevi vite felici dei Boston Red Sox

In un racconto di Ernest Hemingway, Francis Macomber è un ricco americano che partecipa a un safari in Africa, assieme alla moglie e a un cacciatore bianco professionista. All’inizio Francis non dimostra grande coraggio, tanto che la moglie lo tratta male, accusandolo implicitamente di essere un vigliacco. Nella caccia successiva, però, Macomber si rinfranca, uccide dei bufali pericolosi e riacquista visibilmente fiducia in sé stesso. La moglie, che percepisce questa mutata condizione come una minaccia, approfitta di un momento in cui Francis deve affrontare una situazione critica per sparargli, colpendolo alla base del cranio. Il cacciatore sistema le cose per far passare il tutto come un incidente, anche se è convinto che lei abbia deciso di ucciderlo deliberatamente.

Questo racconto mi è tornato in mente dopo la quinta sconfitta consecutiva rimediata ieri a Disneyland: negli ultimi anni, ogni volta che la squadra sembra aver trovato il suo ritmo, qualcuno del front office prende il fucile e, deliberatamente, decide di affossarla.

Il rifle shot che ha fermato i Red Sox quest’anno è rappresentato dalla cessione di Ciccio Devers in cambio di nulla di significativo. Non ci voleva certo un genio per prevedere che privarsi del miglior battitore non avrebbe giovato a una squadra con tanti difetti nel roster, ma le assurde modalità dell’operazione, il tempismo scellerato, le giustificazioni cretine hanno innescato un vortice di conseguenze negative fino a raggiungere le dimensioni della catastrofe.

I Red Sox sono in picchiata, e non si capisce proprio cosa dovrebbe succedere per evitare di sfracellarsi al suolo. È normale che, per chiunque segua la squadra per diletto e non per professione, diventi estremamente difficile continuare assiduamente e dare conto di quanto succede in maniera partecipativa:

  • Boras ha detto che attiverà l’opt-out del contratto di Bregman a ottobre? Vabbè, pazienza, dicono tutti così.
  • Kutter Crawford non tornerà sul monte questa stagione per un’operazione? Esticazzi, tanto era una pippa!
  • Quinn Priester, il lanciatore accolto con la fanfara lo scorso anno — cedendo un ottimo prospetto (Nick Yorke) ai Pittsburgh Pirates — o girato ai Birrai per qualche peanuts dopo alcune prestazioni giudicate poco convenienti è lo stesso lanciatore che ora ha un record di 5-2 con una media PGL di 3.68, mentre la nostra rotazione è falcidiata dagli infortuni? Sono cose che capitano!
  • Da quando i Red Sox hanno ceduto Rafael Devers il 15 giugno, i molti giocatori schierati al numero due dell’ordine di battuta hanno registrato complessivamente .199/.262/.349. Invece di .264/.390/.875, che ci avrebbe garantito Ciccio? Bang! proiettile arriva alla base del cranio.

Per giustificare l’ingiustificabile trade, la dirigenza dei Red Sox ha fatto diverse affermazioni ridicole, ma ce n’è una di Breslow che mi torna continuamente in mente:

“Penso che ci siano delle reali possibilità che, alla fine della stagione, guardando indietro, avremo vinto più partite di quante ne avremmo vinte altrimenti.”

Col passare del tempo (e non ce n’è voluto molto), questo commento sconsiderato è invecchiato così male, diventando così assurdo, da sembrare pronunciato da una personalità problematica e disturbata.

Boston è in una striscia di cinque sconfitte consecutive, incluse due partite perse proprio contro i Giants, la nuova squadra di Devers, e in questo periodo ha avuto una media inferiore a quattro punti a partita.

Per tutta la stagione i Red Sox hanno sempre faticato, quasi in ogni partita, almeno in un reparto. Quando il partente era dominante, come spesso è successo con Crochet, l’attacco scompare. Quando lo staff dei lanciatori implode, l’attacco magari è più brillante e prova a mettere assieme delle rimonte, solo per poi perdere, molto spesso, di uno o due punti.

Tutto questo porta però all’inevitabile conclusione che non siamo una squadra migliore senza Devers, in qualsiasi modo vogliate considerare questa affermazione. La dirigenza ha peggiorato il suo attacco — già di per sé poco brillante — in maniera deliberata e senza esitazioni. Questa automutilazione ha potenzialmente compromesso l’intera stagione, e risulta ancora più dolorosa per le motivazioni che configurano, come si dice in termini giuridici, i futili motivi: sono andati in conferenza stampa e hanno seriamente insistito sul fatto che si trattasse di sanzioni disciplinari, mentre hanno respinto con decisione le motivazioni finanziarie.

Se i Red Sox non accedessero ai playoff, come ormai sembra più che probabile, la proprietà dovrebbe rivedere i criteri con cui ha scelto i dirigenti negli ultimi anni: disfarsi dell’idiota e del sociopatico e affidarsi a un CBO di comprovata esperienza e capacità — un professionista che sappia come si costruisce un roster forte ed equilibrato. Individuata questa figura, però, occorre anche affidargli un mandato senza riserve e pregiudiziali. Tale mandato dovrà includere la possibilità di stravolgere lo staff tecnico, compresa la figura del manager, che sembra destinata a sopravvivere ad ogni evenienza, senza mai pagare dazio.

Detto questo, per quanto mi riguarda, mi metto in stand-by. Mi è passata la voglia di seguire una squadra con una proprietà disinteressata a vincere. Naturalmente questo mio atteggiamento non avrà nessuna ripercussione, ma credo che se i tifosi di Boston svuotassero lo stadio, smettessero di comprare merchandising, ecc., sarebbe l’unico modo per modificare questa incresciosa situazione. La conseguenza di questa mia decisione è che i post di questo blog saranno sempre più rari, legati solo a situazioni particolari. Naturalmente, il mio posto è a disposizione per chiunque di voi sia più motivato di me.

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Ultima tappa Disneyland

Alla fine a San Francisco non è andata bene. Venerdì sera, con il DH avcversario appesantito dallo scambio di cinque giorni prima, i Red Sox si sono imposti e l’attacco ha segnato il suo maggior numero di punti in una partita dalla partenza di Devers, mantenendo lo stesso a 0/5. Ma la partita d’esordio si è rivelata l’unica cosa bella del weekend in una serie altrimenti frustrante, culminata in una dura sconfitta per 9-5 domenica.

