Uno split insperato

Alla fine abbiamo ottenuto lo split nella miniserie ad Atlanta con i nostri “natural rivalries” per  interleague series nel 2023. Non sapevate che i Braves sono i nostri “natural rivalries”? Beh, sapevatelo! L’ha deciso Manfred.  Immagino che i Braves siano i nostri “natural rivalries” perché all’inizio del secolo scorso la franchigia di NL aveva la sua home a Boston, ma non ne sono certo. Dal punto di vista pratico questo vuol dire solo che giocheremo un’altra miniserie con loro al Fenway, mentre incontreremo in una singola serie da tre partite, ogni altra squadra NL.

Comunque sia Atlanta è una squadra di tutto rispetto e, dopo aver visto come ce le aveva suonate in gara uno, temevo proprio di incassare una seconda sconfitta. E invece prevaliamo 5-2 e risaliamo in classifica con 22W-16L, un record che ci porrebbe in vetta a qualsiasi altra division nel baseball, ma in Al Est ci frutta solo il terzo posto.

La partita è stata segnata da un’altra ottima prestazione del giovane domenicano Bello, alla sua quinta partenza stagionale.  Dopo aver eliminato i primi sei battitori affrontati, e gestito con successo una pericolosa situazione di due on e no out nel terzo, ha continuato a tenere Atlanta fuori dal tabellone fino al quinto inning. Nel sesto inning, con Boston in vantaggio per 2-0, arriva il calo.  Bello incassa subito un solo HR da Acuna e il pareggio su singolo RBI di Eddie Rosario, che nell’azione è colto rubando in seconda da una cannonata di Connor Wong per l’eliminazione finale dell’inning. 

Bello conclude così la sua prestazione, registrando 2ER su 6H, 1BB 6K, che gli consente di abbassare a 5.01 la sua ERA. Bello ha indotto 18 swing-and-miss con esattamente 100 lanci (di cui 67 strike), raggiungendo la velocità max di 97,4 mph.  In tre partenze da quando è tornato alla rotazione della major league, Bello ha un record di 2-0 con un’ERA di 2,81, avendo concesso solo 5ER punti guadagnati in 16 inning. Sembra proprio che la retrocessione in Triplo A del 24 aprile abbia fatto scattare qualcosa. 

Le mazze di Atlanta sono tenute a bada nel resto della partita. Winckowski, il primo chiamato dal bullpen, lancia un ottimo  1-2-3 inning nel settimo. Chris Martin che gestisce bene l’unico  singolo incassato all’ottavo, e apre la strada a Jansen nel nono che ottiene la salvezza. Congrats Kenley! Con la tua 400esima salvezza in carriera entri in un club molto esclusivo.

Tutto bene quindi? Insomma. Cerchiamo qualche pelo nell’uovo. Cora ha bisogno di ricorrere al suo stellone per rimediare alla scelta, recidiva, sciagurata e evidentemente insensata, di schierare Refsnyder come leadoff del lineup. Una decisione che gli poteva costare cara, se dal mazzo non avesse successivamente cavato il jolly Tapia, l’uomo che con un ottimo doppio in campo destro al settimo, ci porta lo RBI che risulterà decisivo. C’è qualche ragione per continuare a tenere Duran (3AB 2R 2H 1RBI) al sesto posto dell’ordine di battuta? Duran e Triston Casas erano sulle basi per BB al settimo quando Tapia è entrato nel box. Di nuovo Duran era in seconda quando Casas ha battuto il suo quinto fuoricampo dell’anno. Non farebbe più comodo averlo sulle basi quando nel box c’è Yoshida o Turner o Devers invece di Tapia o di Casas?

Notazione finale con uno spotlight  su Ciccio Devers. Che cosa sta succedendo al nostro superpagato ragazzone in terza base? Il ragazzo gira quella mazza con un furore tale che sembra abbia una questione personale con la palla. Baseball Savant ci conferma che, quando la prende,  le sue battute sono, in media, migliori rispetto a quelle del 96% degli altri battitori, ed è uno spettacolo da guardare. Il problema è che non è disciplinato nel box, non seleziona con cura i lanci da battere, ma gira praticamente tutto quello che gli passa sotto il naso. I migliori battitori conoscono la zona dello strike e, non girano tutti i lanci al di fuori della zona, aspettando il lancio giusto. Devers invece non sembra in grado di farlo e neppure di impararlo, perchè sembra peggiorare con l’età invece di migliorare. Le conseguenze negative di questo suo atteggiamento si riverberano in diversi campi. Da una parte produce out invece di andare in base: se non lo colpiscono è molto difficile che prenda una BB e alla fine della gara si sente. D’altra parte semplifica la vita ai lanciatori avversari instaurando un circolo vizioso. Temendo che Ciccio gli frantumi la palla il lanciatore avversario evita di lanciare nella zona,  ma lo swing-and-miss di un lancio ball vale come uno strike, questo porta Ciccio in svantaggio nel conto, il che incentiva il pitcher a evitare la zona e così via. Per farla breve, esattamente il contrario di quello che fa Yoshida.

Se osservate i due turni alla battuta della partita di ieri, quando è entrato dalla panca,  li troverete paradigmatici di questa situazione: un K quando avrebbe potuto produrre punti seguito da un singolo improduttivo quando non ci sono RISP. Questo denota, secondo me, che c’è anche una componente emotiva sottostante alle statistiche. Lo staff tecnico dovrà mettersi al lavoro per far diventare più clutch il nostro miglior battitore.

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È l’outfield, bellezza!

