C’è qualcuno che vuol fare il closer ?

Consumiamo i closer più velocemente di come Liz Taylor consumava i mariti, anche Joel Hanrahan detto l’Aceves irlandese ha (o avrebbe) problemi fisici che comporteranno un passaggio in injured list, sebbene non ci sia ancora l’ufficialità della cosa. Così in 35 giorni di campionato andremo a schierare il nostro terzo closer che stando alle dichiarazioni di Farrell sarà Junichi Tazawa col compaesano Uehara che sarà il setup dell’ottavo inning. A naso avrei fatto la scelta opposta se non altro per il fatto che il secondo ha molta più esperienza del primo ed il mestiere del closer è uno di quelli che mi fa preferire avere uno un po’ più attempato.

Comunque sembriamo entrati in quella spirale perversa che ci obbliga a cambiare il titolare del ruolo ogni anno dal momento della partenza di Papelbon, un po’ come ci capita coll’interbase dove dal momento della partenza del grande “Spider” Garciaparra abbiamo visto un tourbillon folle, ormai è diventato un gioco di società : “chi si ricorda più shortstop nei Sox dal 2004 in poi ?” Bene … coi closer siamo avviati sulla stessa strada.

Detto ciò acquista ancora più valore la vittoria di stanotte nella prima sfida coi Twins, iniziata ancora coi postumi della trasferta in Texas, con “l’ace of staff” che subisce abbastanza. Partita tirata su sprecando tantissimo ed affidandosi alle prodezze individuali e con “Pennellone” Mortensen (carino il soprannome) come vincente. Va mo là … Intanto è rientrato in formazione Breslow che ci da un extra-valore avendo così un secondo mancino nel bullpen, immagino che salirà anche qualcun’altro essendo veramente rischioso giocare con un lanciatore in meno per una squadra che non ha certo soluzioni così consolidate sul monte quando la partita avanza verso la fine.

Insomma … si soffre un po’ ma in fin dei conti è una dolce sofferenza quando si è primi in classifica, guardiamoci queste altre tre partite coi Twins che sono una squadra strana, tanto per dirvene una è il team MLB che spende la percentuale più bassa del payroll per i lanciatori, frutto questo anche dei contrattoni a Mauer e Morneau fatti quando il team spendeva un po’ più di ora. L’attacco non è per nulla male, c’è da stringere, sperando sempre che “the curse of Jonathan Papelbon” ci lasci in pace almeno un po’.

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Uno scoglio duro in Texas

I Texas Rangers si confermano per quello che sono : una squadra dura da battere con ambizioni assolutamente legittime di concorrere per i massimi traguardi e poi, come mi viene fatto notare, negli ultimi anni le trasferte al Ballpark at Arlington ci causano parecchie ulcere e pochissimi sorrisi (6-15 negli ultimi cinque anni) e per emergere contro questa squadra occorrono tutte le componenti a livelli buoni se non eccelsi : attacco e difesa. Purtroppo non è proprio quello a cui abbiamo assistito in questa due giorni.

La nota più dolente resta Middlebrooks che ultimamente sta accoppiando alle grosse difficoltà nel box che gli vediamo dall’inizio dell’anno una difesa molto debole, anche stanotte il break del 4° inning è venuto dai suoi errori in difesa, il problema peggiora se si considera che stiamo parlando del giocatore più insostituibile del nostro line-up, tra gli uomini del nostro roster l’unico che potrebbe dargli qualche turno di riposo è Ciriaco che però rischia di essere un rimedio ancora peggiore visto che il buon Pedro è un buon giocatore da keystone ma onestamente a disagio nell’angolo caldo. Quindi non possiamo fare altro che sperare che per Middlebrooks finisca il “sophomore jinx” che sembra averlo attanagliato.

Sono meno preoccupato per i punti subiti, nel senso che Lackey lo dobbiamo considerare un nr.4 o n.5 della rotation, ovvero un giocatore che contro un lineup come quello texano può andare in difficoltà senza che ci si debba stracciare le vesti, aveva fatto molto bene la partita precedente con Houston, ma tra le due squadre dello Stato dell Stella Solitaria esiste una abissale differenza tecnica, Lackey deve fare il suo e fino ad ora lo sta facendo, ci deve portare a casa un 50% di vittorie. Ben diverso è il discorso da fare su Doubront, presentatosi vistosamente fuori forma alla ripresa degli allenamenti, sembra che stia facendo fatica a ritrovare le sue qualità, ad esempio viene detto esplicitamente quanto sia diminuita la velocità della fastball, nel match dell’altra sera è stato misurato a 88-89 mph, velocità questa che si può vedere nella nostra penisola ma con la quale negli USA vai poco lontano. Il giocatore non avrebbe alcun malanno, sembra semplicemente non in grado di tirare più forte, in questo caso purtroppo bisogna avere il coraggio di muoversi, se nel discorso Middlebrooks le alternative sono poco credibili , in questo caso invece un uomo da provare lo avremmo e sto ovviamente parlando di Webster che sta facendo un grande inizio a Pawtucket.