La scarsa precisione di gioco che ha caratterizzato gran parte di questa e della precedente stagione, che sembrava si fosse attenuata di recente, è tornata alla grande domenica. Due errori chiave hanno portato a cinque punti non guadagnati che hanno compromesso il risultato. È stata la seconda volta quest’anno che i Red Sox hanno concesso cinque o più punti non guadagnati in una partita, con il peggior risultato dei sei punti regalati ai CWS l’11 aprile.

“Dobbiamo giocare meglio in difesa”, ha detto Cora. ​​”L’intero weekend è stato un po’ impreciso da quel punto di vista.” E subito gli è stato attribuito il premio Catalano.

I Red Sox sono scesi in campo domenica dopo aver vinto otto delle ultime 10 partite, con la prospettiva di vincere la quinta serie consecutiva. Ma dopo tre partite, se ne sono andati con una sola vittoria, tornando a un record di 40-39. Difficilmente la si verificherà la corbelleria di Breslow, cioè che senza Devers vinceremo più partite.

All’inizio, contro uno dei migliori lanciatori mancini della lega, Robbie Ray, i Red Sox hanno dato battaglia, facendolo scendere dopo cinque inning, con il risultato in loro favore determinato anche dagli errori dei Giants.

Ma, come hanno fatto troppo spesso in questa stagione, se la sono lasciata sfuggire. I Giants si sono portati in vantaggio per 2-1 nel terzo inning quando Duran e Nate Eaton, alla sua prima partita da titolare, si sono scontrati nel campo sinistro e hanno lasciato cadere una palla al volo tra di loro loro. Può capitare quando i giocatori non si conoscono.

Al settimo inning, dopo che i Red Sox si erano portati in vantaggio per 5-4 con un solo homer di Rafaela, Gonzalez, alla sua seconda partita in seconda base, ha lasciato passare un banale drive in linea che ha permesso il punto del vantaggio Giants e prolungare un inning in cui abbiamo incassato ben quattro punti, mettendo fine alla competizione. Può capitare se un giocatore non sa quale sia il suo ruolo.

La gravità degli errori commessi per il livello di Major League, dovrebbe far riflettere Cora: conviene stravolgere la formazione quando incontriamo i mancini? Magari guadagniamo qualcosa in attacco, ma lo restituiamo con gli interessi. Capisco che anche Hamilton, un difensore di ruolo in seconda, abbia commesso anche lui due errori durante il fine settimana in seconda base, ma ce ne è un altro in tripla A che fa la muffa. Tutto questo ha messo di nuovo in luce, come se ce ne fosse bisogno, le difficoltà di un roster imperfetto, con molte componenti in turbinoso movimento, che non è stato, non dico risolto, ma minimamente affrontato dal recente megatrade.

Poi ci si sono messi anche gli arbitri. Duran ha battuto un potenziale doppio con line drive sulla linea di destra nell’ottavo inning. Scivolato oltre la seconda è stato chiamato out, anche se dalle immagini televisive, sembrava proprio fosse tornato in contatto col cuscino prima del tocco avversario. Nonostante ciò l’azione è stata contestata, ma la decisione del campo, incredibilmente, è stata confermata. Duran ha protestato con l’arbitro ed è stato espulso, così come Cora che era entrato in campo. Cornuti e mazziati.

Ma c’è stata un’azione precedente ancora peggiore. Toro, partito dalla prima, stava correndo verso casa base spinto da un doppio di Rafaela. Nell’arrivo a casa Toro è in svantaggio sul tempo perché il ricevitore Patrick Bailey aveva saldamente la palla in mano. Per evitare l’out Toro ha letteralmente saltato l’avversario, evitando l’out, per poi attraversare il piatto. A questo punto però, inaspettatamente, è stato eliminato dall’arbitro capo perché ha giudicato fosse fuori dalla traiettoria fra le basi. Una decisione abbastanza sorprendente. Non è stata sottoposta a revisione, ma non so se per una decisione di Cora oppure per un aspetto regolamentare.

Dopo questa serie deludente, i Red Sox si dirigono a sud per affrontare i Los Angeles Angels nella Orange County. Saranno le partite 80, 81 e 82 della stagione: siamo a metà stagione. Nonostante un paio di settimane calde, i Red Sox ci arrivano con un record di 40-39, solo una partita sopra il .500 e ancora fuori dalla corsa per un posto nelle Wild Card. Questa è una squadra che può andare avanti o crollare per il quarto anno consecutivo.

Gli Angels sono 11-9 a giugno. Boston è 12-7, avendo perso due partite su tre contro gli stessi Angels al Fenway Park, che però, in tale circostanza, non hanno esattamente dominanti: due prestazioni di lancio assolutamente balorde hanno vanificato serate molto forti con la mazza che conteso il risultato quasi fino in fondo.

Questi i probabili lanciatori:

  • Lunedì 23 giugno: Walker Buehler (5.95 ERA / 5.34 FIP) contro Jack Kochanowicz (5.38 ERA / 5.69 FIP)
  • Martedì 24 giugno: Garrett Crochet (2.20 ERA / 2.59 FIP) contro Tyler “Mr.” Anderson (4.56 ERA / 3.57 FIP)
  • Mercoledì 25 giugno: Richard Fitts (4.71 ERA / 5.87 FIP) contro Yusei Kikuchi (3.01 ERA / 3.88 FIP)

Domenica, i Red Sox hanno inserito il lanciatore destro Hunter Dobbins nella lista degli infortunati per una distorsione al gomito destro, richiamando Richard Fitts. Dopo la partita di venerdì, in cui ha concesso cinque punti, quattro dei quali guadagnati in quattro inning di gioco, Dobbins ha affermato di aver notato un notevole calo della velocità. Nel primo mese della stagione, Dobbins ha fatto avanti e indietro tra Boston e Worceste prima sostituendo Fitts infortunato, poi entrando nella rotazione in modo più permanente quando anche Walker Buehler è finito nella IL. In 12 partite e 10 partenze, Dobbins ha registrato una ERA di 4.10.

Nel fine settimana, Cora ha anche rivelato che il lanciatore Kutter Crawford, che l’anno scorso ha collezionato 30 presenze per Boston ma che non ha ancora esordito in questa stagione, ha avuto un’altra battuta d’arresto durante la riabilitazione a Fort Myers, in Florida. Crawford ha iniziato l’anno infortunato con un infortunio al ginocchio destro, ma in primavera ha aggiunto un infortunio al polso. Lunedì si sottoporrà a degli accertamenti, ma ovviamente i tempi di recupero si allungano.

Tanner Houck, infortunato da metà maggio per uno stiramento al muscolo flessore-pronatore, inizierà martedì il secondo periodo di riabilitazione a Worcester.

