Un gennaio in bianco

Eccomi di nuovo a voi con il primo commento del 2024. In effetti è un po’ che non scrivo commenti su questo Blog. Per la precisione da Santo Stefano dello scorso anno. Non è stato per pigrizia, ma (ve ne sarete accorti anche voi) per l’assoluta mancanza di notizie. Nonostante le generali aspettative alimentate da proclami strombazzati ai quattro venti, archiviata in modo deludente la corsa per arrivare a Yamamoto, il front office dei Red Sox è sembrato cadere preda di una nuova pandemia di encefalite letargica, come fossimo tornati agli anni 20 del 900.

In precedenza Breslow aveva manovrato a costo zero, sostituendo il terzetto Sale, Urias Verdugo con Giolito Grissom O’Neill e sembrava pronto a spendere cifre colossali per un altro partente e una buona mazza destrorsa. 

In effetti non è andata proprio così. Sembra che la squadra abbia fatto un’offerta per Shoto Imanaga, un altro giapponese che non vestirà la casacca di Boston, che alla fine è approdato a Chicago zona nord firmando con i Cubs. Marcus Stroman invece si esibirà in pigiama con i MFY. Entrambe queste trattative sono state concluse a costi più bassi di quelli preventivati. La circostanza lascia pensare che i Red Sox non erano parte molto attiva della trattativa. Anche sul fronte slugger il bollettino è in bianco. Hernandez che sembrava poterci interessare ha firmato con i LAD, che a quanto pare hanno deciso di sparare su tutto quello che si muove.

Alla fine, quando l’imbarazzo è arrivato al massimo della sostenibilità, Werner e poi Breslow sono usciti fuori a spiegare che eravamo noi che non avevamo capito proprio nulla. I Red Sox sono già competitivi così come sono e il piano non mai stato quello di andare sul mercato a spendere e a spandere, ma barcamenarsi al meglio possibile, aspettando (anzi per la precisione sarebbe “sviluppando in modo aggressivo”, sic) che dal ns farm system emergano i giovani talenti che ci faranno tornare grandi, in particolare si parla Mayer, Anthony e Teel.  Il club considera sostanzialmente questo gruppo intoccabile nelle trattative commerciali e si prevede che sebbene tutti e tre inizieranno l’anno in Double-A, esordiranno nelle major al più tardi entro il 2025.

I più smaliziati fra di voi avranno notato che nel terzetto citato non compare neppure un lanciatore, ma Breslow non ha premura. L’attuale rotazione è composta da quattro lanciatori (Giolito, Bello, Crawford e Pivetta) con Whitlock, Houck e forse anche Winckowski a competere per aggiudicarsi l’ultimo slot disponibile. Non sarà la migliore di tutti i tempi, ma almeno si ritiene in grado di lanciare 6 inning e uscire con la squadra ancora in partita. Se dal bullpen, che non sarà stressato come la scorsa stagione, arrivano prestazioni dignitose, potresti anche puntare a finire fra le sei squadre AL che disputano la post season. Un altro partente di peso farebbe comodo, ma con calma, senza affanni, aspettando l’occasione propizia. 

Che vi devo dire ragazzi!? Mi sembra scontato anche quest’anno vinceremo l’anno prossimo, ma almeno abbiamo un roster senza buchi, non più infarcito di nani, ballerine e vecchi giovanotti di belle speranze. Abbiamo sprecato un lustro a tentare di costruire sulle sabbie mobili, ma ora almeno si vede un barlume di razionalità nella condotta. Ancora non si vede l’ambizione, ma questo è ciò che passa il convento.

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Punto di svolta

Quindi alla fine è accaduto l’inevitabile. Yamamoto non giocherà con i Red Sox. La buona notizia che non giocherà neppure con gli Yankees, i Blue Jays o qualsiasi altra squadra dell’AL, non basta a lenire lo sconforto. Ha preferito entrare nell’affollato firmamento di stelle dei Dodgers, una squadra che evidentemente si sta attrezzando per dominare anche i playoff, oltre che la stagione regolare, avendo raccolto molto meno di quello che era lecito attendersi. 

La delusione a Boston è profonda e non riguarda solo la trattativa per Yamamoto, che, oramai, era di fatto diventato una sorta di miraggio. La città che abitualmente riempie gli spalti del Fenway Park, deve prendere atto che questi non sono più i Red Sox che ha conosciuto e amato dal 2002 al 2018. L’approccio che ha portato a quattro titoli mondiali e a due partecipazioni all’ALCS, è stato messo da parte. La società anno dopo anno, sembra concentrarsi solo in una politica di riduzione delle spese. Le eccezioni rappresentate dai contratti di Rafael Devers e Trevor Story, sono eventi rari che non cambiano il quadro generale, che anzi sembra destinato a rimanere tale a lungo, con buona pace di Tom Werner  e del suo ormai famoso commento alla conferenza stampa introduttiva del nuovo presidente delle operazioni di baseball Craig Breslow.

Detto questo, tuttavia, cercando di dare una valutazione meno emotiva di quanto accaduto, dovremmo chiederci se la decisione di spendere oltre 375 milioni (fra ingaggio e commissioni) per un lanciatore, abbia una base economica. Ora, non esiste organizzazione analitica migliore dei Dodgers, e si sono sentiti a loro agio nello spendere quelle cifre, avrenno avuto le loro buone ragioni. Ma, siccome nessuno è esente da errori di valutazione, i rischi sembrano oggettivamente enormi e sarebbero stati sproporzionati rispetto alle aspettative di ammortamento che Red Sox avrebbero potuto mettere in campo. Devi avere la sfera di cristallo, per spendere un cifra così elevata per un ragazzo che non ha lanciato neppure un inning in MLB. D’altra parte ne abbiamo visti tanti deludere le aspettative per motivi imponderabili e altrettanti che cascano dalla bicicletta e si rompono un polso, magari nel momento cruciale della stagione (dico por dire!). 

Allora adesso quindi cosa dobbiamo fare? Vale la pena notare che qualunque sia la prossima mossa di Boston, non avrà lo stesso impatto di Yamamoto, ma non sarà neppure priva di rischi. Tutti i lanciatori free agent disponibili (i migliori sono Snell e Montgomery) sono scommesse rischiose.

Snell è un’élite negli strike out, ma lo è anche nel concedere BB.  Complessivamente i suoi numeri giustificano le riserve che le franchigie sembrano mostrare nei suoi confronti. Montgomery non è sicuramente un asso. Si tratta essenzialmente un grounders, bravo a mantenere la palla nel parco, ma che non si sposa bene con l’attuale configurazione dei nostri interni. Inoltre pochi giorni compirà 31 anni ed anche se rimane in salute è alto il rischio che diventi inaffidabile a fronte di un modesto degrado delle sue prestazioni.

