Harry, ti presento Sally…

Chi ha una certa età, forse ricorda la famosa commedia di Rob Reiner citata nel titolo. Il film, uscito nelle sale all’inizio degli anni novanta, riscosse un forte un successo di pubblico e di critica e fu particolarmente apprezzato per l’ironia dei dialoghi che coinvolgono protagonisti e comprimari. All’inizio conosciamo Marie, l’amica del cuore di Sally, invischiata in una relazione con un misterioso uomo sposato, fonte di costanti delusioni, ma che non riesce a separarsene benché tutti sappiano, e glielo ricordino continuamente, che “Non lascerà mai sua moglie”.

L’ho rivisto recentemente in TV e la situazione di Marie, mi ha ricordato molto quella in cui viviamo noi frequentatori di questo blog, invischiati in un’altra terrificante stagione dei Red Sox, che a metà aprile già sembra senza priva di speranza alcuna. Da quasi un lustro la nostra squadra del cuore infatti non è altro che una fonte di costanti delusioni, e invece di vedere la luce ci sembra che il trend marchi un costante peggioramento.

La questione principale riguarda la scarsa propensione di Harry (inteso ora come il maggior proprietario del Bosox) a rendere disponibili adeguate risorse economiche, atte a rinverdire i fasti dei primi due decenni del secolo. Mr. Harry infatti spenderà, nel 2024, circa 179 M$ di monte ingaggi, un importo deludente, che ci colloca in 12° posizione nel baseball, molto lontano dalle cifre che spendono i pigiamini e i puffi.  Non abbiamo mai speso più di loro ma certamente provoca delusione che tale importo potrebbe essere incrementato di oltre il 50% prima di varcare il limite oltre il quale scattano le progressive sanzioni MLB denominate tassa di lusso.

Per altri versi la delusione deriva dal fatto che questo importo è anche indirizzato in maniera pessima, visto che oltre il 32% degli ingaggi contrattualizzati dal Front Office per il 2024, sono destinati a giocatori che, durante questa stagione, non apporteranno alcun contributo.  Stiamo parlando infatti delle risorse destinate a remunerare Sale,che lancerà contro di noi con la casacca degli Atlanta Braves, più Giolito e Story, che resteranno in IL per tutta la stagione. Ma questa è solo la punta dell’iceberg della situazione infortuni. Due pedine su cui Cora faceva affidamento, Grissom e Refsnyder, ancora devono esordire e non passa giorno che la IL registri nuovi ingressi (Pivetta, Martin, Campbell, Romy Gonzalez, ecc), mentre altri sono costretti a stare in panchina o ad un utilizzo parziale e intermittente, per infortuni di minore entità.  Per esempio nella gara di martedì, persa agli extra dopo la prima blow save di Jensen, sono usciti prima della fine Garrett Whitlock e Rafael Devers, assente anche ieri.

Tutto questo per dire insomma che il valore della squadra che scende veramente in campo è ben diverso e inferiore da quello certificato dal payroll. Tanto inferiore che, tornati a casa con un record di 7-3 ottenuto sulla West Coast, i Red Sox hanno sprecato del tutto la possibilità di consolidare il lusinghiero risultato di inizio stagione, ottenendo, nello homestand di 10 partite contro avversari non proprio ingiocabili, un misero  3-7 che vale loro il ritorno nella condizione abituale di ultimi in classifica.

Tuttavia anche se Boston non riesce a schierare la sua formazione migliore a causa dell’elevato numero di infortunati, resta comunque il fatto che il livello di difesa mostrato è inaccettabile per qualsiasi club di grande lega, avendo collezionato 20 errori in 20 partite, raggiungendo l’incredibile media stagione di 162 errori. I Red Sox hanno un record di 2-9 nelle partite in cui commettono errori e di 8-1 quando la loro difesa è perfetta. La stragrande maggioranza sono responsabilità del campo interno, dove l’assenza di Story si fa sentire oltre il dovuto, anche perché Cora continua a provare il giovane Hamilton che (quasi) ogni volta ricambia l’investimento con disastri, che, evidentemente e retroattivamente, causano ulteriori disastri, in una spirale discendente che sembra non avere fine. Sembra che il grande Alex sia di nuovo vittima della sua ostinazione.

In tutto questo fango tuttavia  c’è si può trovare un diamante e cioè la fantastica prestazione di  Tanner Houck che  mercoledì sera, proseguendo nel suo fantastico inizio di stagione (1,85 ETA),ha realizzato un “Maddux”. Questo è il nome che si attribuisce a uno shutout ottenuto in non più di 100 lanci, in onore di quello che il grande Greg Maddux era solito fare ai suoi tempi ad Atlanta. Noto anche come ” Mad Dog ” e ” the Professor”, 355 vittorie in carriera e otto selezioni All-Star, è stato il primo lanciatore nella storia della MLB a vincere il Cy Young Award per quattro anni consecutivi (1992–1995).

Mercoledì Houck non è mai stato messo in difficoltà. Nessun avversario è arrivato in posizione punto e h concesso solo 3H, 0 BB 9 K valide e ha concluso alla grande, eliminando gli ultimi 13 battitori che ha affrontato e 16 degli ultimi 17. Per fare tutto questo gli sono bastati solo 94 lanci, nella partita più più breve (1:49’) dal 24 maggio 1975.

Houck è diventato il primo partente, in quasi due anni, a lanciare uno shutout completo – Michael Wacha è stato l’ultimo nel 2022 – e il primo a farlo al Fenway da Brian Johnson nel 2017. È anche diventato il primo lanciatore dei Red Sox a registrare un “Maddux” da Clay Buchholz nel 2014.

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La sfiga ci vede benissimo

Comunque vada, sembra proprio che alla fine di questa stagione vedremo i Red Sox giocare i playoff. Infatti, benché l’accesso ai playoff sembra un miraggio per la squadra di Alex Cora,  potremmo rivedere quella di Tito Francona di venti anni fa. E’ stato annunciato che Netflix renderà disponibile un documentario che ripercorrerà la straordinaria e storica stagione della squadra che seppe rompere la maledizione del bambino, effettuare la più straordinaria rimonta nella storia del baseball e il ritorno del titolo WS a Boston dopo 86 anni. 