Quando venerdì i Red Sox hanno opzionato Campbell a Worcester, lo hanno fatto con l’intenzione di aiutarlo a rallentare la situazione emotiva. L’obiettivo di Campbell non è tornare a giocare in Tripla A, ma lavorare sui fondamentali e sul fare meno. Per questo motivi Campbell non si è aggregato ai WooSox in trasferta ma è rimasto a Worcester per fare un po’ di lavoro extra con lo staff di sviluppo della squadra.

“Siate aggressivi all’inizio dei conteggi, riconoscete le palle veloci, i diversi tipi di palle”, ha detto Cora a proposito di ciò su cui Campbell lavorerà. “Sappiamo tutti con cosa ha avuto difficoltà. Quindi dategli un piccolo reset e poi spiegategli cosa vogliamo. Questo è il processo di pensiero. Ma deve giocare. Credo che alla fine si acquisisca esperienza giocando nove inning e affrontando ogni situazione”. In 67 partite, il 23enne Campbell ha vinto il premio di Rookie of the Month ad aprile, ma dal 1° maggio ha avuto una media battuta di solo .159 con un OPS di .465.

Il rilievo Jordan Hicks, acquisito nell’ambito dello scambio di Devers, ha iniziato domenica un percorso riabilitativo a Worcester dopo un infortunio al dito del piede rimediato all’inizio di giugno.

Hicks ha avuto un primo periodo di riabilitazione difficile, concedendo un singolo, un fuoricampo da due punti, un singolo e una base su ball. Ha ottenuto due eliminazioni, ma è stato sollevato dopo 23 lanci e 10 strike. Cora ha lasciato intendere che Hicks potrebbe essere pronto a unirsi ai Red Sox durante la loro prossima partita casalinga che inizierà venerdì, ma ha anche sottolineato che non gli faranno fretta dato che non lancia da tre settimane. Questo suggerisce che forse lo scambio di Devers poteva essere fatto venerdì prossimo e la cosa sarebbe stata leggermente migliore. Questo dovrebbe dimostrare a Breslow che anche lui, a volte, commette delle piccole imprecisioni.

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Gelo a San Francisco

Mark Twain diceva: “L’inverno più freddo che io ricordi è stato un’estate a San Francisco.” Effettivamente, non ci saranno temperature elevate quando, in tarda serata sulla East Coast e in piena notte in Italia, i Red Sox sperimenteranno quanto sia imbarazzante giocare contro il loro ex miglior battitore, dopo averlo ceduto per un piatto di lenticchie.

Oggi i Red Sox hanno avuto un giorno di riposo, dopo aver vinto la serie di tre partite a Seattle per 2-1, migliorando il loro record a 39-37. Essendo la quarta serie consecutiva vinta, la squadra continua a comportarsi come se si sentisse ancora in corsa per i playoff, nonostante l’automutilazione causata dalle cervellotiche scelte del front office.

Il merito principale va attribuito ai partenti. In gara uno, Lucas Giolito ha avuto un’altra buona serata, anche se si è messo decisamente nei guai riempiendo le basi senza out con tre singoli consecutivi all’inizio del terzo inning. Fortunatamente, ha eliminato con tre strikeout di fila i migliori battitori dei Mariners — JP Crawford, Julio Rodríguez e Cal Raleigh — e da lì in poi non c’è stata più storia.

È stata la prima volta in carriera che Giolito riusciva a completare un inning senza concedere punti in una situazione di basi cariche e zero out. Ed era anche la prima volta che un lanciatore dei Red Sox ci riusciva dal 13 agosto 2016, quando Brad Ziegler lo fece contro Arizona. La partita è terminata 2-0, quindi immagino che quella giocata abbia avuto un certo peso.

In gara due, invece, abbiamo perso rovinosamente. Venivamo da una serie di sei vittorie consecutive durante le quali i Red Sox avevano subito un totale di otto punti. Walker Buehler ne ha concessi otto già al quarto inning, ma la partita sembrava già finita al secondo, quando ha concesso un grand slam a Cal Raleigh, togliendoci ogni prospettiva.

Nella gara finale, Crochet ci ha regalato il solito show dominante: 6.0 inning lanciati, un solo punto concesso (per wild pitch), sei valide, nessuna base su ball e otto strikeout. La sua ERA è scesa a 2.20. Ha lanciato 96 palle (70 strike), sulle quali i battitori avversari hanno totalizzato 17 swing and miss. La sua fastball a quattro cuciture ha raggiunto una velocità massima di 97,0 mph, con una media di 95,7 mph.

Deve però condividere il merito della vittoria con il redivivo Trevor Story, il cui decimo fuoricampo stagionale ci ha portati in vantaggio per 3-1 al quarto inning, e con il bullpen:

  • Garrett Whitlock, che ha lanciato un settimo inning perfetto (uno strikeout, due groundout). Ha concesso un solo punto negli ultimi 15 inning (in 12 apparizioni) dal 17 maggio.

  • Aroldis Chapman, salito all’ottavo contro i battitori 1-3 dei Mariners, che ha eliminato con apparente facilità.

  • Greg Weissert, che ha chiuso il nono inning ottenendo la sua terza salvezza nelle ultime sei apparizioni.

Nessun giocatore proveniente dalla Devers trade è stato schierato, nonostante lunedì il CBO Craig Breslow avesse affermato:
“Siamo davvero entusiasti di accogliere nel nostro team Jordan Hicks, un rilievo dominante negli ultimi inning.”

Oggi i Boston Red Sox hanno fatto una mossa di roster sorprendente, retrocedendo il seconda base Kristian Campbell a Worcester (Tripla A). Campbell è nel roster dei 40 fin dal giorno dell’apertura, ma nelle ultime settimane ha faticato sia in battuta che in difesa, dopo aver vinto il premio di Rookie del mese per marzo e aprile grazie a una media di .287/.388/.460 con quattro fuoricampo a inizio stagione. Da allora le sue prestazioni sono drasticamente calate, toccando .159/.243/.222 dalla fine di aprile. Anche la sua difesa è stata deludente: guida la squadra con sette errori e si classifica nel primo percentile tra i secondi base con nove eliminazioni negative sopra la media.