Inoltre, anche ignorando tutti questi segnali di allarme, dovremmo chiederci se anche alla fine Breslow riuscisse a prendere sia Snell che Montgomery, i Red Sox sarebbero comunque in grado di vincere qualcosa nel 2024? I fan dei Red Sox sono arrabbiati e desiderosi che la squadra faccia qualcosa, anche io mi sento così da tempo, ma questo è proprio il momento di pensarci bene. La situazione non è ottimale ed è difficile che un paio di innesti siano sufficienti a rendere vincente l’attuale roster.

D’altra parte qualcosa sembra proprio che Breslow sia costretto a fare, almeno quel tanto che serva a giustificare il licenziamento di Chaim Bloom. La speranza è che, in mancanza di grandi e giustificabili colpi di mercato, svolga il lavoro basilare trascurato dal suo predecessore. Spero che con Bloom se ne sia andata anche la presunzione di mandare in campo formazioni squilibrate, incapaci non solo di vincere, ma anche di divertire.  Breslow dovrebbe lavorare ai margini aspettando di inserire, al momento opportuno, prospetti eccellenti come Kyle Teel, Marcelo Mayer e Roman Anthony e considerando il fatto che, il prossimo anno, saranno disponibili alcune intriganti opzioni come Zack Wheeler, Corbin Burnes, Walker Buehler, Shane Bieber e Brandon Woodruff, per incrementare il lancio. Forse vale la pena aspettare un altro anno di transizione prima di bloccare il libro paga, solo per dare una risposta emotiva alla contingenza. 

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Winter Meetings report

I Winter Meetings di Nashville Tennessee sono terminati,  Breslow continua a dichiarare che il pitching è la sua priorità numero uno, ma ancora non si vedono risultati apprezzabili, neppure sui fronti secondari.

Probabilmente l’esito di questa offseason sarà deciso dalla destinazione del bersaglio più grosso che i Red Sox stanno inseguendo, Yoshinbou Yamamoto. Yamamoto è un giocatore che possiede tutti i requisiti per piacere ai Red Sox:

  • è il miglior starting pitecher disponibile 
  • troverebbe subito posto nel top della ns sguarnita rotazione
  • è giovane. avendo compiuto 25 anni lo scorso agosto.
  • come lanciatore della NBP, la major league giapponese, non inciderà sulla priorità di scelta al draft.

Naturalmente queste sono caratteristiche che si adattano a tutte le squadre MLB e quindi dovremo battere un bel po’ di concorrenza.  Non solo. Oltre alle ben chiare qualità che Yamamoto possiede, c’è anche una gran penuria di altre opzioni disponibili. Nessun altro lanciatore, con caratteristiche perlomeno simili,  è sul mercato dei free agent in questo momento. Ma neppure lo sarà nella prossima offseason, che vedrà sul mercato alcuni (attuali) buoni partenti, ma nessuno avrà meno di 30 anni. Se i Red Sox vogliono ingaggiare qualcuno così bravo e così giovane, senza smantellare il loro intero system farm appena ricostituito da Bloom, Yamamoto è l’unica opzione sensata. 

Questa sembra un’opinione molto diffusa, e, almeno a giudicare dalle risposte date alle interviste dal nostro GM, non sembra che le cose vadano benissimo. Il mercato per Yamamoto si restringe a una lista di pochi e selezionati pretendenti fra i quali però sembra noi siano assenti. I Red Sox hanno una forte presenza di scouting in Giappone ed erano noti per puntare con interesse su Yamamoto. Se ora tengono la bocca chiusa riguardo ai dettagli delle loro attività in corso non è certo un buon segno.

Anche per il resto della to do list e non si sono fatti progressi. I Red Sox rimangono alla ricerca di un esterno destro e di un seconda base dopo la cessione di Urias e Alex Verdugo. Da queste operazioni (e dalla Rule 5) sono arrivati una pletora di lanciatori prevalentemente destinati alle leghe minori, che certo non rappresentano una svolta della situazione.

Per il momento quindi la prima offseason di Breslow assomiglia in modo preoccupante alle ultime quattro con Chaim Bloom. Quando gli è stato chiesto se pensava che tutto dipendesse dalla firma di Yamamoto, ha farfugliato una risposta diplomatica dicendo che stanno gettando un’ampia rete, lasciando le loro possibilità spalancate a varie soluzioni. La solita tiritera che abbiamo ascoltato in precedenza per nascondere la mancanza di risultati.

Naturalmente non è finita finché non è finita, e i conti si fanno alla fine, ma per il momento non c’è da stare allegri.

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Sfogliando la margherita

Alla fine i Red Sox assumeranno un nuovo Presidente delle operazioni baseball, o come cavolo vorranno chiamare quello che era il General Manager, quando il mondo era più semplice. Ad un certo punto lo faranno davvero. Sul serio. Sono fiducione! Nonostante la cronaca non sia incoraggiante. 

Chaim Bloom è stato cacciato ormai da più di un mese, ma non si è creata esattamente una calca di persone desiderose di depositare il proprio curriculum al Fenway Park. Al contrario i giornali segnalano che i candidati più prestigiosi che sono stati contattati, hanno opposto un cortese ma fermo rifiuto. 

E’ di oggi la notizia che candidati importanti, tra cui il direttore generale dei Dodgers Brandon Gomes, il direttore generale dei Phillies Sam Fuld e il presidente delle operazioni di baseball dei Twins , Derek Falvey, hanno rifiutato il colloquio per il lavoro. Già da qualche giorno è noto che Jon Daniels, ex responsabile dei Rangers e ora nel front office dei Rays, ha detto che sua moglie non vuole trasferirsi a nord. Mike Hazen ha sfruttato il potenziale interesse dei Red Sox per un prolungamento del contratto in Arizona. 

Ci sono anche candidati privi del fit nel profilo che si permettono di fare marameo. Chris Antonetti dei Guardiani è felice di rimanere a Cleveland, ma è chiaramente una menzogna: nessuno è felice in una città in cui i fiumi potrebbero incendiarsi. Anche Michael Hill, direttore generale anni fa di una modesta squadra dei Marlins, ha detto che gli piace troppo il suo lavoro nell’ufficio del Commissario. Cioè c’è uno che preferisce lavorare per Manfred che per i Red Sox, capite quanto siamo caduti in basso?

D’altra parte sembra un esito annunciato. Non solo i Red Sox hanno licenziato un GM dopo l’altro indipendentemente dal successo sul campo, ma in questo periodo hanno mantenuto i quadri intermedi, limitandosi ad avvicendare il vertice. Quando Ben Cherington prese il posto di Theo Epstein, sostanzialmente ereditò il front office. Le cose erano sostanzialmente le stesse, con l’unica eccezione che ora sulla porta dell’ufficio all’angolo c’era il nome di una persona diversa. Per quanto ne so, hanno semplicemente cancellato “Epstein” e scritto sulla porta “Cherington” con un pennarello. Lo stesso è successo per gli altri “capi” che si sono avvicendati. Sono stati così conservatori che non avranno neppure sostituito la porta con tutte quelle cancellature. Anzi. Oltre al personale dirigenziale la proprietà attualmente ha già garantito la permanenza nel ruolo di Alex Cora, oltre ad avviare le attività per la costituzione del roster 2024.