Detto ciò rimango dell’idea che un po’ più di produzione offensiva ci farebbe comodo, leggo per esempio che siamo l’unica squadra delle majors a non aver battuto nemmeno un HR dallo spot n.3 del line-up, tra parentesi Pedey è in un momento un po’ dispari con una striscia aperta di 0/14, aggiungerei anche il fatto che Saltalamacchia sembra non fare un passo in avanti ed un Salty che batte poco ci serve a poco visto che in difesa è sempre un giocatore da migliorare, insomma fino ad ora abbiamo vinto con il monte, che ha dato il 100% di quello che era lecito pensare potesse dare ed è inimmaginabile che un motore possa dare il 100% della potenza dal primo all’ultimo giorno di vita. Ci serve trovare risorse altrove.

In alto i cuori comunque, casomai ce lo fossimo scordati restiamo la squadra col miglior record in assoluto e stasera proveremo di evitare il cappotto che è utile in questo pazzo maggio dove una partita a KC è stato rinviata per neve (!!!) ma è sgradevole per una squadra che sta sognando cosa che non era più abituata a sognare, John Lester è lo stopper a cui ci affidiamo, sperando che sia tosto come i Francesco Morini ed i Rosato della mia infanzia, purtroppo dobbiamo però registrare che avrà di fronte Yu Darvish che fino ad ora sta concedendo veramente poco. Il Texas è uno scoglio veramente duro … poco altro da dire

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Arrivano i dottori !

Il baseball ha una tradizione vecchia come il gioco stesso di trucchi leciti (raramente) o poco leciti (più spesso) per truccare la pallina con sostanze varie in modo da ottenere un grip migliore oppure degli effetti ancor più irrisolvibili dal battitore, nel gergo meraviglioso del baseball tale pratica viene chiamata “doctoring the baseball” che maccheronicamente si può tradurre come “manipolare la pallina”, inutile dire che questa pratica è vietata. Il tema caldo all’ordine del giorno è proprio questo : Buchholz e Tazawa sono stati accusati da telecronisti canadesi di usare una sostanza per alterare la pallina, sostanza che avrebbero nel braccio.

Questo sussulto da “Processo del Lunedì” s’è imposto agli onori della cronaca tanto da meritarsi addirittura il primo posto stamattina nella scaletta dei titoli sul sito MLB, va fatto notare però che in merito a ciò non è venuta mezza parola da parte di nessuno direttamente coinvolto coi Toronto Blue Jays, nessun giocatore e nemmeno il manager Gibbons ha profferito verbo in materia e mi piace notare che anche la gran maggior parte dei tifosi (anche neutrali o degli stessi Blue Jays) nelle varie message-board qualifica la cosa come una str….

In rete potete trovare le immagini e potete farvi la vostra idea, John Gibbons è un manager anche troppo “fiammeggiante”, che si sia lasciato sfuggire un’occasione simile significa o che è una boutade o che ha paura di parlare per non essere etichettato come quello che cerca scuse visti i risultati orrendi che ottiene … non lo so … ripeto giudicate voi.

I nostri però non sono dottori qualsiasi, non “dottorano” solo le palline, stanno cominciando a sembrare Dottori Emeriti del Baseball, le ultime due partite contro la squadra più fuoricampista che c’è sono terminate con un punto subito a match a dimostrazione che il monte è sempre arduo da scalare … per gli altri, a fianco dei soliti noti inoltre stanno emergendo nomi nuovi o seminuovi, voglio segnalare Mike Carp, che è la personificazione vivente di come debba agire il giocatore che non è titolare, ovvero farsi trovare pronto quand’è il suo turno e guadagnandosi spazio con le prestazioni.