Dopo la sconfitta nella prima partita della serie con Cleveland il 28 aprile il nostro record 13-14 ci poneva all’ultimo posto nella divisione, 9 GB da Tampa Bay. Prima della sconfitta di domenica, avevamo superato in classifica sia New York che Toronto ed eravamo a 2 GB da Baltimora. Vabbè Tampa era ancora a 7,5 partite di distanza, ma quelli fanno un campionato a parte (e quando vincono al decimo inning con gli Yankees che erano un vantaggio di 6-0 nella parte inferiore del quinto con Cole sul monte mi stanno quasi simpatici). 

Non sarà più facile affrontare Atlanta, capolista nelle NL est, nelle prossime due partite, ma ci sono buone possibilità che i nostri riescano a farsi valere nelle serie successive contro St. e Seattle, compagini sicuramente alla nostra portata. Il risultato di tutto questo è che, auspicabilmente, Boston resterà a lungo competitiva per un posto nelle wild card, che francamente è infinitamente più di quanto mi aspettassi all’inizio (cioè zero via zero).

Dobbiamo prenderci sul serio? Sembra di si. Secondo la metrica “Strength of Schedule” di ESPN, i Red Sox hanno avuto il calendario più duro di tutto il baseball, fino alla partita di sabato. Non saprei come valutare l’attendibilità di questa statistica, ma è decisamente interessante che le squadre che seguono Red Sox in questa statistica (White Sox, Tigers) abbiano effettivamente dei record terribili. D’altra parte secondo Tankathon, il calendario rimanente dei Red Sox, che riguarda la maggior parte della stagione, è valutato come più facile rispetto a tutte le squadre con cui dobbiamo concorrere. 

Quindi che dire? Siccome essere superstiziosi porta male, non possiamo fare altro che accettare queste statistiche con olimpica indifferenza e guardare avanti. 😀

Ora viene da chiedersi di chi sia il merito di tutto questo. Naturalmente l’indiziato numero uno è Alex Cora, che dal 2018, quando tutto ciò che toccava si tramutava in oro, ad oggi gode di una reputazione inossidabile ad ogni possibile inconveniente. Però possiamo dire che ci sono almeno un paio di cose proprio insopportabili? 

  • possiamo smetterla di schierare Brasier sul monte? Almeno fino a quando il resto del bullpen non sia stato sterminato dal colera?
  • possiamo smetterla di schierare leadoff esterni di rincalzo come Refsnyder o Tapia, quando manca Verdugo? Che senso ha dare il maggior numero di AB a questa gente quando c’è Duran schierato a metà dell’ordine di battuta?

A tale proposito, non avrei mai pensato di poterlo scrivere, ma Jarren Duran (che sembrava il gemello di Dalbec nel box) improvvisamente è esploso come una supernova e come tale (secondo FanGraph è il miglior CF nel baseball) illumina l’outfield dei Red Sox redivivi. 

​​Il campo esterno è ora tornato a livelli comparabili con il 2018 ed è sicuramente la causa principale delle nostra rimonta. I nostri outfielder sono in testa all’AL con un 4.6 WAR, anche se in difesa sono statisticamente un po’ traballanti con un -0.7 UZR/150 e un -6 Defensive Runs Saved, ma sono sicuro che saranno incomparabilmente migliori del 2022.

Ancora non possiamo escludere con sicurezza che le prestazioni di Duran non siano altro che una striscia positiva di un giocatore mediocre, ma, più passa il tempo e più diventa probabile che sia la tardiva maturazione di un prospetto su cui avevamo fatto cospicui investimenti. Chiamato alla non banale responsabilità di sostituire Duvall (l’incredibile meteora di inizio stagione), Duran ci ha ripagato con prestazioni strabilianti con la mazza, un deciso miglioramento in difesa e la conferma di una velocità supersonica sulle basi. Complimenti a lui e allo staff tecnico che lo ha preparato. 

Uno staff tecnico che sembra aver trovato una soluzione anche allo slump che ha afflitto Yoshida nelle prime tre settimane. Sembra che una semplice modifica meccanica suggerita dall’allenatore Pete Fatse abbia contribuito a sbloccare Masataka che, raggiunta quota 16 nell’attuale serie positiva, sfoggia ora lo stesso wRC+ di Vlad Guerrero, Jr. e Wander Franco. Chaim Bloom è stato molto criticato per la tempistica della stipula immediata di un contratto quinquennale di $ 90 milioni. Gli esperti lo hanno stroncato solo sulla base del fatto che fosse sopravvaliutato per il solo fatto che è stato sottoscritto immediatamente. Finora sembrano proprio soldi spesi bene.  

Ma questi non sono gli unici esempi di ciò che lo staff tecnico nel suo insieme ha fatto con i giovani (più o meno) battitori della squadra come, ad esempio:

  • Connor Wong è entrato nella stagione con una carriera di .651 OPS in sporadiche apparizioni in major league. In questa stagione il suo wRC+ è stato del 16% superiore alla media del campionato. E cos’ non posso neppure lamentarmi della mancata firma di Vasquez, che sembrava una mossa così scontata durante la off season
  • Alex Verdugo che aveva .772 OPS in carriera, in questa stagione sfoggia uno strabiliante .883. Il giocatore attribuisce tutto ciò alla sfida che gli ha Alex Cora. (Alex dei miracoli)

Tutto questo a inizio stagione era assolutamente impreventivabile e nessuno di coloro che analizzano il baseball di professione lo aveva minimamente previsto. anzi, se lo avesse fatto, lo avrebbero preso per pazzo. Viene da concludere che anche gli stessi protagonisti fossero del tutti all’oscuro di ciò che stava per succedere. D’altra parte è questo ciò che rende il baseball così divertente. È facile cadere preda delle proprie previsioni, analizzare tutti i numeri e credere di aver capito tutto e poi svegliarsi in un mondo completamente diverso da quello immaginato, dove i Red Sox non sono quello che ci aspettavamo e fanno che ci sembravano del tutto improbabili.