Ma Netflix dedicherà attenzione anche alla squadra attuale. Per la prima volta una squadra della MLB sarà seguita nel corso di un’intera stagione, ricavando una docuserie che offrirà agli spettatori una finestra su uno degli ambienti sportivi più competitivi. Netflix avrà accesso senza precedenti a giocatori, allenatori e dirigenti per tutta la stagione 2024 e la docuserie debutterà nel 2025. 

Probabilmente, per trovarla, dovrete guardare nella sezione horror. Prima della partita di sabato, i Boston Red Sox avevano perso tutte le prime quattro partite al Fenway Park in questa stagione, ma che sarebbero otto consecutive quelle dell’anno scorso. D’altra parte nelle precedenti 20 partite casalinghe, dal 27 agosto, il record era stato 3-17 

Tuttavia giocando contro gli Angels la serie non poteva continuare. L’attacco Red Sox si è risvegliato nella partita di sabato, iniziata sul monte da Cooper Criswell, peraltro autore di una buona prestazione:  2 su 4 di Wilyer Abreu e ad un lungo homer da due punti di Triston Casas hanno fissato il risultato 7-2. 

Abbiamo sudato freddo domenica quando, dopo aver incassato un punto in entrambi gli inning finali, abbiamo salvato la partita 5-4. All’ottavo, Con corridori agli angoli, 1 out, e Martin indisponibile, Alex, con chiama Slaten sul monte, che sbriga la pratica con un solo lancio che ottiene. Una giocata che ha risolto la giornata anche se Jansen al nono caricava le basi e incassava un punto su SF. Il closer ha salvato tutte le occasioni che ha dovuto gestire, ma mostrando sempre problemi di controllo.

Nel matinee di oggi, in occasione della maratona, Cleveland, mostrando di essere di altra pasta rispetto ai californiani, ci ha lasciato a zero segnando 2 punti in tutte e tre gli inning finali. Purtroppo Bernardino ha sprecato l’ottima partenza di Crawford: 5.2 IP, 6 K, 2 H, 0 BB, che, non essendo mai supportato dall’attacco, deve ancora ottenere la sua prima vittoria nel 2024.

L’episodio della giornata è capitato all’ottavo quando due dei giocatori più importanti dei Red Sox si sono scambiati una capocciata monumentale correndo l’uno verso l’altro all’inseguimento di un pop corto sul campo sinistro. Devers correndo all’indietro ha colpito la fronte di O’Neill e, anche se entrambi i giocatori sono rimasti a lungo a terra per riprendersi, solo O’Neill, insanguinato, ha avuto la peggio e ha dovuto abbandonare, per farsi mettere otto punti di sutura. Il nostro miglior fuoricampista, primo con Ozuna a quota 7, resterà in osservazione per commozione cerebrale, lasciando in dubbio il suo status nei prossimi giorni.

Insomma già sapevamo che era una stagione di sofferenze, ma ora c’è la certezza che sarà anche sfortunata.

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Alla sagra dell’errore

Secondo Sergio Leone un vecchio proverbio messicano così recitava “Quando l’uomo con il fucile incontra l’uomo con la pistola, l’uomo con la pistola è un uomo morto”. Ecco nella serie con i Baltimora i Red Sox si sono presentati con la pistola e, sebbene siano passati in vantaggio in ogni singolo incontro, hanno subito una sweep umiliante nella serie di apertura casalinga della stagione.

 

Nel film, se vi ricordate, il proverbio veniva smentito perchè alla fine l’uomo con la pistola finiva per prevalere, ricorrendo allo stratagemma di portare una pesante lastra di metallo sotto il poncho, impenetrabile ai proiettili del Winchester. Fuor di metafora questo si traduce nel fatto che, per i Red Sox, la vittoria passava nella speranza di confermare le buone statistiche degli starter e del bullpen, ma soprattutto una difesa impeccabile o almeno molto meno fallosa. 

 

In gara uno Bello affronta Corbin Burnes, un vincitore del premio Cy Young e uno dei migliori lanciatori del campionato. Sapevamo in partenza che con un ragazzo del genere il punteggio resta basso e dovevamo colpire subito e tentare di arrivare al bullpen

 

All’inizio il piano sembrava funzionare alla grande. Dopo le cerimonie pre-partita, Bello ha rimandato in panchina tutti e tre gli Orioles affrontati nel primo inning. Nella parte bassa Tyler O’Neill ha continuato il suo infuocato inizio di stagione, battendo un solo homer sopra il Green Monster. 

 

Purtroppo il pareggio arriva subito. Bello non riusciva a contenere gli Orioles nella parte superiore del secondo e, con 2 out, una BB, una rubata e un doppio di Colton Cowser ripristina la parità. Le cose sono proseguite senza colpi di scena, con Bello che faceva registrare due eliminazioni veloci all’inizio del quarto. Se avessimo un decente terza base in squadra probabilmente il potente lungolinea sulla sinistra di Mountcastle avrebbe fruttato il terzo out, però in terza abbiamo Devers e Ciccio riesce solo a interporre il suo corpaccione, impedendo che la palla arrivi all’esterno. Ora si vede come le squadre forti sanno concretizzare le minime opportunità. L’inning potrebbe terminare due lanci dopo, quando Cedric Mullins colpisce un line drive verso l’esterno sinistro. Purtroppo Duran perde la palla passando dal sole all’ombra e l’errore porta due uomini in base con due out. Colton Cowser torna nel box nella stessa situazione del secondo ottenendo lo stesso esito. Gli Orioles vanno in vantaggio 3-1 e la partita, praticamente, finisce qui. Frutto di una difesa tutt’altro che impeccabile e di un Bello, in miglioramento, ma che non ha in repertorio il K salvavita che chiude l’inning.

 

In gara 2, senza il miracoloso Pivetta di inizio stagione, riusciamo a vanificare un vantaggio di 5 run, per un crollo che non ho la forza di rievocare, tanta è stata la delusione.  Arriva la finale, manca Ciccio per il riacutizzarsi del dolore alla spalla. Abbiamo sempre perso senza Ciccio, ma non possiamo perderle tutte senza lottare. I Red Sox hanno svuotato la panchina, rinunciando al battitore designato e usando quasi tutti i rilievi a  disposizione nel bullpen nel tentativo di salvare la finale di una frustrante serie di tre partite contro gli Orioles.