Guardate che i ruoli dei giocatori non sono scritti nel marmo, non sono un giudizio di Dio, se hai alternative in squadra il manager ha il dovere di privilegiare chi se lo merita specie in un mondo iper-competitivo come il baseball MLB, il discorso è esplicitato dalla ns. querelle sul closer : era partito (male) Hanrahan, che poi è stato sostituito da Bailey, se Hanrahan tornerà ad offrire il rendimento atteso potrà tornare a svolgere il ruolo a cui era stato preposto; tra parentesi stanotte Bailey, nonostante sia da domenica che non gioca, non è entrato per un malanno fisico, ciò che il baseball prende a volte poi il baseball restituisce.

Archiviata la seconda trasferta a Toronto, si torna a viaggiare in direzione Sud per un succosissimo scontro coi Texas Rangers che stanno godendo tantissimo essendo in testa alla AL West … e vedendo gli Angels che annaspano. Non credo di essere lontano dal vero se dico che questo è l’esame di laurea, passassimo con profitto anche questa trasferta potremmo appendere in salotto la pergamena che qualifica i Red Sox come veri Dottori del Baseball

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Troppa artiglieria

Fare a mazzate coi Toronto Blue Jays può essere una tattica che paga poco, le nostre vittorie di questo meraviglioso aprile che s’è chiuso sono nate in maniera molto diversa con un monte di lancio che teneva e con una difesa quasi irreprensibile, stanotte per le contingenze della partita è venuta fuori una sfida giocata a chi ne faceva di più e su questo terreno siamo un po’ in difficoltà.

Il contesto dei Toronto Blue Jays è davvero differente dal resto del baseball, anzitutto per il fondo sintetico poi per l’estrema atipicità della squadra che hanno costruito, basti dire che tra le 15 squadre della American League sono penultimi come media battuta ma terzi come homerun ad una sola segnatura di differenza dai primi, questi se ti scappa la pallina in un posto sbagliato sono capaci di castigarti, un po’ come è successo nel momento che ha cambiato il verso del match, ovvero il secondo homerun di Encarnacion su Tazawa, è bastato un lancio un po’ troppo in mezzo ed il prima base l’ha sparata lunga, col senno di poi sono in tanti a chiedersi se sia stata una cosa saggia affrontare in maniera “pulita” il caldissimo giocatore dei canadesi, a me il lancio decisivo è sembrato una palla non precisissima, chiamata esterna da Salty ed arrivata non così esterna, il bello (o il brutto) delle Majors è proprio quello : un livello così incommensurabilmente alto che può bastare una location errata per regalare la W agli altri.

Comunque c’è tanto da apprezzare anche in questa partita : in primis il fatto che sotto 4-0 e 6-3 la squadra abbia mostrato il volto della rimonta, aiutata dall’erroraccio di Kawasaki (comprate pure moto giapponesi anzichè una Ducatona), ma capace poi di castigare con Ortiz che più che essere caldo sta raggiungendo la temperatura dell’interno del Sole; sta pagando giocare coi primi tre uomini “contattisti”, Papi 4° e Napulè 5°. Normalmente (basti vedere Toronto) i due slugger più potenti sono al posto 3 e 4, Napoli è un po’ erratico, capace di tutto nel bene e (raramente) nel male, i primi tre settano bene la tavola, ci sta che le mazze pesanti siano al 4 ed al 5, se Middlebrooks non andasse col freno a mano tirato si poteva fare tutto un altro discorso, speriamo che prima o poi risalga dalle sabbie mobili dove è finito.

Intanto s’è dibattuto, anche nella telecronaca di NESN, della situazione Hanrahan e di quella Victorino. L’esterno non è ancora entrato in injured list, a me pare folle schierare uno con problemini alla schiena sul durissimo turf dello Skydome di Toronto, Nava sta facendo il suo, Carp e Gomes pure, chiaro che come difensore nessuno dei tre valga l’hawaiano, ma forzarlo in quest altri due giorni in Ontario non mi pare una gran idea. Hanrahan invece per il momento è ufficialmente rotolato un po’ indietro nella gerarchia dei rilievi, mi sento di condividere la scelta, se poi mettesse insieme prestazioni più confortanti, anche stanotte il suo punticino l’ha beccato e guardatevi il suo WHIP se volete farvi del male,

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Le vittorie della forza

E’ vero che come dite anche voi Houston messa nella American League sembra un pesciolino messo in una vasca con squali e piranas, non scordatevi però che non molto tempo fa, e per non molto tempo intendo sei mesi o poco più, eravamo noi i pesciolini che sguazzavano in un mare troppo pericoloso per i nostri poveri mezzi.