A cosa è attribuibile questo calo repentino?
Recentemente Breslow ha ammesso che i frequenti cambi di ruolo hanno ostacolato lo sviluppo difensivo di Ceddanne Rafaela lo scorso anno. E quindi — visto che la medicina aveva funzionato per uno — hanno pensato bene di sperimentarla anche su un altro, impegnandosi molto per peggiorarne le prestazioni difensive: hanno continuato a schierare Campbell in campo esterno ogni tre per due, nonostante i suoi frequenti errori in campo interno. In questo periodo hanno perfino tentato di prepararlo per la prima base. Magari, mentre aspettava il suo turno in battuta, avrebbe potuto vendere bibite e popcorn sugli spalti…

I Red Sox hanno firmato con Campbell un’estensione di otto anni per 60 milioni di dollari, il che spiega probabilmente perché la decisione di opzionarlo sia stata così lenta. Mandare un giocatore con un contratto a lungo termine nelle leghe minori non è il miglior uso dei fondi, ma nemmeno lasciarlo faticare in Major League quando ha bisogno di ripartire.

Non si sa ancora chi giocherà in seconda base, anche perché Hamilton non è stato eccellente con la mazza. Potrebbe essere spostato Rafaela per schierare Abreu, Duran e Anthony in campo esterno. Tuttavia, la difesa di Rafaela in campo esterno è spettacolare e ha salvato i Red Sox più volte di quante se ne possano contare — quindi anche questa è una scelta rischiosa.

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La trama si complica

Ecco che Breslow stanotte finalmente ha parlato e sarebbe stato molto meglio se avesse taciuto. Questi i punti principali sostenuti durante la conferenza stampa:

  1. Breslow respinge l’accusa che abbia voluto principalmente disfarsi dell’oneroso stipendio di Devers  (circa 250 milioni di dollari rimanenti)
  2. Breslow si assume, pro forma, parte della colpa per la mancata comunicazione che ha portato a un divorzio complicato
  3. ha visto la mossa come parte di uno sforzo per ristabilire una cultura di squadra 
  4. e, dulcis in fundo, ritiene che i Red Sox siano migliori dopo l’accordo. (Sic!)

Alla conferenza stampa era presente anche il presidente e CEO dei Red Sox, Sam Kennedy, che, come di consueto, non ha contribuito in nessun aspetto della discussione. 

Breslow cerca di declassare a mera misura disciplinare la mossa che ha scioccato il mondo dello sport domenica sera, dopo mesi di tensione pubblica tra la dirigenza dei Sox e il pilastro della franchigia Rafael Devers, ma non convince nessuno. La stessa contropartita mediocre ottenuta dallo scambio dimostra quanto lo volessero fuori dalle balle. Breslow e la proprietà sembravano preoccupati che Devers, che si era inasprito con la dirigenza, avrebbe instillato quella mentalità nei giocatori più giovani della squadra.

Nessuna parola riguardo la tempistica del trasferimento, che ha richiesto a Devers di sbarcare dal volo charter della squadra diretto sulla costa occidentale e ha lasciato tutti a bocca aperta, anche coloro che non erano rimasti sorpresi dal suo trasferimento. Perchè tutta questa fretta? Era proprio necessario trovarcelo contro, incazzato come un bufalo, il prossimo fine settinamana?

Nessuna parola sulla stupidità della mossa dal punto di vista sportivo. La flessibilità finanziaria è ottima per una squadra di piccolo mercato come Tampa Bay o Cleveland. Ma per i Boston Red Sox non dovrebbe essere una priorità. Dovresti mettere in mostra la tua forza finanziaria e cercare di vincere le World Series. Potresti cedere Devers quando e se inizi a fare schifo, ma non quando è un battitore top 10. Le squadre non scambiano spesso giocatori del calibro di Devers, e di certo non lo fanno in una stagione in cui sono ancora in corsa per il titolo. I Red Sox avevano vinto cinque partite di fila ed erano fuori di mezza partita nella corsa per la wild card al momento dello scambio. Stanotte ha battuto Toro nello slot numero 2 e no, non era la stessa cosa, anche se abbiamo vinto.

Nessuna parola sulla stupidità della mossa dal punto di vista finanziario. Nessuna parola sulla segretezza delle trattative. Diversi allenatori e osservatori ritengono che sarà difficile persino per un allenatore veterano come Alex Cora accettare questo scambio per la squadra del 2025 come qualcosa di diverso da una decisione finanziaria, che non migliorerà in alcun modo il gruppo di quest’anno. Una decisione finanziata attuata con modalità cretine, perchè se vuoi davvero un riscontro economico perché non allargare le trattative e dare vita a un’asta? 

Per concludere osservo che ancora non si capisce cosa sia andato a fare Henry a Cleveland, cosa si sono detti, cosa hanno concordato, cosa è andato storto successivamente. Probabilmente rimarrà un mistero per sempre. L’unica cosa chiara è il capro espiatorio. Se alla fine, come è probabile, le cose andranno male e la squadra non riuscirà ad andare ai playoff, c’è già qualcuno che sarà chiamato a pagare per tutto questo casino e sarà Craig Breslow. Sam Kennedy continuerà a ricevere uno stipendio per motivi misteriosi e insondabili e John Henry sceglierà un’altra vittima sacrificale per giustificare le cazzate prossime venture.

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Devers is gone

Ieri sera ho chiuso il computer felice per la sweep finalmente rifilata ai MFY, che sembra aprire rosee prospettive per il futuro, neppure il tempo per festeggiare, che stamattina mi sveglio con questa tranvata fra capo e collo, che riporta il cielo da sereno a plumbeo. All’inizio penso a una fake, ma non è un rumors, lo scambio è stato già fatto. Il giocatore simbolo della franchigia, ultimo della formazione che vinse le WS nel ‘18, lascia Boston per SF e ora la sua prospettiva è quella di incontrare illustri ex compagni di squadra nelle sfide con i rivali LA Dodgers e Padres.

Sono stati due mesi lunghi e strani per Devers, che ha ripetutamente respinto le pressioni per farlo giocare prima base dopo l’acquisizione di Alex Bregman in offseason. L’insistenza di Devers sul fatto che fosse il pezzo forte della franchigia e dovesse restare nell’angolo caldo, nonostante fosse praticamente il peggior difensore in quel ruolo, alla fine ha portato la squadra, il manager Alex Cora e il battitore stellare ai ferri corti. Di certo non sembra aver influenzato Devers in battuta, visto che ha ottenuto un wRC+ di 145 in stagione nonostante quel famigerato weekend di apertura senza valide.

A complicare ulteriormente la situazione c’è l’estensione contrattuale decennale da 313,5 milioni di dollari che Devers ha firmato con i Red Sox prima dell’inizio della scorsa stagione. Quei soldi e quella durata sembravano consolidare Rafael, appena 27enne al momento della firma, come il volto della franchigia, il superstite di quel nucleo di campioni che aveva portato Boston sulla vetta del mondo e ora non ne è rimasto nemmeno uno.

