Consumiamo i closer più velocemente di come Liz Taylor consumava i mariti, anche Joel Hanrahan detto l’Aceves irlandese ha (o avrebbe) problemi fisici che comporteranno un passaggio in injured list, sebbene non ci sia ancora l’ufficialità della cosa. Così in 35 giorni di campionato andremo a schierare il nostro terzo closer che stando alle dichiarazioni di Farrell sarà Junichi Tazawa col compaesano Uehara che sarà il setup dell’ottavo inning. A naso avrei fatto la scelta opposta se non altro per il fatto che il secondo ha molta più esperienza del primo ed il mestiere del closer è uno di quelli che mi fa preferire avere uno un po’ più attempato.
Comunque sembriamo entrati in quella spirale perversa che ci obbliga a cambiare il titolare del ruolo ogni anno dal momento della partenza di Papelbon, un po’ come ci capita coll’interbase dove dal momento della partenza del grande “Spider” Garciaparra abbiamo visto un tourbillon folle, ormai è diventato un gioco di società : “chi si ricorda più shortstop nei Sox dal 2004 in poi ?” Bene … coi closer siamo avviati sulla stessa strada.
Detto ciò acquista ancora più valore la vittoria di stanotte nella prima sfida coi Twins, iniziata ancora coi postumi della trasferta in Texas, con “l’ace of staff” che subisce abbastanza. Partita tirata su sprecando tantissimo ed affidandosi alle prodezze individuali e con “Pennellone” Mortensen (carino il soprannome) come vincente. Va mo là … Intanto è rientrato in formazione Breslow che ci da un extra-valore avendo così un secondo mancino nel bullpen, immagino che salirà anche qualcun’altro essendo veramente rischioso giocare con un lanciatore in meno per una squadra che non ha certo soluzioni così consolidate sul monte quando la partita avanza verso la fine.
Insomma … si soffre un po’ ma in fin dei conti è una dolce sofferenza quando si è primi in classifica, guardiamoci queste altre tre partite coi Twins che sono una squadra strana, tanto per dirvene una è il team MLB che spende la percentuale più bassa del payroll per i lanciatori, frutto questo anche dei contrattoni a Mauer e Morneau fatti quando il team spendeva un po’ più di ora. L’attacco non è per nulla male, c’è da stringere, sperando sempre che “the curse of Jonathan Papelbon” ci lasci in pace almeno un po’.