Tre vittorie franche senza troppi problemi con una produzione offensiva importante, con buoni numeri in difesa (Johnny Gomes in un paio di occasioni fa numeri da web-gems), col monte che fa il suo; parrà strano che scelga Doubront come mio personale MVP, mi piace uno che parte male, due punti + basi cariche con uno fuori, ma che resta lì col cervello, esce dalla buca con le sue forze e si riprende fino a condurre la partita in porto tirando i sei/sette innings che gli vengono richiesti, come già dissi in passato sono i lanciatori nr.3 e nr.4 che danno il “tono” della rotation.

Siamo in un momento di ritorni: cominciando da Lackey che salvo ripensamenti dell’ultima ora tornerà in formazione per la partita finale con Houston di stasera, Farrell si attende una presenza sul mound di cinque inning non di più, un po’ perchè non ci possiamo certo attendere che abbia una tenuta maggiore ed un po’ perchè non vogliamo comunque forzare sul suo braccio che non ci può dare quelle garanzie nel lungo termine che richiederemmo.

Se per rivedere in campo Lackey dobbiamo attendere solo poche ore, serviranno invece un paio di giorni per rivedere Joel Hanrahan che dovrebbe tornare in formazione per l’inizio della trasferta canadese a Toronto, la domanda che tutti pongono ed alla quale Farrell non ha ancora risposto è chi prenderà il ruolo scomodo di closer, se resterà Hanrahan come da progetto di inizio anno o se sarà confermata fiducia a Bailey. Una legge non scritta e quasi sempre rispettata nello sport americano è che un giocatore non perde il suo ruolo a causa degli infortuni, quando torna il giocatore infortunato merita di avere la chance di riguadagnare il suo posto. Stando a questa regola, che comunque ha avuto anche eccezioni importanti basti pensare per restare a Boston alla storia di Tom Brady, dovrebbe toccare ad Hanrahan, io invece ammetto che darei ancora qualche tempo all’irlandese per stabilizzarsi nella franchigia con un ruolo di back-up anche per toglierli un po’ di pressione, tra parentesi il calendario che abbiamo davanti nella settimana non è semplicissimo, mica sempre possiamo avere Houston, prima dicevamo ci sarà una trasferta contro i Blue Jays che cominciano a sentire “caldo” per una stagione che doveva essere accompagnata dalle fanfare e che invece fino ad ora ha come sottofondo la Messa da Requiem, scegliete voi se quella di Mozart o di Verdi, poi andremo dalle parti di Dallas dove i Rangers conducono la AL West nonostante aver perso pezzi importanti, insomma rimettere Hanrahan subito come closer mi parrebbe un po’ mandarlo allo sbaraglio, io ci andrei più cauto.

Chi invece non sembra averne molte di cautele ed è partito lanciato come una Freccia Rossa a 300 kmh è ovviamente Ortiz che in questa sua prima settimana da gioco mette insieme un average di .519 (!!!) 2 homerun e 9 RBI. Chi l’ha lasciato passare nelle fantasy leagues a quest’ora si sta triturando i genitali, poche storie … se in condizioni fisiche buone il nostro è ancora un produttore di punti come pochi altri nel gioco, con la protezione che gli sta offrendo Napoli nel line-up diventa ancora più un’arma illegale, si conferma una legge del baseball vecchia come il gioco stesso, uno slugger da solo può muovere poco, averne due invece può diventare un cocktail esplosivo, come mettere insieme nitro e glicerina.

Insomma fino ad ora tutto bene … restiamo al vertice di una AL East che sembra tornare a dettare legge, è prestissimo fare i conti adesso ma se cominciassero i playoffs oggi sarebbero dentro Boston, Baltimore e gli Yankees. E fanno ridere un po’ adesso quei pronostici che pronosticavano come il totale combinato di vittorie tra Yankees e Red Sox sarebbe stato il più basso di sempre. Ci saranno momenti difficili, non sempre il nostro cielo sarà azzurro, ma questi Sox non sembrano un fluke … proprio no.

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L’impossibilità di essere banali

I Red Sox non sono mai banali, nelle vittorie come nelle sconfitte, basti guardare alla serie con Oakland; si perdono partite 13-0 così come si vince in rimonta con valida decisiva di un uomo, sto parlando del triplo di Drew, che stazionava circa a metà della famigerata Mendoza line.