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Home Sweep Home

Avevo chiesto le montagne russe e sono stato accontentato. I primi due incontri sono stati i più emozionanti e vinti di misura. In attacco si sono palesati improbabili protagonisti (Valdez, Wong, Arroyo) che improvvisamente si fanno avanti e colpiscono duro, insieme a costanti presenze come Duran e il caldissimo Verdugo che trova sempre il modo di contribuire al risultato della squadra,

Ancora una vittoria in gara 3, caratterizzata da una riscossa di Casas che mette a segno 3 valide e 2 RBI. Nick Pivetta, al suo quarto inizio di stagione per i Sox, ha concesso 3 ER, 5 H, 5BB  tre corse su cinque colpi e una BB con 6 strikeout in sei inning di lavoro di qualità, vincendo il confronto con l’ostico Manoah (5.0, 8, 5, 2, 1, 3, 0).

Prima della partita sono state riesumate vecchie ruggini fra il lanciatore avversario e Verdugo che, la scorsa estate, non aveva apprezzato l’atteggiamento arrogante che questi aveva tenuto dopo aver eliminato dei compagni di squadra come Dalbec e Casas.

D’altra parte i Blue Jays lo scorso anno ci hanno dominato, lasciandoci le briciole di sole tre vittorie. Simbolo di tale dominio lo starter Kevin Gausman, che contro di noi ottenne ben 3 W su sei partenze con 2BB e 47K. La montagna da scalare per completare il cappotto nelle quarta partita sembrava quindi molto più impervia di quanto sia stato poi realmente sperimentato: l’attacco dei Red Sox ha mandato in barca Gausman, schiacciato sotto una valanga di 8 ER in soli 3.1 IP, mentre il nostro  Bryan si faceva Bello completando 5 inning con 5K, 1 BB e solo 2ER. 

Pensate che, nel secondo inning il due up prevedeva, in sequenza, Chapman, Belt, e Jansen. Ebbene Bello li ha eliminati tutti e tra al piatto, impiegando solo 14 lanci. Sarà un bel problema per Cora azzeccare la mossa giusta quando gli infortunati verranno reclamare il loro posto nella rotazione.

Un problema analogo si porrà al ritorno del miglior battitore del mese di aprile, il grande Adam Duvall che, prima di farsi male, in sole otto partite otto, ha registrato .455/.514/1.030 per 1.1 fWAR. Chi può fargli spazio quando chiunque Cora schieri in campo esterno (anche per un solo passaggio estemporaneo come Tapia), sembra tarantolato quando prende un bastone in mano? Insomma dove lo metterà Cora? Farà uscire uno fra Duran, Yoshida o Mr. Walkoff Verdugo? Oppure metterà sedere in panchina Justin Turner per farlo giocare DH? Tranquilli! Alla fine Cora troverà sicuramente un sistema per far funzionare la squadra. 

I problemi di abbondanza non sono problemi insolubili, almeno non altrettanto difficili da risolvere come quelli di ristrettezza che incontriamo quando passiamo al campo interno. In seconda base dobbiamo scegliere fra un giovane difensore inaffidabile, ma che almeno è efficace in battuta come Valdez, o Arroyo, un veterano solido in difesa, ma affetto da cronico slump con la mazza. La coppia dietro il piatto sembra in crescita: l’emorragia di SB di inizio stagione sembra tamponata e anche Wong comincia a farsi valere in attacco (due suoi homer nel finale ribaltano gara 2), ma la somma di entrambi è ancora ben lontana al totale di un Varitek o anche di un Saltalamacchia.

Per non parlare di coloro che non hanno rincalzi e quindi non si possono far male: Ciccio Devers (un po’ in ombra con la mazza in questa serie a parte gara quattro) e l’eroico Kike Hernandez, costretto a giocare interbase contro ogni logica. Niente da dire contro il giocatore, che è un grande professionista. In attacco le sue prestazioni sono buone, anche se non eccezionali. Il vero problema è la difesa perchè non ci improvvisa a giocare in un ruolo chiave dell’hot corner, senza vantare un lungo praticantato in carriera in quella posizione. La tempistica di arrivo sulla palla è buona, ma su quando poi deve assistere son dolori. Due suoi catastrofici errori sembravano compromettere la partita nel secondi inning di gara. Kike dovrà stringere i denti ancora un po’. Adalberto Mondesi dovrebbe tornare a giugno, ammesso che poi non si faccia male di nuovo.

Comunque sia godiamoci la sesta vittoria consecutiva, il terzo posto posto in classifica, +0,5 WCGB e il record di 19-14, cinque partite sopra quota .500 per la prima volta in questa stagione. Ci aspetta ora la trasferta a Philadelphia, per affrontare il team di Dombrowski che la scorsa stagione ha disputato le WS. Di solito i Red Sox vanno forte negli incontri interlega, ma questo è un avversario di tutto rispetto.

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The BEST division 

Si è concluso il primo mese della stagione 2023 e, con il record cumulativo di 90W 53L 629PCT, la divisione est della lega americana ha stabilito una supremazia imbarazzante su tutte le Major. Per capire meglio l’entità di questi numeri basti dire che una squadra che mantenesse questa percentuale chiuderebbe la stagione con 101 vittorie. 

