They kicked our butt

Ci hanno preso a calci in culo. Questa è stata la spietata ma eloquente analisi del manager Alex Cora al termine della serie contro i Pirates. Una sweep che a noi fan delle calzette è apparsa clamorosa e inattesa dopo l’altrettanto clamoroso e inatteso esito della prima serie stagionale, giocata lo scorso weekend.

E’ tipico di tutti i tifosi mutare repentinamente il proprio stato d’animo in tempi brevi, in funzione delle alterne fortune della propria squadra, ma nessuno sport più del baseball è così stressante per il sistema nervoso. La drammatica vittoria in rimonta dei Red Sox contro il Baltimora di gara 2 e la vittoria del giorno successivo sembrava l’inizio di una storia a lieto fine. Lunedì mattina meditavo che tutto sommato la Stove League non era stata poi così male ed ero stato troppo severo con quel genio di Bloom, capace di trovare il talento laddove noi poveri profani non riuscivamo a vedere nulla.

Stasera sono abbattuto e depresso per lo spettacolo indecoroso a cui abbiamo assistito e vorrei organizzare una caccia all’uomo per le strade di Boston, per catturare quel traditore di Bloom e chiedergli “gentilmente” qualche spiegazione.

Abbiamo affrontato una squadra mediocre, consapevole di essere mediocre, abituata a essere mediocre, ma che interpretando il gioco con semplicità essenziale, cercando di portare a casa tutto il possibile, senza strafare, cercando principalmente di non fare cazzate ci ha surclassato.  Nonostante i pronostici sfavorevoli hanno vinto con una facilità disarmante, trovando un minimo di resistenza solo nella partita finale della serie, che comunque ha mostrato le solite carenze di organico, l’impossibilità di cogliere un corridore fuori base, una certa confusione in una difesa prona a caricarsi di errori, ecc.

Vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno? Non c’è. Non è pieno neppure per un quarto, ma se proprio vogliamo essere positivi potremmo dire che Corey Kluber aveva un tono migliore rispetto all’opening day. Non era diventato un emulo di Roger Clemens, ma considerando come era stato bastonato nell’out precedente mi è sembrato proprio un bel progresso. 

Quando però non basta un partente che realizza 5.0 IP, 1 ER, 3 H, 1 BB e 2 K, vuol dire che l’attacco è stato del tutto inoffensivo. Ora però ci aspetta una gita a Detroit, ad affrontare una delle due compagini che ha un ERA di squadra peggiore del nostro. Speriamo di che sia un’opportunità per le nostre mazze per ritrovare continuità.

E infine una aggiornamento dall’infermeria che dovrebbe cominciare a svuotarsi. Garrett Whitlock probabilmente martedì lancerà a Tampa. Anche Brayan Bello, che proprio oggi dovrebbe lanciare in Triple-A, è in via di guarigione e potrebbe recuperare presto un posto nella traballante rotazione iniziale. Infine c’è anche James Paxton, il lanciatore con il quale Bloom voleva vincere nel 2022, che ha iniziato la sua ennesima riabilitazione a Fort Myers, in Florida, il 4 aprile. Chissà se questa volta riuscirà a fare almeno un paio di lanci prima di rompersi di nuovo.

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3 thoughts on “They kicked our butt

  1. Perfetta analisi Mauro. Aggiungerei che la prima partita della serie a Detroit ci ha confermato che Chris Sale è lontano anni luce dal giocatore che conoscevamo, ma anche che forse abbiamo un bullpen finalmente accettabile (persino Brasier non ha fatto danni).
    Bene come sempre Devers e poi Duvall… ma cosa ha mangiato Adam durante lo spring training?
    E poi mi verrebbe da dire che finalmente abbiamo un closer. Che bravo Jensen, siete d’accordo?

    • Passato Kimbrel, un “closer” non ce lo abbiamo più avuto, nonostante ogni tanto qualcuno venisse battezzato tale …. Jensen è una svolta 🙂

  2. Abbiamo fatto lo sweep dei Tigers!!
    Buone notizie da gara 3 contro Detroit: la prestazione di Crawford e del bullpen.
    Pessima notizia: l’infortunio di Duvall. Incrociamo le dita ma sembra preoccupante.

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