La cosa che fa veramente schifo è che gli Yankees, i loro tifosi e il loro asso Cole, possono tutti tirare un gran sospiro di sollievo e potrebbero essere un motivo di perfida soddisfazione, dopo averne perse 5 su 6 nel giro di una settimana.

Devers è uno degli avversari più duri e costanti che New York abbia dovuto affrontare nelle ultime otto stagioni. Nessuno ha più presenze in battuta contro di loro né più fuoricampo in effetti nessuno ha nemmeno più basi su ball intenzionali. Nello specifico Raffy domina Cole in un modo che non si vede spesso, con una media di .350/.435/.975 e 8 fuoricampo in 46 partite giocate contro il vincitore del Cy Young. Il saluto a quattro dita rivolto a Cole al suo grande rivale, quando concesse una IB a basi vuote, è una stata una massima dimostrazioni di rispetto mista a paura. Ci sono giocatori che hanno battuto leggermente meglio di Devers contro gli Yankees, ma c’era qualcosa di specifico nella persistente pestilenza di Devers, e nel modo in cui perseguitava l’uomo che in molte occasioni è stato il miglior lanciatore dell’AL, che ora non vedremo più.

Mi chiedo quale effetto questo scambio abbia sui Red Sox, in particolare sul loro nuovo nucleo in crescita. Roman Anthony, Marcelo Mayer e Kristian Campbell si trovano tutti in una situazione non troppo diversa da quella di Devers, Betts e gli altri quasi dieci anni fa. Il club scommette il suo futuro su questi giovani talenti – Campbell ha già ottenuto un rinnovo contrattuale, per esempio – ma lo stesso club ha già dimostrato, più di una volta, di non tenere in nessuna considerazione la lealtà o i successi della franchigia. I rinnovi non sembrano significare molto in quest’era di leadership dei Red Sox, e questo non potrà che incidere nella mentalità del nuovo nucleo di giovani.

Questo modo di fare è come costruire sulle sabbie mobili. Nel lungo periodo probabilmente porta a massimizzare gli utili che provengono dall’indotto, dal merchandising e quant’altro, ma non tiene in nessun conto il successo sportivo, l’unica cosa che sta veramente a cuore a chi segue la squadra con passione. Questo modo di fare punta ad avere dei spettatori clienti che spendono e disfarsi dei fan che tifano (e criticano). Purtroppo è un atteggiamento che pervade lo sport professionistico in generale e accomuna un po’ tutti i principali attori. A questo punto occorre levarsi il cappello davanti alla proprietà Yankees che ha fatto tutto il possibile per tenere Aaron Judge in maglia a righe per sempre. (Guarda te cosa mi tocca dire!)

A questo punto non vale neppure la pena di valutare la contropartita, che comunque sembra proprio di basso livello, e non resta che concludere qui.

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OH MIO DIO!

Improvvisamente i Red Sox si sono messi a giocare, soprattutto i partenti che non prendono un punto da sette partite e torniamo sopra 500.

E’ una gioia incredibile e inaspettata. Ora godiamocela poi torneremo per un’analisi più approfondita.

Un minuto di raccoglimento in onore del manager più scemo dell’universo. Nella foto sta guardando tornare a sedersi l’uomo colto rubando 1-6-3 alla metà del terzo. E’ evidente che sta cercando di capire cosa sia successo.

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Un’epica gara 1

Un basso brontolio si è trasformato in un boato quando la folla del tutto esaurito al Fenway Park è scattata in piedi in piedi quando Garrett Crochet è uscito di corsa dalla dugout, con il punteggio di 1-0 in nostro favore, per dirigersi verso il monte di lancio all’inizio del nono inning. Cora aveva lasciato che l’asso della rotazione tentasse di conseguire il suo primo shutout in una partita completa.

L’impresa andava ottenuta contro gli odiati MFY e comportava affrontare ancora una volta Judge nel suo incombente quarto turno di battuta. Crochet aveva  eliminato Judge nelle prime sei occasioni in cui lo ha affrontato quest’anno, nell’ultima settimana, compresi i tre strikeout swinging ottenuti nei precedenti turni, ma quando un grande campione è a secco da troppo tempo bisogna stare attenti.

Certamente nessuno questa volta poteva biasimare Cora, come in una partita dello scorso maggio, se questa volta avesse dato la palla in mano a un altro lanciatore, ma secondo me ha fatto bene. Aver avuto questa opportunità sarà sicuramente una milestone nella crescita personale del nostro lanciatore, che darà i suoi frutti in futuro.

Ma come eravamo arrivati fin lì? Il lineup annunciato prima della gara appare rivoluzionato. Duran viene tenuto per la prima volta a riposo (lo scorso anno giocò 160 partite, perdendone due sole per una squalifica assurda) per essere sostituito da Refsnyder come lead off batter. Stessa sorte per Mayer, che comporta lo spostamento in terza di Toro per far posto a Romy Gonzalez. Confermato Narváez come clean up hitter, seguito da Roman Anthony in copertura, anche se non gode di buone statistiche con i mancini, come Ryan Yarbrough, il partente dei pigiamini, la ragione di tutte queste mosse.

Boston è riuscita a mettere in difficoltà i rivali, ma senza affondare il colpo anche dopo un precoce vantaggio, quando, al secondo inning Raffaela spingeva a casa Story che si trovava in seconda per singolo e rubata sul K di Toro. Purtroppo lo stesso Story, con Duran e Mayer rientrati come pinch hitter, non ha trovato la valida che avrebbe chiuso la partita, quando è entrato nel box con 2 out e le basi cariche e contro un Fernando Cruz incerto e fortunato. 

Sull’altro fronte un Crochet non lasciava ai rivali molte possibilità di rimpiangere occasioni perse. Solo al quinto è dovuto uscire da una brutta situazione con corridori agli angoli e nessun out. Domínguez ha raggiunto la base su errore del terza base Toro, per poi rubare la seconda e avanzare in terza base di singolo di LeMahieu. A quel punto Crochet ha chiuso le porte, eliminando al piatto Wells (strikes out on a foul tip) e Oswald Peraza (strikes out swinging), usando principalmente la sua micidiale fastball a 4 cuciture, per poi indurre Goldschmidt, sul conto di 3-1 a una battuta a terra una innocua palla verso l’interbase, con un cutter al centro del piatto. Un’arma che è stata sapientemente usata in situazioni di svantaggio.

Per 8.1 inning è stata una sfida da puristi del baseball. Garrett Crochet, il giovane talento sul monte per Boston, ha incantato il pubblico con una prestazione dominante con New York che sembrava anestetizzata, incapace di trovare il varco giusto. Ma il baseball è lo sport maggiormente capace di creare storie drammatiche per cuori romantici e ha messo di nuovo di fronte i due massimi protagonisti dello scontro di nervi all’interno della partita.