Bisogna poi che mi decida a spiegare per quelli semmai che non lo sanno cosa diavolo è questa Mendoza line che si sente dire spesso e che anch’io adopero frequentemente. Mario Mendoza era un interno che riuscì a mettere insieme 9 stagioni tra seconda metà anni ’70 e primi anni ’80, diciamo che non era proprio un battitore potentissimo e che aveva come riferimento un average di .200, il classico “joke” nel dug-out diventò poi un termine usato in ambito anche non sportivo, essere a cavallo della Mendoza line significa essere su un certo standard di mediocrità, per convenzione baseballistica la linea è il 200 di average, Drew viaggiava ad una media battuta simile al suo peso ed ha cacciato quel triplone con due out che ha rimesso in piedi una partita molto scabrosa.

Altra notiziona del giorno è che, per la vostra e la mia gioia, sembra che non vedremo più per un po’ Alfredone Aceves che è stato opzionato, come dicono negli USA, in direzione di Pawtucket e sembra che si stia anche cercando di venderlo; premesso che sarei curioso di conoscere quello che lo comprerà, non vorrei mai però che se lo prendesse Billy Beane trasformandolo come sa fare solo lui. Scherzi a parte Aceves tra l’anno scorso e questo primo pezzo di 2013 ha un ERA vicino a 6 e un WHIP di 1,46, unendo a queste cifre significative solo in negativo un carattere quanto meno bizzarro rimane difficile capire cosa ce lo teniamo ancora a fare, vero che siamo forse ora un po’ corti nel bullpen, tanto è vero che è stato richiamato Bard, però insistere con Aceves oltre a farti perdere le partite rischia anche di incendiarti il dug-out, evento questo che ben conosciamo nel nostro recente passato e che desideriamo non rivedere.

A proposito di bullpen, Breslow ha debuttato nelle minors e dovrebbe fare altre 3/4 partite prima di ritornare in prima squadra … oddio … non che la prima uscita sia stata proprio scintillante … 4 battitori affrontati, 3 valide ed una base … però come specialista mancino ci serve assai, speriamo ben che si setti giusto; intanto per restare nel tema del bullpen, mi viene fatto giustamente notare che Andrew Bailey è stato impiegato in sei partite negli ultimi otto giorni. Attenzione ! spremere così un giocatore che ha alle spalle una bella serie di infortuni non è detto che sia una scelta sagace. Tra poco però dovrebbe tornare anche Hanrahan, così Farrell dovrà decidere cosa fare visto che Bailey ha comunque fatto il suo … quale scelta ? mah … ammetto di avere dubbi.

Detto anche che Victorino sarebbe uscito in maniera precauzionale e detto che se si fermasse l’hawaiano sarebbero c…. amari e fatto anche presente che se Daniel Nava continua così gli verrà fatto un monumento equestre, anche ieri entrato da pinch hitter 2/2 con un RBI, andiamo a dare un’occhiata al weekend che vedrà al Fenway i neo-arrivati nella American League ovvero gli Houston Astros, attualmente sono semplicemente all’ultimo posto e perdono il doppio delle partite che vincono, non dico di portarle a casa tutte, cosa che nel baseball è sempre complicata, ma un 3 su 4 è un qualcosa che si può sperare, rivedremo volti noti anche da noi come Bedard e nella partita di chiusura domenica dovremmo rivedere Lackey che dopo le performances di Aceves ci potrebbe anche sembrare come un Greg Maddux redivivo. Pensa un po’ … chi l’avrebbe mai detto

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Ogni tanto si inciampa

Il baseball è quello sport dove se perdi 70 partite hai comunque fatto una grande annata ed è quello sport dove se su tre volte nel box, due vai a sedere e ripeti questo per tutto l’anno sei una superstar; nel baseball devi convivere con il non riuscire a raggiungere i tuoi bersagli, quindi nel corso di una stagione ci stanno momenti come quello di ieri, dove si perdono un paio di partite e semmai tutti ci si aspettava di portarne a casa almeno una.

Anzitutto a baseball si gioca in due e va dato atto che i Royals non sono per nulla male, anzi sono forse l’unica alternativa, secondo me un po’ alla lontana comunque, per sottrarre lo scettro della AL Central a Detroit. Hanno preso un paio di partenti “pesanti” nel mercato come Shields e Santana e si stanno allevando in casa alcuni giocatori più che interessanti, per esempio stiamo assistendo all’esplosione di Lorenzo Cain, poi aggiungete Gordon, un catcher buono come Perez, il braccione di Francoeur, insomma … niente male davvero.