 

Ma non è bastato.  Boston entra in vantaggio per 2-1 nell’ottavo. Subito Pablo Reyes che sostituisce Devers, commette un errore inconcepibile in MLB,  su una battuta a terra di routine del giovane fenomeno Jackson Holliday. Nonostante questo i Sox hanno avuto l’opportunità di chiudere l’inning quando Rutschman ha battuto una tranquilla palla a terra su Rafaela, spostato in seconda dall’esterno centro. Sarebbe stato un facile doppio gioco di routine se  l’interbase Hamilton, ricevuta la palla, avesse toccato il cuscino di seconda. 

 

La carenza di esecuzione in difesa è  diventata una piaga abituale in queste prime 11 partite. Siamo primi  nella  Major League per aver incassato 15 punti non guadagnati. Solo gli Atletica,  con 15 errori, superano i nostri 13. A rendere il tutto ancora più frustrante è il fatto che migliorare la difesa rispetto alla scorsa stagione è l’obiettivo principale che si erano dati  Alex Cora e il suo staff tecnico.

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Ritorno trionfale al Fenway Park

Torniamo dalla west coast, una trasferta che spesso ha rappresentato l’inizio della fine di una stagione, con un bottino di 7W in 10 gare, eppure è difficile mantenere l’entusiasmo  e dimenticare che durante la vittoriosa gara 1 il nostro insostituibile interbase, perno della difesa in campo interno, è rovinosamente caduto sulla spalla sinistra, tentando di prendere in tuffo un line drive di Trout. 

Non è chiaro al momento quanto tempo Story dovrà stare nella IL, ma l’espressione di dolore dipinta sulla sua faccia subito dopo l’infortunio non sono un buon viatico. La sensazione è che potrebbe mancare per un tempo considerevole, addirittura per l’intera stagione, e questo è un problemone di difficile soluzione, che si va ad incistare in un settore, il campo interno, già alle prese con gravi carenze preesistenti.

Pablo Reyes, l’utility disponibile per tamponare le emergenze in campo interno è stato provato sabato e non poteva fare di peggio per causare la sua esclusione come soluzione a lungo o medio termine. 

In attacco è andato molto male. Cora, a cui ogni tanto vengono in mente idee immaginifiche, lo ha schierato secondo nell’ordine di battuta. Il risultato, 0 su 3, con tre strikeout, ha certificato che non c’era nessuna stramaledetta ragione per dargli il secondo maggior numero di AB della squadra. Magari un paio di quei K guardati sono arrivati su palle fuori dalla zona, ma caro ragazzo, questo non è il gioco in cui si guarda la palla, ti hanno dato una mazza sperando che tu la colpisca quella c..zo di palla, neh?. 

Ma il contributo nullo in attacco, dovendo sostituire uno che non attraversava un periodo particolarmente brillante nel batting, non è stato neppure il problema principale. Per capire quanto sia andato male in difesa potrebbe essere utile rievocare il sesto inning di gara 2, tanto per capire cosa ci possiamo aspettare nel futuro.

L’ottimo Greg Weissert, che ha dovuto rilevare Withlock già nel quinto risolvendo una situazione potenzialmente pericolosa, ottiene la sua terza e quarta eliminazione consecutiva, mettendo strikeout Aaron Hicks e pop ut Logan O’Hoppe per i primi due outs del sesto inning. Sembra tutto tranquillo, ma è solo la quiete prima del disastro. Rengifo batte una rimbalzante di routine nel buco tra prima e seconda. Valdez ci si avventa e arriva in tempa, ma subito inciampa nei suoi stessi piedi e si produce in un ridicolo tuffo-capriola durante il quale prova ad assistere in prima, sbagliando clamorosamente. Il classificatore, forse mosso a compassione, concede il singolo a Rengifo anche se, a mio parere, Valdez avrebbe avuto tutto il tempo di rialzarsi, guardarsi un po’ in torno, guardarsi le unghie, sbadigliare e comunque terminare l’inning, sparando in prima con grande comodità. Qualunque mediocre seconda base MLB avrebbe potuto completare quel gioco.

Nel seguito Rengifo sembra essere colto rubando con assistenza Wong Reyes, ma l’IR ribalta la decisione arbitrale (giustamente). Weissert va in vantaggio su Moniak, ma non riesce a chiudere e lo spedisce gratis in prima su BB. A questo punto c’è tensione per un inning che proprio non vuole finire. A Cora sembra il momento opportuno per scuotere il gioco, facendo entrare Campbell per sostituire Weissert. Una decisione abbastanza logica e usuale, ma che non produrrà i frutti sperati. 

Arriva ora Neto che batte una debole rimbalzante alla sinistra di che Reyes cattura la palla in modo pulito. Avrebbe tutto il tempo di assistere in seconda, ma per qualche motivo ritarda l’assistenza. Per prima cosa decide di fare almeno cinque passi verso la seconda, mentre ravana nel guanto alla ricerca della palla. Quando finalmente la impugna, anche lui dimostra poca freddezza e si produce in una debole assistenza sottomano in seconda, troppo lenta per eliminare Moniak che arriva salvo senza contestazioni.

Ora capita che mentre Reyes si sta divertendo a recapitare a mano la palla in seconda base, Rengifo supera la terza base e gira verso il suicidio a casa base. Perché lo faccia è un mistero. Forse voleva mettere pressione alla difesa. Forse pensava di essere in grado di arrivare facilmente a casa e diventare l’eroe della serata. Forse ha avuto un’improvvisa voglia di concludere un inning che si era protratto oltre ogni limite. Chi lo sa! Valdez, che ha ricevuto da Reyes, ha l’ennesima opportunità per completare un facile out sullo sconsiderato Rengifo che, giunto a metà corsia, capisce di averla fatta grossa.