Crochet si porta subito in vantaggio nel conto fino a trovarsi a un solo strike dal regalare a Judge il suo primo grand sombrero della stagione. Judge non abbocca al sesto lancio, una fastball, che fischia a 100.2 mph (velocità massima della partita ottenuta al lancio n° 106), bassa e interna, ma inquadra  107° lancio di Crochet, un’altra fastball,spedendo la palla oltre il muro per il suo 26° home run stagionale, riportando la partita in parità (1‑1) e regalando altri 42 minuti di partita strazianti e pieni di eventi. 

Se le cose fossero andate come accadeva all’inizio di questa stagione adesso commenteremo un’altra amara sconfitta, ma questa volta la reazione dei Red Sox è stata confortante. Forse sono diventati più resilienti. Chapman chiude l’inning con una ventina di lanci, nella parte bassa del nono i Red Sox non pungono e si arriva agli extra inning che hanno offerto uno dei finali più caotici della stagione. 

Nella parte alta sale Whitlock sul monte, che non è stato una gran sicurezza in precedenza.  I pigiamini cercano di metterlo sotto pressione con Volpe, in seconda come corridore automatico, che viene colto rubando in terza dopo una chiamata controversa corretta dal replay dopo la chiamata di Cora. Volpe era stato dichiarato salvo prima che i Red Sox chiedessero una revisione. Diversi minuti dopo, la decisione è stata annullata, cancellando un corridore chiave.

Whitlock mette K Domínguez e fa battere LeMahieu sul prima base Toro. Durante il suo turno però LeMahieu batte un potenziale doppio sull’esterno destro: giudicato foul dagli arbitri, i replay non ribaltano la decisione. Le proteste portano a una doppia espulsione: fuori LeMahieu e Aaron Boone (il manager più idiota del mondo), visibilmente incazzato per la gioia dei tifosi di Boston che non hanno mancato di dirgli il fatto suo.

Boston, forte del contraccolpo emotivo, si presenta al bottom del 10° con la giusta determinazione. Dopo che Duran fa avanzare Hamilton in terza e Devers riceve la IB, arriva Mayer con il compito di portare a casa il punto della vittoria, anche con un sacrificio. Fallisce e quindi tocca a Carlos Narváez ad entrare nel box. Va subito sotto sullo 0-2 e dopo un ball deve difendere il piatto toccando un paio di volte la palla in foul. Al sesto lancio tocca una palla, una fastball sul filo esterno, che vola profonda fino a impattare il green monster. Il Fenway esplode. È walk-off, è 2‑1 Red Sox. Si tratta della prima vittoria di Boston sugli Yankees in rimonta dal 12 agosto 2022.

Il giovane ricevitore ha più che superato le aspettative e ha aggiunto al suo curriculum il suo primo walk-off hit. “È davvero speciale”, ha detto Crochet. “Chiama le partite come se le facesse da 10 anni a The Show. Nei suoi turni di battuta al piatto, nei momenti decisivi, non molla mai.” e aggiungerei anche che è un asso anche a bloccare la corsa sulle basi. Il 12 dicembre 2024 Crochet e Narváez hanno firmato  contemporaneamente per i Red Sox. Speriamo che i due eventi rimangano parimenti memorabili.

Boston ha meritato. Ha saputo gestire le emozioni nei momenti chiave, ha avuto un bullpen solido e ha colpito al momento giusto. Speriamo che sia il segno di una svolta nella stagione. Ma la partita lascia strascichi: gli Yankees sono sembrati nervosi, quasi troppo. La frustrazione esplosa nel 10° è lo specchio di una serata dove le cose sono sfuggite di mano.

Boston affronterà altri due  lanciatori partenti mancini nelle sue prossime partite con gli Yankees: Carlos Rodón e Max Fried.

Yarbrough è stato solido sia nella rotazione che nel bullpen per New York in questa stagione, ma Rodón e Fried sono stati due dei migliori lanciatori dell’American League. Rodón ha registrato una media PGL di 2.87 con un WHIP di 0.94 e 103 strikeout in 84.2 inning finora. Se la vedrà con Hunter Dobbins, il baldanzoso rookie anti MFY. 

I Red Sox sono stati abbastanza fortunati da evitare l’ERA di 1.84 di Fried l’ultima volta, ma domenica, in orari fruibili dall’Italia, Bello non avrà la stessa fortuna. Fried ha registrato un WHIP di 0.93 e 81 strikeout in 88 inning di gioco. 

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Forza Toro Alè

Se c’è una cosa che questo weekend ha confermato è che i Red Sox 2025 sono una squadra che sta facendo dilapidare montagne di soldi agli scommettitori. Dopo aver preso una sonora bastonata venerdì sera, Boston ha reagito come fosse una vera contender, portandosi a casa la serie con due vittorie su tre contro i MFY, in un Bronx come sempre sull’orlo di una crisi di nervi.

Venerdì: Buehler torna dove tutto era cominciato – e affonda

Walker Buehler, ex eroe Dodgers, ora in calzette rosse, è tornato sul mound del Bronx per la prima volta da quella memorabile ultima notte delle World Series 2024, ma stavolta il film era un horror. Neanche due inning completati, 67 lanci e 7 run incassati hanno reso la partita inutile e uggiosa. I Red Sox sono finiti subito sotto 7-0 con Jazz Chisholm che ha rispedito sugli spalti una knuckle curve  con un HR da 417 piedi. Unica nota positiva Marcelo Mayer che ha messo a segno il suo primo fuoricampo in carriera – un bel momento personale in una serata amara chiusa 9-6 per gli Yankees.

Sabato: Crochet si prende la scena, Judge ko tre volte

Nella partita di sabato è stata fondamentale la prestazione di Garrett Crochet. Anche se 5 punti in 6 inning, non fanno pensare a una serata memorabile, conta che ha messo al piatto nove battitori, incluso Aaron Judge per tre volte, un’impresa riuscita solo ad altri due starter quest’anno. E questo è bastato per vincere grazie ad un attacco che finalmente ha girato: 10 punti segnati, con Trevor Story che torna a battere profondo e un Campbell ritrovato che mette a segno due RBI fondamentali.

Il bullpen ha tremato nel finale – Justin Wilson ha rischiato il disastro con 24 lanci da incubo – ma alla fine l’abbiamo spuntata 10-7.

Domenica: Bats on fire – I Red Sox hanno realizzato cinque fuoricampo, eguagliando il loro record in una singola partita nel nuovo Yankee Stadium.