Riconosciuti i meriti agli avversari rimane però il compito di guardare dentro casa nostra. Di tutto quello che s’è visto in questi due giorni intensi al Fenway la cosa che mi preoccupa di più è l’assenza di Victorino, non tanto per l’entità dello stop, il giocatore viene definito “day-to-day” e dovrebbe evitare il viaggio in injured list, quanto per il tipo del disagio, i malanni alla schiena sono un brutto affare perchè sono pressochè incurabili, a meno che non ci si riposi ed il riposo non è proprio tra le prospettive più facili per uno che fa uno sport dove si gioca tutti i giorni stampati sul calendario, in più mi sembra chiaro che le alternative al ruolo in panchina non siano tra le più allettanti, insomma siamo un po’ attaccati alla salute del flying hawaiian.

L’altra cosa che emerge è il momentaccio, spero passeggero, della parte bassa del nostro lineup; tra Gomes, Middlebrooks, Salty e Drew si fa davvero fatica a mettere insieme quel minimo di impatto offensivo che sarebbe richiesto. Anche qui guardando alle nostre spalle non è che ci sia molto, l’unico che forse potresti cambiare è Drew, Ciriaco è un buon surrogato mentre Iglesias, tanto per dire, a Pawtucket ha ricominciato a battere molto poco; quello che preoccupa di più è Middlebrooks finito nella classica “buca”, lui è qui per essere un pezzo del importante del nostro attacco, soprattutto è stato brutto vedere da lui degli swing un po’ troppo timorosi, ora vedremo cosa vale perchè è proprio il vedere come si esce dalla buca che qualifica il giocatore; momentacci sono capitati a tutti i più grandi campioni in tutti gli sport, anche Maradona ha sbagliato dei rigori ed anche Schumacher ha avuto degli incidenti, la differenza tra Schumacher e esempio … David Coulthard è proprio data dalla reazione al momento no.

Insomma … non sempre si può chiedere al monte di sorreggere la squadra, ogni tanto si può anche vincere 7-5, il monte sta andando alla grande ed anche il debutto di Webster è stato foriero di tante promesse per il futuro, Uehara ha subito un punto, ma non ci si può lamentare se uno becca un punto dopo una quaresima, ci serve più run support, ci serve che ai pitcher avversari non si concedano out quasi automatici come avviene oggi quando si va negli ultimi spot del nostro lineup. All’orizzonte ci sono i bambini terribili di Oakland capitanati dal mio grande rimpianto Josh Reddick … eh … faremmo volentieri a meno di Bailey per avere Reddick indietro … ancora bel colpo Mr. Billy Beane.

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Il cuore d’una città in una pallina

Ditemi quante altre volte avete sentito che una città abbia passato una settimana terrificante come quella che ha passato Boston negli ultimi giorni. Lacrime di terrore al posto degli “evviva” nella giornata della festa più sentita, poi il dolore del ricordo, poi quell’incredibile venerdì dove c’era solo da stare rintanati in casa sperando che uno con dell’esplosivo nello zainetto non entrasse nel tuo giardino. Quel giorno c’era gente che doveva lavorare, bambini che avevano preparato un compito semmai importante per la scuola, spese da fare, affari da concludere e belle ragazze da baciare. Niente di tutto ciò … tutto rinviato ad altra data, perchè sai mai che se esci di casa rischi di trovare uno che gira con dell’esplosivo e potrebbe semmai entrarti in casa e prenderti in ostaggio. Se uno vuol pensare ad un incubo per metterlo in una sceneggiatura di un film thriller può partire da qui, solo che questo non era un film era la vita reale.

Tornare al Fenway era l’esorcismo che tutti aspettavano per scordare la settimana folle passata, ehi … al Fenway ultimamente si vedevano parecchi seggiolini vuoti … noooo … oggi niente seggiolini vuoti, oggi c’era da ricominciare a vivere, a riprendere la routine, la metro fino a Kenmore Square, l’hot dog, il giretto dentro lo store per comprare la nuova t-shirt … e perchè no … c’era una partita da vincere, perchè siamo davanti e restarci sarebbe bello.

Tutto in un momento, in un toc del bastone, in una mazzata da parte di un eroe inatteso, di uno arrivato in punta di piedi che invece ora fa più rumore di un concerto heavy-metal. Dietro a quella pallina all’ottavo inning battuta da Daniel Nava c’era un bel po’ di gente che soffiava; le volte che ho avuto la fortuna di frequentare il Fenway ho visto gente proveniente dai quattro angoli del globo, stasera tutta quella gente a Boston e nel resto del mondo era dietro quella pallina che soffiava perchè non si corresse mai il rischio che l’esterno dei Royals la prendesse, quella pallina aveva il preciso dovere morale di passare sopra la testa dell’esterno e di finire nel bullpen perchè c’era da scordare l’incubo e da ritornare alla solita, tranquillizzante routine.