Si vocifera della presenza a Boston di Thad Levinem GM dei Minnie, e non è chiaro se ci sia interesse per l’ex direttore generale dei Marlins Kim Ng, che si è dimessa da quel ruolo lunedì. Si ritiene che altri candidati esterni siano nel mix; lunedì, un rapporto del New York Post ha menzionato l’ex rilievo dei Red Sox Craig Breslow come una persona considerata un candidato potenzialmente forte. 

Spero che siano tutte chiacchiere perchè secondo il mio modesto parere non è quello che ci serve. Dovremmo assumere qualcuno che abbia maturato esperienza in realtà abituate a competere al vertice. Se dobbiamo prendere una mezza calzetta da una squadra minore, allora potevamo tenerci Bloom. Ma il grosso calibro di cui avremo bisogno non lo puoi attirare in un ambiente sclerotizzato, senza affidargli un ampio mandato decisionale. In altre parole è inutile prendere uno veramente bravo e poi costringerlo a camminare in un sentiero già tracciato. Devi assumere uno che dice a te quello che bisogna fare. Almeno così si regolava Jobs, quando assumeva manager per Apple. Credo che sia una filosofia che funzioni d’appertutto, anche nel baseball.

Tutto questo lascia prevedere che alla fine la scelta ricadrà su Eddie Romero, l’unico che può accettare questa situazione visto che, peraltro, la sta determinando, svolgendo il lavoro di GM da un mese. Almeno, allo stato delle cose, ogni altra scelta sembra inferiore. Questo però vorrebbe dire che lui è uno di quelli che non ha rinnovato Nasty Nate, per fare solo un esempio. Che Dio ci assista!

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Le pagelle mancate

Premessa.

Oltre all’articolo su Francona avevo chiesto a Paolo se gli andava di stilare le sue consuete pagelline di fine stagione, ma, come potete capire dal fatto che sto scrivendo io, ha declinato l’invito. 

Effettivamente con qualche ragione. Il roster 2023 è naufragato all’inizio di agosto, dopodichè i Red Sox hanno cercato di perdere più partite possibile sia per avere un diritto di scelta precoce al prossimo Draft, sia per salvare il posto a Aaron Bloom, dal mio punto di vista il manager più grande che i MFY abbiano mai avuto (Sembra che entrambi questi obiettivi siano stati colti 😀)

Stante questo macroscopico fallimento collettivo non ha molto senso stilare giudizi individuali. Tanto sono tutti bocciati. Più ragionevolmente, e in sintonia con lo stato d’animo del momento, mi sono messo in testa di stilare una sorta di rapporto sui danni (per rimanere nella metafora della catastrofe), che cominci a individuare le risorse disponibili per la ricostruzione, mentre i soccorritori ancora stanno lavorando sulle rovine. Ne è venuto fuori un articolo molto lungo che mi auguro non annoi.

I pilastri del roster: quelli cresciuti con Dombroski

  • Rafael Devers — Il suo esordio è così remoto che ci si dimentica che abbia solo 27 anni. E’ stato il miglior giocatore offensivo dei Red Sox in questa stagione e sarà legato ai Red Sox con un contratto decennale piuttosto oneroso. Queste circostanze imbullonano Ciccio alla terza base, senza discussioni,  per molto tempo a venire.  Le sue desolanti prestazioni difensive, già pessime, sono state in regresso rispetto alla scorsa stagione. Non si vede luce in fondo al tunnel da questo punto di vista, ma ce lo dobbiamo fa piacere a tutti i costi. .
  • Brayan Bello — A 24 anni, è emerso come l’asso de facto della rotazione, con statistiche dominanti sul resto della squadra (almeno fino a quando le partite contavano). Io spero che Bello non sia il titolare del giorno di apertura del prossimo anno, ma solo perché ciò vorrebbe dire che è arrivato un blockbuster per affiancarlo. Su di lui comunque possiamo costruire.
  • Triston Casas — Un infortunio alla spalla ha concluso prematuramente la sua stagione da rookie, con 24 fuoricampo e un .856 OPS. Dopo le difficoltà dei primi mesi è stato un crescendo rossiniano. Con queste premesse è ragionevole pensare che la prima base dell’anno prossimo sia già assegnata e anche lo slot del cleanup hitter nel lineup. 

Contratti a lungo termine: quelli ingaggiati da Bloom 

  • Trevor Story — Un infortunio gli ha impedito di portare qualsiasi contributo alla playoff race. Quando è tornato, ad agosto, i giochi erano fatti. Ha confermato le perplessità suscitate lo scorso anno con  la mazza, mentre la difesa nel ruolo di interbase è stata più che incoraggiante. Resterà sicuramente, visto che mancano quattro anni di contratto. Magari potremmo sperare che il nuovo GM trovi il modo di spostarlo in seconda base, il ruolo dove da il meglio di se, avendo trovato un’altra soluzione per sostituire X man. Una soluzione che prima o poi si chiamerà Marcelo Majer. il che significa che una soluzione a lungo termine per la seconda base non è qualcosa che i Red Sox dovrebbero perseguire quest’inverno.
  • Masataka Yoshida — Nel suo primo anno fuori dal Giappone, Yoshida ha avuto luci e ombre. Le ombre sono state un inizio piuttosto lento e un appassimento nel finale, ma per una gran parte della stagione si è dimostrato un buon battitore. E’ stato anche il peggior esterno sx della AL e quindi potrebbe valere la pena dargli più spazio come DH la prossima stagione.

Contratti di un anno 

  • Chris Sale — Quando ha firmato la sua estensione di cinque anni nel marzo del 2019, Sale veniva da sette selezioni All-Star consecutive e una vittoria alle World Series. Nei quattro anni successivi è stato quasi sempre in IL, effettuando solo 54 partenze con un’ERA di 4,28. Lui non è un superstite, è quello che all’ultimo momento non è partito. Il prossimo anno sarà l’ultimo del suo contratto e nessuno lo sa cosa aspettarsi in termini di carico di lavoro e prestazioni. I suoi momenti migliori sono ancora terribilmente alti, ma anche terribilmente brevi. 
  • Kenley Jansen, Chris Martin — Jansen ha 36 anni e Martin ne compirà 38 la prossima estate. Entrambi sono stati protagonisti di una stagione al di sopra di ogni aspettativa (soprattutto Martin). Data la discreta profondità del bullpen, potrebbe essere logico scambiarne uno quest’inverno, ma sembra probabile che torneranno entrambi.
  • Rob Refsnyder — Il ragazzo ha un OPS di .825 pesante in base contro i mancini in questa stagione e finchè continua così, Cora lo manderà in campo. tanto che a metà stagione ha spuntato  a colpire i mancini, il che è bastato a Refsnyder per firmare una proroga di un anno – con un’opzione per la squadra per il 2025 – a metà stagione. Ha un OPS di .825 pesante in base contro i mancini in questa stagione, fornendo l’equilibrio di cui i Red Sox hanno bisogno.

