Analisi della stagione 2024. Parte quinta: il manager

Eccoci arrivati all’ultimo capitolo di questo lungo sproloquio, che, a giudicare dai commenti (quasi del tutto assenti), credo abbia procurato più che altro noia e sonnolenza. Ora però che faremo un focus sul manager Alex Cora, entreremo su un terreno più controverso, che dovrebbe suscitare un maggiore interesse. Almeno lo spero.

Cominciamo dalle basi. Il lavoro del manager consiste essenzialmente nel vincere le partite. Innanzi tutto è lui che gestisce il roster dei giocatori, decide la formazione della squadra che scende in campo ogni giorno e programma quella dei giorni successivi. Inoltre, durante la partita, è colui che prende qualsiasi decisione, molte delle quali possono influenzare direttamente il risultato. Il manager gestisce anche la comunicazione con le conferenze stampa dopo ogni incontro e con le comparsate in trasmissioni radiofoniche e televisive, durante le quali deve essenzialmente parlare del suo lavoro, che è, appunto, quello di vincere le partite.

Ebbene in questa stagione Cora di partite ne ha vinte 81, esattamente lo stesso numero di sconfitte, e quindi il commento potrebbe finire qui: risultato mediocre, 5 in pagella. 

Inoltre l’esclusione dalla postseason per il terzo anno consecutivo (quinto negli ultimi sei) dovrebbe essere considerata inaccettabile per una franchigia con le risorse e la tradizione dei Red Sox e pesare come uno stigma sul curriculum del manager, che, in condizioni normali, dovrebbe essere chiamato dalla proprietà a rendere conto del disastro. 

Perché questo non è accaduto? Perché invece di essere licenziato il suo contratto è stato rinnovato a luglio, ben prima di conoscere il piazzamento finale? Come è possibile che questo benedetto uomo esca sempre dalle macerie con la camicia bianca bella e pulita? Perchè non è sto mai chiamato a rispondere dei fallimenti in questi lunghi anni?

Dopo la stagione 2023 Cora, 48 anni, è stato oggetto di speculazioni per un po’ di tempo, dato che era imminente la scadenza del suo contratto. Il club, classificatosi ultimo nell’American League East sia nel 2022 che nel 2023, aveva appena licenziato il responsabile del baseball Chaim Bloom. Craig Breslow, ereditata una ricostruzione priva di scadenza temporali e obiettivi precisamente definiti, aveva accettato il mandato in presenza di un Cora già confermato dalla società, ma non era chiaro se sarebbe rimasto negli anni a venire o se il nuovo CBO avrebbe preferito altre soluzioni.

Alcuni avevano ipotizzato che Cora avrebbe potuto cercare di passare ad un ruolo di front office, qualcosa per cui aveva apertamente espresso interesse. Altri invece pronosticavano che avrebbe potuto lasciare Boston e, seguendo il percorso di Craig Counsell, che era riuscito a strappare ai Cubs un contratto da 40 milioni di dollari in cinque anni, aprire un’asta su se stesso durante la stove league.

Tutte queste ipotesi comunque facevano parte di previsioni da collocare temporalmente dopo la fine della stagione e invece, del tutto inaspettatamente, nel pieno delle trattative di mercato di fine luglio, dopo che in precedenza le parti avevano categoricamente smentito la possibilità di colloqui durante la stagione, usciva la notizia dell’estensione contrattuale, dalla durata di tre anni e dal valore medio annuo di poco inferiori agli 8 milioni di dollari. Questo accordo renderà Cora il secondo manager più longevo nella storia dei Red Sox, superato solo dai 13 anni di Joe Cronin. Viene da chiedersi se tutto questo Breslow, che ha rilasciato interviste entusiaste, lo ha negoziato o lo ha subito.

Dall’euforia delle World Series del 2018, il club ha vissuto un periodo di montagne russe, con alti e bassi colossali. Ci sono stati tre cambiamenti nella leadership del front office nelle ultime sette stagioni e tentare di seguire la direzione dei Red Sox è stato spesso come rimanere bloccati in un labirinto senza uscita.  La proprietà ha detto una cosa e ne ha fatta un’altra più volte di quante se ne possano contare. Su un solo punto sono stati inamovibili in modo granitico: la loro lealtà verso Cora.

L’immediata riassunzione di Cora dopo la sospensione del 2020, imposta a un Bloom evidentemente contrariato, è un precedente significativo. Il fatto che Cora stia lavorando per il suo terzo responsabile delle operazioni di baseball dice molto dell’ascendente che riesce ad avere sull’organizzazione. E’ infatti prassi che ai ​​nuovi CBO, in genere, sia concesso il lusso di assumere un proprio manager di fiducia, ma questo privilegio è stato negato sia a Bloom che a Breslow: entrambi invece hanno dovuto accettare Cora insieme all’incarico. Era un pacchetto unico, non negoziabile.

Secondo me ci sono pochi dubbi che, anche questo fresco rinnovo contrattuale, sia passato abbondantemente sopra la testa del CBO, a cui non è rimasto altro che fare buon viso a cattivo gioco. Alla lunga tutto questo non è sano e già ora ci sono dei problemi, come in tutti i casi in cui il controllore coincide con il controllato.

Questo spiega l’arcano, però d’altra parte, bisogna ammettere, che questa posizione Cora non se l’è conquistata a chiacchiere o con i riti woodoo di Santo Domingo. E non possiamo pensare che la proprietà sia composta da tizi sprovveduti a cui piace buttare i soldi dalla finestra, perchè di soldi, a Cora gliene hanno dati un bel po’. Assumendo Quatraro, tanto per fare un esempio, ne avrebbero spesi sette volte meno.  Forse ne  sarebbero rimasti per comprare dei rilievi decenti alla scadenza. 

La ragione, secondo me, risiede nel fatto che Cora è un talento indiscutibile. Succede spesso che le sue squadre superino le aspettative di inizio stagione. Ciò che ha fatto quest’anno con un roster pieno di infortuni, che ha perso i titolari Giolito e Whitlock, così come lo shortstop Trevor Story all’inizio dell’anno, potrebbe averlo messo in lizza per il premio di manager dell’anno della American League. Non capita spesso di trovare pecche nella composizione della formazione, lavoro per il quale si intravede un approccio metodico e basato sui dati oggettivi ricavati dai matchups con lo starter avversario. Durante la gara poi sembra sempre sul pezzo, pronto a schiacciare i pulsanti giusti e ad approfittare di tutte le occasioni per trarne il massimo vantaggio possibile. 

A volte, dall’Italia, mi sembra di scorgere degli evidenti errori, specialmente nella gestione dei lanciatori di rilievo, però credo si possa dire che difficilmente è recidivo: sbaglia, come tutti, ma in modo vario senza incaponirsi come faceva il suo predecessore Farrell. In generale preferisco un manager che ha un piano in testa e lo segue anche facendo mosse impopolari, piuttosto di uno che applichi acriticamente e in ogni circostanza i dettami del “manuale del baseball”. Naturalmente occorre che alla fine questi errori (o situazioni controverse) siano relativamente rare. Bisogna anche tenere presente che conducendo squadre mediocri, il peso specifico di ogni errore è più evidente e doloroso di quelli che commetteva nel 2018.

Quindi, concludendo, il mio giudizio, per quello che vale, é: que viva Cora, hasta la victoria! Nel contesto in cui siamo non riesco veramente a vedere nessuna ragione per cambiare il manager. 

Le stagioni vanno come vanno per il rifiuto della società di investire e per un front office costituito da dilettanti allo sbaraglio, privo di professionisti di comprovata esperienza, in grado di risolvere i problemi. 

L’attuale President of Baseball Operations è un contenitore vuoto, più di qualsiasi altro da quando John Henry ha acquistato la squadra nel 2003. Ognuno ha avuto dei principi operativi e, a differenza di Breslow, erano tutti piuttosto chiari quando quelle persone sono state assunte. Theo Epstein avrebbe usato idee alla Moneyball a Boston. Cherington era fondamentalmente una sua continuazione (anche se con un po’ più di conservatorismo, come abbiamo scoperto). Dombrowski era un tipo vecchia scuola, tipo spendi tanto per vincere subito, ma è stato cacciato quando le sue idee sono diventate incompatibili con il budget. Bloom avrebbe dovuto incorporare le idee analitiche della nuova scuola dei Rays in una franchigia di più alto livello, ma si è rivelato un bluff.

Finchè John Henry continuerà a tenere stretti i cordoni della borsa e Breslow continuerà a spendere male le poche risorse disponibili, mi spiegate perchè dovremmo cambiare manager? A cosa servirebbe?

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Analisi della stagione 2024. Parte quarta: i giocatori di posizione

Completiamo la valutazione del roster nel 2024, analizzando le prestazioni dei giocatori di posizione.

Campo Interno.