Per confronto il  record cumulativo della AL Central, division della quale abbiamo recentemente affrontato con successo le due contendenti al pennant, è 55W 87L 387PCT che si proietta in deludente 63W a fine stagione. Noi che siamo ultimi abbiamo comunque un numero di vittorie superiore alla somma di quelle ottenute da Royal e A’s messi assieme, anche loro ultimi nelle loro rispettive divisioni. Insomma si è creata una tale distanza siderale che, se dovesse perdurare con queste proporzioni, metterebbe in crisi l’organizzazione del campionato minando la rappresentatività delle squadre che accederanno alla post season il prossimo ottobre. 

Tutto questo pippone introduttivo per dire che abbiamo vinto la serie con Cleveland (che è sempre una cosa piacevole),  siamo tornati sopra quota 500, siamo on pace per vincere un posto nelle Wild card e abbiamo ripreso i pigiamini che ora condividono con noi l’ultima posizione. Per quello che passa oggi il convento è tanta roba. 

Eppure il weekend non era iniziato con i migliori auspici. Shane Bieber, che ha preso il monte per Cleveland la sera di venerdi, non ci ha fatto vedere neppure una palla dipinta, mentre Pivetta ha avuto un’altra serataccia delle sue, tanto che al quarto la partita era già bella che finita.

Nel pomeriggio di sabato i Red Sox hanno interpretato di nuovo la scena della rimonta agli extra, che tanto diverte i supporters. Siamo in vantaggio di 5 punti al settimo. Bello, richiamato da Worcester al posto dell’infortunato Garrett Whitlock, ha messo a frutto l’occasione che gli è stata concessa e lanciato piuttosto bene, nella sua terza uscita in questa stagione con Boston: in cinque solidi inning di lavoro ha concesso solo un punto guadagnato, cinque valide e due basi per ball, mettendo a segno  sei strikeout. Veramente niente male considerando i disastrosi precedenti.

A questo punto Cora ha deciso di dare un po’ di brio alla serata che minacciava di farsi oltremodo noiosa. Quando ha visto che i Guardians stavano inscenando una rimonta ha pensato bene di far uscire dal bullpen il suo pupillo Ryan Brasier, con la missione più che possibile di mandare tutto in vacca. 

Fortunatamente Bresier non è stato risolutivo e al nono ci resta ancora un punticino di vantaggio, la cui difesa è affidata al solido Jensen. Nessuno sapeva però che Jensen non stava bene e risentiva di un fastidioso mal di schiena (dong! altra tegola, non sarà indisponibile fino almeno a martedì). Cleveland ne approfitta per pareggiare e poi per mettere aventi il muso a metà del decimo. Nella parte bassa tuttavia rimettiamo le cose al posto e, dopo che Arroyo, ha battuto a casa il punto del pareggio, Verdugo, con un singolo in ritardo sull’interbase, mette finalmente fine all’incontro. 

Alex in questo momento è indubbiamente il giocatore più clutch che possiamo schierare. Nel matinée della domenica, dopo che Jarren Duran (un altro tizio piuttosto caldo al momento) ha battuto un doppio per regola di campo sull’esterno sinistro, portando così due corridori in seconda e terza base, ha cercato il contatto con uno swing morbido e ha ottenuto un singolo da 2RBI proprio dietro all’interbase. 

Abbiamo colpito ancora durante l’incontro (eg un chilometrico HR di Wong e un’altro dong di Verdugo), per fissare il punteggio sul 7-1, ma l’uomo che ha segnato la gara è stato senza dubbio Chris Sale che ha finalmente sfoderato una ace’s outing degna della sua immensa classe.

“I think there’s a few things he needs to do to get back to his delivery,” aveva detto il manager Alex Cora durante la conferenza stampa del sabato, smentendo clamorosamente il mio articolo del 19 aprile  “He’s a little bit off (with) timing right now. I know extension looks good and all that stuff. But it’s how you get to the extension that matters. And right now, he’s not doing it the right way quote-unquote.”

Quindi è ufficiale! Sale non era tornato come improvvidamente avevo annunciato. Doveva mettere a posto ancora qualcosina col timing. L’interessato nel post partita ha effettivamente confermato che ha lavorato sulla meccanica del lancio in questi giorni. Ragazzi, che devo dire!? Prendo atto e mi cospargo il capo di cenere: qualunque cosa abbiano fatto, lui e lo staff dei Red Sox, si sono  proprio guadagnati lo stipendio.

Sale infatti è sceso in campo come una furia, eliminando uno dopo l’altro 12 dei primi 13 BF, e ha proseguito in scioltezza concedendo alla fine solo 1ER,  3H, 0BB, 1HBP e 5 strikeout su 6.1 IP. Con un miglior controllo ha potuto lavorare di preferenza con la sua fastball a 4 cuciture, utilizzata 59 volte su 98 lanci con 11 swing-and-miss. La calorosa standing ovation che ha salutato la sua uscita campo ha certificato che SALE IS BACK, JUST NOW!

Tuttavia, visti gli straordinari risultati, verrebbe da chiedersi perché il miracoloso pitching staff dei Red Sox non abbia dedicato almeno una decina di minuti ogni tanto, in questi lunghi anni, a migliorare la meccanica di lancio di Bresier. Anche Cora avrà notato che gli manca ancora qualcosina per raggiungere la perfezione o no?