I blue collar: quelli che devono sudare per meritarsi un altro anno al sole

  • Connor Wong — Non era nemmeno sicuro che sarebbe entrato nella squadra come riserva questa primavera, ma Wong si è fatto strada fino allo status di titolare, soprattutto grazie al bazzoka che ha al posto del braccio con il quale ha risolto efficacemente il problema delle razzie di basi che subivamo inizio stagione. Sembra che il mercato non offra grandi alternative nella posizione di ricevitore e potrebbe essere difficile da trovare, e ancora più difficile acquisire un valido sostituto. Più facile attendere che Kyle Teel, acquisito miracolosamente al dratf di luglio, sia pronto. Si pensa che possa accadere anche nel 2024.
  • Jarren Duran — E’ stato un promettente prospetto la cui carriera però sembrava non ingranava a dovere, dopo un paio di stagioni deludenti. Quando è tornato in squadra ad aprile  per un po’ è sembrato essere la soluzione di cui i Red Sox avevano bisogno per rimanere rilevanti. Una difesa migliorata e un .828 OPS lo rendono chiaramente appetibile per un ruolo nella prossima stagione, sia come esterno centro dell’area, sia come esterno sinistro, sia come PH contro i lanciatori destri.
  • Josh Winckowski — Per circa due mesi, l’anno scorso è stato un discreto titolare ne prima di svanire rovinosamente. Quest’anno è cresciuto e potrebbe aver trovato posto permanente nel bullpen dei Red Sox come rilievo multi-inning, in grado di gestire situazioni ad alta criticità.
  • John Schreiber , Brennan Bernardino – Schreiber lo ha fatto l’anno scorso, Bernardino lo ha fatto quest’anno. Entrambi sono arrivati ​​come sig. nessuno, ma si sono fatti strada gestendo a dovere momenti chiave. Non c’è motivo di non riproporli nel 2024, ma si sa che i rilievi vanno e vengono in continuazione.

Ruoli da definire

  • Tanner Houck, Garrett Whitlock, Kutter Crawford — I Red Sox dovrebbero essere in grado di rafforzare la rotazione il prossimo anno attraverso la free agency. Cioè il prossimo GM  dovrebbe avere sufficienti soldi da spendere per ingaggiare uno o due fra titolari della rotazione. Blake Snell , Aaron Nola e Yoshinobu Yamamoto saranno disponibili – così come Lucas Giolito , Jordan Montgomery, Sonny Gray e altri ancora. Quando e se arriveranno uno o due di questi nomi fra le ovvie opzioni per completare la rotazione ci sono Bello, Sale e Pivetta. Ma cosa fare con Crawford, Houck e Whitlock è una questione interessante. Tutti e tre sono usciti dal bullpen per entrare nella rotazione con alterne fortune. Ora ci si deve porre il problema su quale sia il loro migliore utilizzo. Crawford che proviene da una stagione in crescendo, durante la quale ha accresciuto la sua stamina in modo da dissipare questi dubbi. Potrebbe essere rimosso dalla rotazione durante la stagione, ma ci sono pochi motivi per farlo in modo preventivo. Whitlock è stato perseguitato da troppi infortuni per considerare il 2023 un test valido. Tuttavia il controllo di, la tendenza al groundball e la capacità di neutralizzare i mancini sono caratteristiche che potrebbero indurre a continuare nella prova. Houck ha mostrato prestazioni abissalmente diverse quando incontra i destri rispetto ai mancini e una cronica incapacità di lavorare in profondità nelle partite. Tuttavia, con con opportune  modifiche al programma di lancio,  si potrebbe indurre un miglioramento decisivo in un giocatore determinato a rimanere uno starter. Cora ha detto di credere che tutti e tre dovrebbero almeno prepararsi per essere titolari, anche se l’incertezza regna sovrana. Non solo qualcuno potrebbe tornare nel bullpen ma naturalmente il prossimo GM potrebbe sfruttare la ridondanza per scambiare uno di loro. Anche questo è possibile
  • Ceddanne Rafaela, Wilyer Abreu — È prematuro dire che si sono guadagnati il il posto in squadra, ma Rafaela e Abreu hanno giocato abbastanza bene per un tempo sufficientemente lungo – prima in Tripla A e ora nei grandi campionati – per immaginarli facilmente in ruoli importanti nella prossima stagione, sia dalla panchina, in formazione o come prossimo in linea di profondità in alternativa a Duran, per quando riguarda Raffaela, e Verdugo, per Abreu. Potrebbero non entrare nel roster del giorno di apertura e un nuovo DG potrebbe voler scambiare uno di loro con un’alternativa più comprovata, ma Rafaela e Abreu sembrano sicuri di avere un impatto sui Red Sox del 2024 in un modo o nell’altro.

Sub judice: quelli che aspettano il prossimo GM 

  • Nick Pivetta , Alex Verdugo — Giocatori molto diversi, ovviamente, ma entrambi si trovano nella stessa curiosa situazione. Entrambi stanno entrando nel loro ultimo anno di idoneità all’arbitrato e sebbene ciascuno sia stato importante – e talvolta molto buono – nessuno dei due è stato abbastanza coerente da suggerire che una proroga a lungo termine sia una priorità. 

Sono passati quattro anni dall’arrivo di Verdugo nell’outfield dei Red Sox, e il suo WRC+ annuale ha avuto un andamento nella direzione sbagliata stagione dopo stagione (da 125 nel 2020 a 98 quest’anno). I Red Sox hanno outfielder mancini alternativi – soprattutto dopo l’impressionante ultimo mese di Wilyer Abreu – e Verdugo ha un rapporto traballante con l’allenatore Alex Cora (come evidenziato da alcuni problemi disciplinari in questa stagione). Sembra un candidato ovvio per uno scambio commerciale come lo era già stato a fine luglio.

Discorso diverso per Nick Pivetta, che potrebbe essere riuscito a trovare una via d’uscita avendo fatto una grande impressione nella seconda parte delle stagione, sia peri risultati, sia per la sua determinazione in campo, sia per la sua capacità di cambiare ruolo, concedersi un riposo breve e gestire circostanze critiche. Pivetta è passato dal perdere il suo lavoro di rotazione a maggio a garantirsi sostanzialmente un contratto in questa offseason con questa sua prestazione. Tuttavia se il prossimo capo delle operazioni di baseball riesce a trovare un altro quarto titolare di rotazione più affidabile, sarebbe difficile escludere la possibilità di uno scambio.