Triston Casas: sembrava pronto a riprendere da dove aveva lasciato nel 2023, quando arrivò terzo nella votazione per il Rookie of the Year dell’American League, battendo  sei fuoricampo nelle sue prime 23 partite Poi però si è rotto la cartilagine nella gabbia toracica alla fine aprile, un infortunio auto indotto dalla potenza dello swing, che lo ha messo fuori gioco per 98 partite, il che rende vano valutare la sua stagione, dato che ha saltato circa due terzi dell’anno. A settembre, quando è tornato, non è ripartito a cannone con la mazza ma finalmente ha dato alla squadra una solida difesa in prima base. Infatti, durante la sua assenza, molti si sono avvicendati sul cuscino di prima, con risultati meno dal pessimo al mediocre. Il CBO si è adoperato a cercare una soluzione nel mercato degli scarti degli scarti degli scarti, tenendo il braccino cortissimo e capando dal mazzo, dapprima Garrett Cooper, che si è infortunato alla prima partita per una pallata sul braccio, e a breve giro il simpatico veterano Dominic Smith che ha conquistato il pubblico del Fenway per il suo impegno e  abnegazione (dimostrata anche quando ha lanciato un nono inning senza punti con i Sox in svantaggio per 10-2 contro gli Astros).  Altri come Gonzalez, lo stesso Garrett Cooper, ( che ora non fa più parte dell’organizzazione),  Dalbec e un paio di volte mi sembra anche Wong,  sono stati provati in prima, ma tutti hanno faticato a superare la pur mediocre produzione data da Smith (237/.317/.390) il 5% in meno rispetto alla media della lega, in base alla misura di wRC+. 

Vaughn Grissom: Abbiamo già anticipato il giudizio sulla sua stagione, resta da dire che il CBO non ha reagito in alcun modo a questa situazione. Nella posizione di seconda base si sono avvicendati molti ragazzi, alcuni, come Westbrook, che non si sono dimostrati sufficientemente bravi da meritare una chiamata nelle major.

Trevor Story: è stato la prima grave perdita in campo interno che sicuramente ha favorito i Red Sox per vincere il non ambito titolo di squadra più fallosa del baseball. La difesa dei Red Sox sembrava decisamente migliore quando è tornato in tempi record a settembre, dimostrando che una squadra MLB non può competere per alti obiettivi con una difesa che ruota attorno a un solo giocatore. Story ha battuto .270 con un OPS di .790 in 18 partite quando è tornato dopo cinque mesi in IL. Se riesce a farlo in una stagione completa l’anno prossimo, rimanendo sano tutto l’anno, i Red Sox saranno in una posizione migliore. Naturalmente il CBO non si è nemmeno provato a cercare sul mercato un rimedio a tale colossale problema (che siamo matti, già paghiamo 23,33 milioni per l’interbase?!?!), trascurando, per carità di patria, del meteorico acquisito dell’interbase Zack Short, la solita pezza peggiore del buco.

David Hamilton: ha avuto enormi difficoltà quando è stato schierato nel ruolo di interbase dopo la caduta di Story, ruolo in cui ha giocato 62 partite (-3 OAA). Diversamente ha offerto una solida difesa in seconda (3 OAA) dove ha giocato 39 partite. In attacco, a metà stagione, ha trovato il suo ritmo evidenziando una buona velocità con 33 basi rubate in 98 partite. In 48 partite da metà maggio fino alla pausa dell’All-Star, ha battuto .288 con un OPS di .769, ma la sua media ha subito un forte calo dopo la pausa (.200) fino q quando di è rotto  alla fine di agosto, concludendo così la sua stagione. 

Ceddanne Rafaela: Sebbene sia stato il miglior come rookie con 75 RBI e come battitore dal n. 9 con 104 valide, 20 doppi e 13 fuoricampo, il ragazzo ha un grosso problema che è chiaramente qualcosa su cui deve continuare a lavorare: gira a vuoto un numero esorbitante di palle. E’ il peggiore nelle major con un chase rate del 49,5 percento in 571 apparizioni al piatto e non ha ottenuto una base su ball nelle ultime sei settimane della stagione. Anche se possiamo dire che era stanco dopo il suo primo anno, ha sicuramente un problema da risolvere. Per dare un termine di paragone tra il 1984 e il 2024, la percentuale di arrivi in ​​base di Rafaela (.274) è la più bassa in una stagione qualificata per un battitore dei Red Sox, 8 punti in meno della OBP di Mike Aviles nel 2012 e 15 punti in meno di quella di Carl Crawford del 2011 e di Eduardo Nunez del 2018. Passando alle prestazioni difensive lo abbiamo citato fra i giocatori di campo interno, solo perché a lui va ascritta la stabilizzazione della difesa quando è stato schierato SS all’inizio dell’anno. Intendiamoci, non sembra proprio sia quello il suo ruolo, avendo concluso con -7 OAA come interbase, ma almeno con lui la squadra ha avuto una possibilità. Di ben altro livello il suo contributo come CF dove ha concluso con 5 OAA e si è classificato terzo nelle major con 12 Defensive Runs Saved. 

Rafael Devers: ha iniziato la stagione alla grande, fino ad arrivare per la terza volta in una squadra All-Star, con una media di battuta di .291 con un OPS di .965 e 23 fuoricampo, nonostante un infortunio dovuto dovuto a una collisione con Tyler O’Neill, oltre a un persistente dolore alla spalla. Probabilmente proprio a causa di tale dolore non è riuscito a tenere il passo nel secondo tempo, battendo solo .244 AVG con un OPS di .727 e cinque fuoricampo, mentre un altro infortunio all’altra spalla si è presentato, tanto che ha dovuto concludere la stagione in IL. Devers ha fatto delle buone giocate difensive, ma è rimasto ampiamente incostante e insufficiente nelle giocate di routine e ancora una volta ha concluso vicino al fondo della lega con -6 Outs Above Average. I Red Sox hanno discusso di cambiare le sue routine di allenamento perché, sebbene abbia avuto una stagione decente, concludendo con una media di .272 e un OPS di .871 con 28 fuoricampo, hanno bisogno di ottenere di più dall’uomo per cui spendono 29 milioni di dollari ogni stagione.

Romy González: è stato un solido giocatore di riserva e ha battuto molto bene contro i mancini (.302 con un OPS di .872), ma con un roster ridotto ha dovuto giocare troppo spesso all’esterno e a volte si è trovato esposto con un OAA di -3 in seconda base e un OAA di -4 in terza.

Nick Sogard: ha dimostrato di essere un solido di backup, con .273 AVG e un OPS di .650 in 31 partite. Essendo stato anche il miglior interno difensivo con 2 OAA, dividendo il tempo in seconda, terza e shortstop, la dice lunga sullo stato degli interni 2024. Per una convocazione arrivata a metà stagione ha avuto un anno solido e potrebbe essere un buon giocatore di profondità per la prossima stagione.

Enmanuel Valdez: un disastro. Valdez ha totalizzato solo .214 con un OPS di .633 in 76 partite ed è stato classificato come il peggior giocatore difensivo della squadra con -9 OAA. Se un giocatore così deve comunque giocare per 76 partite vuol dire che nel roster c’era un buco bello grosso.

Campo esterno.

Wilyer Abreu: ha dato un buon contributo in battuta con una media di .253, un OPS di .751 e 15 fuoricampo in 132 partite, ma è in difesa che è stato particolarmente efficace come esterno destro (al posto del menomato mentale che ha sostituito), classificandosi primo nelle majors con 17 Defensive Runs Saved, secondo con 7 OAA, e terzo con otto assist da campo esterno. E’ anche arrivato secondo tra i rookie dell’AL con un 3.4 bWAR. 

Jarren Duran: probabilmente finirà tra i primi 10 nelle votazioni per l’MVP della AL per un anno di svolta sia al piatto che in campo, che si può sintetizzare così: è andato bene ad aprile e maggio (105 wRC+), ha avuto un giugno da sballo (191), è stato eccellente a luglio e agosto (156) ad ha concluso la stagione come uno dei tanti flop di settembre (61), complessivamente ha battuto .285 AVG con un OPS di .834, 48 doppi, 21 fuoricampo con 34 basi rubate in 160 partite. In difesa, ha guidato i Red Sox con 11 OAA e si è classificato nono tra tutti gli esterni. E’ stato il migliore nelle major con 12 assist e si è classificato secondo tra tutti gli esterni con 23 Defensive Runs Saved. Ora il problema sarà continuare nei prossimi anni questa bellissima favola. Un bocca al lupo a tutti noi!

Tyler O’Neill: non si può criticare troppo un giocatore, che a volte è stato discontinuo al piatto, quando ha realizzato il record di squadra di 31 home run ed è arrivato secondo con un OPS di .847 in 113 partite. Il suo problema sono gli infortuni:  commozione cerebrale a primavera (quando ha cercato di guardare dentro il cranio di Ciccio Devers) e di nuovo ad agosto per un’infezione alla gamba. La sua difesa è stata peggiore del previsto con un -4 OAA visto che era reduce da due vittorie Gold Gloves. Nel complesso ha avuto una stagione solida a Boston e lui e la squadra hanno detto che c’è un interesse reciproco in un suo ritorno.