Anche quando da piccolo giocavo ai giardinetti sapevo cosa si doveva fare in una situazione simile. Il seconda base deve impugnare bene la palla, avvicinarsi il più velocemente possibile al corridore fuori base, per costringerlo a fare una scelta su quale cuscino andare, assistere il compagno che copre proprio quel cuscino per completerà l’eliminazione o prendere il corridore in ballerina. Valdez, dimostrando per la seconda volta poca lucidità e apprensione, non fa nulla di tutto ciò e spara immediatamente a casa dando il tempo a Rengifo di fermarsi, girarsi e tornare in tutta sicurezza in terza.

Ora, contro la volontà degli stessi Angels che hanno fatto l’impossibile per farsi eliminare, le basi sono cariche e la puzza della paura si sente anche da Roma. Chiudere ora l’inning sarebbe un gran colpo per noi. Ma ora entra in scena Ciccio Pasticcio, che per non essere da meno dei suoi compagni di reparto, cicca clamorosamente l’ennesimo chopper, questa volta a opera di Rendon. Entrano quindi i due punti che decidono la gara e ci sono voluti solo quattro errori difensivi consecutivi per realizzarli!

Sappiamo che avremo sempre problemi con il guanto di Devers, ma, con quello che riesce a con la mazza, speriamo di compensare con gli interessi le sue defaillance. Sapevamo di avere problemi con Valdez, ma lui è già un sostituto di un titolare destinato a tornare in tempi ragionevoli. La sostituzione per tutta la stagione dell’interbase invece è un problema di un altro ordine di grandezza.

Se Reyes non è la soluzione, probabilmente neppure Hamilton lo è, sebbene quando è stato chiamato in fretta furia dalla Triple-A, per partecipare alla demolizione 12-2 degli Angels di domenica, ha brillato battendo un 2/4, con un HR. Se la prognosi dell’infortunio di Story fosse infausta, probabilmente l’opzione principale sarebbe quella di spostare Ceddanne Rafaela (da poco contrattualizzato fino al 2031) dall’esterno centro all’interbase. Rafaela infatti ha accumulato molta esperienza nel ruolo nelle leghe minori e bisognerebbe sicuramente provarlo. Avendolo visto all’opera in campo esterno, con giocate JBJ style, sarebbe comunque un indebolimento della squadra, ma la profondità che abbiamo con gli esterni renderebbe questa soluzione il male minore.

Per inciso occorre dire che dovrebbe essere del tutto escluso un impiego del giovane Marcelo Mayer, che al momento milita in High-A. Mayer è il miglior prospetto che abbiamo a disposizione nelle giovanili e, salvo sorprese, è destinato a ricoprire il ruolo di shortshop dei Red Sox in futuro. Nei mesi scorsi circolava addirittura l’ipotesi di testarlo in prima squadra, per qualche partita, già nel finale di questa stagione, ma il suo arrivo in questo momento è del tutto prematuro. Qui si discute di come sostituire un titolare e giocare con un impegno quotidiano e credo che ci sia l’ampia consapevolezza che ora non ha senso affrettare i tempi. Mayer non è ancora pronto per affrontare tutto ciò che comporta giocare in prima squadra. Sarebbe un male per il giocatore e un male per la squadra.

Ho dato molto spazio alle magagne perché, Dio non voglia, potrebbero avere effetti negativi a lungo termine, ma non posso chiudere senza dire quello che, a dispetto di ciò, ci permette di dire che le cose vanno molto bene:

  • I Red Sox sono quarti nella classifica degli homer di squadra con 13. Il caldo Tyler O’Neill (.357/.514/.893) è a pari merito per la leadership in campionato con 5HR con qualcuno che potreste aver già sentito parlare: Mookie Betts. Seguono Rafael Devers (due) e Reece McGuire (due). 
  • I Red Sox sono quarti in fWAR dalla posizione di catcher. I ricevitori dei Red Sox stanno colpendo .333/.366/.538.
  • Finora i partenti dei Red Sox sono stati i migliori (I MIGLIORI!) nel baseball, conducendo sia ERA (1,53) che fWAR. E’ anche vero che Cora li protegge facendoli per lo più scendere molto presto, potendo contare su un ottimo bullpen. Fa eccezione Tanner Houck che ha dominato la gara di domenica. Houck ha lanciato 12 scoreless inning nelle prime due partite di questa stagione concedendo solo 7H 2 BB con 17K.

Anche se gli Angels non sembrano competitivi certamente hanno rappresentato un test molto più significatico degli A’s e possiamo considerare positivo il bilancio di due su tre in trasferta. Tuttavia poichè un’altra sweep avrebbe potuto facilmente essere alla nostra portata anche un’altra spazzata devo dire che quella sconfitta di sabato brucia ancora un po’, perché ci avrebbe tenuto al top della classifica, seppur insieme agli odiati Yankees. Chissà se in futuro ne avremo ancora l’opportunità.

Oggi Red Sox aprono il Fenway Park per affrontare gli Orioles, campioni della AL East lo scorso anno. Ci sarà una cerimonia prima della partita per commemorare il 20° anniversario della squadra vincitrice delle World Series del 2004 e per commemorare Tim e Stacy Wakefield. Fortunatamente Schilling, che era stato invitato a presenziare, ha rifiutato l’invito. Schilling infatti che si è reso protagonista di diverse dichiarazioni imbarazzanti e controverse, specialmente in campo politico, ha recentemente violato la privacy proprio del suo compagno di squadra e sarebbe stato sicuramente fonte di imbarazzo.

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Esistono le sweep immeritate?

Dopo le sorprendenti positive prestazioni a Seattle, le partite nel disastrato e disabitato Oakland Coliseum hanno confermato il trend, anche se più per i risultati piuttosto che per la qualità del gioco.

Parliamoci chiaro, il subdolo e infame piano del proprietario John Fisher volto a trasferire la squadra nel deserto del Nevada, sta producendo i frutti sperati. Anche questa stagione avremo quindi una MLB a 29 squadre. Situazione che peraltro falsa l’equilibrio del campionato.

In queste condizioni giocare contro gli A’s può essere una pacchia, ma contemporaneamente nascondere l’insidia di essere costretti a lasciare loro una della trentina di W, che comunque otterranno entro la fine della stagione. Una W che mancherà al tuo record e non riuscirai a compensare.