La domenica c’è stato il break even: 11-7 per i Sox in una slugfest dove i Bombers sono stati bombardati da cinque homer, roba che non si vedeva dal 2010 in casa Yankees.

Menzione speciale per Hunter Dobbins che prima della partita ha dichiarato al Boston Herald: “Se gli Yankees fossero stati l’ultima squadra a offrirmi un contratto, mi sarei ritirato”.

Hunter, uno di noi, che gioca per la squadra del cuore della sua infanzia, ha avuto un bel coraggio a stuzzicare gli avversari. “Sono sorpreso perchè ho sentito dire questo solo a Ken Griffey [Jr.]”, ha detto Aaron Judge quando gli è stato chiesto un commento, prima di scendere in campo a battere il fuoricampo nel primo inning, che sarebbe rimasto l’unico segno sul tabellone fino al sesto, quando Kristian Campbell ha pareggiato il match con un two-run bomb.

Carlos Narváez – ex Yankee – ha affondato il coltello con un three-run shot nel sesto inning, mentre Toro, Story e Devers hanno messo in cascina i punti della sicurezza.

Hunter Dobbins, rookie sul mound, ha fatto il suo in 5 inning, concedendo solo tre punti. Il bullpen ha retto nonostante qualche brivido, e la squadra ha portato a casa una serie pesantissima.

In mezzo al caos, agli alti e bassi, agli esordi e agli esperimenti, ci sono due giocatori che stanno silenziosamente tenendo in piedi l’attacco dei Red Sox: Abraham Toro e Trevor Story.

Toro si sta rivelando un vero e proprio jolly nel lineup di Alex Cora. L’infielder ha infilato una serie di prestazioni solide e concrete: sabato ha firmato un singolo da RBI nel momento chiave, e domenica ha dato il via all’allungo finale con un solo shot nell’ottavo inning. Senza troppi riflettori, sta battendo con regolarità e fornendo quella profondità al lineup che a inizio stagione mancava come l’aria. Il suo impatto? Silenzioso ma letale.

Poi c’è Trevor Story, che dopo settimane di passaggi a vuoto inguardabili, appena ho implorato  di metterlo da parte,  sembra aver finalmente risolto i problemi di mira. Il veterano ha chiuso la serie con cinque RBI tra sabato e domenica, tra cui una shot da tre punti sabato e un altro fuoricampo domenica, seguiti da un single clutch nel nono. Per uno che veniva da un periodo nero al piatto, questo weekend potrebbe rappresentare la svolta.

Con un record ancora negativo (32-35), i Red Sox devono trovare continuità. Il weekend a New York ha mostrato una squadra che può tenere testa a chiunque – ma anche una ancora fragile, che può crollare in un attimo quando non è sostenuta dall’adrenalina delle grandi sfide.

PS: Il titolo di questo post è dedicato all’infielder che non ti aspetti, ma anche quella che è stata la squadra del cuore della mia infanzia, fino a quando ho capito che il calcio è un gioco truccato.

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Bilancio al memorial day tra sogni, mediocrità e frustrazione

A un terzo della stagione MLB 2025, Boston è una squadra in bilico: incapace di decollare, intrappolata in un limbo di promesse non mantenute e sconfitte che lasciano il segno, ancorché spesso di stretta misura. Una realtà che fa male, soprattutto dopo gli investimenti e le aspettative generate in offseason con gli arrivi di Alex Bregman e Garrett Crochet.

L’attacco sembra essere il tallone d’Achille in questo momento. Capace di esplodere con una pioggia di punti (vedi il 19-5 rifilato a Baltimore), salvo poi sparire nei successivi tre match con appena quattro punti segnati. L’ultimo esempio è stata la sconfitta 5-1 contro Milwaukee, decisa da una grand slam di Christian Yelich al decimo inning, con l’unico punto messo a segno che era arrivato su lancio pazzo, che pure aveva consentito a Chapman di lanciare per la salvezza al nono.. 

L’infortunio al quadricipite di Alex Bregman è stata una botta durissima da riassorbire. Senza di lui, Rafael Devers è un’isola nell’attacco. Guida l’American League in walk (43), si appresta a battere il suo record personale fissato appena lo scorso anno, ma è chiaro ora che nessun lanciatore ha paura di affrontare chi lo segue nel lineup. Senza protezione, gli avversari lo evitano come la peste e il resto dell’ordine di battuta non capitalizza.

Avere molti giovani in formazione —Marcelo Mayer, Kristian Campbell, Carlos Narváez, Ceddanne Rafaela e Wilyer Abreu—rende tutto più complicato. I rookie sbagliano, è naturale, ma il rendimento collettivo è sotto le aspettative. Lo stesso Jarren Duran, nonostante una buona media (.277), ha ammesso di sentirsi sempre sotto pressione e di avere l’ansia di cercare il colpo risolutivo ad ogni turno alla battuta: il metodo sicuro per non combinare nulla in attacco.

C’è poi Il caso Trevor Story: contratto pesante, impatto nullo Il suo contratto da oltre 75 milioni di dollari fino al 2028 pesa come un macigno. A maggio ha battuto appena .222 con due extrabase e ben 65 strikeout. In difesa è un’ombra: range ridotto, -4 outs above average e -3 defensive runs saved. L’idea di un suo DFA non è più eresia ma comincia a prospettarsi come necessità. I Dodgers, padroni del “win-now mode”, che hanno tagliato veterani come Chris Taylor e Austin Barnes per far spazio ai giovani che meritano, potrebbero costituire un modello di riferimento. Boston dovrebbe prendere appunti: Roman Anthony, prospetto #1 secondo Baseball America, sta demolendo i lanciatori Triple A (.321 AVG, .971 OPS, 8 HR in 47 gare). Recentemente ha sparato un homer da 417 ft con exit velocity di 115.5 mph. Cosa deve fare ancora per ricevere la chiamata?

Con Bregman fuorigioco, Alex Cora ha provato a cambiare registro: meno fuoricampo, più basi rubate e gioco situazionale. Contro Milwaukee hanno avuto alcune occasioni, ma le hanno sprecate tutte: 1 su 9 con corridori in posizione punto, 10 uomini lasciati sulle basi. E questo risulta ancora più frostrante perchè avviene in contemporanea a prestazioni di lancio notevoli. Crochet, nonostante l’ennesima prestazione da asso (6.2 IP, 11 K), si è beccato un’altra L.

Il problema è che questo gruppo non sembra saper reagire. Non c’è urgenza, non c’è slancio, non c’è lucidità nel prendere decisioni difficili. Intanto il tempo passa e il divario con i Yankees (già +7.5 partite) cresce.