Rob Refsnyder: sebbene sia stato frenato da numerosi infortuni per gran parte dell’anno, riuscendo a giocare solo 93 partite, è comunque riuscito a battere .283 con un OPS di .830 e ha continuato a toccare i lanci dei mancini con una media di .302 e un OPS di .941. Come battitore destro è stato un toccasana per Cora che aveva a disposizione un lineup fortemente sbilanciato.  Per il prossimo anno aveva annunciato il suo ritiro, ripensandoci subito dopo. Tuttavia il reparto esterni nel 2025 si presenta affollato con il promettente Roman Anthony e il versatile interno/esterno Kristian Campbell che bussano alla porta. Refsnyder ha un’opzione di squadra da 2 milioni di dollari per la prossima stagione e resta da vedere come i Red Sox affronteranno il suo status.

Ricevitori(e).

Connor Wong: ha iniziato l’anno alla grande, in particolare in attacco, battendo .307 con un OPS di .809 nel primo tempo, ma è poi crollato a una media di .246 e un OPS di .696 nel secondo tempo. Nel frattempo, la sua difesa è regredita dietro il piatto diventato orribile nel 2024, framing (-7) e blocking (-12), dopo i valori pessimi registrati nel 2023. D’altra parte il suo backup Reese McGuire è stato messo DFA dopo essersi squagliato a metà anno e l’acquisto Danny Jansen a luglio non ha dato lo sperato contributo in attacco. Strada spianata quindi per Kyle Teel che sarà disponibile la prossima stagione, se non dall’inizio, probabilmente entro metà anno.

Battitore designato

Masataka Yoshida: Il mancino ha battuto .280 con un OPS di .765 e 10 fuoricampo insieme a 21 doppi in solo 108 partite per un infortunio al pollice all’inizio della stagione. A fine anno ha rivelato di aver avuto a che fare con un dolore alla spalla (che ora lo ha costretto ad un’operazione chirurgica) che ha limitato il suo swing. Tutto sommato quindi possiamo dire che ha avuto una stagione discreta, allietata anche da un paio di piacevoli dong contro gli odiati MFY. Tuttavia questi non sono numeri per un DH, soprattutto per un DH che si mette in tasca 18 milioni a stagione. Effettivamente lui è stato preso per giocare LF, ma è del tutto escluso che le sue mediocri prestazioni difensive gli consentano di farsi strada in quella direzione, considerando anche le numerose e valide alternative. Essere relegato in un ruolo di sola battuta è anche un danno per la sua carriera, cosa di cui lui, giustamente, si è discretamente lamentato anche se tuttavia non sembra che ci siano soluzioni soddisfacenti per alcuna parte in causa.

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Analisi della stagione 2024. Parte terza: il pitching

Non sono certo io quello che vi deve raccontare che in una squadra MLB il manager è al vertice di un’articolata squadra di coach che curano lo sviluppo day by day degli atleti riguardo a diversi e particolari aspetti del gioco. In totale si tratta di una dozzina di persone, a cui vanno aggiunti anche i coach delle minors, in particolare Triplo A. Tutti questi complessivamente hanno come funzione principale quello di fornire, ogni giorno, il miglior roster possibile, in modo che il manager possa fare al meglio il proprio lavoro.

A differenza da quello che succede in Europa in sport come il calcio, tale dipendenza funzionale non comporta tuttavia un rapporto gerarchico: i coach come membri dell’organizzazione rispondono al CBO, chè può determinare il loro licenziamento come è capitato a una mezza dozzina di costoro qualche giorno fa. 

Anche quando, quasi un anno fa, Breslow ha sostituito Bush nel ruolo di Pitching Coach e con il suo amico personale Andrew Bailey, non ha dovuto rendere conto a nessuno. A posteriori questa mossa ha avuto un impatto enorme sulla stagione e conviene quindi approfondire. All’inizio del suo mandato Bailey aveva ereditato uno staff di lanciatori che nel 2023 era 22° per ERA (4,68) e una rotazione 27° per inning lanciati (774 1/3). Avviando un’analisi più accurata delle prestazione è emersa una solida relazione statistica fra tipo di lancio utilizzato e le percentuali dell’attacco avversario. Questi i risultati:

  • fastballs: .261 AVG e .428 SLG 
  • off-speed pitches: .227 AVG e .364 SLG
  • breaking pitches: .221 AVG e .370 SLG

che indicano che i lanciatori 2023 avevano fatto troppo affidamento sull’uso della loro palla veloce, e avevano sottoutilizzato altri tipi di lancio che avevano dato risultati migliori. Il piano di gioco per il 2024 non si proponeva, ovviamente, di abbandonare del tutto four-seamer e two-seamer, ma di usare l’intero repertorio di lanci disponibili con una distribuzione più efficace. 

Ad inizio stagione i risultati sono stati strabilianti. A maggio, dopo aver giocato le prime 36 partite, i Red Sox guidavano le major con un’ERA di squadra di 2,65, la media più bassa per il club dal 1920, In particolare la rotazione era prima in classifica con un’ERA ancora migliore (2,13). Inoltre i Red Sox avevano già ottenuto sei shutout, anche in questo caso risultato migliore della lega, uno in più rispetto al totale di quelli ottenuti nel 2023. Tutto questo mentre avevano già perso per tutta la stagione Whitlock, che pure aveva contribuito a questo dato con un’ERA di 1,96 in quattro uscite. Spoiler: questo esordio eccezionale del pitching in classifica aveva fruttato il modesto record 19-17 .528 4.5 GB da Baltimora

Però se c’è una legge nel baseball è che la pacchia dura poco e nel mese successivo alla pausa AS le cose sono drasticamente peggiorate. La rotazione iniziale di Boston è scesa al 29° posto in classifica nella lega, l’ERA si è impennata oltre 5, ma soprattutto hanno concesso 2,2 homer ogni nove inning. La percentuale di battuta sulle breaking ball è salita a .489, la seconda peggiore nel baseball, il che faceva presumere che i battitori delle squadre avversarie avessero mangiato la foglia, modificando in modo più efficace il proprio swing. Questo è vero in parte, perché l’adeguamento al nuovo stile di lancio è avvenuto da subito, ma ha cominciato ad avere successo solo quando i giovani lanciatori della nostra rotazione hanno superato i loro record personali di inning lanciati.  

Anche in periodo di vacche grasse la rotazione in generale non riusciva ad andare in profondità e  questo ha portato a un sovraccarico di lavoro per il bullpen, nella parte centrale della stagione. Così che è stato poi il bullpen a implodere anche in presenza di infortuni di uomini chiave come Chris Martin e Justin Slaten, senza alcun sostegno dalle operazioni di mercato del CBO, come già detto. A settembre, in una situazione di classifica ormai compromessa, c’è stato un’apprezzabile ripresa della rotazione, non sufficiente a ribaltare le cose.

Come ne esce il pitching staff da questa vicenda? Direi bene tutto sommato. Nella prima parte della stagione ha tenuto a galla una barca paurosamente sbandata per le discontinue prestazioni dell’attacco e i continui errori difensivi. Forse non hanno saputo prevedere la tempesta che sarebbe arrivata a fine luglio e prendere le opportune contromisure, ma il CBO non gli ha dato proprio nulla su cui lavorare. Dopo un mese di tregenda hanno rispreso il controllo della situazione con discreti risultati. Sinceramente, considerati i gravi infortuni subiti, il bilancio mi sembra positivo 

Concludiamo con un focus su alcune prestazione personali.

Tanner Houck : aveva iniziato lo spring training decisamente in ombra, ancora incerto se avesse potuto avere un posto nella rotazione, concludendo un anno impressionante con un’ERA di 3,12 su 30 partenze e 178 2/3 inning lanciati. Anche lui ha faticato, come tutti, ad agosto e all’inizio di settembre, ma è riuscito a concludere l’anno a pari merito con Wilyer Abreu con un bWAR di 3,5, dietro solo a Jarren Duran (8,7) e Rafael Devers (3,7). 

Kutter Crawford: In generale, il 2024 è stato per lui un passo avanti avendo stabilito un nuovo record di 33 partenze con 183 2/3 inning lanciati e il record di squadra di 175 strikeout, nella sua prima stagione completa da partente titolare. E’ migliorato anche nella profondità, con una media di 5 2/3 inning per partenza, rispetto ai 4 2/3 inning nelle sue 23 partenze dell’anno scorso.Tuttavia la sua  ERA di 4,36 è stata mediocre risentendo soprattutto di un tasso di fuoricampo talmente elevato, tanto che è risultato ultimo nella la lega con 34 dong subiti. Ad agosto specialmente ha toccato il fondo stabilendo il nuovo record della major league con 12 homer concessi in tre partenze consecutive. Se durante quel periodo i Red Sox avessero avuto un’alternativa da mandare sul monte avrebbero potuto utilizzarlo con minore frequenza e ora parleremo della sua stagione in termini molto più lusinghieri. 

