Non sarà il successo che ti cambia la vita ma l’essere tornati alla fatidica quota .500 è già qualcosa, chi si contenta gode, forse non il massimo per quelli che sono i campioni in carica ma facciamoci piacere l’attuale situazione in una American League che stenta a decollare, Detroit Tigers esclusi.
Per me è sempre stato difficile quantificare il valore delle partite in Interlega, soprattutto per il fatto che si gioca contro avversari non dico sconosciuti ma diversi dai volti usuali. Siamo abituati ormai a riconoscere anche le alzate di sopracciglia di Maddon oppure gli scatti d’ira (abbastanza risibili) di Girardi, i Cincinnati Reds invece sono qualcosa al di fuori delle nostre tradizioni e faccio davvero fatica a pesare il valore di queste due (pur benedette) vittorie.
Benedette perchè hanno mostrato se non altro qualche sprazzo di 2013, qualche sapore del passato : s’è rivista una difesa capace di fare la differenza con un Napoli superlativo, di Pedroia non parlo perchè ormai i suoi numeri sono diventati quasi routine e si sono riviste per due serate consecutive quelle vittorie in volata che erano state una costante nell’esaltante annata passata. Sembra … e sottolineo quasi in silenzio, sembra che qualcosina stia tornando a posto, la trasferta sempre parecchio complicata in Texas sarà una bellissima cartina di tornasole in uno scontro che è sempre stato molto ostico negli ultimi anni.
Tra le cose che invece convincono un po’ meno resta l’uso sempre parecchio intensivo del braccio di Uehara, qualche scricchiolio nelle prestazioni di Koji si può cogliere, ovvio che non fosse immaginabile un replay puro e semplice dell’annata strepitosa appena passata ma comincia a sentirsi qualche brivido, ha già preso un paio di homer e l’altra sera è stato salvato da un discreto numero da circo di Victorino; mi si dirà che con un Mujica traballante non si vede ancora una reale alternativa e se il destino ha deciso che ci siano due partite consecutive dove il closer serve non possiamo farci nulla, dobbiamo combattere la guerra che ci viene proposta, mica possiamo sceglierci le battaglie. Stiamoci però attenti.
Dicevamo della serie in Texas, squadra che sta facendo fatica ad ingranare (anche loro) e che non riesce ad inserire in maniera decente il loro acquisto costosissimo ovvero il “vecchio amico” Prince Fielder che ritroveremo sei mesi dopo averci dato una mano, scusate l’ironia, nelle Championship Series contro Detroit. I Rangers hanno anche una lista infortunati abbastanza corposa, ma non credo che nonostante questa scusante siano contenti di come stanno andando le loro cose considerando il mercato aggressivo portato avanti con spese importanti (vedasi Choo). Insomma arrivano allo scontro due squadre che sono un po’ più in basso di quanto fosse logico attendersi, non sarà una sfida decisiva ma di sicuro sarà un bel punto di svolta per chi dovesse prevalere.
Chiudo con una notiziola : è uscito in America il libro di Mariano Rivera. Chissenefrega direte voi … premesso che proverò comunque di procurarlo perchè me lo immagino molto interessante, c’è un passaggio che merita di essere segnalato : Mariano ammette che il suo seconda base preferito non è il suo ex-compagno Cano per quanto magnifichi le sue doti, il suo seconda base ideale è Pedroia. Dice Mariano : “nessuno gioca più duro, nessuno da di più e vuole vincere di più.” Un complimento simile da una leggenda credo valga più di mille parole.