Indubbiamente qualcosa è cambiato nella clubhouse dei Red Sox. Il negromante Alex Cora da Puerto Rico e il suo staff, quest’anno non si sono arresi alle avversità e hanno continuato a pasticciare con gli ingredienti, almeno quelli che la malasorte ha lasciato a loro disposizione, fino a quando la pozione magica alla fine è riuscita.
Dopo aver iniziato la stagione con una rotazione eccezionale lo staff tecnico è riuscito a registrare la difesa, riportando il tasso di errori in termini fisiologici, per una squadra così giovane e quindi ha aggiustato anche l’attacco. Abbiamo già riferito, in un commento precedente, il diverso approccio utilizzato per gli allenamenti della difesa, iniziato dalla trasferta a Tampa Bay un mese fa.
Beh ora si scopre che in quella circostanza c’è stato anche un cambiamento per quanto riguarda l’allenamento alla battuta e bisogna dire che i risultati sono miracolosi. Per quanto riguarda il mese di giugno, dopo la vittoria in rimonta per 4-3 sui Blue Jays martedì sera, i Red Sox erano in vantaggio nella major league in media battuta (.296) a giugno, numero di valide (164) e OBP (372). Primeggiano inoltre nella Lega americana per basi rubate (24) e occupano la seconda posizione per SLG (.475) e Run scored (92).
In cosa precisamente sono cambiate le cose a Tampa? Prima di allora, in preparazione di una nuova serie, veniva tenuta una riunione piuttosto lunga, alla presenza di tutto l’attacco, dove venivano presentati punti di forza e di debolezza dei probable pitchers avversari. Questa liturgia è stata modificata a partire dalla trasferta di Tampa, riducendo sensibilmente la durata della plenaria, per poter tenere riunioni individuali con tutti e 13 battitori, per darw, caso per caso, una soluzione personalizzata. Questo diverso approccio si è dimostrato particolarmente utile con i rookie, poco avvezzi ad adattare al loro caso particolare, le informazioni generali date in plenaria.
Detto così non sembra un’idea particolarmente originale, d’altra parte in ogni azienda del mondo vengono spesso affiancati dei tutor per i nuovi dipendenti, durante l’on boarding, un compito che probabilmente nelle organizzazioni MLB dovrebbe essere affrontato durante la permanenza nelle minors, dove evidentemente i nostri rookie hanno trascorso un tempo limitato e frammentario.
Per ovviare a questo, ogni giorno, prima della partita, mentre i battitori vanno a effettuare le loro sessioni dell’allenamento in battuta nella gabbia di battuta, hanno check-in informali con l’hitting coach Pete Fatse, o gli assistenti coach Luis Ortiz e Ben Rosenthal o anche il coaching assistant for hitting strategy Joe Cronin. Tutti i giocatori sono coinvolti anche se non necessariamente con gli stessi coach e con la stessa intensità. Il materiale tecnico, come video or heat maps, è disponibile, ma ognuno utilizza cosa realmente gli può essere utili.
Le sessioni individuali alleviano la pressione dai battitori meno esperti e, consentendo loro di ottenere feedback più dettagliati, gli aiutano a migliorare in ogni aspetto, anche in fondamentali come lo swing, la posizione delle mani o dei piedi nel box di battuta. Il record di 16-11 ottenuto in questo periodo mostra che l’obiettivo sia stato colto appieno. L’attacco è decisamente decollato a giugno, specialmente per i più giovani come David Hamilton, AVG .288 con .796 OPS e 10 SB a giugno, o Jarren Duran, che è stato tra i migliori battitori delle major questo mese con una media di .353 e 1.005 OPS in 16 partite.
Dove ci condurrà tutto questo? Difficile dirlo. L’obiettivo minimo è quello di non arrivare ancora ultimi, ma questo sembra veramente alla portata, considerando anche che sarà difficile, almeno per i canadesi, riemergere dall’attuale depressione, con il carico degli enormi investimenti effettuati in termini di ingaggi. Ma mai dire mai è lo slogan che l’attuale formula della regular season ha reso attuale per tutti.
In un recente articolo apparso su Over the Monster, è stata analizzato, in maniera strutturata, un concetto che avevamo avuto occasione di scrivere anche nel corso della scorsa stagione: si può andare alle WS anche con record stagionali molto bassi come è successo l’anno scorso agli Arizona Diamondbacks (84W) e ai loro avversari, i Texas Rangers, che ne hanno vinte solo 90 dopo aver perso il primo posto della divisione dopo 139 delle 162 partite. O anche ai Philadelphia Phillies l’anno precedente, finiti al terzo posto nella loro divisione con 87W, 14 GB sia ai Mets che ai Braves.
Insomma nell’epoca di Rob Manfred sembra proprio che stabilire i migliori record stagionali sia un ostacolo piuttosto che un vantaggio. Spietata in tal senso è l’analisi dei risultati di chi è entrato nelle LDS con un record di almeno 100W negli ultimi 3 anni:
- 2021 Giants: 107 wins, lost the LDS 3-2
- 2021 Rays: 100 wins, lost in the LDS 3-1
- 2022 Braves: 101 wins, lost the LDS 3-1
- 2022 Dodgers: 111 wins, lost the LDS 3-1
- 2022 Astros: 106 wins, won the LDS 3-0
- 2023 Braves: 104 wins, lost the LDS 3-1
- 2023 Dodgers: 100 wins, lost the LDS 3-0
- 2023 Orioles: 100 wins, lost in the LDS 3-0
In 8 occasioni totali, solo gli Astros 2022 non sono stati eliminati. Davanti a queste evidenze è difficile criticare Mr:Henry che stringe i cordoni della borsa: meglio essere perdenti che coglioni. E poi potrebbe capitare anche di pescare il jolly ottenendo il massimo risultato con il minimo sforzo
Questo atteggiamento potrebbe allargarsi e non credo che instaurerà un circolo virtuoso, ma piuttosto un degrado verso il basso della qualità del meraviglioso gioco del baseball, come dice Faso. La modifica delle regole per l’accesso ai playoff che non protegge gli investimenti, rischia di essere l’eredità più pesante lasciata ai posteri da Manfred (il commissario MLB che odiava il baseball), molto più delle stupidate come allargamento delle basi