  • Reese McGuire — Questo sarà il secondo round di arbitrato per McGuire, il che significa che avrà diritto ad un modesto aumento sul suo attuale stipendio di 1,23 milioni di dollari. È un backup abbastanza affidabile, e quindi è da pensare che tornerà.
  • Pablo Reyes – Questo ragazzo ha iniziato l’anno nel roster Triple-A degli Oakland A’s e potrebbe essersi fatto strada fino a diventare il presunto favorito per aprire la prossima stagione come interno di utilità dei Red Sox. È un difensore versatile che ha fornito buone battute contro i mancini. Sono poche le alternative migliori per la panchina, soprattutto perché viene via con poco.
  • Luis Urías — Un nome più importante di Reyes, ma una decisione più difficile. Urías sta guadagnando 4,7 milioni di dollari in questa stagione e gli è dovuto un aumento nell’arbitrato. È stato un acquisto decente di luglio, ma varrà più di  5 milioni la prossima stagione? Le alternative interne in seconda base (a parte Reyes) sono i battitori mancini Enmanuel Valdez e David Hamilton , che potrebbero essere meglio utilizzati come profondità Tripla A o come pedine di mercato.
  • Chris Murphy, Brandon Walter – I Red Sox potrebbero scambiare uno di loro? Sicuro. Ma Murphy ha lanciato abbastanza bene dopo essersi spostato al bullpen, e Walter ha lanciato abbastanza bene nella seconda metà.
  • Nick Robertson — Il principale ritorno nello scambio di Kiké Hernández , Robertson non ha impressionato di primo acchito, ma le prestazioni più recenti potrebbero favorirlo per dare profondità al bullpen..
  • 28-34. Zack Kelly, Mauricio Llovera, et al. — Kelly e Llovera sono i nomi più importanti in una lunga lista di lanciatori di rilievo ( Kaleb Ort, Joe Jacques, Zack Weiss, Justin Garza, Wyatt Mills e altri) che potrebbero essere rilasciati o meno. La maggior parte probabilmente sarà DFA, ma alcuni potrebbero tornare. Il più interessante del gruppo potrebbe essere Bryan Mata, un notevole potenziale prospetto di 24 anni che non ha mai lanciato nei grandi campionati e ha trascorso gran parte di questa stagione nella IL.
  • Bobby Dalbec — Su Dalbec credo che il discorso sia chiuso da tempo. Il fatto che abbia giocato in prima deve essere considerato un fatto assolutamente contingente. Sembra impensabile che un nuovo  capo delle operazioni di baseball possa dargli un’altra possibilità. Piuttosto è auspicabile che la vetrina di cui ha beneficiato in questo finale di stagione gli consenta di trovare la sua strada altrove. 

Con le valigie in mano

  • Justin Turner — Turner ha un’opzione per tornare la prossima stagione, ma dopo un anno straordinario — MVP sia per quello che ha fatto al piatto che il ruolo avuto nella clubhouse — è più probabile che preferisca un massiccio buyout e raggiunga la free agency. 
  • Adam Duvall — Duvall ha iniziato la stagione al fulmicotone e, anche  e do Story ha avuto anche se ha perso tempo a causa di un infortunio al polso, è stato molto brillante anche dopo il suo ritorno in campo. A 35 anni anche lui ha tutto l’interesse a capitalizzare queste evenienze
  • Joely Rodriguez — Il grande acquisto dell’offseason ha lanciato solo 11 inning a causa di vari infortuni. Direi che abbiamo già dato. 
  • James Paxton — Dopo il suo ritorno in formazione, dopo un infortunio secolare, aveva fatto così bene che sembrava possibile che i Red Sox potessero fargli un’offerta di qualificazione, ma a un certo punto ha finito la benzina e ha davvero faticato prima di finire la stagione in IL dopo soli 96 inning lanciati. Difficile contare su di lui l’anno prossimo.
  • Corey Kluber — Non si capisce quali aspettative avesse Bloom quando ha sostituito l’ottimo Wacha con Kluber, reduce da una stagione con 31 partenze e un’ERA 4.34. E’ passato a un’ERA 7.04. Per la disperazione è stato dapprima retrocesso nel bull pen e poi, per fare spazio a giocatori di baseball in attività, ha trascorso gli ultimi tre mesi nella IL. Non lo vedremo mai più.

Manager e dintorni

Dopo aver scandagliato ogni uomo del roster, facciamo ora un breve punto sul coaching. Con l’uscita di Bloom si espande il ruolo e le responsabilità di Cora, tanto che qualcuno lo propone direttamente come sostituto di Bloom.

Se succedesse sarebbe un unicum assoluto, non credo si sia mai vista una cosa del genere nelle major. Sarebbe auspicabile? Boh!? Ammetto di avere idee confuse

Sicuramente il lavoro del GM (sinonimo di presidente delle operazioni di baseball in questo contesto) è molto diverso dal gestire una squadra di baseball. Ci sono competenze di base necessarie per fare bene entrambe le cose, e sono sicuro che Alex Cora ne abbia a palate. Dopotutto è un manager piuttosto bravo. Ma ci sono anche molte competenze necessarie che non si sovrappongono e Cora non ha un curriculum che dimostri di possederle. 

Cora ha detto che non ambisce, per il momento, a quel ruolo, che non si sente pronto, ma ha anche detto che espanderà il suo ruolo sulle scelte di mercato. D’altra parte ha instaurato un solido rapporto con la proprietà, che non verrà allentato chiunque venga scelto come GM, tanto che la sua presenza nella panchina non è in discussione, anzi è già stata confermata. Cora non si presenterà dimissionario davanti al nuovo GM, neppure pro forma. Questa situazione è abbastanza anomala rispetto a come gira normalmente il fumo nelle franchigie. Mettetevi nei panni del sostituto di Bloom: arrivate in un ambiente dove vi trovate imposto uno che in teoria dovrebbe essere un vostro subordinato, uno che non potete controllare né tantomeno licenziare, ma che avrà pure la possibilità di sindacare le vostre scelte. Un incubo! 

Naturalmente, siccome c’è la fila di quelli che darebbero un rene per diventare GM dei Red Sox, alla fine qualcuno si troverà, ma ci sono forti rischi che la cosa finisca a schifio. Forse la promozione di una figura già interna all’organizzazione, che abbia anche lui un solido rapporto di fiducia con la proprietà, potrebbe essere l’escamotage per lenire queste criticità.

Da ultimo, scendendo per li rami, come si dice, nella squadra tecnica del manager spicca il caso di Dave Bush, il pitching coach, il cui status è in qualche modo in bilico. Bush ha trascorso quattro stagioni in questo ruolo per un totale di otto nell’organizzazione. È benvoluto e sicuramente rispettato. Ma il lancio è stato un problema quest’anno e il prossimo GM potrebbe voler apportare qualche cambiamento nello sviluppo del pitching. Se Bush può avere responsabilità per le difficoltà di Ryan Brasier (risolte brillantemente al sole della California), l’inconsistenza di Corey Kluber e l’incoerenza di Tanner Houck, gli va sicuramente attribuito anche qualche merito come l’emergere di Brennan Bernardino, il rimbalzo di Nick Pivetta e la performance di Kutter Crawford. Come dicevo sta in bilico.