Brayan Bello : dopo l’infortunio di Giolito e l’estensione di sei anni da 55 milioni di dollari che ha firmato durante gli allenamenti primaverili sembrava potesse essere lui l’asso della rotazione, ma il suo inizio stentato con un’ERA 5.32 in 17 partenze nella prima metà, è stato molto al disotto delle aspettativa. Nonostante sia stato solido nella seconda metà con un ERA 3.47 in 13 partenze, non c’è dubbio che il suo anno nel complesso sia stato una grande delusione e i Red Sox hanno bisogno di sviluppare di più è meglio questo giocatore in vista del 2025. In precedenza all’estensione contrattuale, a causa della struttura salariale della MLB, Bello avrebbe avuto una serie di contratti di un anno, il che significa che i Red Sox potevano evitare di doverlo pagare quasi in qualsiasi momento, ma mantenendo un controllo per 4 dei sei anni contrattuali. Ora, sono obbligati a pagarlo anche se è scarso, o infortunato, o scarso perché infortunato. E gli deciso 5M$ ogni anno, per sei anni, mentre a Houck e Crawford ne danno 0,75 M$. Anche su questo fronte, diciamo, che per ora Breslow non è stato fortunato!

Nick Pivetta: La stagione di Pivetta è stata buona: non eccezionale, non terribile, più o meno quello che ci si aspetta da un partente nello slot n. 4 avendo registrato un’ERA di 4.14 in 27 partenze su 145 2/3 inning insieme a 172 strikeout. Dopo aver perso il suo posto da titolare nel 2023 e aver lanciato principalmente dal bullpen nella seconda metà, Pivetta fortunatamente è riuscito a riprendere il suo posto nella rotazione questa stagione, evitando un tracollo della squadra per mancanza di alternative. Per l’anno prossimo si prospetta per lui la free agency, ma sia lui che la squadra hanno espresso interesse per un ritorno. Personalmente, a differenza di Davide, io sarei favorevole a questo esito. Pivetta è un buon mestierante che può essere utile e  sono abbastanza sicuro che il CBO riuscirebbe solo a peggiorare la situazione. Sono però scettico che il club disponga di un budget sufficiente a trattenerlo. Spero solo che anche lui non vada ai Dodgers per diventare un fenomeno, questa è un’abitudine che deve finire!

Cooper Criswell: anche lui ha avuto una buona stagione per uno starter No. 5/spot avendo registrato un’ERA di 4.08 in 26 partite (18 partenze). Ha avuto l’opportunità di entrare in rotazione quando si infortunato Whitlock e successivamente anche Bello e Pivetta lo hanno raggiunto per un po’ di tempo nella lista degli infortunati. Sebbene sia stato anche in Tripla A questa stagione (cinque partenze, 25 2/3 inning), Criswell ha colto questa occasione per lanciare  di gran lunga il maggior numero di inning (99 1/3 inning) che abbia mai lanciato nelle major nella sua carriera, dimostrando di essere una discreta opzione di profondità per il club.

Terminiamo con Kenley Jansen, un grande campione che ci ha dato un’ultima stagione forte, con un’ERA di 3,29 e 27 salvataggi in 54 presenze, insieme a un tasso di strikeout del 28,4 percento, il migliore della squadra. Purtroppo questi numeri sono macchiato da quattro blown saves, due delle quali particolarmente dolorose, contro Dodgers e Yankees, nel un tratto cruciale di una settimana, immediatamente dopo la All-Star break. Ci lascia perché è uno che non ama poltrire ad ottobre ed è sicuro che altrove potrà avere maggiori soddisfazioni. Se ne è andato a una settimana dalla fine della stagione per un’infiammazione alla spalla, anche se il manager Alex Cora ha detto che è stata una sua decisione. E’ stato un epilogo strano per un veterano del suo calibro, che probabilmente nasconde qualcosa che non sapremo mai.

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Analisi della stagione 2024. Parte seconda: il rafforzamento della squadra

Dopo una stove legue largamente al di sotto delle aspettative, Breslow ha tentato di marcare una differenza dal suo predecessore nel proseguimento della campagna. Mentre  Bloom sembrava concentrato solo sulla ricostruzione, del tutto indifferente alle necessità immediate della squadra e refrattario nel dare spiegazioni, Breslow al contrario ha dato l’impressione di darsi da fare maggiormente per conseguire l’obiettivo stagionale, cercando di prendere dal verso del pelo stampa e i tifosi. Malauguratamente non possiamo proprio dire che gli investimenti effettuati siano stati del tutto azzeccati e gli sforzi profusi abbiano prodotto risultati migliori fra il mediocre e il gravemente insufficiente. 

Alcune mosse messe a segno sono state anche sfortunate. Ad esempio il ritorno del mancino James Paxton, che puzzava di fregatura lontano un miglio, è stata una mossa talmente assurda, che all’inizio, essendo nota e palese la fragilità del lanciatore, ho pensato ci fossero delle informazioni nascoste e alla fine avrebbe potuto clamorosamente funzionare. Paxton effettivamente ci ha illusi, lanciando bene in due partenze in un momento cruciale della stagione, ma, come tutto il mondo aveva pronosticato, alla terza uscita è arrivato puntuale lo stiramento al polpaccio che ha messo fine alla sua meteorica stagione (e sembra anche alla carriera).  Mi chiedo proprio per quale motivo Breslow si sia esposto a questa memorabile figura da pollo.  

Altre mosse sono state semplicemente così sciatte da essere del tutto controproducenti. Mi riferisco in particolare alla strana coppia di rilievi Luis García e Lucas Sims. che avrebbero dovuto puntellare un bullpen sovrautilizzato durante una sfolgorante prima parte di stagione. Con una media PGL rispettivamente di 8,22 e di 6,43 in 15 presenze per ciascuno, hanno solo contribuito all’affossamento definitivo della squadra. Per soprammisura entrambi hanno passato molto tempo in IL, anche se questo potrebbe essere stato, a ben vedere, addirittura un vantaggio. 

Infine ci sono state mosse che, anche giustificate dalla disperazione, sono state al limite del ridicolo. In questo ambito rientra il caso del ritorno del grandissimo Rich Hill. Naturalmente nessuno poteva aspettarsi che Hill ci avrebbe risolto il problema di gara 7 delle WS, ma era chiaramente un estremo rimedio adottato di fronte a un male estremo. E in effetti Hill non è stato niente male, almeno in tre delle sue quattro apparizioni. Poi Cora, con una delle sue tante decisioni diciamo “indecifrabili”, ha optato per riportare Hill sul monte con un riposo tropo breve, sottoponendolo a un carico di lavoro per il quale non era chiaramente pronto. Il successivo DFA ha chiuso prematuramente il patetico siparietto.

Il fallimento di queste misure è stato particolarmente grave perché è coinciso con una generale crisi di tutto il bullpen che ci è costata diversi dolorosi ribaltamenti del risultato nel finale di partita, soprattutto durante il mese di agosto, che alla fine si sono rivelate esiziali. 

Una delle più grandi carenze dei Boston Red Sox 2024 è stata la mancanza di battitori destri nel roster. La sola carta giocabile da Cora per sopperire era rappresentata dal solo Refsnyder, purtroppo, causa infortuni, presente in solo in 93 partite, che ha ottenuto alla fine, come media totale, un buon .283 con un OPS di .830. Tuttavia le stesse statistiche, considerando il  parziale contro i lanciatori mancini, si impennano a .302 AVG e .941 OPS. La mossa di mercato alla scadenza, per tentare di alleviare queste difficoltà, è stato Danny Jansen acquisito da Toronto dove giocava dal 2018. Benché Jansen sia stato un battitore sopra la media in tutte e tre le stagioni dal 2021 al 2023, combinando un linea di .237/.317/.487 in 754 presenze al piatto, con noi non si è neppure avvicinato a questi risultati, terminando la stagione con la misera AVG di .188 r con un OPS di .623 in 30 partite, non proprio il contributo di cui avevamo disperatamente bisogno.

Anche considerando questi aspetti il bilancio del lavoro del nuovo CBO non possiamo dire che sia stato all’altezza delle aspettative. Credo che abbia pagato (e noi con lui) il fatto che sia alla sua prima esperienza nel ruolo di responsabile delle operazioni. Anche scontando la conclamata mancanza di attenzione da parte della proprietà per la squadra e l’indisponibilità nello spendere soldi per aggiungere o mantenere giocatori di qualità, i risultati sono stati comunque molto deludenti o almeno quanto quelli che hanno causato il licenziamento del suo predecessore. Neppure il ritorno nell’organizzazione dei Red Sox di Theo Epstein, suo mentore a Chicago, gli è stato minimamente d’aiuto. Questo giudizio non migliorerà quando parleremo della gestione degli infortuni nei successivi capitoli.

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Il giorno della marmotta

Circa undici mesi fa, alla conferenza stampa di insediamento di Craig Breslow il presidente Tom Werner, con voce dal sen fuggita, aveva promesso una offseason “a tutto gas” e una squadra diversa nel 2024. Diamine, perchè mai avrebbero dovuto licenziare, con un anno di anticipo, il capo del front office, se non per far tornare i Red Sox a livelli di competizione adeguati al loro rango.

Lunedì, per il terzo anno consecutivo, il CBO Craig Breslow, il manager Alex Cora e il CEO Sam Kennedy, si sono presentati davanti ai giornalisti, per la rituale conferenza stampa di fine stagione, ancora una volta organizzata decisamente troppo presto rispetto alle aspettative. Dopo la sconfitta a Toronto nella gara 159 e la definitiva eliminazione dalla contesa per la post season Cora aveva dichiarato:

“At one point it felt like we were a playoff-caliber team, and then we missed the opportunity, let’s put it that way,” aggiungendo poi. “You look around, you look at the teams that are fighting, we had it right there and we blew it.”