Comunque sia iniziamo stasera una durissima serie da quattro partite con i canadesi, nettamente favoriti sulla carta. Francamente spero proprio che continueremo ad andare su e giù per le montagne russe ed avere la possibilità di assestare qualche colpo

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Sale is back

Non è tornato il Sale del 2018, ma una copia sufficientemente fedele che ci fa sperare di riuscire a fare qualcosa di onorevole in questa stagione. Nella prestazione che non vedevamo da tempo (6.0 IP 3H 1R/ER 2BB 11K), il dato maggiormente significativo, a mio parere, sono i 6 inning completi di gioco, con  94 lanci (di cui 63 strike). Il questo contesto il modo in cui è riuscito ad uscire dalla brutta situazione determinatasi al quinto, senza concedere molto e, soprattutto, senza HR, lascia ben sperare per il futuro. Dopo che i Twins  hanno riempito le basi con BB, HBP e un bunt valido sulla terza, Sale ha chiuso l’inning con K, SF, 5-4. 

Sonny Gray, il lanciatore avversario che concluderà la sua gara con una ND, alla fine del quinto con 98 lanci, ha avuto molti più problemi ad affrontare il lineup di Boston di quanto dica il tabellone. Boston mette molti uomini in base, ma manca sistematicamente il colpo per portarli a casa, anche solo con un SAC Flay, che, viceversa, i nostri avversari eseguono con apparente facilità quando ne hanno l’occasione. Alla fine le statistiche di squadra riportano Team RISP 5-for-20, Team LOB13, numeri che testimoniano un grande spreco per una gara vinta con un walk off, rimontando un gap di due run al decimo.

Winckowski sale sul monte al settimo e subito subisce un solo homer da Max Kepler, che al secondo lancio prende uno slider a 85 mph, sulla parte interna del piatto, e lo spedisce nel bullpen degli ospiti.  I Twins sono ora in vantaggio per 2-1, con ampie prespettive di vittoria.

Winckowski però si riprende e mantiene il punteggio inchiodato a 2 fino alla metà dell’ottavo,  quando le cose improvvisamente iniziano a farsi interessanti. Finalmente Hernandez batte  un singolo con un line-drive sull’esterno destro e, dopo che Casas incassa il Gran Sobrero (quarto K della serata che disastro questo ragazzo!), McGuire batte in diamante, ma la mazza tocca prima il guanto di Vaquez, il ns rimpianto ex ricevitore, che commette quindi l’interferenza. La palla è viva in queste circostanze, i Twins entrano un po’ di confusione e Hernandez è lesto a portarsi un terza base nell’azione

Con corridori agli angoli e uno eliminato Jarren Duran batte un chopper sul seconda base. Assistenza a casa, Hernandez sarebbe out per il tempo, ma Vazquez perde la palla e entra il punto del pareggio. Con l’uomo in terza e un eliminato sarebbe proprio il caso di dare il colpo di grazia, ma sia Tapia (pessimo AB) che Verdugo vanno strikeout. 

Nella parte superiore del decimo, Schreiber riempie le basi con zero out e i Twins ne approfittano per segnare due punti facili facili con un SAC Flay e un RBI groundout, mostrando come si fa ad approfittare delle situazioni favorevoli.

Quindi siamo sotto 4-2 al decimo, con con Kutter Crawford (il lanciatore) che deve entrare in gioco come ghost runner in seconda base per i Red Sox. Con una panchina corta, a causa dell’infortunio di Arroyo, Cora è stata costretto a usare bruciare il DH Turner per schierarlo in seconda, spostando Kike SS, visto che Tapia era andato nel box di battuta per Chang.

Tocca ancora a Hernandez a battere, questa volta prende K su swing, ma arriva in prima grazie a un WP.  Crawford avanza in terza sull’azione. Casas finalmente tocca il cuscino di prima, grazie a una BB, e le basi si riempiono.

Tocca di nuovo a McGuire portare a casa i punti del pareggio, grazie a un singolo in ritardo sull’esterno sinistro. Duran ricarica le basi grazie a groundball al centro, sembra finita ma Refsnyder, con basi cariche e zero out, batte una rimbalzante sul terza base. Casas è taggato mentre corre verso casa base e quindi Miranda può assistere direttamente in prima per completare il doppio gioco 5-3.

Sembra una maledizione, ancora una volta sprechiamo l’uomo in terza. Meno male però che c’è Verdugo, miglior battitore della serata, che alza uno strano POP verso destra. L’esterno si muove veloce, ma non riesce a raggiungerla. In un primo momento sembra un foul, ma la palla rimbalza in territorio buono sulla parte del muro di campo destro davanti al Pesky Pole, mettendo finalmente fine a questo emozionante incontro.

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Un brodino ricostituente

Un mio carissimo amico, l’unico a Roma con il quale posso parlare di baseball, che ha un debole per gli Angels, è la persona a cui faccio mentalmente riferimento in questo periodo, quando ho psicologicamente bisogno di pensare a qualcuno che sta peggio di me. Immagino che il logoramento epatico che la squadra della Disney impone ai propri tifosi in questo momento sia superiore a quello subito da quelli di Beantown. Infatti è stupefacente che le prestazioni delle due franchigie siano comparabili, pur avendo da una parte dei grandi campioni come Trout e Othani, mentre i nostri li abbiamo sostituiti con giocatori fuori ruolo.

E così in questo weekend casalingo, siamo riusciti a vincere ben tra partite in rimonta e mancare la quarta per un soffio, pur avendo messo gli uomini in base per effettuare l’ennesimo sorpasso. Sono state partite movimentate e emozionanti, caratterizzate però da marchiani errori dei nostri avversari, come quelli di tiro del 3B Rendom di venerdì, o le interferenze del C Thaiss di sabato. Purtroppo non potremmo sempre contare su tanta generosità in futuro.