Se vi chiedete perchè ho insistito tanto su questa storia ve lo spiego subito : avete visto la gara di solidarietà verso Boston che c’è stata in tutti i diamanti, non solo l’America ha avuto tragedie, ne abbiamo avute di quelle grandissime anche noi, c’è solo una differenza, grande ed avvilente per noi. A Bologna trenta anni fa fecero saltare in aria la stazione, fecero più di 80 morti, una tragedia ancora maggiore di quella capitata lunedì a Boston, eppure da noi non è raro sentire tifoserie inneggiare all’esplosione della stazione quando gioca il Bologna, come non è raro sentire gente inneggiare alla tragedia di Superga quando giocano contro il Toro, credete che sentiremo mai un tifoso che so … degli Orioles inneggiare alla bomba di Boylston Street ? capito perchè seguo fanaticamente il baseball MLB e non entro in uno stadio italiano della serie A calcistica da vent’anni ?

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Rondine dopo rondine

A forza di accumulare rondini diventeremo tutti degli ornitologi, ormai non è nemmeno questione di chiederci se siamo in una nuova “primavera” Red Sox, c’è da chiedersi se e quando finirà la primavera; spesso qui c’è stata la dicotomia tra pessimisti ed ottimisti, sfido chiunque a dire che s’aspettava un inizio così, avete presente quei momenti dove tutto sembra andare, dove chiunque entri in campo questo produce qualcosa di buono ? Beh … questo sembra uno di quei momenti.

Mike Carp, che è il 25mo giocatore in un roster di 25, entra per la prima volta tra i titolari ed ovviamente fa 3/3 con due doppi ed un triplo, tutto normale no ? E cosa dire di Aceves ? C’è da dire che la Finlandia tutta può esultare. Pago subito il mio debito d’onore :

Aceves on paras syöttäjä maailmassa. Blogger sijaan ymmärrä mitään

Cosa c’è scritto ? Beh … mi avete rinfacciato una piccola frase innocente che m’è scappata, almeno vi costringo ad usare il traduttore di google.

A parte gli scherzi, anche Aceves in queste due partenze, ed almeno una terza seguirà, sta dando il suo e non nascondo che per la prima volta nella stagione ho visto un cambio tardivo da parte del duo Farrell/Nieves, non è che il pianeta Red Sox possa aver raggiunto la perfezione; tutte le partite hanno una morale, quella di ieri sera è che non bisogna essere timidi se il partente è in difficoltà, abbiamo un bullpen che vale, qualche volta non sarà perfetto, ma la coppia del Sol Levante comincia ad essere un fattore; bisogna ammettere il grande lavoro fatto su Tazawa; convinto ad affrontare la sfida americana quando era poco più di un teen-ager, il ragazzo fu buttato nella mischia in maniera troppo affrettata, perse poi tanto tempo a causa del solito Tommy John ma denotando una forza d’animo non comune ha potuto ritagliarsi uno spazio davvero importante. Non è un tema che sposta chi entra prima tra Tazawa e Uehara, è importante il risultato finale, come m’insegnavano a scuola invertendo i fattori il prodotto non cambia.

Intanto siamo arrivati al momento del ritorno di “Big Fella” Ortiz che avverrà, salvo problemi impronosticabili, al ritorno della squadra dopo la trasferta di Cleveland. Ovviamente l’uomo che tornerà in Triplo A è Jackie Bradley, che bilancio dare a questo primo stint del nostro futuribile esterno ? Un pelo di delusione c’è, onestamente dopo l’impatto iniziale buono, direi dovuto più all’adrenalina del debutto che ad una effettiva prontezza al ruolo di titolare, il ragazzo s’è andato un pelo spegnendo ed è finito un po’ in fondo alla panchina, peccato mortale per un ragazzo che deve giocare, giocare e poi ancora giocare. Ora il suo “processo formativo” tornerà ad un percorso più naturale, una stagione in Rhode Island fino al pronosticabile ritorno in prima squadra per la classica chiamata di settembre quando si potrà espandere il roster fino a 40 giocatori.