Mi sembra che allora abbia colto il segno. We blew it! potrebbe essere lo slogan da stampare sulle felpe per condensare in un concetto la stagione regolare, per esprimere la delusione per come sono andate a finire le cose, con la consapevolezza di aver sprecato un ingresso ai playoff, abbondantemente alla portata, specialmente dopo una prima parte assolutamente sorprendente. 

Durante la conferenza stampa Cora non ha ripetuto questo concetto, anzi ha dimostrato di aver ritrovato sorriso e ottimismo, Breslow è apparso rituale quando si è assunto la completa responsabilità dell’accaduto e Kennedy è stato decisamente reticente davanti all’unica domanda veramente cruciale, quando gli è stato chiesto di un potenziale aumento del monte stipendi, che oggi risulta di circa $ 10 milioni al di sotto della soglia CBT di $ 237 milioni. 

D’altra parte perchè spendere di più se la stagione, secondo loro, alla fine non è stata così malaccio?!  Nonostante i peana di rito, sembra esserci nel management un sentimento latente che giudica come parzialmente positiva una stagione 81-81, in cui sono arrivati ​​terzi nell’American League East, noni su 15 club AL, sotto di 13 partite dal titolo divisionale e un solo posto nei playoff negli ultimi cinque anni. Evidenziare che molti giocatori hanno fatto grandi passi avanti alla fine abbiamo vinto tre partite in più, rispetto alle due precedenti occasioni denotano un approccio assolutamente tollerante alla mediocrità. Se una stagione così fosse capitata agli Yankees o anche ai Cardinals, avremmo visto una reazione totalmente diversa. Quello che accaduto invece ci imprigiona in questo loop ripetitivo di cui non si vede la fine.

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Un gennaio in bianco

Eccomi di nuovo a voi con il primo commento del 2024. In effetti è un po’ che non scrivo commenti su questo Blog. Per la precisione da Santo Stefano dello scorso anno. Non è stato per pigrizia, ma (ve ne sarete accorti anche voi) per l’assoluta mancanza di notizie. Nonostante le generali aspettative alimentate da proclami strombazzati ai quattro venti, archiviata in modo deludente la corsa per arrivare a Yamamoto, il front office dei Red Sox è sembrato cadere preda di una nuova pandemia di encefalite letargica, come fossimo tornati agli anni 20 del 900.

In precedenza Breslow aveva manovrato a costo zero, sostituendo il terzetto Sale, Urias Verdugo con Giolito Grissom O’Neill e sembrava pronto a spendere cifre colossali per un altro partente e una buona mazza destrorsa. 

In effetti non è andata proprio così. Sembra che la squadra abbia fatto un’offerta per Shoto Imanaga, un altro giapponese che non vestirà la casacca di Boston, che alla fine è approdato a Chicago zona nord firmando con i Cubs. Marcus Stroman invece si esibirà in pigiama con i MFY. Entrambe queste trattative sono state concluse a costi più bassi di quelli preventivati. La circostanza lascia pensare che i Red Sox non erano parte molto attiva della trattativa. Anche sul fronte slugger il bollettino è in bianco. Hernandez che sembrava poterci interessare ha firmato con i LAD, che a quanto pare hanno deciso di sparare su tutto quello che si muove.

Alla fine, quando l’imbarazzo è arrivato al massimo della sostenibilità, Werner e poi Breslow sono usciti fuori a spiegare che eravamo noi che non avevamo capito proprio nulla. I Red Sox sono già competitivi così come sono e il piano non mai stato quello di andare sul mercato a spendere e a spandere, ma barcamenarsi al meglio possibile, aspettando (anzi per la precisione sarebbe “sviluppando in modo aggressivo”, sic) che dal ns farm system emergano i giovani talenti che ci faranno tornare grandi, in particolare si parla Mayer, Anthony e Teel.  Il club considera sostanzialmente questo gruppo intoccabile nelle trattative commerciali e si prevede che sebbene tutti e tre inizieranno l’anno in Double-A, esordiranno nelle major al più tardi entro il 2025.

I più smaliziati fra di voi avranno notato che nel terzetto citato non compare neppure un lanciatore, ma Breslow non ha premura. L’attuale rotazione è composta da quattro lanciatori (Giolito, Bello, Crawford e Pivetta) con Whitlock, Houck e forse anche Winckowski a competere per aggiudicarsi l’ultimo slot disponibile. Non sarà la migliore di tutti i tempi, ma almeno si ritiene in grado di lanciare 6 inning e uscire con la squadra ancora in partita. Se dal bullpen, che non sarà stressato come la scorsa stagione, arrivano prestazioni dignitose, potresti anche puntare a finire fra le sei squadre AL che disputano la post season. Un altro partente di peso farebbe comodo, ma con calma, senza affanni, aspettando l’occasione propizia. 

Che vi devo dire ragazzi!? Mi sembra scontato anche quest’anno vinceremo l’anno prossimo, ma almeno abbiamo un roster senza buchi, non più infarcito di nani, ballerine e vecchi giovanotti di belle speranze. Abbiamo sprecato un lustro a tentare di costruire sulle sabbie mobili, ma ora almeno si vede un barlume di razionalità nella condotta. Ancora non si vede l’ambizione, ma questo è ciò che passa il convento.

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Punto di svolta

Quindi alla fine è accaduto l’inevitabile. Yamamoto non giocherà con i Red Sox. La buona notizia che non giocherà neppure con gli Yankees, i Blue Jays o qualsiasi altra squadra dell’AL, non basta a lenire lo sconforto. Ha preferito entrare nell’affollato firmamento di stelle dei Dodgers, una squadra che evidentemente si sta attrezzando per dominare anche i playoff, oltre che la stagione regolare, avendo raccolto molto meno di quello che era lecito attendersi. 

La delusione a Boston è profonda e non riguarda solo la trattativa per Yamamoto, che, oramai, era di fatto diventato una sorta di miraggio. La città che abitualmente riempie gli spalti del Fenway Park, deve prendere atto che questi non sono più i Red Sox che ha conosciuto e amato dal 2002 al 2018. L’approccio che ha portato a quattro titoli mondiali e a due partecipazioni all’ALCS, è stato messo da parte. La società anno dopo anno, sembra concentrarsi solo in una politica di riduzione delle spese. Le eccezioni rappresentate dai contratti di Rafael Devers e Trevor Story, sono eventi rari che non cambiano il quadro generale, che anzi sembra destinato a rimanere tale a lungo, con buona pace di Tom Werner  e del suo ormai famoso commento alla conferenza stampa introduttiva del nuovo presidente delle operazioni di baseball Craig Breslow.

Detto questo, tuttavia, cercando di dare una valutazione meno emotiva di quanto accaduto, dovremmo chiederci se la decisione di spendere oltre 375 milioni (fra ingaggio e commissioni) per un lanciatore, abbia una base economica. Ora, non esiste organizzazione analitica migliore dei Dodgers, e si sono sentiti a loro agio nello spendere quelle cifre, avrenno avuto le loro buone ragioni. Ma, siccome nessuno è esente da errori di valutazione, i rischi sembrano oggettivamente enormi e sarebbero stati sproporzionati rispetto alle aspettative di ammortamento che Red Sox avrebbero potuto mettere in campo. Devi avere la sfera di cristallo, per spendere un cifra così elevata per un ragazzo che non ha lanciato neppure un inning in MLB. D’altra parte ne abbiamo visti tanti deludere le aspettative per motivi imponderabili e altrettanti che cascano dalla bicicletta e si rompono un polso, magari nel momento cruciale della stagione (dico por dire!). 

Allora adesso quindi cosa dobbiamo fare? Vale la pena notare che qualunque sia la prossima mossa di Boston, non avrà lo stesso impatto di Yamamoto, ma non sarà neppure priva di rischi. Tutti i lanciatori free agent disponibili (i migliori sono Snell e Montgomery) sono scommesse rischiose.

Snell è un’élite negli strike out, ma lo è anche nel concedere BB.  Complessivamente i suoi numeri giustificano le riserve che le franchigie sembrano mostrare nei suoi confronti. Montgomery non è sicuramente un asso. Si tratta essenzialmente un grounders, bravo a mantenere la palla nel parco, ma che non si sposa bene con l’attuale configurazione dei nostri interni. Inoltre pochi giorni compirà 31 anni ed anche se rimane in salute è alto il rischio che diventi inaffidabile a fronte di un modesto degrado delle sue prestazioni.

Inoltre, anche ignorando tutti questi segnali di allarme, dovremmo chiederci se anche alla fine Breslow riuscisse a prendere sia Snell che Montgomery, i Red Sox sarebbero comunque in grado di vincere qualcosa nel 2024? I fan dei Red Sox sono arrabbiati e desiderosi che la squadra faccia qualcosa, anche io mi sento così da tempo, ma questo è proprio il momento di pensarci bene. La situazione non è ottimale ed è difficile che un paio di innesti siano sufficienti a rendere vincente l’attuale roster.