Una nota positiva da sottolineare è l’uscita incredibilmente positiva di Whitlock RHP, starting pitcher di domenica sera, che ha assolutamente silenziato le mazze degli Angels in 7IP con 3H, 2BB, 5K, e solo 1HR. Un partente dei Red Sox che lancia 7 inning è una prima assoluta quest’anno, sembra un sogno. L’impressione di irrealtà si è accentuata nel corso della serata per il fatto che a concludere la partita Cora ha chiamato sul monte Kaleb Ort e Ryan Brasier uno dopo l’altro, non proprio il setup e il closer che ti aspetti. Non riuscivo a credere che nel bullpen non ci fosse qualcosa di meglio. Devo dire che in diretta il mio sbalordimento è cresciuto quando ho visto Ort eliminare Brett Phillips per terminare l’ottavo inning in una difficile situazione, e Brasier che ha affrontato senza danni Shohei Ohtani, Mike Trout in successione. 

Consiglierei di non abituarsi a queste esibizioni, ma, secondo me, queste sono anche il sintomo che comunque abbiamo un manager che sa fare il suo lavoro. E’ possibile che siano frutto di lui e del suo staff le prestazioni di Devers, che sembra pronto ad avere la migliore stagione della sua carriera, o quelle di Refsnyder, che sembra essere efficace contro i lanciatori mancini, o il recupero di mazze silenti come Turner e Hernandez. 

Leggevo qualche giorno fa, sulla stampa specializzata, l’esortazione a promuovere giovano dal triplo A per depurare il roster da giocatori con prestazioni imbarazzanti. In particolare si parlava di sostituite Connor Wong con Jorge Alfaro, Yu Chang con Niko Goodrum, Kaleb Ort, con Ryan Sheriff. Stranamente tutti questi giocatori hanno avuto il loro piccolo momento di gloria durante il weekend, come Chang, autore di 1HR e 5RBI, che hanno deciso la gara di sabato.

Insomma conviene far lavorare Cora, che mediamente azzecca le mosse di roster e avere pazienza di aspettare un paio di mesi per valutare l’integrazione dei giocatori orientali, compreso Yoshida. Non è mai semplice trasferirsi a 12 fusi orari di distanza da casa e continuare a girare la mazza con la stessa efficacia.

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Note sparse sul massacro di Tampa Bay

Moneyball, il film del 2011, diretto da Bennett Miller, con Brad Pitt, che tutti sicuramente avrete visto più di una volta, narra in maniera romanzata, un caso di successo: la vicenda professionale di Billy Beane, un ex giovane promessa del baseball, che nel 2001 si trova ad essere il general manager degli Oakland Athletics appena sconfitti dai loschi pigiami Division Series della lega americana. Durante la successiva offseason, perde per mancanza di risorse economiche, tutte le stelle free agent (Johnny Damon, Jason Giambi, e Jason Isringhausen). La situazione sembra disperata ma Beane, durante le trattativa con i Cleveland Indians, incontra un giovane laureato in economia a Yale, che ha elaborato un nuovo sistema di valutazione dei giocatori, basato sui dati di gioco invece che sulle impressioni e percezioni, inevitabilmente fallaci, degli esseri umani, per quanto di comprovata esperienza. Era l’alba della sabermetrica. Il film segue la riscossa di Bean che contro ogni pronostico e lo scetticismo dei conservatori, mette insieme una squadra di giocatori poco noti e quindi poco costosi ma efficaci, che al termine di una stagione strabiliante miracolosa e vincente,  vengono eliminati da Minnesota. (Prendete nota di questo dato che poi ci torniamo).

Ora, venti anni dopo, nell’era dei big data, non c’è più nessuno sano di mente che può mettere in discussione il reale valore della sabermetrica, ma neppure possiamo pensare che possa spiegare tutto. Ammesso che ci fossero nel 2001, ora non ci sono gli emuli alla Billy Beane, quelli smart, in grado di trovare pepite d’oro razzolando in mezzo al letame, mentre tutti gli altri brancolano nel buio, anche se, apparentemente, alcuni indizi puntano esattamente nella direzione opposta e questi indizi si chiamano Tampa Bay Rays.

Questi maledetti prendono quà e là, per due spicci, giocatori assolutamente mediocri e li trasformano in campioni,  ricavandone il triplo di quanto sarebbe lecito aspettarsi. Contemporaneamente cedono giocatori sulla carta promettenti che alla prova dei fatti, quando si allontanano dalle paludi della Florida, imbrocchiscono subitaneamente. 

Prendiamo ad esempio il caso Jeffrey Springs, schierato come partente ieri notte contro di noi. Leggevo che è stato scelto al 30° round dai Texas Rangers nel 2015 e, dopo 5 anni di assoluto anonimato, è arrivato ai Red Sox nel 2020, per lanciare 20 inning durante i quali è stato preso letteralmente a pallate, incassando lo sproposito di 18 run e consentendo una media di  2,21 HR / 9 inning (per altro comunque inferiore al quella detenuta dall’attuale rotazione dei Red Sox, per dire).

Dopo queste performance è stato mandato a Tampa in cambio del promettente Ronaldo Hernandez. Hernandez è ancora un giocatore di Boston, ma è un 25enne in Triple-A con continui problemi difensivi e un .455 OPS. Springs è un buon lanciatore di Tampa da ben tre anni con numeri progressivamente migliori ogni stagione. (3,43 ERA in 44,2 IP nel 2021, 2,46 ERA in 135,1 IP nel 2022, 0,56 ERA in 16,0 IP 2023).