Abbiamo effettivamente corso questo rischio. Dopo il rotondo successo in gara 1, propiziato però da 5 errori difensivi degli avversari, le due gare successive sono state molto serrate. Bello ha confermato le perplessità sollevate durante l’opening day incassando un paio 2-run homer, che avrebbero potuto compromettere l’incontro, poi vinto agli extras non senza patemi. L’attacco, se pur maggiormente asfittico è riuscito comunque a produrre i 5 punti necessari. La sera successiva tuttavia è stato quasi completamente silenziato, così noi fan europei, abbiamo potuto seguire in diretta un matinée, nel quale ce la siamo cavata per il rotto della cuffia. 

Eppure se uno giudicase la prestazione del nostro starter dal ruolino finale, non avrebbe un’idea esatta su come sono andate veramente le cose.  Effettivamente Pivetta ha lanciato un soddisfacente shutout da 5 inning, concedendo 5 valide e 1 BB con 3K. Questo però non ci dice quello che è successo nel quinto, quando Pivetta, ritrovatosi in una situazione di 2 on e 1 out, sembrava sul punto di crollare, con Joely “Disastro” Rodriguez che stava a scaldarsi nel bullpen, sembrava pronto a completare l’opera. Fortunatamente nel box  Zack Gelof che chiude l’inning battendo una palletta in DP. Tentiamo di perdere la partita anche l’inning, quando il solito Rodriguez, schierato contro i mancini, fa la sua solita porca figura (perchè non c’è Bernardino nel roster? Come potrebbe peggiorare le cose?). Anche in questo caso ne usciamo indenni perchè Cora lo tira via per l’ottimo Justin Slaten che ha eliminato tutti e quattro i battitori affrontati successivamente (tre groundout, uno fly-out). Sono 11 eliminazioni conscutive in due partite. Interessante questo Slaten che ha fatto vedere una fastball da  97 mph. Non riuscendo a incrementare in nessun modo l’esiguo vantaggio, siamo costretti a chiamare sulla pedana il nostro traballante closer che riesce tuttavia a chiuderla, con il punto del pareggio in seconda.

Cora dice che le buone squadre sanno trovare il modo di vincere questo tipo di partite. Sicuramente è vero, ma i Red Sox farebbero bene a trovare una maggiore continuità in attacco, perchè non potranno contare sempre su uno Zack Gelof che risolve loro i problemi.

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Ricomincio da Split

Mai avrei detto che, in questa stagione, ci sarebbe stato un momento in cui i Red Sox avrebbero avuto la seconda migliore rotazione nel baseball, eppure dopo 4 partite è proprio quello che è successo. Con un War pari a 0.7, siamo superati solo dai Dodgers (1,0).

Alla fine di questa serie di esordio possiamo essere soddisfatti riflettendo sul fatto che sia stata la buona prestazione di Bello nell’opening day quella meno convincente. Nick Pivetta e Kutter Crawford sono stati fantastici e anche Garrett Whitlock ha fatto vedere dei buoni numeri. Mi piace pensare che prestazioni così coerenti siano in gran parte dovute all’impatto del nuovo pitching coach Andrew Bailey. Se fosse veramente così ci divertiremo!

Un’altra nota positiva è determinata dal fatto che anche le quotazioni della difesa sono date in ascesa. Naturalmente è scontato che andrà meglio dell’anno horribilis 2023, ma l’anno scorso siamo andati così male che potremmo migliorare e restare comunque pessimi. Dopo le prime quattro partite abbiamo visto luci e ombre. In campo interno Story e Casas si sono confermati solidi, ma ogni volta che Raffy e Valdez devono usare il guanto dobbiamo farci il segno della croce. In campo esterno invece i progressi sono più marcati. Il due volte vincitore del Gold Glove Award Tyler O’Neill al posto di Verdugo, chiunque a posto di Yoshida, schierato stabilmente come DH, rappresentano grandi progressi.  Rafaela all’esterno centro ha sfoderato delle giocate molto buone. Se risultasse appena decente col bastone in mano, potremmo davvero aver trovato la quadra.

Considerando come sono andate le partite, il risultato finale di questa prima serie con i Mariners potrebbe apparire come un’occasione mancata. Siamo stati in vantaggio per 3-1 nella parte bassa del decimo nella partita di sabato sera e abbiamo perso. Venerdì abbiamo concesso un solo punto, quattro valide e in qualche modo siamo riusciti a perdere anche quella. Ma allargando un po’ il punto di vista, lo split di una serie di quattro partite in trasferta, contro i primi quattro partenti di Seattle, è così tanta roba che può anche essere visto come un successo. Vediamo se siamo in grado di confermarlo.

 

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Ci siamo

Mentre a Los Angeles, contea Orange, già si gioca, per vedere le calzette rosse in azione sarà necessario attendere fino alle 3 del mattino, quando al Safeco Field, in Seattle, scenderanno in campo per l’opening day. 

Si parte subito in salita perché le trasferte sul pacifico sono sempre insidiose e proprio i Mariners sono dei diretti rivali per accedere alla post season. Naturalmente sto scherzando, non c’è nessuna ansia per il risultato, semmai l’interesse è puntato sulle prestazioni di alcuni giocatori che, auspicabilmente, potranno progredire abbastanza da costituire il fulcro su cui costruire la futura squadra vincente.

Primo fra questi è il numero uno della nostra rotazione, Brayan Bello, che durante la offseason ha avuto l’opportunità di firmare un contratto di sei anni, con un’opzione di squadra per la settima stagione. Sembra un grosso impegno, ma, a ben guardare, vista la giovane età del soggetto, il nuovo accordo lo manterrà a Boston solo per una stagione in più rispetto alle condizioni precedenti. Per quanto ci riguarda non ci sarà alcuna differenza sul campo per moooolto tempo, fino al lontanissimo 2028,  quando potremo scambiarlo con Paul Atreides, prima che diventi il mahadi di Arrakis. Per il lanciatore invece la differenza ci sarà eccome, potendo contare su uno stipendio sicuro ogni mese e potrà quindi infortunarsi come tutti gli altri lanciatori dei Red Sox.