D’altra parte qualcosa sembra proprio che Breslow sia costretto a fare, almeno quel tanto che serva a giustificare il licenziamento di Chaim Bloom. La speranza è che, in mancanza di grandi e giustificabili colpi di mercato, svolga il lavoro basilare trascurato dal suo predecessore. Spero che con Bloom se ne sia andata anche la presunzione di mandare in campo formazioni squilibrate, incapaci non solo di vincere, ma anche di divertire.  Breslow dovrebbe lavorare ai margini aspettando di inserire, al momento opportuno, prospetti eccellenti come Kyle Teel, Marcelo Mayer e Roman Anthony e considerando il fatto che, il prossimo anno, saranno disponibili alcune intriganti opzioni come Zack Wheeler, Corbin Burnes, Walker Buehler, Shane Bieber e Brandon Woodruff, per incrementare il lancio. Forse vale la pena aspettare un altro anno di transizione prima di bloccare il libro paga, solo per dare una risposta emotiva alla contingenza. 

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Winter Meetings report

I Winter Meetings di Nashville Tennessee sono terminati,  Breslow continua a dichiarare che il pitching è la sua priorità numero uno, ma ancora non si vedono risultati apprezzabili, neppure sui fronti secondari.

Probabilmente l’esito di questa offseason sarà deciso dalla destinazione del bersaglio più grosso che i Red Sox stanno inseguendo, Yoshinbou Yamamoto. Yamamoto è un giocatore che possiede tutti i requisiti per piacere ai Red Sox:

  • è il miglior starting pitecher disponibile 
  • troverebbe subito posto nel top della ns sguarnita rotazione
  • è giovane. avendo compiuto 25 anni lo scorso agosto.
  • come lanciatore della NBP, la major league giapponese, non inciderà sulla priorità di scelta al draft.

Naturalmente queste sono caratteristiche che si adattano a tutte le squadre MLB e quindi dovremo battere un bel po’ di concorrenza.  Non solo. Oltre alle ben chiare qualità che Yamamoto possiede, c’è anche una gran penuria di altre opzioni disponibili. Nessun altro lanciatore, con caratteristiche perlomeno simili,  è sul mercato dei free agent in questo momento. Ma neppure lo sarà nella prossima offseason, che vedrà sul mercato alcuni (attuali) buoni partenti, ma nessuno avrà meno di 30 anni. Se i Red Sox vogliono ingaggiare qualcuno così bravo e così giovane, senza smantellare il loro intero system farm appena ricostituito da Bloom, Yamamoto è l’unica opzione sensata. 

Questa sembra un’opinione molto diffusa, e, almeno a giudicare dalle risposte date alle interviste dal nostro GM, non sembra che le cose vadano benissimo. Il mercato per Yamamoto si restringe a una lista di pochi e selezionati pretendenti fra i quali però sembra noi siano assenti. I Red Sox hanno una forte presenza di scouting in Giappone ed erano noti per puntare con interesse su Yamamoto. Se ora tengono la bocca chiusa riguardo ai dettagli delle loro attività in corso non è certo un buon segno.

Anche per il resto della to do list e non si sono fatti progressi. I Red Sox rimangono alla ricerca di un esterno destro e di un seconda base dopo la cessione di Urias e Alex Verdugo. Da queste operazioni (e dalla Rule 5) sono arrivati una pletora di lanciatori prevalentemente destinati alle leghe minori, che certo non rappresentano una svolta della situazione.

Per il momento quindi la prima offseason di Breslow assomiglia in modo preoccupante alle ultime quattro con Chaim Bloom. Quando gli è stato chiesto se pensava che tutto dipendesse dalla firma di Yamamoto, ha farfugliato una risposta diplomatica dicendo che stanno gettando un’ampia rete, lasciando le loro possibilità spalancate a varie soluzioni. La solita tiritera che abbiamo ascoltato in precedenza per nascondere la mancanza di risultati.

Naturalmente non è finita finché non è finita, e i conti si fanno alla fine, ma per il momento non c’è da stare allegri.

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Sfogliando la margherita

Alla fine i Red Sox assumeranno un nuovo Presidente delle operazioni baseball, o come cavolo vorranno chiamare quello che era il General Manager, quando il mondo era più semplice. Ad un certo punto lo faranno davvero. Sul serio. Sono fiducione! Nonostante la cronaca non sia incoraggiante. 

Chaim Bloom è stato cacciato ormai da più di un mese, ma non si è creata esattamente una calca di persone desiderose di depositare il proprio curriculum al Fenway Park. Al contrario i giornali segnalano che i candidati più prestigiosi che sono stati contattati, hanno opposto un cortese ma fermo rifiuto. 

E’ di oggi la notizia che candidati importanti, tra cui il direttore generale dei Dodgers Brandon Gomes, il direttore generale dei Phillies Sam Fuld e il presidente delle operazioni di baseball dei Twins , Derek Falvey, hanno rifiutato il colloquio per il lavoro. Già da qualche giorno è noto che Jon Daniels, ex responsabile dei Rangers e ora nel front office dei Rays, ha detto che sua moglie non vuole trasferirsi a nord. Mike Hazen ha sfruttato il potenziale interesse dei Red Sox per un prolungamento del contratto in Arizona. 

Ci sono anche candidati privi del fit nel profilo che si permettono di fare marameo. Chris Antonetti dei Guardiani è felice di rimanere a Cleveland, ma è chiaramente una menzogna: nessuno è felice in una città in cui i fiumi potrebbero incendiarsi. Anche Michael Hill, direttore generale anni fa di una modesta squadra dei Marlins, ha detto che gli piace troppo il suo lavoro nell’ufficio del Commissario. Cioè c’è uno che preferisce lavorare per Manfred che per i Red Sox, capite quanto siamo caduti in basso?

D’altra parte sembra un esito annunciato. Non solo i Red Sox hanno licenziato un GM dopo l’altro indipendentemente dal successo sul campo, ma in questo periodo hanno mantenuto i quadri intermedi, limitandosi ad avvicendare il vertice. Quando Ben Cherington prese il posto di Theo Epstein, sostanzialmente ereditò il front office. Le cose erano sostanzialmente le stesse, con l’unica eccezione che ora sulla porta dell’ufficio all’angolo c’era il nome di una persona diversa. Per quanto ne so, hanno semplicemente cancellato “Epstein” e scritto sulla porta “Cherington” con un pennarello. Lo stesso è successo per gli altri “capi” che si sono avvicendati. Sono stati così conservatori che non avranno neppure sostituito la porta con tutte quelle cancellature. Anzi. Oltre al personale dirigenziale la proprietà attualmente ha già garantito la permanenza nel ruolo di Alex Cora, oltre ad avviare le attività per la costituzione del roster 2024.

Si vocifera della presenza a Boston di Thad Levinem GM dei Minnie, e non è chiaro se ci sia interesse per l’ex direttore generale dei Marlins Kim Ng, che si è dimessa da quel ruolo lunedì. Si ritiene che altri candidati esterni siano nel mix; lunedì, un rapporto del New York Post ha menzionato l’ex rilievo dei Red Sox Craig Breslow come una persona considerata un candidato potenzialmente forte. 

Spero che siano tutte chiacchiere perchè secondo il mio modesto parere non è quello che ci serve. Dovremmo assumere qualcuno che abbia maturato esperienza in realtà abituate a competere al vertice. Se dobbiamo prendere una mezza calzetta da una squadra minore, allora potevamo tenerci Bloom. Ma il grosso calibro di cui avremo bisogno non lo puoi attirare in un ambiente sclerotizzato, senza affidargli un ampio mandato decisionale. In altre parole è inutile prendere uno veramente bravo e poi costringerlo a camminare in un sentiero già tracciato. Devi assumere uno che dice a te quello che bisogna fare. Almeno così si regolava Jobs, quando assumeva manager per Apple. Credo che sia una filosofia che funzioni d’appertutto, anche nel baseball.

Tutto questo lascia prevedere che alla fine la scelta ricadrà su Eddie Romero, l’unico che può accettare questa situazione visto che, peraltro, la sta determinando, svolgendo il lavoro di GM da un mese. Almeno, allo stato delle cose, ogni altra scelta sembra inferiore. Questo però vorrebbe dire che lui è uno di quelli che non ha rinnovato Nasty Nate, per fare solo un esempio. Che Dio ci assista!

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Le pagelle mancate

Premessa.

Oltre all’articolo su Francona avevo chiesto a Paolo se gli andava di stilare le sue consuete pagelline di fine stagione, ma, come potete capire dal fatto che sto scrivendo io, ha declinato l’invito. 

Effettivamente con qualche ragione. Il roster 2023 è naufragato all’inizio di agosto, dopodichè i Red Sox hanno cercato di perdere più partite possibile sia per avere un diritto di scelta precoce al prossimo Draft, sia per salvare il posto a Aaron Bloom, dal mio punto di vista il manager più grande che i MFY abbiano mai avuto (Sembra che entrambi questi obiettivi siano stati colti ?)

