I risultati del venerdì notte se non altro hanno fatto chiarezza e c’hanno consegnato definitivamente l’avversario della division series ovvero i Cleveland Indians del nostro amico Terry Francona e non è difficile immaginare che anche lui aspettasse questo incrocio a cinque anni da una partenza da Boston intrisa di polemiche, una partenza nella quale i Sox non si comportarono come avrebbe meritato l’uomo che, volenti o nolenti, aveva guidato il team nell’epopea del 2004 e nel trionfo del 2007. Dobbiamo ancora capire se la serie iniziarà al Fenway o nella città che Dan Peterson nelle sue mitiche telecronache degli anni ’80 chiamava “The Mistake on The Lake” , tra parentesi non è nemmeno escluso che resteremo all’oscuro della sede di Game-1 anche domenica sera, gli Indians potrebbero dover recuperare la partita contro Detroit rinviata l’altra sera, recupero che ci sarà solo se la partita sarà decisiva per decidere qualcosa : un ingresso ai playoffs o un fattore campo, non credo sia difficile immaginare che quella partita servirà.
Volevo ritirare fuori un tema interessante venuto dalla bacheca messaggi qualche giorno fa. Soncio79 si pose e ci pose una domanda assolutamente legittima : se eravamo stati un po’ troppo pesanti nelle critiche a John Farrell e se l’eccellente finale di stagione non fosse da accreditare al manager, così come gli abbiamo addebitato i momenti difficili che pure si sono succeduti durante la stagione. Premetto che ovviamente il giudizio che diamo di Farrell, anzi di qualsiasi manager, è legato a quello che vediamo in campo che non è l’interezza del lavoro del manager; gli aspetti off the field, che nella gestione di un team professionistico sono fondamentali, non possiamo certo valutarli perchè non li sappiamo e quando li veniamo a sapere è solo se succedono disastri, come nella querelle “birra e pollo fritto” a fine 2011.
Il giudizio quindi è solo between the lines, ed io resto convinto che le gestione del personale in campo potrebbe essere di gran lunga migliore, specialmente sotto l’aspetto tirato in ballo mille e mille volte della gestione del bullpen, per quanto mi sforzi non capisco il reiterato ritardo capitato in molte partite nei cambi dei pitcher; anche in questa settimana abbiamo avito un esempio lampante nella gara-1 allo Yankee Stadium, anzi mi verrebbe quasi da dire che abbiamo visto un epitome di questa gestione insufficiente, quando è stato rimandato in campo un Price in evidente difficoltà, facendogli beccare il fuoricampo decisivo. Posso capire se non ti fidi del bullpen, ma in questo settembre il bullpen è stata l’arma in più che c’ha fatto svoltare la stagione; perchè richiedere altri lanci, oltretutto in un contesto climatico orrendo con pioggia ed umidità, ad un pitcher che era chiaramente in una serata down ?
Anche l’accusa di scarsa strategia si può circostanziare : siamo nettamente l’ultima squadra per numero di bunt messi a segno, la miseria di 8 in un’intera stagione di 160 partite, mi si potrà dire che con un attacco esplosivo come il nostro, sprecare un out sia deleterio e sappiamo benissimo che i sabermetrici non amano i bunt. I Sox che hanno fatto della metrica avanzata un mantra hanno estremizzato un concetto, non credo sia un caso che le squadre che eseguono pochi bunt siano squadre di vertice, tra le ultime cinque dell’American League ci sono 4 squadre che faranno i playoffs o che sono in lotta per gli stessi, verrebbe da dire che la smorzata è il rifugio dei deboli. Quindi ? OK fare pochi bunt, ma in quelle serata dove si produce poco si potrebbe farne qualcuno in più senza attendere il line-drive.
Quindi il giudizio finale qual’è ? Io onestamente resto dell’idea che un cambio del manager sia preferibile allo status-quo, anche se mi aspetto che ciò non accada. A meno che non ci sia il desiderio, specie se il playoff dovesse essere insoddisfacente, di promuovere Lovullo che, se ricordo bene, ha il diritto di chiudere anticipatamente il suo contratto qualora un’altra squadra gli offrisse un lavoro da manager. Intrigante comunque il duello tra Francona e Farrell, amici per la pelle, tanto che Francona fu vicino a Farrell in ospedale il giorno della prima chemioterapia del nostro manager, si conoscono come pochi altri e non credo ci siano molti segreti da difendere, un duello quindi a carte scoperte e fatemi dire che prenderei in seria considerazione Francona per il premio di Manager dall’anno, è stato in testa tutto l’anno con un team che ha dovuto rinunciare a colui che doveva essere il giocatore cardine dell’attacco ovvero Brantley. Ce l’avrebbe Farrell la capacità di reggere una stagione al vertice sconfiggendo le avversità ? Fatemelo dubitare, quando le cose vanno bene la sua guida leggera nel management può essere una scelta vincente, ma se c’è da capovolgere una situazione difficile non mi sembra all’altezza, come il 2014 e 2015 testimoniano. Questo è quanto … ovviamente attendo pareri contrari. Saluti a tutti.