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When we were kings

Ciao a tutti ! Cosa ci faccio di nuovo a scrivere su questo spazio ? Tranquilli !!! Non torno. E’ semplicemente il buon Mauro che m’ha chiesto di scrivere qualcosa su Francona, la mia risposta è stata : “certo che sì, perchè sono ancora franconiano e morirò franconiano.” Poi se ci aggiungiamo che la Nation ha il cuore pesante per la scomparsa di Wakefield, non potevo esimermi dal buttare giù qualcosa nonostante la ruggine ai polpastrelli. Proverò di ricordare un tempo fantastico, quando i Red Sox erano re, come dice il titolo preso da quel meraviglioso documentario vincitore dell’Oscar nel quale si parlava della sfida tra Alì e Foreman a Kinshasa.

Parto da Wakefield : semplicemente un gentleman, sotto ogni punto di vista. Mai una polemica o una frase fuori posto. Aveva quel modo di porsi che sembrava più adatto ad un professore di filosofia che a uno sportivo professionista, Lo stesso destino che l’ha strappato dalla vita a soli 57 anni era stato benevolo con lui sul campo. Lui aveva servito a Boone la pallina decisiva nella gara-7 delle ALCS 2003, l’anno dopo fu uno dei “CAVALIERI CHE FECERO L’IMPRESA”. Ed ha chiuso come terzo lanciatore come numero di vittorie nella storia ultracentenaria dei Sox, davanti a lui solo Cy Young e Roger Clemens … se vi sembra poco.

Su Francona partiamo da una una domanda : perchè il sottoscritto, in compagnia di svariate altre migliaia di persone, è ancora franconiano ? Nonostante sia passata una dozzina d’anni dalla sua partenza da Boston perchè c’è ancora chi lo porta nel cuore ?

Il primo motivo è il sacrosanto desiderio di riconoscenza verso chi guidava quel team che si oppose al Curse, Francona fu tra chi fece il miracolo di trasformare la franchigia da un gruppo di simpatici perdenti ad un’autentica powerhouse. Poi piaceva perchè sembrava “uno vero”. Cosa intendo ? Beh … avete presente quella divisione che nasce da un romanzo di Sciascia dove si dividono gli esseri umani in uomini, mezzi uomini, ominicchi e quaquaraquà ? Nello sport professionistico c’è un discreto numero di quaquaraquà, di venditori di aria fritta; Francona era tutto fuorchè così. Sapeva tenere sul pezzo un team composto da personalità a dir poco esuberanti dimostrandosi ottimo psicologo in molteplici occasioni ma sapeva anche prendere un giocatore per il bavero, come Jay Peyton potrebbe testimoniare.

Mi aspetto un paio di obiezioni : non era un fine stratega e rimase coinvolto nel caso “pollo fritto” nel 2011. Sul fatto che non fosse un Napoleone posso anche essere d’accordo; ma alla mia veneranda età sono arrivato alla conclusione che per un manager MLB contano molto più le doti “off the field”. Sull’implosione dello spogliatoio invece la penso così : semplicemente ci furono alcuni giocatori che, approfittando di un momento veramente difficile di Francona, a causa di problemi di salute e familiari, fecero gli str….. ; in una franchigia condotta bene si sarebbero venduti gli simpaticoni capitanati da Beckett e si sarebbe dato a Francona il mandato di sostituirli. Invece in una franchigia nella quale Larry Lucchino faceva il bello e cattivo tempo si fece passare Francona come una persona non più lucida in quanto dipendente da farmaci antidolorifici, così fecero contenti i giocatori silurandolo, fu contento Lucchino che potè ingaggiare Valentine, fummo meno contenti noi con una stagione 2012 grottesca.

Non c’è molto altro da dire : dopo un anno sabbatico Francona ha risposto alla chiamata di Chris Antonetti (uno che vedrei bene al posto di Quaquaraquà Bloom) tenendo le redini per un decennio degli Indians … pardon … Guardians. Andando ad un nulla da vincere le Series del 2016, cosa che sarebbe stata fantastica per uno “small market team”. In un mondo ideale Terry Francona sarebbe stato il nostro Tom Lasorda, in quella franchigia chiamata Red Sox, più matrigna che madre, non è andata così … e questo per me è stato un grandissimo peccato.

UN SALUTO A TUTTI DA PAOLO … E SEMPRE LET’S GO RED SOX

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Un nuovo inizio

Sembra ci sia stato un contrordine per il quale il cuore della Red Sox Nation non cesserà di battere in Italia. Questo accade perché non riuscivo a sopportare che il decennale lavoro di Paolo Berti andasse immediatamente disperso. Inoltre mi sarebbe mancato il confronto quasi quotidiano con una community straordinaria (specialmente in confronto a quello che mediamente troviamo su internet), per qualità e competenza nel dibattito. Infine ha pesato anche il fatto che nessuno (questa me la legherò al dito!) si è fatto avanti per evitarmi questa faticaccia. Non avrei mai pensato di avere la possibilità di poter prendere un altro impegno in questo frangente della mia vita, ma evidentemente il tempo è comprimibile all’infinito e quindi se si possono fare cinque attività contemporanee se ne possono fare altre sei. Ovviamente tutte male.

Il punto principale, che mi ha fatto tanto esitare, è che, inevitabilmente, la qualità di questo blog è destinata, perdendo la guida di Paolo, a subire un drastico decremento. Tuttavia, come spesso si dice, piuttosto che niente è meglio piuttosto. Io sarei il piuttosto e vi dovrete accontentare, almeno fin tanto che qualcuno più giovane e motivato non prenderà il mio posto. (Fortunatamente Paolo mi ha assicurato che continuerà a contribuire sulla bacheca e quindi ogni tanto avrete la possibilità di leggere qualcosa di intelligente 🙂)

Alla fine però ho pensato che aggiornare sulle attività dei Red Sox in questo periodo non sembra proprio un’attività impegnativa: non sta succedendo nulla di nulla, a parte la demolizione della squadra che nel 2021 è arrivata a due game dalle WS. In particolare il Chief Baseball Officer Chaim Bloom brilla per mancanza di iniziativa su qualsiasi fronte. Questo è particolarmente evidente se esaminiamo i principali dossier che dovrebbe avere sulla sua scrivania.

Il primo punto all’ordine del giorno nel 2022 era quello di estendere il contratto di Xander Bogaerts. Se ne è parlato per tutta la stagione, ma la missione è completamente fallita e ora  Bogaerts è ufficialmente un free agent. Probabilmente il front office dei Red Sox ha parlato con lingua biforcuta perché mai pensato che Bogaerts valesse il denaro che lui chiede per rimanere.