Abbiamo superato il Memorial Day checkpoint. Non si può più parlare di “inizio di stagione”. 

Bisogna smetterla di tentare di far quadrare il cerchio con giocatori fuori ruolo e veterani inutili. Bisogna smetterla di fare esperimenti. Se Kristian Campbell deve giocare in prima base è meglio che lo faccia a Worcester, lasciando il posto nel box di battuta a qualcuno che si ricorda come far roteare il bastone. Mayer va lasciato al suo ruolo naturale (shortstop) e si dia stabilità al diamante. Serve chiarezza, responsabilità e fame di vittoria

In un mondo ideale Devers dovrebbe mettersi un guantone e accettare di giocare in difesa. Non succederà, bisogna accettarlo. Bisogna accettare che ci sono cose necessarie che non si riesce a fare.

Io credo che Questi Red Sox non sono la squadra mediocre. Hanno messo a posto il pitching, il fattore che ci ha escluso dai play off per oltre un lustro e c’è ancora tempo per cambiare le cose. Per fortuna i tre accessi alla WC sono una speranza per tutti e per essere fuori dai giochi a metà settembre devi essere i White Sox. Ma servono mosse concrete e tempestive. Se il front office e lo staff tecnico continueranno a galleggiare, sperando che i problemi si risolvano da soli, allora sì: questo sarà un altro anno buttato.

Oltretutto la prospettiva non può essere quella di giocare una gara ad ottobre, ma avere la speranza di andare un po’ più in profondità.

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L’infield è un work in progress

Domenica mattina, prima dell’ultima partita della serie di quattro partite contro Baltimore, il Fenway Park era praticamente deserto. Ma a due ore dal primo lancio Marcelo Mayer e Kristian Campbell erano in campo e si allenavano a raccogliere grounder sotto la supervisione dell’infield coach José Flores. Nessuno dei due occupava il suo spot naturale. Mayer prendeva rimbalzanti come terza base e sparava assistenze verso Campbell in prima, il quale non ha ancora mai giocato una singola partita da pro in questo ruolo..

Questo evento mostra la drammaticità del momento dei Red Sox, costretti a ridisegnare completamente l’infield a causa degli infortuni a catena che hanno falcidiato i titolari e ora il coaching staff deve fare gli straordinari per incastrare i pezzi del puzzle.

Sabato Mayer ha debuttato in MLB direttamente come third base, pur essendo uno shortstop. Prima di allora, aveva giocato solo sei partite nel ruolo tra Double-A e Triple-A. Domenica Boston ha giocato con tre rookie presenti contemporaneamente nell’infield iniziale, quando si sono aggiunti Campbell in seconda e Hamilton  interbase, al posto di uno Trevor Story in crisi profonda. Abraham Toro era unico veterano avendo poco più di due anni di servizio in MLB. 

E questa sarà l’ordinaria amministrazione nelle prossime settimane. Nel breve periodo, l’infield sarà un gioco a incastri. Mayer giocherà principalmente in terza ma la sua versatilità sara utile per coprire buchi in short e seconda. Campbell, second base di formazione con esperienza anche da esterno, si allena a tappe forzate per coprire la prima base subito dopo l’infortunio di Casas, e potrebbe debuttare già nelle prossime serie. Tutto queste rotazioni diventano una necessità anche per il fatto che Devers resta inamovibile dal ruolo di DH e non tornerà in campo. D’altra parte sia le stellari prestazioni di Ciccio, che il suo carattere ombroso e infantile, sconsigliano caldamente di mettere ancora mano in quella polveriera.

Tutto questo ha ripercussioni anche sul line-up, sempre più sbilanciato dalla presenza di mancini, con l’avvicendamento di Bregman, il miglior battitore destro dei Sox. Domenica, i primi tre spot del lineup erano occupati da Duran, Devers e Abreu — tutti mancini — mentre Narváez, che il Signore Iddio ce lo conservi a lungo con il suo .835 OPS, è salito fino al cleanup spot.

L’unico possibile punto d’appoggio per riequilibrare il lineup a livello di handedness sarebbe Trevor Story, ma al momento è un’arma spuntata. Negli ultimi 28 match, Story batte appena .126 (14×111) e quindi potrebbe sedersi in panca anche lunedì a Milwaukee per staccare la spina e ritrovare la lucidità mentale. Nel frattempo, l’allineamento sarà: Hamilton short, Campbell in seconda e Mayer in terza. Toro e Sogard restano opzioni di rotazione.

I Red Sox stanno affrontando una fase di transizione piena di incognite. Difficilmente Bregman potrà tornare in campo prima di due mesi di sosta. Gli infortuni muscolari hanno un decorso abbastanza definito e il nostro terza base non è più un ragazzino. Bisogna sperare che questo rappresenti un’opportunità per Mayer e Campbell che da elementi importanti per il futuro della squadra, ora sono chiamati a dare contributi reali nel presente, in maniera improvvisata e priva del necessario approccio metodico, imparando al volo tra errori e inevitabili aggiustamenti. 

D’altra parte non essendoci alternative occorre fare di necessità virtù, e con un calendario complicato in arrivo (Milwaukee, Atlanta), ogni piccolo progresso conterà per restare a galla. Il momento è piuttosto delicato. Red Sox hanno perso 5-1 contro gli Orioles, ultimi in classifica, concludendo un complicato homestand di 10 partite con cinque vittorie e cinque sconfitte, pareggiando 2-2 la serie contro l’insulsa squadra degli Orioles, scendendo a una partita sotto il .500 (27-28). I Sox sono solo due partite sopra il .500 (16-14) a Fenway, uno stadio che le in loro favore. La squadra 2024 ha chiuso l’anno con un record di .500 (81-81). I Red Sox sono a sole due partite sopra il .500 (234-232) a Fenway dall’inizio della stagione 2019.

Il partente dei Red Sox, Walker Buehler, ha lanciato 5 inning domenica. I partenti di Boston hanno lanciato meno di cinque inning in sei delle 10 partite della serie casalinga, mettendo il bullpen in una situazione di grande difficoltà. L’attacco è stato altalenante: venerdì ha segnato 19 punti, per poi farne solo due nelle ultime due partite contro gli Orioles.

Questo sarebbe il momento ideale per piazzare una lunga serie di vittorie consecutive, cosa che non ci capita da anni. La striscia vincente più lunga dei Red Sox quest’anno è di cinque partite. Non hanno avuto una striscia vincente di oltre cinque partite dal 2023. La loro ultima striscia vincente di 10 partite risale al 2018. Tutto lascia supporre che dovremo attendere un altro po’

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