Se invece per miracolo Brayan riuscisse a rimanere sano, cosa potrebbe fare per noi? L’obiettivo principale dovrebbe essere quello di allargare il suo repertorio di lanci, composto, durante la stagione 2023, da 57% Fastball 24% Changeup 17% Slider 1% Cutter. Questo potrebbe consentirgli di migliorare 19,6 del suo K%, un valore troppo basso per essere accettabile per il lanciatore di alto livello che speriamo diventi.

Altro sorvegliato speciale è Triston Casas, un giocatore che, avendo appena compiuto 24 anni, potrà mostrarci cosa sa fare avendo raggiunto probabilmente il plateau massimo della sua forma fisica e mentale. Le statistiche della stagione 2023 sono state discrete, ma con una differenza molto marcata in senso positivo se guardiamo quelle relative al periodo successivo alla pausa di luglio (SLG 617 OPS 1034). Siamo ansiosi di capire se riuscirà a confermarsi a questi livelli. 

Tuttavia da questa notte non dovrebbero arrivarci indicazioni perchè in prima base partirà l’immarcescibile Bobby Dalbec. Cosa ci faccia Dalbec nel roster dei Red Sox è un mistero gaudioso, dopo quello che ci ha fatto vedere ogni volta che gli è stata data una ultima possibilità che lui ha sprecato come Zeno fumava le sue ultime sigarette. Sembra però che Dalbec, che contro i mancini ha una media di .273, possa coprire Casas che contro i LHP ha la fastidiosa abitudine di girare a vuoto. Non è neppure escluso di vederli entrambi in campo perchè Casas ha la versatilità di poter giocare in terza, quando e se Rafael Devers abbia bisogno di una giornata di riposo (o quando occorre affrontare un forte mancino sul monte). Esattamente come accade stasera contro Castillo. 

Ok, questo è tutto di quel niente che avevo da dirvi. Stanotte si comincia. Ci vediamo dall’altra parte.

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Analisi post mortem

Quello che è andato storto a Boston in questa stagione sembra abbastanza facile da individuare: hanno subito troppi punti. Al momento del licenziamento di Bloom (e le statistiche non sarebbero migliori se includessero il resto della stagione) la media è di 4,88 punti a partita, che ci collocava al 12° posto nella lega americana, ben al di sotto sia della mediana che della media. 

Ora, sebbene abbiamo avuto una difesa scandalosamente fallosa, la priorità per il nuovo GM è rappresentato dalla rotazione, ricostruendo ciò che Bloom  ha picconato. I ns starter si piazzano al 12° posto in ERA e al 13° in fWAR nella American League, leggermente meglio il bullpen che è 10° in ERA ma quinto in fWAR, ma solo perché hanno lanciato quattro inning in media a partita, secondi solo ad Oakland come impegno sul monte.

La rotazione impostata da Bloom mostra con evidenza i caotici criteri adottati dall’ex GM.

Tutti i veterani, in un modo o nell’altro sono stati un fallimento:

  • Ancora una volta il contributo di Sale è stato del tutto irrilevante. Ora è certificato che il mucchio di soldi che ha ottenuto nella conferma  2019  sono stati del tutto sprecati. Bisogna capire come cavarsi questo dente.
  • Paxton è stato buono quando è stato bene, purtroppo per un periodo troppo breve per giustificare una scommessa reiterata su di lui.
  • Pivetta come partente è stato un disastro, ma Cora ha saputo capire che uscendo dal bullpen poteva contribuire efficacemente.
  • L’ingaggio dell’ex lanciatore Kubler è solo il frutto della folle presunzione di Bloom, convinto di saper trovare pepite d’oro nelle discariche.

Nei giovani promossi dal bullpen luci e ombre:

  • Bello, proveniente dal farm system Dombrowski ed entrato di rincorsa per carenza di personale, ha mostrato delle prestazioni che ci possono rassicurare che per il futuro farà parte in pianta stabile della rotazione.
  • Kutter Crawford, che è stato impiegato come starter nelle partite di bullpen, è andato in crescendo, assicurando sempre una maggiore profondità. Personalmente, per rispondere alla domanda di Davide nella bacheca, magari potremmo collocarlo nel quinto spot, ma lo terrei assolutamente nel 2024.
  • lo stesso si può dire di Tanner Houck, che sebbene sia ancora alle prese con il problema di affrontare i mancini, credo che avrà un’altra chance
  • per Garrett Whitlock, invece, anche a causa degli infortuni, il fallimento come partente, mi sembra abbastanza conclamato e potrebbe tornare nel bullpen cove ha fatto benissimo. 

Col senno di poi ora è facile vedere che non solo non  potevamo andare da nessuna parte, ma anche che non era ragionevole aspettarsi un risultato diverso, nonostante la comunicazione  Red Sox ostentasse sicurezza.

Bloom ha combinato questo disastro pianificando le cose con cura. Ha ereditato un roster con un partente sotto contratto sano ed efficace, Nate Eovaldi, che, nonostante un pessimo 2019, ha dato alla squadra 7 WAR nei successivi tre anni del suo contratto. Bloom lo ha lasciato andare quando è diventato free agent sostituendolo con le chiacchiere. Negli ultimi tre anni solo tre lanciatori di Boston hanno generato più di 3 rWAR in una stagione: Eovaldi nel 2021 (4,3), Wacha nel 2022 (3,3) e Bello quest’anno (3,8 ad oggi). Fortunatamente è auspicabile che il licenziamento prolunghi la sua presenza a Boston.

Quando Bloom supervisionava le operazioni di baseball, tutte le mosse effettuate sembrano far parte di una folle strategia di demolizione. Il meglio che possiamo dire sulle acquisizioni è che sono state al massimo marginali e/o insignificanti. Anche il tanto decantato rafforzamento del farm system non ha interessato questo settore e questo ha riguardato le scelte nel draft e la free agency internazionale.  Ovviamente i lanciatori, con i loro alti tassi di infortuni al gomito, sono investimenti più rischiosi come classe di prospetti, ma, a meno che non vuoi trasferiti al Las Vegas, a questo non puoi rimediare semplicemente mandando in campo un Martin Perez qualunque che passa per strada e sperare per il meglio.