Intanto questo primo pezzetto di stagione dell’American League cosa ci dice ? Che chi pensava che lo straordinario campionato scorso degli Oakland Athletics fosse uno sprazzo irripetibile s’è sbagliato di grosso, i Beane Boys sembrano addirittura cresciuti. Invece dalle parti di Disneyland gli angioletti rossi stanno cominciando a bestemmiare come degli scaricatori di porto e Scioscia sarebbe già sulla graticola. Anche in Canada cominciano a credere che le squadre fenomenali sulla carta potrebbero trovarsi in difficoltà dato che a baseball si gioca sulla terra rossa e sull’erba artificiale o naturale. Aggiungiamo i Rangers che restano una squadra solida nonostante le perdite eccellenti, i Detroit Tigers che vinceranno la AL Central a meno che non si prendano a martellate sui testicoli ed anche gli Yankees che mostrano una resistenza alle avversità di cui gli va dato atto con giocatori che sembravano ormai nel carrello dei bolliti e che invece stanno dando un gran contributo.

Tutte belle cose, tutte cose che possono cambiare in un amen però, basta un infortunio o uno spogliatoio che esplode ed ecco che il paragrafo precedente diventa carta straccia, ti viene a mancare un Reyes, come capiterà ai Blue Jays fino a luglio, ed ecco che gli scenari cambiano oppure un tuo campione del quale attendi il ritorno ha una ricaduta, come ad esempio sta capitando a Jeter, e rimani al palo. Il baseball ha più variabili che le equazioni che risolveva Albert Einstein … ma il baseball è una meraviglia proprio per questo motivo.

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Ripartiamo … a casa d’un amico

Giustamente il capo della polizia di Boston ha detto che bisogna ricominciare a fare tutto come si faceva prima della maledetta giornata di ieri,  nel suo piccolo anche questo blog non può che obbedire. Voglio chiudere il discorso sulla giornata di ieri con due esempi, tra i tanti, di cosa significhi stare vicini ad una comunità colpita pesantemente da una disgrazia. Primo esempio la pagina dell’inserto sportivo del Chicago Tribune. Semplicemente chapeau

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Gli altri che voglio nominare sono gli Yankees … già … proprio loro … che stanotte durante il match casalingo con Arizona suoneranno “Sweet Caroline” … anche qui giù il cappello.

Si riparte quindi, archiviata la sweep più triste nella storia ultra-centenaria della franchigia, a casa di un personaggio che conosciamo bene e che ci conosce altrettanto bene, infatti da stasera parte la sfida al Jacobs Field di Cleveland contro la squadra condotta dal nostro amatissimo (da me ma non solo da me) Terry Francona. Inutile qui stare a rivangare le pagine scabrose dell’esonero ed ancor più inutile pensare a quell’osceno settembre quando una squadra dove ormai impazzavano caratteri troppo spigolosi collassò in una maniera che verrà tramandata ai posteri.

La domanda che ci facciamo è se il magic moment dei pitchers proseguirà anche in Ohio, i Sox arrivano a Cleveland con di gran lunga la miglior ERA di tutta l’American League. Onestamente a livello di accoppiamento le prime due sfide non ci vedono proprio favoriti : Doubront vs Jimenez ma ancor di più il match di domani sera tra Aceves e l’eccellente Justin Masterson di questo primo pezzo di stagione sono delle belle scalate da fare.

Intanto speriamo prima o poi di trovare un closer che regga il colpo, l’ottimo setup Bailey s’è trasformato in un closer tremebondo ieri sera, urge ingaggiare un macumbeiro brasiliano o un santone del voodoo da Haiti che indaghi nel mondo sovrannaturale per spiegarci la fobia del 9° inning visto che ormai ho finito le cause razionali possibili.

Proviamo di sgombrare la mente e cerchiamo di goderci queste tre partite, gli Indians sono una squadra niente male con alcuni ingressi di free-agent importanti come Bourn e Swisher che si vanno ad innestare in un telaio abbastanza collaudato coi vari Masterson, Santana e Asdrubal Cabrera. Non nascondo che l’interbase venezuelano di Cleveland è uno dei miei giocatori preferiti in assoluto ed in più vi aggiungo che, al giusto prezzo, avrei visto molto bene Nick Swisher da noi in quanto buon giocatore, esperto nel giocare in ambienti “complicati” e presenza sempre positiva nello spogliatoio, non a caso Francona ha sempre amato questo tipo di veterani che trascinano il resto del team, un po’ come Ortiz o Lowell.

I Sox tornano nell’arena ed hanno il compito di strappare un sorriso, ora più che mai gli va chiesto ciò … che bello ritornare al baseball

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