Siccome questo non è un esempio isolato possiamo capire perchè Chaim Bloom è stato assunto. Secondo la proprietà serviva per replicare il miracolo Tampa Bay, rivoluzionando l’intera organizzazione. Beh, dopo quattro stagioni possiamo dirlo? Non sta funzionando.

Al netto della sfortuna o degli infortuni, i Red Sox hanno un roster mal progettato. Non colpa delle calamità naturali, sono state compiute scelte, adottate strategie, che hanno portato al disastro attuale. Non è possibile schierare Bobby Dalbec interbase. Da una parte è umiliante per il giocatore (Tampa Bay ha schierato 10 battitori destri per sfruttare questa debolezza), dall’altra denota scarsa professionalità del Front Office, incapace di prevedere queste contingenze.

La proprietà dovrebbe valutare quello che hanno ottenuto rispetto all’era Dombrowski e operare una decisa svolta, tenendo conto di quello che è possibile imparare da questa  vicenda:

  1. mai comprare da Tampa Bay, ti rifilano sempre bidoni
  2. per avere successo bisogna investire, non piantare gli zecchini nel campo dei miracoli
  3. ma è veramente il caso di prendere esempio da una squadra che (come per gli A’s 2002), ancora, non ha mai vinto un titolo? Non ci sono esempi più virtuosi da imitare?
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Come odio perdere a Tampa

Ancora non sono riuscito a smaltire la rabbia e delusione per la sconfitta di ieri sera. Sono in un loop e ci sono molti fattori che riesamino in continuazione e che contribuiscono al mio stato d’animo malmostoso. 

Da una parte è una questione emotiva, perchè detesto i Rays quasi quanto ogni squadra che scende in campo in pigiama, e quindi perdere con loro brucia assai. 

Sono troppi anni che le buschiamo da loro durante regular season, ma quest’anno veramente c’è troppo dislivello, specialmente se confrontiamo gli attacchi. Al line up dei Red Sox sono stati estirpati grandi campioni (Mookie, Xman, ma anche JD ora ci farebbe comodo) e chi li sostituiti non fa che aumentare la nostalgia. Bisogna riconoscere che ci la maggior parte giocatori che contribuiscono poco o nulla: Justin Turner non pervenuto, Kike Hernandez desparecido, con Triston Casas sembra di rivedere Dalbec, Arroyo e entrambi i ricevitori rasentano lo zero asoluto.

Gli unici che producono qualcosa erano, nell’ordine, Duvall, Devers e Verdugo (su Yoshida il giudizio è sospeso). Non so quanto sarebbe durato il Duvall epigone di Babe Ruth (che in queste prime partite aveva numeri migliori di Aaron Judge 2022), probabilmente ancora solo per qualche giorno, magari solo la serie con Tampa, ma non c’è proprio nessuna ragione per schierare fuori ruolo un 34enne, già operato al polso sinistro. Se cerchi guai alla fine li trovi.

Nonostante tutte queste premesse negative li lasciamo a secco per 7 inning. Nessuno ci era riuscito quest’anno. Pivetta aveva tirato fuori dal cilindro un’altra delle prestazioni eroiche che gli capita di fare ogni tanto ed mancava tanto così per fare il colpaccio.

Devers, l’unico che ci può dare il dong che ci serve viene seriamente danneggiato al sesto dall’arbitro di casa. Le chiamate degli strike 2 e 3 sono scadalosamente sotto la zona dello strike. Quelle sono chiamate di merda in qualsiasi situazione, ma se le fai in una partita sul filo del rasoio, per eliminare l’unico slugger che abbiamo, rischi di influenzare pesantemente il risultato.

Ma Devers ha avuto la sua occasione, quando è tornato nel box in una situazione di 3 on e 2 out. Purtroppo il suo turno alla battuta è stato fallimentare. Dopo aver girato a vuoto il primo lancio, uno slider sul filo interno, manda in foul una fastball  a 92 mph esattamente al centro dell’area di strike. Devo dire che mi sono accorto subito di cosa era successo, ma poi sono andato ad indagare per capire meglio. Secondo Baseball Prospectus, Devers ha una AVG di .972 nelle ultime due stagioni su fastball in quella posizione. Non era un lancio negli angoli, non era neppure un lancio da MLB, era palesemente un errore del lanciatore avversario che avrà sudato freddo quando la palla ha lasciato le sue dita. 

Purtroppo Devers lo ha graziato e io ancora non sono riuscito a smaltire la rabbia e delusione per la sconfitta di ieri sera. Sono in un loop e ci sono molti fattori che riesamino in continuazione e che contribuiscono al mio stato d’animo malmostoso. 

Da una parte è una questione emotiva, ……………………..

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Una “tranquilla” gita al lago

Il Michigan, lo stato al confine col Canada bagnato da tutti i grandi laghi, ha una forma che, grossolanamente assomiglia a una mano destra e la posizione di Detroit, sede della nostra prima serie in trasferta, corrisponde circa alla base del pollice.  Questo particolare mi è venuto in mente perchè sembrava che i Tigers avessero dato una bella mano ai nostri per rilassarsi e passare un weekend tranquillo e vincere la prima serie della stagione. Ho detto prima perché spero se ne aggiungano altre, anche se non ne sono così sicuro. Difficilmente in questa stagione troveremo una formazione così sgarruppata come i Tigers di quest’anno e se continueremo a giocare senza un partente in grado di lanciare per 6 inning filati in MLB è abbastanza sicuro che ce la faranno pagare cara.