Potremmo capire se ci sarà un’inversione nella direzione del vento quando il nuovo GM scenderà in campo per ingaggiare un top player, con il portafoglio gonfio e la disponibilità a scambiare prospetti, esattamente come fecero i predecessori che presero Shilling, Beckett e Sale per dare l’assalto al titolo mondiale.

Oltretutto costui dovrà gestire una legacy piuttosto incasinata, perché tutte le decisioni di alto profilo di Bloom non hanno funzionato. 

Ci sono solo due giocatori ora nel roster di Boston che sono stati ingaggiati come free agent, Yoshida e Story. L’impegno di 105 milioni di dollari per Yoshida ha prodotto 0,7 fWAR, soprattutto perchè è stato uno dei peggiori outfielder difensivi nel baseball quest’anno e, dopo una buona prima parte, non ha mantenuto la sua prestazione offensiva nel finale stagione, che solleva dubbi anche sulla possibile soluzione di impiegarlo come DH. Quanto a Trevor Story è stato semplicemente un disastro, tra infortuni e scarse prestazioni al piatto, ed è sotto contratto per altri quattro anni. 

Sebbene sia stata gestita in modo contorto e contraddittorio, la vicenda Bogaerts alla fine è ha avuto un lieto fine, con Xman che ha vissuto il suo anno peggiore dal 2017. Tuttavia con Devers, che invece è stato confermato a suon di milioni di dollari, non tutto è filato liscio. Mentre si è confermato ottimo con il bastone in mano, l’estrema fallosità in difesa lasciano dubbi sull’opportunità di schierarlo nell’hot coner, sebbene se non ci sono alternative praticabili, essendo la prima base occupata dall’astro nascente Triston Casas.

Quello che non si riesce a capire, e temo che non lo sapremo mai con certezza, è il ruolo svolto dalla proprietà in questo disastro: Bloom è stato libero di agire, ed è quindi un cretino integrale, o è stato così condizionato da indurlo a questa filiera di errori marchiani? Sicuramente l’era Bloom contraddice clamorosamente il modo in cui John Henry & Co. hanno gestito i Red Sox da quando hanno acquisito la squadra vent’anni fa. Improvvisamente è venuto loro il braccino corto hanno stretto i cordoni della borsa e Bloom ha impiegato male e nella direzione sbagliata il budget a disposizione. Questa squadra avrebbe potuto essere molto migliore se avesse semplicemente speso un po’ di soldi per qualche lanciatore appena decente.

La direzione che prenderanno ci dirà molto sull’impegno della proprietà a vincere. La speranza è che abbiamo accettato che il batti e corri ha regole precise, che non si possono sovvertire a chiacchiere, e loro guidano i Boston Red Sox, una squadra leggendaria, ed è bene che ricomincino a comportarsi come tali.

PS: La shitstorm di commenti spam sta ancora infuriando e quindi devo quotidianamente ripulire la bacheca da pubblicità sui metodi infallibili per l’allungamento del pene ed altre amenità del genere. Cerco di farlo regolarmente, ma inevitabilmente questo comporta un ritardo nella visualizzazione dei vostri post e influisce negativamente sulle possibili discussione. Voi però non demordete, mi raccomando!

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Fired!

Si dice spesso che la prima impressione è quella che conta. Non è esattamente così, ma tutti credo abbiamo sperimentato sulla nostra pelle quanto sia difficile recuperare dopo un esordio disastroso.  Ecco, un esordio disastroso è proprio quello che è capitato a Chaim Bloom quando ha incontrato i tifosi dei Red Sox. Per noi lui resterà in secula seculorum l’uomo che scambiò sua moglie per un cappello. In effetti lui è quello che ha stoltamente ceduto ai Dodgers l’extraterrestre Mookie Betts in cambio di Verdugo, Wong e Downs (DFA lo scorso inverno), ma anche detto così sembra veramente un caso clinico.

A volte è anche una questione di fortuna. Per esempio ricordo che ci rimasi molto male quando Ellsbury firmò con i MFY, all’indomani della vittoria 2013, ma le sue successive prestazioni attenuarono molto il dolore. Con Betts non è andata esattamente così. Mokie non ha mai ripetuto i numeri stellari del 2018, ma continua ad essere top player in una squadra imbottita di grandi campioni. 

In queste condizioni è difficile recuperare e poi se inizi una stagione con metà del campo interno improvvisata,  tutti gli esterni fuori posizione e l’intera rotazione in infermeria,  non mi stupisco del grande entusiasmo che proviene dalla Nation per la sua dipartita.

Meno comprensibile è l’atteggiamento della proprietà. Lo hanno licenziato dicendo che con un’altra stagione con il Fenway chiuso ad ottobre la misura era colma. Anzi, hanno tenuto a precisare, che la loro pretendono che Boston non solo arrivi alla postseason ogni anno, ma che sia sempre competitiva per aggiudicarsi WS. Ogni stagione, ogni anno che Dio manda in terra.  I Red Sox infatti hanno un blasone e una tradizione per la quale non si possono accontentare per nulla di meno.

Ma non lo dicono solo in questa occasione, lo hanno sempre detto. Anche Bloom per la verità ha condiviso tali proclami e quindi si è creato inizialmente questo incredibile fraintendimento, rimasto irrisolto per 4 lunghi anni. Questa è almeno la ricostruzione degli eventi data da Sam Kennedy: in tutto questo periodo la proprietà era veramente convinta che Bloom facesse il possibile per mettere assieme una squadra competitiva. 

Davvero?! Veramente ci vogliono far intendere che noi dall’Italia vediamo con chiarezza cose che nel Massachusetts sono indecifrabili? Veramente possiamo credere che Bloom, arrivato fresco fresco da Tampa, sia andato dai boss e gli abbia detto: “ John  e Tom, proprio a voi cercavo. Sentite un po’, ho avuto un’ideona. Perchè non mandiamo Mookie in California? Hanno detto che nel pacco possiamo infilarci anche tutto il contratto di David Price” “Fico! Ma sei sicuro che così restiamo comunque competitivi per le WS?” “ Avoglia! Meno siamo, meglio stiamo” “E allora vai e stendili tigre!”. 