Bloom deve aver speculato che il tempo gioca dalla sua parte perchè Xman nella stove league entrerà in competizione con altri altri ottimi shortstop free agent che sono sul mercato e potrebbe fallire nel trovare altrove quello che cerca. È quindi ancora possibile che il mercato spinga Bogaerts a più miti consigli e alla fine Red Sox possano concludere un accordo a lungo termine con il capitano de facto della squadra, più vicino ai termini finanziari che si sono prefissati.

Si tratta di un atteggiamento cinico che personalmente mi irrita, ma sarà Bloom, non io, che deve spendere soldi che non sono neppure suoi. Dopo che abbiamo visto di cosa è stato capace di fare con Vasquez, sappiamo per certo che i sentimenti non avranno nessun peso sul determinare le sue azioni.

Ma quanto vale veramente Bogaerts? Durante la stagione sono arrivati segnali preoccupanti dal campo. Mentre la sua difesa è migliorata, in controtendenza rispetto al passato, e ha mantenuto una buona media nelle battute a terra, il numero di HR (15) è diminuito drasticamente rispetto alla sua media vita (25). Per mantenere il suo valore deve sperare che le ottime prestazioni difensive del 2022 non regrediscano a quelle medie del passato. Inoltre in battuta deve ritrovare la potenza perduta e mantenere la media di contatto. Sembra un programma sfidante per qualsiasi interbase che abbia compiuto 30 anni. 

Credo però che, se questa è la strategia di Bloom, resterà deluso. Per me l’esito più probabile di questa vicenda sarà che Bogaerts riuscirà a trovare una squadra disposta a scommettere su di lui e che Boston perderà un campione che avrebbe voluto rimanere e dovremo gestire un buco nella posizione.

Il secondo punto all’ordine del giorno per i Red Sox è quello di prolungare il contratto di Rafael Devers. Anche in questo caso i Red Sox hanno prodotto tante chiacchiere e zero risultati. Rispetto alla vicenda precedente però la cosa è ancora più grave perché questa volta la tempistica non aiuta. Anzi probabilmente il momento più favorevole per rinnovare Devers forse è irrimediabilmente passato. Abbiamo già visto con Mookie Betts come vanno a finire le trattative con un giocatore che gioca l’ultima stagione del suo contratto. E’ dura dirlo, ma per i Red Sox, in questo momento, sarebbe più conveniente scambiare Devers piuttosto che traccheggiare in trattative inconcludenti fino allo Spring Training, quando non saprebbero più come tappare il buco in terza.

Purtroppo la gestione del hotcorner non rappresenta che la punta di un iceber delle questioni che deve affrontare il front office:

  • occorre valutare se Casas possa veramente essere il titolare in prima
  • sostituire Martinez come DH
  • trovare qualcuno di affidabile, almeno quanto lo era Vasquez, da far accucciare dietro al piatto
  • e infine, last but not least, rinnovare l’intero pitching staff, punto dolente della stagione appena trascorsa.

Il compito appare ciclopico e difficilmente troverà una soluzione soddisfacente per la stagione 2023. Leggo alcuni analisti che prevedono una transizione ancora più lunga.  Purtroppo, per un bel po’, dovremo accontentaci di gufare contro i pigiamini, che peraltro ci danno sempre delle grandi soddisfazioni.

Ok, per oggi mi sembra di avre scritto anche troppo e ci fermiamo qui. Sono ansioso di leggere i vostri commenti e le vostre reazioni.

Tanti cari saluti dal vostro affezionato nuovo blogger Mauro.

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Tell us a Story

Alla fine mi rendo conto di essere un po’ monotematico : arrivano un paio di rinforzi per il mound e non profferisco parola, arriva l’uomo per potenziare il lineup e subito mi metto a tastiera a scrivere qualcosa. Non posso farci niente … come vi avrò detto cento volte io mi sono innamorato del gioco grazie a Roberto Bianchi che, gli appassionati con qualche capello bianco del baseball italico possono testimoniare, faceva una cosa sola : buttava la biglia di là dal recinto. Quindi mi perdoneranno i cultori del mound se per Diekman e Strahm non ho detto niente … ma parliamo di Trevor Story.

Anzitutto dico subito di essere sorpreso, mi aspettavo i classici acquisti low-cost, invece dopo un triennio d’attesa torniamo ad un acquisto “splash”. Butto giù qualche idea che potrete mettere a vostro piacimento tra i “pro” ed i “contro”. A me piace l’idea d’aver preso un altro interbase, l’obiezione che potete fare è che c’è anche Bogey … OK … oggi Bogey c’è, domani non è detto che ci sia visto che può uscire dal contratto. Quest’anno c’è da vedere cosa fare : tutti credono che Story si sposterà sulla seconda, io preferirei si spostasse Bogey visto che il suo range difensivo è quello che è, non andrà così … ve lo dico subito, il nostro veterano ha già fatto intendere che non gradisce il cambio di ruolo, parere legittimo, ma non sono convintissimo che sia il bene della squadra.

Altra cosa che ho sentito in giro : perchè Story e non Correa ? OK … io avrei preferito Correa, uomo più testato alle “partite che contano” … e globalmente giocatore migliore. Vi faccio però notare una cosa ovvero la differenza di salario annuale tra i due. I Twins hanno optato per una scelta di un contratto corto, con una salario annuale enorme. Mi pare palese che Bloom non gradisse una soluzione simile in questo caso, Correa a fine 2023 può uscire dal contratto con Minny, se fosse toccato a noi in un paio d’anni avremmo rischiato di essere SENZA Correa e SENZA Bogey. E fermare Correa per un periodo lungo, come fatto con Story, sarebbe costato la riserva aurea di Fort Knox.

Cosa mi ispira poco di Story ? La risposta è semplice, la potremmo chiamare “Sindrome di Denver”. La storia del baseball è piena di “fenomeni” nell’aria rarefatta della casa dei Rockies che si trasformano in “giocatori normali” dove la pressione atmosferica torna a livelli più usuali (mi dicono che Boston sia sul livello del mare). Non so se nomi da anni ’90 come Andres Galarraga e Dante Bichette (padre del giocatore dei Jays) vi dicono qualcosa, più recentemente c’è stato il caso di Tulowitzki. Per farla breve … a Denver la pallina viaggia grazie all’aria rarefatta, è stato calcolato che una battuta da 100 mt. a livello del mare diventa una palla da 105 mt. a Denver, la differenza è quella che passa tra un flyout ed un homerun. Tra parentesi la rarefazione atmosferica incide anche sui lanciatori visto che il drop di una curva viene meno accentuato che a Boston ed una curva che rimane un po’ appesa spesso diventa uno stampone.