Stante questo macroscopico fallimento collettivo non ha molto senso stilare giudizi individuali. Tanto sono tutti bocciati. Più ragionevolmente, e in sintonia con lo stato d’animo del momento, mi sono messo in testa di stilare una sorta di rapporto sui danni (per rimanere nella metafora della catastrofe), che cominci a individuare le risorse disponibili per la ricostruzione, mentre i soccorritori ancora stanno lavorando sulle rovine. Ne è venuto fuori un articolo molto lungo che mi auguro non annoi.

I pilastri del roster: quelli cresciuti con Dombroski

  • Rafael Devers — Il suo esordio è così remoto che ci si dimentica che abbia solo 27 anni. E’ stato il miglior giocatore offensivo dei Red Sox in questa stagione e sarà legato ai Red Sox con un contratto decennale piuttosto oneroso. Queste circostanze imbullonano Ciccio alla terza base, senza discussioni,  per molto tempo a venire.  Le sue desolanti prestazioni difensive, già pessime, sono state in regresso rispetto alla scorsa stagione. Non si vede luce in fondo al tunnel da questo punto di vista, ma ce lo dobbiamo fa piacere a tutti i costi. .
  • Brayan Bello — A 24 anni, è emerso come l’asso de facto della rotazione, con statistiche dominanti sul resto della squadra (almeno fino a quando le partite contavano). Io spero che Bello non sia il titolare del giorno di apertura del prossimo anno, ma solo perché ciò vorrebbe dire che è arrivato un blockbuster per affiancarlo. Su di lui comunque possiamo costruire.
  • Triston Casas — Un infortunio alla spalla ha concluso prematuramente la sua stagione da rookie, con 24 fuoricampo e un .856 OPS. Dopo le difficoltà dei primi mesi è stato un crescendo rossiniano. Con queste premesse è ragionevole pensare che la prima base dell’anno prossimo sia già assegnata e anche lo slot del cleanup hitter nel lineup. 

Contratti a lungo termine: quelli ingaggiati da Bloom 

  • Trevor Story — Un infortunio gli ha impedito di portare qualsiasi contributo alla playoff race. Quando è tornato, ad agosto, i giochi erano fatti. Ha confermato le perplessità suscitate lo scorso anno con  la mazza, mentre la difesa nel ruolo di interbase è stata più che incoraggiante. Resterà sicuramente, visto che mancano quattro anni di contratto. Magari potremmo sperare che il nuovo GM trovi il modo di spostarlo in seconda base, il ruolo dove da il meglio di se, avendo trovato un’altra soluzione per sostituire X man. Una soluzione che prima o poi si chiamerà Marcelo Majer. il che significa che una soluzione a lungo termine per la seconda base non è qualcosa che i Red Sox dovrebbero perseguire quest’inverno.
  • Masataka Yoshida — Nel suo primo anno fuori dal Giappone, Yoshida ha avuto luci e ombre. Le ombre sono state un inizio piuttosto lento e un appassimento nel finale, ma per una gran parte della stagione si è dimostrato un buon battitore. E’ stato anche il peggior esterno sx della AL e quindi potrebbe valere la pena dargli più spazio come DH la prossima stagione.

Contratti di un anno 

  • Chris Sale — Quando ha firmato la sua estensione di cinque anni nel marzo del 2019, Sale veniva da sette selezioni All-Star consecutive e una vittoria alle World Series. Nei quattro anni successivi è stato quasi sempre in IL, effettuando solo 54 partenze con un’ERA di 4,28. Lui non è un superstite, è quello che all’ultimo momento non è partito. Il prossimo anno sarà l’ultimo del suo contratto e nessuno lo sa cosa aspettarsi in termini di carico di lavoro e prestazioni. I suoi momenti migliori sono ancora terribilmente alti, ma anche terribilmente brevi. 
  • Kenley Jansen, Chris Martin — Jansen ha 36 anni e Martin ne compirà 38 la prossima estate. Entrambi sono stati protagonisti di una stagione al di sopra di ogni aspettativa (soprattutto Martin). Data la discreta profondità del bullpen, potrebbe essere logico scambiarne uno quest’inverno, ma sembra probabile che torneranno entrambi.
  • Rob Refsnyder — Il ragazzo ha un OPS di .825 pesante in base contro i mancini in questa stagione e finchè continua così, Cora lo manderà in campo. tanto che a metà stagione ha spuntato  a colpire i mancini, il che è bastato a Refsnyder per firmare una proroga di un anno – con un’opzione per la squadra per il 2025 – a metà stagione. Ha un OPS di .825 pesante in base contro i mancini in questa stagione, fornendo l’equilibrio di cui i Red Sox hanno bisogno.

I blue collar: quelli che devono sudare per meritarsi un altro anno al sole

  • Connor Wong — Non era nemmeno sicuro che sarebbe entrato nella squadra come riserva questa primavera, ma Wong si è fatto strada fino allo status di titolare, soprattutto grazie al bazzoka che ha al posto del braccio con il quale ha risolto efficacemente il problema delle razzie di basi che subivamo inizio stagione. Sembra che il mercato non offra grandi alternative nella posizione di ricevitore e potrebbe essere difficile da trovare, e ancora più difficile acquisire un valido sostituto. Più facile attendere che Kyle Teel, acquisito miracolosamente al dratf di luglio, sia pronto. Si pensa che possa accadere anche nel 2024.
  • Jarren Duran — E’ stato un promettente prospetto la cui carriera però sembrava non ingranava a dovere, dopo un paio di stagioni deludenti. Quando è tornato in squadra ad aprile  per un po’ è sembrato essere la soluzione di cui i Red Sox avevano bisogno per rimanere rilevanti. Una difesa migliorata e un .828 OPS lo rendono chiaramente appetibile per un ruolo nella prossima stagione, sia come esterno centro dell’area, sia come esterno sinistro, sia come PH contro i lanciatori destri.
  • Josh Winckowski — Per circa due mesi, l’anno scorso è stato un discreto titolare ne prima di svanire rovinosamente. Quest’anno è cresciuto e potrebbe aver trovato posto permanente nel bullpen dei Red Sox come rilievo multi-inning, in grado di gestire situazioni ad alta criticità.
  • John Schreiber , Brennan Bernardino – Schreiber lo ha fatto l’anno scorso, Bernardino lo ha fatto quest’anno. Entrambi sono arrivati ​​come sig. nessuno, ma si sono fatti strada gestendo a dovere momenti chiave. Non c’è motivo di non riproporli nel 2024, ma si sa che i rilievi vanno e vengono in continuazione.

Ruoli da definire

  • Tanner Houck, Garrett Whitlock, Kutter Crawford — I Red Sox dovrebbero essere in grado di rafforzare la rotazione il prossimo anno attraverso la free agency. Cioè il prossimo GM  dovrebbe avere sufficienti soldi da spendere per ingaggiare uno o due fra titolari della rotazione. Blake Snell , Aaron Nola e Yoshinobu Yamamoto saranno disponibili – così come Lucas Giolito , Jordan Montgomery, Sonny Gray e altri ancora. Quando e se arriveranno uno o due di questi nomi fra le ovvie opzioni per completare la rotazione ci sono Bello, Sale e Pivetta. Ma cosa fare con Crawford, Houck e Whitlock è una questione interessante. Tutti e tre sono usciti dal bullpen per entrare nella rotazione con alterne fortune. Ora ci si deve porre il problema su quale sia il loro migliore utilizzo. Crawford che proviene da una stagione in crescendo, durante la quale ha accresciuto la sua stamina in modo da dissipare questi dubbi. Potrebbe essere rimosso dalla rotazione durante la stagione, ma ci sono pochi motivi per farlo in modo preventivo. Whitlock è stato perseguitato da troppi infortuni per considerare il 2023 un test valido. Tuttavia il controllo di, la tendenza al groundball e la capacità di neutralizzare i mancini sono caratteristiche che potrebbero indurre a continuare nella prova. Houck ha mostrato prestazioni abissalmente diverse quando incontra i destri rispetto ai mancini e una cronica incapacità di lavorare in profondità nelle partite. Tuttavia, con con opportune  modifiche al programma di lancio,  si potrebbe indurre un miglioramento decisivo in un giocatore determinato a rimanere uno starter. Cora ha detto di credere che tutti e tre dovrebbero almeno prepararsi per essere titolari, anche se l’incertezza regna sovrana. Non solo qualcuno potrebbe tornare nel bullpen ma naturalmente il prossimo GM potrebbe sfruttare la ridondanza per scambiare uno di loro. Anche questo è possibile
  • Ceddanne Rafaela, Wilyer Abreu — È prematuro dire che si sono guadagnati il il posto in squadra, ma Rafaela e Abreu hanno giocato abbastanza bene per un tempo sufficientemente lungo – prima in Tripla A e ora nei grandi campionati – per immaginarli facilmente in ruoli importanti nella prossima stagione, sia dalla panchina, in formazione o come prossimo in linea di profondità in alternativa a Duran, per quando riguarda Raffaela, e Verdugo, per Abreu. Potrebbero non entrare nel roster del giorno di apertura e un nuovo DG potrebbe voler scambiare uno di loro con un’alternativa più comprovata, ma Rafaela e Abreu sembrano sicuri di avere un impatto sui Red Sox del 2024 in un modo o nell’altro.