Dopodiché non hanno più controllato e il resto è storia. Per noi fessi dall’altro lato dell’oceano invece le cose andavano interpretate in un altro modo. Bloom ci sembrava totalmente dedicato a ridurre il monte stipendi e a rafforzare il farm system. Ma se ci si limita a fare questo, non è che ci voglia un genio per attuare il programma:

  • si lasciano andare i free agent costosi  sostituendoli con veterani a buon mercato
  • si approfitta della priorità nella scelta per scegliere i migliori prospetti al draft. 

E’ per questo banale motivo che in doppio A giocano Marcelo Mayer, Roman Anthony e Kyle Teel, non per l’acume di Bloom.  Avrei potuto farlo anch’io e mi sarei accontentato di un ingaggio ridotto.

All’improvviso Henry e Tom Werner si svegliano e si accorgono che i Red Sox fanno schifo e cambiano il GM. Bene, dico io! Sempre che abbiano veramente deciso cosa vogliono fare da grandi, abbiano valutato cosa significano veramente le grosse lacune sugli spalti e ricomincino a fare dichiarazioni coerenti con i fatti e smettano di cambiare GM ogni tre per due.

Detto questo, al di là della possibile ipocrisia nelle motivazioni, sono soddisfatto della decisione presa. Bloom ha preso una squadra ancora forte e l’ha meticolosamente distrutta, lasciandoci in una situazione decisamente peggiore rispetto al 2019. Ora speriamo che arrivi qualcuno che conosca il mestiere in ogni aspetto e riesca di nuovo a tenerci svegli a ottobre

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Cala il sipario

Mancano ancora qualche decina di partite alla fine della stagione, ma oramai è opinione comune che il ruolo dei Red Sox sarà relegato a quello di comprimari. Ancora non siamo matematicamente eliminati, perché la possibilità per tre squadre di aggiudicarsi una wild card, allunga il brodo all’infinito, fino a fargli perdere ogni sapore, e permette a squadre mediocri di godere di una effimera apparizione nella post season. 

Non saremo noi però una di quelle squadre mediocri, perché ultimamente siamo riusciti a essere pessimi. Sabato avevamo un GB di 3.5 nella classifica di AL Wild Card. Quattro giorni e quattro sconfitte dopo, il divario si è allargato a 6.5 dagli Astros, che hanno regolato la questione concludendo una autorevole sweep di 3 partite al Fenway Park, durante le quali non ha funzionato praticamente nulla. Cora ha astutamente manovrato per riproporre i due partenti che si erano imposti a Houston, ma sono durati tutti per pochi inning e questa volta il bullpen non ha saputo turare le falle. 

Complice anche una difesa semplicemente inguardabile dove si segnala in negativo il nostro giocatore più rappresentativo: Ciccio Devers. Devers è il nostro miglior attaccante (.269/.344/.509/.853, 29 homer, 28 2B e 88 RBI in 125 partite, ma la sua difesa inaccettabile (17 E finora) non gli permettono di avvicinarsi neanche lontanamente ai valori di WAR delle sue tre stagioni precedenti. Devers, ma la prestazione in difesa non è accettabile. Oltretutto non migliora con il tempo dato che è la sua peggiore stagione dal 2018. Tutto ciò avviene dopo che Bloom ha concluso un’estensione del contratto di 10 anni da 313,5 milioni di dollari a gennaio. Sapete bene cosa vuol dire, spero! Devers giocherà titolare per Boston in terza per molti anni ancora perché prende troppi soldi per schierarlo DH o in prima, senza considerare che il cuscino di prima è finalmente coperto egregiamente da Casas.

Nelle ultime sei partite in casa il record è stato di 1-5 in casa, perchè prima della sculacciata subita contro gli Astros, abbiamo subito 2 sconfitte nella serie contro di Dodgers guidato da un certo Mookie Betts: 7 su 15 con un homer, 2 2B, 4 RBI, 1BB e 5R in totale.  Ma forse lo avete già saputo. Il nostalgico pubblico del Fenway a giustamente tributato a Betts, che si è scappellato, ha ringraziato commosso e poi ha preso il bastone e ha fatto il suo dovere:  7 su 15 con un homer, 2 2B, 4 RBI, 1BB e 5R in totale nelle tre gare. Il ritorno di Betts ha riaperto la diatriba sulla vicenda del 2019. Tutti i protagonisti hanno parlato, senza dirci nulla di nuovo e, soprattutto Bloom non ha saputo darci una ricostruzione che abbia il minimo di senso. 

Bloom sta finendo il quarto anno del suo contratto quinquennale e i risultati sono, a dir poco, contrastanti. La missione affidata a Bloom avrebbe dovuto avere tre obiettivi: 

  • tagliare il payroll: un obiettivo raggiunto nell’immediato, dichiarato irrinunciabile quando serviva a giustificare la rinuncia a Betts, ma che sembra sia stato progressivamente accantonato 
  • rafforzare il farm system: e su questo versante tutti decantano ottimi risultati, anche se, all’atto pretico, le giovani leve che ora militano in prima squadra provengono tutte dall’era Dombrowski 
  • vincere un campionato: ho indicato questo obiettivo sulla fiducia, solo perché tutti i suoi predecessori lo hanno colto, ma non perchè lui abbia fatto qualcosa di concreto per ottenerlo. 

Se dovessi fare un bilancio fra i pro e i contro, Bloom non meriterebbe di portare a termine la sua missione. Per tutte le squadre che ha messo in campo la caratteristica che mi è sembrata preminente è stata approssimazione: iniziamo tutte le stagioni senza una rotazione sana e con evidenti buchi nel roster, infarcito da giovani promesse e da vecchie glorie legate con contratti annuali. Non c’è mai stata una progressione, non si è mai capito il piano, la strategia che c’è dietro (sempre ammesso che ci sia).

L’unica cosa positiva in questo frangente è che i MFY sono messi peggio di noi e quest’anno festeggeremo lo YED con largo anticipo. Magra consolazione? Non saprei. Come forse saprete io sono nato in toscana e per me non è difficile capire perchè dopo la conclusione del Palio a Siena, le uniche bandiere che non festeggiano il cencio sono quelle della contrada rivale.

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