E’ ovvio che ci siano anche casi che vanno in direzione opposta : per esempio Nolan Arenado a St.Louis non è sembrano mica differente dall’Arenado che furoreggiava a Denver. Quale sarà il futuro di Story ? Può essere utile dividere le sue cifre tra le partite giocate in casa e quelle in trasferta ed onestamente il quadro qualche pensiero ce lo fa venire. Qualche cifra : Avg 303 (casa) 241 (trasferta); HR 95 (casa) 63 (trasferta); OPS 972 (casa) 752 (trasferta). Quindi ? Quindi vedremo … un bel bastone destro, col Green Monster a 91 mt, può davvero fare dei danni, uno Story più da doppi che da HR ? Ma andrebbe benissimo … Ci sarà da vedere come procederà il solito adattamento del player dalla “rilassata Denver” interessata dai Broncos e poco altro alla “nevrotica Boston”.

Detto tutto ciò … mi piace che finalmente si sia fatta una puntata importante sulla roulette del mercato. Andare avanti con pezzi riciclati o con vecchi fossili che vengono a Boston per vedere se è rimasto qualche mezzo litro di benzina nel serbatoio cominciava ad essere deprimente. La puntata sarà quella giusta ? Boh .. valuteremo Bloom sul risultato della cosa, io resto un teorico del fatto che il lavoro di un executive nella MLB o nello sport professionistico in genere debba essere valutato col senno di poi. M’è sempre sembrato troppo comodo dire : “sembrava una bella mossa”. Bloom e tutti gli altri che fanno lo stesso mestiere sono profumatamente pagati per prendere decisioni che si dimostrino giuste, dire “sembrava una bella idea, ma s’è dimostrata una minchiata” può essere accettabile per dei tifosi o per i giornalisti, per chi dirige una franchigia non può bastare.

 

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Era oraaaaaaaa !!!!

Ci sarà un campionato MLB nel 2022 e inizierà con un ritardo minimo … e questo è molto di più di quello che mi sarei aspettato anche solo poche ore fa. Alla fine dopo uno stillicidio di proposte e contro-proposte è stata trovata un’intesa, quando noi iniziavamo a temere di una stagione in dubbio e semmai con le squadre zeppe di crumiri, come capitò alla NFL qualche decennio fa.

Come spesso accade in questi casi la domanda che ci si pone è “chi ha vinto tra le due parti ?”. La sensazione che ho è che la stesura finale sia molto più vicina all’ipotesi di partenza dei proprietari rispetto a quella dei players; ribadisco … è una sensazione e dovete prendere ciò col più ampio beneficio d’inventario, vedremo se la soluzione trovata provocherà mugugni, nulla vieterebbe anche una bocciature da parte di qualcuno anche se non credo che ciò accada. Nelle lotte “sindacali” dello sport americano esistono casi in passato di vere e proprie sconfessioni del consiglio direttivo dei players da parte di altri giocatori non soddisfatti. A questo punto sarebbe un esempio di “tafazzismo” .. ma non si può mai sapere.

Sul piano pratico delle regole attuative della stagione qualcosa cambia ed è qualcosa di grosso : anzitutto il DH ci sarà anche nella National e così finalmente si smetterà di vedere quegli spettacoli pietosi di gente che si reca nel box a distanza semmai di anni dall’ultima volta che c’ha provato. Mi convince poco invece il playoff a 12 squadre, in questo modo una delle vincenti divisionali si sorbirà la Wild Card che non sarà più partita secca ma bensì un 2-su-3 con tutte le partite giocate in casa della meglio piazzata. Bene invece che le regole sui doubleheader e sugli extrainning siano tornate a quelle dell’era pre-covid : 9 inning e niente uomo in seconda negli extra.

C’è poi l’ultimo aspetto : ovvero cosa accadrà da oggi sul mercato con ancora free agent di valore disponibili : Bryant, Correa, Story, Schwarber solo per dirne alcuni. Io per esempio mi aspetto che gli Yankees battano un colpo o due, cosa che potrebbe cambiare qualche equilibrio nella ns. division. Ed i nostri ? Durante il lockout si vagheggiava di Correa (con Bogey in seconda) o dello slugger giapponese Suzuki. Coi chiari di luna degli ultimi tempi mi pare assai improbabile. Io vorrei (e tanto) che anzichè pensare al box si irrobustisse un monte di lancio, specie il bullpen, che continua a sembrarmi veramente inadeguato.. Vedremo … intanto portiamo a casa il fatto che vedremo baseball … ed in un mondo impazzito dove nulla è scontato, mi pare una gran cosa

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Jon Lester … per me sempre uno dei nostri

Jon Lester che appende le scarpette al chiodo merita spazio … e modestamente anche un pezzo dedicato nel blog. Lo ammetto … anche se sono passati ormai 7 anni da quando lasciò Boston, ho sempre considerato Jon Lester uno di quelli da tifare. Non so dirvi quale sia il mio metro di paragone, perchè Lester sì ed invece Buchholz e Beckett no, ad esempio. Ma fatto sta che se c’è stato un lanciatore che istintivamente sostenevo anche in maglia Oakland o Cubs era proprio Lester.

Qualcuno mi farà certamente notare che l’addio di Lester ai Sox fu accompagnato da qualche polemichetta. Vero, se ricordate la querelle sul suo contratto non fu leggerissima, i Sox prima fecero un’offerta assolutamente ridicola, in pratica pensarono di comprare una Mercedes pagando quello che vale la Panda scassata di mia madre, Lester non la prese benissimo e poi, quando i Sox fecero offerte consone, sdegnato firmò altrove.

Detto questo Lester è uno che possiede una bella collezione di bigiotteria, un paio di anelli a Boston più un altro a Chicago che verrà raccontato ai nipotini. Uomo da playoffs se ne esiste uno, 2,51 di ERA nella postseason ! Ribadisco : 2,51 di ERA ai playoffs. A me piace ricordare specialmente il primo dei suoi tre titoli, lanciò la partita che chiuse la serie col cappotto, 12 mesi prima invece si domandava se avrebbe avuto modo di lanciare ancora, si chiedeva chi avrebbe vinto tra lui ed il linfoma, vinse lui e fu splendido per la sua vita e per i nostri sogni sportivi.

Abbiamo rischiato di cederlo da giovane, prima lo volevano assolutamente i Rangers quando ci dovevano vendere A-Rod … e sappiamo come finì, poi ce lo richiesero i Marlins in cambio di Beckett e fortunatamente gli demmo Hanley Ramirez, gran giocatore … per carità, ma testa matta come un cavallo. Ed il resto è storia. Si discute se sia un futuro Hall of Famer … oddio … mi sembra un po’ corto, 200 vittorie forse sono poche per una gita a Cooperstown, sono più che sufficienti però per essere ricordato tra i grandi e Jonathan Tyler Lester è stato e sarà sempre uno dei grandi nella storia dei Sox.

PS – Oggi finalmente MLB e giocatori si incontrano … ad maiora ! 45 giorni di lockout buttati nel WC. Speriamo bene

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