Sub judice: quelli che aspettano il prossimo GM 

  • Nick Pivetta , Alex Verdugo — Giocatori molto diversi, ovviamente, ma entrambi si trovano nella stessa curiosa situazione. Entrambi stanno entrando nel loro ultimo anno di idoneità all’arbitrato e sebbene ciascuno sia stato importante – e talvolta molto buono – nessuno dei due è stato abbastanza coerente da suggerire che una proroga a lungo termine sia una priorità. 

Sono passati quattro anni dall’arrivo di Verdugo nell’outfield dei Red Sox, e il suo WRC+ annuale ha avuto un andamento nella direzione sbagliata stagione dopo stagione (da 125 nel 2020 a 98 quest’anno). I Red Sox hanno outfielder mancini alternativi – soprattutto dopo l’impressionante ultimo mese di Wilyer Abreu – e Verdugo ha un rapporto traballante con l’allenatore Alex Cora (come evidenziato da alcuni problemi disciplinari in questa stagione). Sembra un candidato ovvio per uno scambio commerciale come lo era già stato a fine luglio.

Discorso diverso per Nick Pivetta, che potrebbe essere riuscito a trovare una via d’uscita avendo fatto una grande impressione nella seconda parte delle stagione, sia peri risultati, sia per la sua determinazione in campo, sia per la sua capacità di cambiare ruolo, concedersi un riposo breve e gestire circostanze critiche. Pivetta è passato dal perdere il suo lavoro di rotazione a maggio a garantirsi sostanzialmente un contratto in questa offseason con questa sua prestazione. Tuttavia se il prossimo capo delle operazioni di baseball riesce a trovare un altro quarto titolare di rotazione più affidabile, sarebbe difficile escludere la possibilità di uno scambio.

  • Reese McGuire — Questo sarà il secondo round di arbitrato per McGuire, il che significa che avrà diritto ad un modesto aumento sul suo attuale stipendio di 1,23 milioni di dollari. È un backup abbastanza affidabile, e quindi è da pensare che tornerà.
  • Pablo Reyes – Questo ragazzo ha iniziato l’anno nel roster Triple-A degli Oakland A’s e potrebbe essersi fatto strada fino a diventare il presunto favorito per aprire la prossima stagione come interno di utilità dei Red Sox. È un difensore versatile che ha fornito buone battute contro i mancini. Sono poche le alternative migliori per la panchina, soprattutto perché viene via con poco.
  • Luis Urías — Un nome più importante di Reyes, ma una decisione più difficile. Urías sta guadagnando 4,7 milioni di dollari in questa stagione e gli è dovuto un aumento nell’arbitrato. È stato un acquisto decente di luglio, ma varrà più di  5 milioni la prossima stagione? Le alternative interne in seconda base (a parte Reyes) sono i battitori mancini Enmanuel Valdez e David Hamilton , che potrebbero essere meglio utilizzati come profondità Tripla A o come pedine di mercato.
  • Chris Murphy, Brandon Walter – I Red Sox potrebbero scambiare uno di loro? Sicuro. Ma Murphy ha lanciato abbastanza bene dopo essersi spostato al bullpen, e Walter ha lanciato abbastanza bene nella seconda metà.
  • Nick Robertson — Il principale ritorno nello scambio di Kiké Hernández , Robertson non ha impressionato di primo acchito, ma le prestazioni più recenti potrebbero favorirlo per dare profondità al bullpen..
  • 28-34. Zack Kelly, Mauricio Llovera, et al. — Kelly e Llovera sono i nomi più importanti in una lunga lista di lanciatori di rilievo ( Kaleb Ort, Joe Jacques, Zack Weiss, Justin Garza, Wyatt Mills e altri) che potrebbero essere rilasciati o meno. La maggior parte probabilmente sarà DFA, ma alcuni potrebbero tornare. Il più interessante del gruppo potrebbe essere Bryan Mata, un notevole potenziale prospetto di 24 anni che non ha mai lanciato nei grandi campionati e ha trascorso gran parte di questa stagione nella IL.
  • Bobby Dalbec — Su Dalbec credo che il discorso sia chiuso da tempo. Il fatto che abbia giocato in prima deve essere considerato un fatto assolutamente contingente. Sembra impensabile che un nuovo  capo delle operazioni di baseball possa dargli un’altra possibilità. Piuttosto è auspicabile che la vetrina di cui ha beneficiato in questo finale di stagione gli consenta di trovare la sua strada altrove. 

Con le valigie in mano

  • Justin Turner — Turner ha un’opzione per tornare la prossima stagione, ma dopo un anno straordinario — MVP sia per quello che ha fatto al piatto che il ruolo avuto nella clubhouse — è più probabile che preferisca un massiccio buyout e raggiunga la free agency. 
  • Adam Duvall — Duvall ha iniziato la stagione al fulmicotone e, anche  e do Story ha avuto anche se ha perso tempo a causa di un infortunio al polso, è stato molto brillante anche dopo il suo ritorno in campo. A 35 anni anche lui ha tutto l’interesse a capitalizzare queste evenienze
  • Joely Rodriguez — Il grande acquisto dell’offseason ha lanciato solo 11 inning a causa di vari infortuni. Direi che abbiamo già dato. 
  • James Paxton — Dopo il suo ritorno in formazione, dopo un infortunio secolare, aveva fatto così bene che sembrava possibile che i Red Sox potessero fargli un’offerta di qualificazione, ma a un certo punto ha finito la benzina e ha davvero faticato prima di finire la stagione in IL dopo soli 96 inning lanciati. Difficile contare su di lui l’anno prossimo.
  • Corey Kluber — Non si capisce quali aspettative avesse Bloom quando ha sostituito l’ottimo Wacha con Kluber, reduce da una stagione con 31 partenze e un’ERA 4.34. E’ passato a un’ERA 7.04. Per la disperazione è stato dapprima retrocesso nel bull pen e poi, per fare spazio a giocatori di baseball in attività, ha trascorso gli ultimi tre mesi nella IL. Non lo vedremo mai più.

Manager e dintorni

Dopo aver scandagliato ogni uomo del roster, facciamo ora un breve punto sul coaching. Con l’uscita di Bloom si espande il ruolo e le responsabilità di Cora, tanto che qualcuno lo propone direttamente come sostituto di Bloom.

Se succedesse sarebbe un unicum assoluto, non credo si sia mai vista una cosa del genere nelle major. Sarebbe auspicabile? Boh!? Ammetto di avere idee confuse

Sicuramente il lavoro del GM (sinonimo di presidente delle operazioni di baseball in questo contesto) è molto diverso dal gestire una squadra di baseball. Ci sono competenze di base necessarie per fare bene entrambe le cose, e sono sicuro che Alex Cora ne abbia a palate. Dopotutto è un manager piuttosto bravo. Ma ci sono anche molte competenze necessarie che non si sovrappongono e Cora non ha un curriculum che dimostri di possederle. 

Cora ha detto che non ambisce, per il momento, a quel ruolo, che non si sente pronto, ma ha anche detto che espanderà il suo ruolo sulle scelte di mercato. D’altra parte ha instaurato un solido rapporto con la proprietà, che non verrà allentato chiunque venga scelto come GM, tanto che la sua presenza nella panchina non è in discussione, anzi è già stata confermata. Cora non si presenterà dimissionario davanti al nuovo GM, neppure pro forma. Questa situazione è abbastanza anomala rispetto a come gira normalmente il fumo nelle franchigie. Mettetevi nei panni del sostituto di Bloom: arrivate in un ambiente dove vi trovate imposto uno che in teoria dovrebbe essere un vostro subordinato, uno che non potete controllare né tantomeno licenziare, ma che avrà pure la possibilità di sindacare le vostre scelte. Un incubo! 

Naturalmente, siccome c’è la fila di quelli che darebbero un rene per diventare GM dei Red Sox, alla fine qualcuno si troverà, ma ci sono forti rischi che la cosa finisca a schifio. Forse la promozione di una figura già interna all’organizzazione, che abbia anche lui un solido rapporto di fiducia con la proprietà, potrebbe essere l’escamotage per lenire queste criticità.

Da ultimo, scendendo per li rami, come si dice, nella squadra tecnica del manager spicca il caso di Dave Bush, il pitching coach, il cui status è in qualche modo in bilico. Bush ha trascorso quattro stagioni in questo ruolo per un totale di otto nell’organizzazione. È benvoluto e sicuramente rispettato. Ma il lancio è stato un problema quest’anno e il prossimo GM potrebbe voler apportare qualche cambiamento nello sviluppo del pitching. Se Bush può avere responsabilità per le difficoltà di Ryan Brasier (risolte brillantemente al sole della California), l’inconsistenza di Corey Kluber e l’incoerenza di Tanner Houck, gli va sicuramente attribuito anche qualche merito come l’emergere di Brennan Bernardino, il rimbalzo di Nick Pivetta e la performance di Kutter Crawford. Come dicevo sta in bilico.

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