Nella gara di esordio Sale (5.0IP 4H 3R/ER 3BB 7K 1HR  11.25ERA) continua a non convincere pienamente, ma bisogna considerare che questa è una specie di stagione di esordio dopo una sosta lunga 3 anni è ovvio che debba trovare certi automatismi. La palla viaggia veloce e riesce a mettere K circa un terzo degli avversari, tuttavia, un po’ troppo spesso viene toccato profondo e incassa fastidiosi HR.

Tuttavia la nostra superiorità è talmente conclamata che i Tigers riescono a rimettere la testa avanti solo nella frazione bassa del primo inning. Per il resto il nostro attacco imperversa guidato da Duval e da Ciccio Devers che batte il grand slam, che uccide prematuramente il secondo incontro.

Arriviamo alla parte bassa del nono della finale, entra Jansen che deve difendere un 4-1 determinato da 2RBI di Triston Casas, che comincia a ingranare. Sembra solo una formalità, quando improvvisamente le cose si complicano e la gita tranquilla si trasforma in un horror. Non mi riferisco a Jansen che riempie le basi e sembra avere un altro dei passaggi a vuoto che lo affliggevano quando stava con i Dodgers. Alla fine risolve con un K a basi cariche che mette fine all’incontro. La catastrofe è un possibile infortunio del ns miglior battitore che, durante un tentativo di presa di  una palla alzata in texas,  si provoca una distorsione al polso sinistro, lo stesso che aveva subito un grave infortunio e un intervento chirurgico. Mentre scrivo si stanno effettuando le radiografie, ma la dinamica dell’incidente, purtroppo, lascia presumere una situazione piuttosto grave. Speriamo di sbagliarci, perché è una tegola che potrebbe segnare l’intera stagione. 

Domani giochiamo contro la lanciatissima Tampa Bay, che ha vinto le prime 9 partite della stagione. Primo o poi doveva capitare! Si comincia con Pivetta sul monte, poi martedì  dovrebbe tornare Whitlock. Sale e Kubler sono i partenti annunciati nelle due gare finali della serie. Obiettivo: evitare la sweep e infliggere almeno una sconfitti agli odiosi raggetti. Se però dovessimo fare a meno di Duval sarebbe un impresa quasi disperata.

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They kicked our butt

Ci hanno preso a calci in culo. Questa è stata la spietata ma eloquente analisi del manager Alex Cora al termine della serie contro i Pirates. Una sweep che a noi fan delle calzette è apparsa clamorosa e inattesa dopo l’altrettanto clamoroso e inatteso esito della prima serie stagionale, giocata lo scorso weekend.

E’ tipico di tutti i tifosi mutare repentinamente il proprio stato d’animo in tempi brevi, in funzione delle alterne fortune della propria squadra, ma nessuno sport più del baseball è così stressante per il sistema nervoso. La drammatica vittoria in rimonta dei Red Sox contro il Baltimora di gara 2 e la vittoria del giorno successivo sembrava l’inizio di una storia a lieto fine. Lunedì mattina meditavo che tutto sommato la Stove League non era stata poi così male ed ero stato troppo severo con quel genio di Bloom, capace di trovare il talento laddove noi poveri profani non riuscivamo a vedere nulla.

Stasera sono abbattuto e depresso per lo spettacolo indecoroso a cui abbiamo assistito e vorrei organizzare una caccia all’uomo per le strade di Boston, per catturare quel traditore di Bloom e chiedergli “gentilmente” qualche spiegazione.

Abbiamo affrontato una squadra mediocre, consapevole di essere mediocre, abituata a essere mediocre, ma che interpretando il gioco con semplicità essenziale, cercando di portare a casa tutto il possibile, senza strafare, cercando principalmente di non fare cazzate ci ha surclassato.  Nonostante i pronostici sfavorevoli hanno vinto con una facilità disarmante, trovando un minimo di resistenza solo nella partita finale della serie, che comunque ha mostrato le solite carenze di organico, l’impossibilità di cogliere un corridore fuori base, una certa confusione in una difesa prona a caricarsi di errori, ecc.

Vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno? Non c’è. Non è pieno neppure per un quarto, ma se proprio vogliamo essere positivi potremmo dire che Corey Kluber aveva un tono migliore rispetto all’opening day. Non era diventato un emulo di Roger Clemens, ma considerando come era stato bastonato nell’out precedente mi è sembrato proprio un bel progresso. 

Quando però non basta un partente che realizza 5.0 IP, 1 ER, 3 H, 1 BB e 2 K, vuol dire che l’attacco è stato del tutto inoffensivo. Ora però ci aspetta una gita a Detroit, ad affrontare una delle due compagini che ha un ERA di squadra peggiore del nostro. Speriamo di che sia un’opportunità per le nostre mazze per ritrovare continuità.

E infine una aggiornamento dall’infermeria che dovrebbe cominciare a svuotarsi. Garrett Whitlock probabilmente martedì lancerà a Tampa. Anche Brayan Bello, che proprio oggi dovrebbe lanciare in Triple-A, è in via di guarigione e potrebbe recuperare presto un posto nella traballante rotazione iniziale. Infine c’è anche James Paxton, il lanciatore con il quale Bloom voleva vincere nel 2022, che ha iniziato la sua ennesima riabilitazione a Fort Myers, in Florida, il 4 aprile. Chissà se questa volta riuscirà a fare almeno un paio di lanci prima di rompersi di nuovo.

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